[Lab3] L'ultimo giorno di lavoro

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L'ultimo giorno di lavoro

Eva sbuffò e iniziò a picchiettare con le unghie sulla scrivania di laminato.
«Nervosetta, eh?» domandò Rosalba, sventolandosi con veemenza il ventaglio a fiori sul petto abbondante.
«No, è solo che si tratta di un lavoro urgente
Rosalba sospirò. «Te lo mando, il tuo prezioso file!» 
Sara lanciò uno sguardo complice a Rosalba dalla scrivania di fronte.
Eva alzò gli occhi al cielo, poi iniziò a digitare in fretta sulla tastiera, con le perfette unghie rettangolari color corallo. Chiuse la tabella pivot e salvò il file excel.
«Le stampe da allegare?» domandò ad alta voce, guardandosi intorno.
«Arrivano subito!» rispose una vocetta proveniente dalla sala stampa.
Eva spostò lo sguardo verso la porta e attese l’ingresso della stagista, che la raggiunse con le stampe richieste e il viso imperlato di sudore. La ragazza posò le copie, equivalenti quasi ad una risma di carta, davanti alla tastiera.
«Oggi hai proprio una bella pelle!» cinguettò la ragazza.
«Dici? Sono pallidissima» rispose Eva, poi prese a sfogliare meticolosamente le copie.
«Sabrina?» chiamò.
Nessuno le rispose.
«Sabrina?» ripeté, alzando la voce.
La stagista fece capolino dal vano della porta.
«Mi chiamo Marika» precisò timidamente.
«D’accordo, Marika, le stampe del secondo progetto sono sbagliate. Avevo detto niente fronte e retro.»
«Chiedo scusa, rimedio subito!»
Si accorse che Sara la stava fissando da dietro al monitor. «È una persona, lo sai.»
Lanciò uno sguardo di sufficienza al simbolo della pace che rimbalzava sulla canotta di Sara in stile patchwork. Dalle ascelle spuntavano impudenti lunghi peli neri. 
Eva alzò le sopracciglia. «Ed è anche un’adulta
«File inviato!» annunciò in quel momento Rosalba, abbandonandosi pesantemente sullo schienale della sedia.
Eva si spostò sul tab della posta elettronica, ignorò la mail del capo che sollecitava la consegna e attese che apparisse quella di Rosalba. Poi si passò una mano davanti agli occhi.
«Possiamo tirar giù le tapparelle, per favore? Mi sta venendo mal di testa.»
«Come vuoi» le rispose Sara, e si allungò per premere l’interruttore sul muro.
«Ora va meglio» concesse Eva. «Grazie.»
«Non c’è di che.»
«Potresti indossare la mascherina se non stai bene, per favore?» chiese Rosalba, dando enfasi alle ultime parole.
«Ci saranno trenta gradi» replicò Eva. «E poi, è solo un mal di testa.»
«So io perché ha mal di testa» intervenne Sara, lanciando uno sguardo al foulard di Vuitton che cingeva il collo di Eva in pieno luglio. «Qualcuno ieri notte, invece di dormire, si è divertito…»
Non c’erano molte ragioni per indossare un foulard in una torrida giornata d’estate, di conseguenza nessuno replicò, nemmeno la stessa Eva.
Rispose alla mail del capo che avrebbe consegnato quanto prima. Poi chiuse gli occhi e si massaggiò con le dita la radice del naso. «Possiamo tirare le tapparelle un po’ più giù, per favore?»
Mentre Sara abbassava gli scuri, Eva si sforzò di riaprire gli occhi. Scaricò il file dalla posta elettronica e lo aprì a schermo intero. 
«Ragazze, l’anguria!» esclamò di colpo Rosalba, facendo sussultare Marika che stava entrando in quel momento. 
Le stampe che aveva in mano la stagista caddero a terra e iniziarono a svolazzare per l’ufficio, spinte in giro dal ventilatore a soffitto. La ragazza si sporse in avanti, il seno ben fatto che faceva capolino dalla scollatura dell’abitino chiaro.
Anche Sara si affrettò ad aiutarla a raccoglierle. Si chinò in avanti e i pantaloni alla turca si abbassarono sulla schiena, mettendo in mostra il tatuaggio di un mandala e l’elastico grigiastro degli slip. Eva arricciò il naso.
Marika terminò di riordinare e le porse le stampe con reverenza, come se fossero un dono sacro. Eva le esaminò con occhio critico.
«Brava» commentò, e il viso della stagista si illuminò dall’interno. Poi lanciò un’occhiata di sfida a Sara. 
Nel frattempo, Rosalba stava rientrando con un’anguria tagliata a fette.
«No, grazie» disse Eva, mentre la collega divideva le fette sui piatti di plastica e le distribuiva su tutte le scrivanie.
«Dai, su, una fettina!» insistette Rosalba, spingendo un piatto davanti a lei.
Eva alzò lo sguardo. «Se proprio ci tieni…» 
Tirò fuori da un cassetto una bustina di plastica da cui estrasse forchetta e coltello. Divise l’anguria in piccoli pezzi, dai quali tolse con maestria i semi utilizzando il coltello.
«Non sa di niente», commentò. 
«Ma no, è buonissima!» ribatté Rosalba.
«Perfetta» rincarò Sara, il succo rosato che le colava sul viso.
«Davvero molto buona» cinguettò Marika. «Sei stata gentilissima a portarla!»
«È stato un piacere» rispose Rosalba. «Compro sempre l’anguria, ora che sono a dieta.»
Eva lanciò un’occhiata dubbiosa al posteriore abbondante della collega.
«Che tipo di dieta segui?» chiese Marika, il viso e il collo che spuntavano dietro al piatto nella posa di un suricato che sbuca dalla tana.
Eva si trovò ad osservare quel collo lungo, leggermente abbronzato, su cui ricadevano onde morbide di capelli dorati.
Per un po’ non riuscì a guardare altro. Rosalba parlava di apporto proteico e dei benefici della cottura a bassa temperatura, ma lei non la stava più ascoltando.
Dopo un po’, Eva abbassò lo sguardo verso il suo piatto. Spinse i rebbi della forchetta dentro la polpa e sollevò il pezzo d’anguria. Lo osservò per un istante come se fosse un suo mortale nemico, poi allontanò il piatto da sé con un gesto stizzito.
«Non ce la faccio a mangiare nulla, ora.»
Tornò a lavorare sul file, strizzando gli occhi ripetutamente. Digitò un paio di formule, poi si coprì gli occhi con le mani.
«Ma che cos’hai?» domandò Rosalba.
«Te l’ho già detto, non ho niente.»
Rosalba frugò brevemente in un cassetto e ne estrasse una FFP2 sgualcita, che indossò sbuffando.
«Volete che la metta anche io, la mascherina?» chiese la stagista, con uno sguardo adorante da cocker.
«No» risposero all’unisono Sara ed Eva.
«Ci hanno già fatto abbastanza male con il vaccino!» commentò Sara. «Non dare retta alla propaganda sulle mascherine, che danneggiano il tuo sistema immunitario. E, ovviamente, bloccano il circolo del prana.»
Marika spostava lo sguardo da una collega all’altra, palesemente confusa sul da farsi. 
Eva alzò gli occhi al cielo, poi si portò di nuovo le mani a coprire il volto. 
Deglutì e sospirò.
«Vado un attimo in bagno» annunciò alla fine, e si alzò con un brivido.
Raggiunse la porta e percorse il corridoio buio, fino a raggiungere la toilet.
«Dio, che male…» esclamò varcando la porta, e si catapultò verso il pulsante per abbassare le tapparelle. Dopo alcuni fastidiosi cigolii, la stanza si fece buia.
Eva cercò a tentoni l’interruttore dell’illuminazione, e la stanza si inondò di luce artificiale. Si lasciò andare ad un sospiro di sollievo.
Si avvicinò allo specchio e prese ad osservarsi la pelle, più liscia e bianca che mai.
Perlustrò l’antibagno con lo sguardo, alla ricerca di segni della presenza di altre persone. Terminata l’analisi, si decise ad abbassarsi lentamente il foulard, avvicinando il collo allo specchio. A sinistra della gola c’erano due gonfie punture rosse, distanti un paio di centimetri l’una dall’altra, che pulsavano ritmicamente. Il mal di testa non accennava a diminuire.
Estrasse il cellulare dalla tasca dei pantaloni palazzo. Tornò sul forum e iniziò a sfogliare la solita discussione.
La porta si aprì di scatto ed Eva si lasciò sfuggire il cellulare, che cadde per terra con un tonfo.
«Va tutto bene?» chiese la voce gentile di Marika.
Esaminò il cellulare alla ricerca di incrinature del vetro; poi alzò lo sguardo.
Marika la fissava, in piedi davanti a lei con il suo leggero abito estivo dalla generosa scollatura. Eva si perse ad osservare la luminosità di quella pelle giovane, le guance naturalmente rosse, il modo in cui il collo scivolava leggero ed elegante verso le clavicole e il seno.
Un impulso improvviso la scosse tutta.
«Stai bene?» insistette la stagista. «Hai i brividi!»
«Non preoccuparti» rispose Eva, secca.
«D’accordo…» concesse Marika, decidendosi infine ad entrare nel cubicolo della toilet.
Eva ne approfittò per continuare la sua ricerca sul forum. Aprì il topic “Il cambiamento”, dove gli utenti si confrontavano su decine di aspetti diversi, ma nessuno sembrava fornire alcuna informazione pertinente.
Rimise in tasca il telefonino e si spruzzò un po’ d’acqua sul viso. 
Marika spuntò dal bagno e raggiunse il lavandino accanto al suo. Il suo profumo era qualcosa di incredibile, inebriante. Sapeva di giovinezza, di speranze, di energia, di vita. Non aveva mai sentito un profumo così buono.
«Vuoi che resti qui con te?» chiese la ragazza, passandosi distrattamente una mano sul viso, per portare i capelli dietro all’orecchio, mettendo in evidenza le dolci curve della gola e del collo.
«No!» esclamò con enfasi. 
Marika uscì dal bagno camminando all’indietro, evidentemente confusa. 
La porta sbatté dietro di lei.
Eva si abbandonò pesantemente con la schiena, sul muro di fronte allo specchio. Non aveva più fiato, e la testa continuava a pulsare come un martello. Chiuse gli occhi.
Passarono alcuni minuti, poi all’improvviso il martellare cessò. Aprì gli occhi lentamente, tentativamente.
Infine, guardò verso lo specchio. La superficie lucida rifletteva la parete bianca alle sue spalle, il foglio A4 plastificato con le istruzioni per lavarsi efficacemente le mani, il distributore di carta e il dispenser di disinfettante. Rifletteva tutto, tranne lei.
Si passò la mano sul petto, fermandosi sul cuore. 
Nessun respiro, nessun battito.
Lentamente, estrasse di nuovo il cellulare e chiuse la pagina del forum “Occultismo e dintorni”. 
Aprì la app di Google e cercò l’ora del tramonto prevista per l’11 luglio 2022.
21:16 – mancavano ancora più di cinque ore.
Sospirò, poi si fece pensierosa.
Aprì whatsapp e scorse le conversazioni fino a raggiungere quella con il suo capo.
Progetto pronto per la consegna, digitò. Mi fermerò oltre l’orario per chiudere tutti gli altri progetti.
Si passò la lingua sui denti, soffermandosi sui canini appuntiti. 
Sorrise.
Oggi è il mio ultimo giorno di lavoro, aggiunse. Da stanotte, per me inizierà una nuova vita.
Premette invio.

Re: [Lab3] L'ultimo giorno di lavoro

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Raven ha scritto: «Oggi hai proprio una bella pelle!» cinguettò la ragazza
Ciao Raven! Innanzitutto voglio farti i complimenti perché vedo che riesci a caratterizzare i tuoi personaggi molto efficacemente con poche battute di dialogo. Qui ad esempio capiamo subito il bisogno della stagista, probabilmente molto giovane e insicura, di essere accettata e apprezzata dal gruppo delle colleghe. 
Raven ha scritto: «Potresti indossare la mascherina se non stai bene, per favore?» chiese Rosalba, dando enfasi alle ultime parole.
E qui, riusciamo a inquadrare Rosalba come la collega un po' ansiosa, attenta alle norme di distanziamento sociale perché ha paura di ammalarsi.
Raven ha scritto: Lanciò uno sguardo di sufficienza al simbolo della pace che rimbalzava sulla canotta di Sara in stile patchwork. Dalle ascelle spuntavano impudenti lunghi peli neri. 
Ottima descrizione questa. Una delle migliori. Sei riuscita sia a rappresentare Sara come l'elemento un po' più "New Age" e alternativo del gruppo, e nello stesso tempo ci comunichi il disprezzo che Eva prova per questa caratteristica della collega.
Anche il particolare del tatuaggio-mandala e delle mutande con l'elastico consumato di cui parli più avanti ci confermano questa sensazione.
Raven ha scritto: Che tipo di dieta segui?» chiese Marika, il viso e il collo che spuntavano dietro al piatto nella posa di un suricato che sbuca dalla tana
E qui torniamo a vedere il bisogno di Marika di essere accettata dalle colleghe.
Raven ha scritto: Ci hanno già fatto abbastanza male con il vaccino!» commentò Sara. «Non dare retta alla propaganda sulle mascherine, che danneggiano il tuo sistema immunitario. E, ovviamente, bloccano il circolo del prana.»
Ok...se ci era rimasto qualche dubbio su che tipo di personaggio fosse Sara, ora ce lo siamo tolto definitivamente. Io una collega così la eliminerei all'istante. 😅

Comunque brava, davvero. 
Soprattutto perché la faccenda della "vampirizzazione" in corso di Eva è stato un plot-twist davvero inaspettato. Fino a che non entra in bagno, ero convinta che stesse effettivamente male per qualche malattia in incubazione. E che il foulard sul collo coprisse effettivamente insegni di una notte di passione. 
Un finale col botto che, se pur mi ha trovata impreparata, devo dire che non mi ha delusa per niente, anzi!

Re: [Lab3] L'ultimo giorno di lavoro

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Raven ha scritto: sventolandosi
non userei la forma riflessiva
Raven ha scritto: Aprì gli occhi lentamente, tentativamente
Due avverbi insieme meglio di no.


Ciao @Raven.
trovo tu abbia eseguito un buon esercizio, si percepisce tutto l’impegno profuso. Il risultato risente, a mio avviso, dell’effetto esercitazione. La storia è piuttosto banale, già letta molte volte. La rivelazione finale è del tutto priva di pathos poiché avevi già distribuito in abbondanza nel testo i vari elementi che tradivano la possibile conclusione.  I personaggi appaiono appiattiti. Sarebbe stato interessante indagare meglio Eva e la sua vita. Da chi è stata “morsa?” . E poi, una volta che è stata morsa ed è avviata la trasformazione in vampiro, come viene percepita dalle colleghe? 
Insomma, la trama è un po’ traballante, non sufficiente a sostenere una trasformazione così “potente”. 
Ottimo esercizio comunque.

Re: [Lab3] L'ultimo giorno di lavoro

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Raven ha scritto: «Arrivano subito!» rispose una vocetta proveniente dalla sala stampa.
"Sala stampa" viene correntemente usato per descrivere un ambiente con più giornalisti accreditati per un evento. 
Nel tuo caso, volendo dire la stanza delle stampanti, ti suggerisco: dalla stanza delle fotocopie (o delle stampanti).
Raven ha scritto: «Ragazze, l’anguria!» esclamò di colpo Rosalba, facendo sussultare Marika che stava rientrando in quel momento. 
Raven ha scritto:
Marika terminò di riordinare e le porse le stampe con reverenza, come se fossero un dono sacro. Eva le esaminò con occhio critico.
«Brava» commentò, e il viso della stagista si illuminò dall’interno. Poi lanciò un’occhiata di sfida a Sara. 
Chi è il soggetto nell'ultima frase? Eva, immagino. Ci si arriva, ma ti suggerisco di scrivere: Poi, Eva lanciò un'occhiata di sfida a Sara.
Raven ha scritto: raggiungere la toilet.
toilette
Raven ha scritto: Aprì il topic “Il cambiamento”, dove gli utenti si confrontavano su decine di aspetti diversi, ma nessuno sembrava fornire alcuna informazione pertinente.
Forte avere pensato di declinare la traccia anche così! E, col senno di poi, letta la fine, non ne avevi neppure bisogno...
Raven ha scritto: Eva si abbandonò pesantemente con la schiena, sul muro di fronte allo specchio.
Ti suggerisco di mettere una virgola dopo "pesantemente".
Raven ha scritto: Aprì gli occhi lentamente, tentativamente.
Tutti e due gli avverbi vicini no. Ti consiglierei: Aprì gli occhi tentativamente.

Raven ha scritto: RavenInfine, guardò verso lo specchio. La superficie lucida rifletteva la parete bianca alle sue spalle, il foglio A4 plastificato con le istruzioni per lavarsi efficacemente le mani, il distributore di carta e il dispenser di disinfettante. Rifletteva tutto, tranne lei.
Per me è stata una sorpresa. Brava!
Raven ha scritto:
Aprì whatsapp e scorse le conversazioni fino a raggiungere quella con il suo capo.
Progetto pronto per la consegna, digitò. Mi fermerò oltre l’orario per chiudere tutti gli altri progetti.
Si passò la lingua sui denti, soffermandosi sui canini appuntiti. 
Sorrise.
Oggi è il mio ultimo giorno di lavoro, aggiunse. Da stanotte, per me inizierà una nuova vita.
Premette invio.
Brava, @Raven  (y)

I miei complimenti per due motivi: 
1) per il racconto, che narra di un'impiegata all'ultimo giorno di lavoro, all'insaputa di capo e colleghe, e del motivo: sta vampirizzandosi.
Hai saputo arrivare sino alle ultime righe senza farlo sospettare al semplice ma accanito lettore (come me);

2) per lo "Show, don't tell": il mostrare, nel loro ambiente di lavoro, quattro donne: Eva, Sara, Rosalba e Marika, la stagista, con i loro caratteri e insofferenze, come se le vedessimo all'opera. Un testo azzeccato per questo laboratorio.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab3] L'ultimo giorno di lavoro

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ciao @Raven . Eccomi qui.
Qui sopra hai preso un buon giudizio per l'esercizio show- don't tell, a cui però io non aderisco. La voce narrante, a mio parere, si affida troppe volte a fare apprezzamenti sulle quattro donne, onde mostrarle nei loro atteggiamenti. Leggo di troppi aggettivi che hai usato per spiegare gli umori e l'atmosfera nell'ufficio. Secondo il mio modestissimo parere, hai sprecato l'ottanta per cento del racconto solo per la realizzazione dei rapporti tra le persone. Che considerato che si tratta di un ufficio, bastava pochissime battute tra loro. Le tue protagoniste si esprimono attraverso la voce narrante e niente di dialogato appare valido per un buon show- don't tell.  Purtroppo la trama ha  un registro tra il frivolo e il fantasy e  non ti ha aiutato a creare una suspense valida a coinvolgere il lettore.  Anche perché, come dicevo sopra, è una voce narrante che non cattura, in un contesto di poca drammatizzazione dei personaggi, senza anima e voce. Questo è il parere che mi hai chiesto e spero che tu lo prenda per quello che è. Ciao  :)
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Lab3] L'ultimo giorno di lavoro

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Ciao @Raven 

Questo è quello che io definisco un racconto che soddisfa le aspettative di un lettore dal palato fine.
(A maggior ragione anche quello di un lettore dai gusti barbari come me, ovviamente).

Ovvero un racconto che oltre a essere ben scritto, possiede eleganza e una storia intrigante che lascia in bocca un gusto di compiaciuta soddisfazione.
Hai saputo costruire la vicenda della protagonista con una serie di elementi ( mal di testa, fastidio alla luce, inappetenza) abilmente mascherati come possibili sintomi di un'influenza in arrivo o di possibile Covid.

Ottimo il clima sensuale che suggerisce una punta di erotismo saffico.
Cosa che mi ha riportato alla mente il magnifico film: «Mirian si sveglia a mezzanotte» di Tony Scott, interpretato da due magnifiche  Catherine Deneuve e Susan Sarandon, con la partecipazione di David Bowie.
Come nel tuo racconto è presente questo richiamo a una attrazione erotica saffica che si mescola al bisogno di cibo, ovvero del sangue.
Il connubio sesso e sangue è un tema sempre presente nel rapporto tra il vampiro e la sua vittima.

Non posso che complimentarmi per la lettura che mi hai offerto.
Complimenti e a presto rileggerti.  <3

Re: [Lab3] L'ultimo giorno di lavoro

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Bello @Raven  Non solo un buon esercizio di SdT, ma soprattutto un'ottima idea che, a mio parere, meritava di più.
Non sono la persona più adatta a valutare l'equilibrio tra mostrare e raccontare perché tendo a mescolarli, quindi prendi le mie parole con le pinze.
Alle dinamiche di ufficio, così dettagliate, hai affidato il compito di definire le relazioni, ma i personaggi restano un po' nel grigiore degli stereotipi.
Intrigante l'attrazione di Eva per la carne fresca, mi ci sarei soffermata di più, anche perché cinema e letteratura ci hanno insegnato che i vampiri non sono tutti uguali. Hanno in comune fame, frustrazione, a volte angoscia, più spesso malinconia, il che può ingenerare guizzi di aggressività, ma non necessariamente.
E' comunque un buon racconto e così, ti venisse voglia di rimetterci le mani (ne vale la pena) approfondirei gli stati d'animo di Eva, l'alchimia tra disorientamento e arroganza, tra malessere e intraprendenza e le conseguenze di tutto questo sulle relazioni tra i vivi e i non morti, magari giocando sull'ambiguità tra chi crede di essere vivo e chi non sa di essere morto.
A rileggerti!  (y)
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Re: [Lab3] L'ultimo giorno di lavoro

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Ciao @Nightafter, grazie!
Hai colto assolutamente quello che volevo trasmettere, una situazione apparentemente realistica che richiami il covid oppure una rivelazione sulla natura bisex della protagonista, che maschera ciò che sta accadendo veramente.
Eva è una persona choosy, e come tale lo è anche sul cibo,,, Marika la attrae e la stuzzica, proprio come se fosse un piatto ricercato al ristorante. Amo molto i vampiri di Anne Rice, che credo mi abbiano ispirato più di tutto!

Re: [Lab3] L'ultimo giorno di lavoro

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Ciao @aladicorvo!
Questo racconto l’ho scritto sulla base dei requisiti di questa sfida, mi sono fatta ispirare da quelli (e dalle mie colleghe che si ostinavano a cercare di farmi mangiare una fetta d'anguria, neanche ne andasse della loro vita) e ne è venuto fuori questo racconto.
Se non avessi avuto paletti, senz'altro avrei indagato di più l’interiorità di Eva, tendo a farlo parecchio di solito. Per questo ho apprezzato il lab, mi ha spinto a fare qualcosa diverso dal solito, come anche il MI che mi ha spinto ad utilizzare il pov in prima persona. È il bello dei contest di questo forum, che ti portano fuori dalla tua comfort zone e ti danno spunti creativi.
Farò tesoro del tuo consiglio, se/quando in futuro metterò mano al racconto.
Grazie del commento!

Re: [Lab3] L'ultimo giorno di lavoro

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Ciao @Raven
un racconto che oscilla tra il "narrato" e il "mostrato" ma il primo, ho la sensazione che abbia prevalso sul secondo sbilanciandolo leggermente. Lo "show", quando c'è, è ben articolato attraverso i dialoghi soprattutto, che caratterizzano tutti i personaggi della storia. Dunque, tu non ce li racconti questi personaggi, ce li mostri, e quindi direi che l'obiettivo del nostro esercizio alla fine lo hai centrato. 
Sebbene io non ami molto il genere fantasy e pertanto il finale non mi abbia entusiasmata, devo dirti che colpisce, e strania (almeno, per me è stato straniante). 
In tutto il racconto infatti dissemini piccoli indizi che mi hanno condotta, prima a farmi un'idea, poi un'altra, finché... ma ti dirò più avanti.
Raven ha scritto: «Possiamo tirar giù le tapparelle, per favore? Mi sta venendo mal di testa.»
Qui ho pensato: ecco, Eva ha il covid ma non vuole confessarlo, mettendo così a rischio le altre colleghe. Che egoista! Mi sta anche già un po' antipatica...
Raven ha scritto:
«So io perché ha mal di testa» intervenne Sara, lanciando uno sguardo al foulard di Vuitton che cingeva il collo di Eva in pieno luglio. «Qualcuno ieri notte, invece di dormire, si è divertito…»
Non c’erano molte ragioni per indossare un foulard in una torrida giornata d’estate, di conseguenza nessuno replicò, nemmeno la stessa Eva.
E qui invece ho pensato: ops, la storia si fa intrigante, chissà cos'ha da nascondere Eva, la quale, sin dall'inizio, mostri presentandocela da un dettaglio che rivela un aspetto curato. Quelle unghie laccate rosso corallo mi hanno fatto pensare a una sorta di mangiatrice di uomini, chessò, di dominatrice sessuale di notte, e di perfetta e un po' altezzosa dipendente di giorno; insomma, una donna dalla doppia morale, o meglio, dalla doppia vita. Un ottimo antipasto, mi son detta.
Raven ha scritto: RavenEva alzò gli occhi al cielo, poi iniziò a digitare in fretta sulla tastiera, con le perfette unghie rettangolari color corallo.
Raven ha scritto:
Eva si trovò ad osservare quel collo lungo, leggermente abbronzato, su cui ricadevano onde morbide di capelli dorati.
Per un po’ non riuscì a guardare altro.
E poi, caspita, ho pensato, qui la faccenda si complica. Osserva il collo attraente e quei capelli dorati... Eva è davvero un personaggio controverso, e per certi versi anche molto affascinante, quindi hai accresciuto in me le aspettative. 
Raven ha scritto:
«Vado un attimo in bagno» annunciò alla fine, e si alzò con un brivido.
Raggiunse la porta e percorse il corridoio buio, fino a raggiungere la toilet.
«Dio, che male…» esclamò varcando la porta, e si catapultò verso il pulsante per abbassare le tapparelle. Dopo alcuni fastidiosi cigolii, la stanza si fece buia.
Eva cercò a tentoni l’interruttore dell’illuminazione, e la stanza si inondò di luce artificiale. Si lasciò andare ad un sospiro di sollievo.
Si avvicinò allo specchio e prese ad osservarsi la pelle, più liscia e bianca che mai.
Perlustrò l’antibagno con lo sguardo, alla ricerca di segni della presenza di altre persone. Terminata l’analisi, si decise ad abbassarsi lentamente il foulard, avvicinando il collo allo specchio. A sinistra della gola c’erano due gonfie punture rosse, distanti un paio di centimetri l’una dall’altra, che pulsavano ritmicamente. Il mal di testa non accennava a diminuire.
E qui mi son turbata, anzi, straniata. Aspetta, mi son detta, che c'entra la luce, perché ha questo costante mal di testa, e perché gli occhi sono così sensibili al giorno? Punture? Quali punture, perché le punture! E tutte le mie aspettative si sono sbriciolate: Vampira. Un brusco allontanamento dalla realtà. Troppo brusco.

Sono stata affascinata  da come hai saputo farmi vedere le sfumature caratteriali e fisiche degli altri personaggi, grazie alle quali è emersa la loro personalità:
Raven ha scritto:
Si accorse che Sara la stava fissando da dietro al monitor. «È una persona, lo sai.»
Lanciò uno sguardo di sufficienza al simbolo della pace che rimbalzava sulla canotta di Sara in stile patchwork. Dalle ascelle spuntavano impudenti lunghi peli neri. 
Raven ha scritto: Anche Sara si affrettò ad aiutarla a raccoglierle. Si chinò in avanti e i pantaloni alla turca si abbassarono sulla schiena, mettendo in mostra il tatuaggio di un mandala e l’elastico grigiastro degli slip. Eva arricciò il naso.
Raven ha scritto: «Ci hanno già fatto abbastanza male con il vaccino!» commentò Sara. «Non dare retta alla propaganda sulle mascherine, che danneggiano il tuo sistema immunitario. E, ovviamente, bloccano il circolo del prana.»
Sara: la pseudo/alternativa/pacifista/complottista. Personaggio con cui abbiamo a che fare anche nella vita di tutti giorni!

Raven ha scritto:
«Arrivano subito!» rispose una vocetta proveniente dalla sala stampa.
Eva spostò lo sguardo verso la porta e attese l’ingresso della stagista, che la raggiunse con le stampe richieste e il viso imperlato di sudore. La ragazza posò le copie, equivalenti quasi ad una risma di carta, davanti alla tastiera.
«Oggi hai proprio una bella pelle!» cinguettò la ragazza.
             Raven
             La stagista fece capolino dal vano della porta.
            «Mi chiamo Marika» precisò timidamente.
            «D’accordo, Marika, le stampe del secondo progetto sono sbagliate. Avevo detto niente fronte e retro.»
            «Chiedo scusa, rimedio subito!»
Raven ha scritto:
Marika terminò di riordinare e le porse le stampe con reverenza, come se fossero un dono sacro. Eva le esaminò con occhio critico.
«Brava» commentò, e il viso della stagista si illuminò dall’interno. Poi lanciò un’occhiata di sfida a Sara. 
Raven ha scritto: Marika spostava lo sguardo da una collega all’altra, palesemente confusa sul da farsi. 
Raven ha scritto:
«Vuoi che resti qui con te?» chiese la ragazza, passandosi distrattamente una mano sul viso, per portare i capelli dietro all’orecchio, mettendo in evidenza le dolci curve della gola e del collo.
«No!» esclamò con enfasi. 
Marika uscì dal bagno camminando all’indietro, evidentemente confusa. 
Marika: timida, impacciata stagista alle prime armi, che soffre della sindrome del voler essere accettata dal gruppo ma più di tutte da Eva, m'è sembrato di capire. Anche questo personaggio è riconoscibile nella vita di tutti i giorni. 
Raven ha scritto: «Ragazze, l’anguria!» esclamò di colpo Rosalba
Raven ha scritto: Tirò fuori da un cassetto una bustina di plastica da cui estrasse forchetta e coltello. Divise l’anguria in piccoli pezzi, dai quali tolse con maestria i semi utilizzando il coltello.
Raven ha scritto: «È stato un piacere» rispose Rosalba. «Compro sempre l’anguria, ora che sono a dieta.»
Rosalba: la collega premurosa, paciosa, ordinaria mi viene da pensare. Troppo ordinaria. 


Ecco, cosa voglio dire? Che sei stata brava a caratterizzare le colleghe, facendole muovere e vivere nella quotidianità di un ufficio che segue la sua routine, applicando lo "show" prevalentemente nei dialoghi e nel dettaglio di qualche loro atteggiamento, ma quella "vampirizzazione" della protagonista mi ha "abbassato" il livello di tensione, e di immedesimazione, ha sgonfiato il racconto che, all'inizio, mi sembrava lo avessi condotto attingendo dalla realtà. È come se all'improvviso gli avessi fatto compiere un volo pindarico trascinando il lettore da un genere all'altro, e in questo caso il genere fantasy.
Eva, la protagonista, sulla quale a mio modesto parere doveva concentrarsi la maggior parte del mostrato, paradossalmente passa in secondo piano rispetto alle altre, delle quali invero hai avuto più cura, sottoponendole a un buon "show, don't tell". 
Insomma l'hai messa in ombra. E in me ha fatto più presa il gruppetto verosimile di Sara, Marika e Rosalba. Può essere  che dipenda dal fatto che non amo, di solito, questo genere letterario, ma forse, se tu avessi deciso di ambientare l'intera storia all'interno di una cornice interamente fantasiosa, Eva avrebbe spiccato di più. Ecco, spero di essere riuscita a spiegare le mie riflessioni. 
Grazie per aver scritto!  <3

Re: [Lab3] L'ultimo giorno di lavoro

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The Vampire Diaries
Sono reduce dalla visione di questa lunghissima serie e quindi il foulard sul collo poteva nascondere sia i classici succhiotti che il morso di un vampiro. Allo stesso modo mi é piaciuto come la protgonista fosse in bilico fra essere una persona che semplicemente non poteva accettare di esseresi presa il covid oppure se nascondesse qualcosa di piú grave e definitivo.
Mi sono sentita a mio agio nel tuo racconto, come se appunto fosse una puntata della serie dedicata a un personaggio minore.
Quello che mi é mancato é stata tutta la parte legata al motivao della trasformazione: l'ha voluta lei oppure semplicemente si é trovata nel posto sbagliato nel momento sbagliato? Dalle battute finali posso intuire che lei sia soddisfatta di questo cambiamento.
Mi é piaciuta moltissimom l'ambiguitá delle tue descrizioni fisiche (vedi la curva del collo e cosí via). Per me non é stata solo espressione di attrazione verso certi dettagli fisici delle colleghe, poteva anche essere invidia di una donna molto forte e sicura di sé che peró in quel momento non era particolarmente in forma.
Complimenti, mi é piaciuto davvero molto.
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