[Lab3] Il lato oscuro

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Nel 1958, a Porto Gaiano, Maddalena Cornicioni faceva la puttana in un appartamentino al terzo piano, nascosto tra le stradine del quartiere Sant'Elmo.
Alta e mora, con un che di altero nello sguardo, s'era guadagnata una certa notorietà per via dell'Esitation, pratica dettata da una specie di prudenza faringea che la induceva a procrastinare la conclusione ed emettere sibili modulati, da cui era nata la leggenda che facesse i pompini cantando.
Smise per andarsene con Antonio, che aveva il gregge di capre più grosso della zona. E quando questi l’abbandonò per Lucia Malanimi, erede delle caseificio omonimo, lei si comprò un vestitino scollato, si arricciò i capelli e si fece rivedere in giro.
Maddalena era tornata.
Antonio no.
Lo trovarono i cani della discarica con gli occhi cavati, il pene reciso e ficcato in bocca.
Efferato delitto. Gli inquirenti indagano.
«È stata quella là!»
«Ma chi, la puttana?»
«E certo! Sangue marcio. Mi domando di cos’altro sarà capace».
Lucia Malanimi urlò per tre giorni, al funerale ebbe un malore, poi si dette pace e un mese dopo sposò il cognato.
Prove a carico di Maddalena non se ne trovarono, ma dell’efferato delitto si continuava a parlare. In realtà non si era mai smesso, soprattutto per via della voce che quella là avesse aggiunto altre specialità al servizio.
«Ma tu, quella roba, l’hai mai provata?»
«Scherzi?»
La questione finiva sempre nel vago, come si conviene tra persone per bene.
Eppure ci andavano. E ci tornavano. E ci tornavano ancora. Finché un giorno Assunta Spinelli si presentò in commissariato.
«Mio marito!»
«Suo marito, cosa?» disse il commissario Macchia.
«Oh, insomma! Passino le macchie di sangue sulla camicia, che ci vuole la mano di dio a levarle, ma sono quattro giorni che quel bastardo non si fa sentire».
«Aspetti, ha detto sangue sulla camicia?»
«Ma sì, per via di quella roba che va a fare dalla puttana, come si chiama? Il sadomaso, ecco. Che poi, fosse per me, gli farei pure l'abbonamento, così almeno si sfoga e poi mi lascia in pace».
«Contenta lei…»
«Contenta un cazzo…con rispetto parlando…Insomma non è tornato. Col camion di solito sta via al massimo un paio di giorni. Invece stavolta sono quattro e manco una telefonata».

Gerolamo Spinelli venne ritrovato in un fosso a cinquanta metri da casa di Maddalena con la testa sfondata e in tasca tre fiches del Blackjack, la casa giochi sulla statale.
«Il pene è stato reciso e collocato nella cavità orale » disse il medico legale «Un taglio grossolano, come fatto con un coltello da cucina».

«È stata la puttana. È stata lei!»
«L’ha fatto ancora!»
«Omioddio, ma quella donna è un mostro!»
«Ah, ma stavolta la prendono, devono prenderla!»

Ci andarono alle cinque del mattino con due volanti a sirene spiegate, frenarono sgommando, scesero di corsa e si appostarono con i mitra spianati dietro gli sportelli spalancati.
Lei era davanti al portone. Si avvicinò lentamente, si fece ammanettare, caricare in macchina e portare via.

L’agente Scimberni uscì dalla cella col piatto dei bucatini intatto «Niente. Sta così da ieri » fece scuotendo la testa «Non dorme, non mangia, non ha usato nemmeno il water».
Seduta sulla brandina, Maddalena fissava il pavimento.

La mattina del terzo giorno, alle sette e mezza, si presentò in commissariato Teresa Viganò.
«Chi è che comanda qui?» ringhiò.
Seduta sul bordo della sedia, si sporgeva sulla scrivania del commissario quasi volesse montarci sopra.
«Cosa la porta qui, signora?» fece quello.
«Signorina, prego. Non mi sono mai sposata e lo sa perché, eh? Perché chi ha il senso della famiglia, si sacrifica! E resta ad accudire la madre. Malata sì, ma trattata come una regina. Io sola! Che se aspettavo mia sorella…Ah!»
«Scusi, ma non la seguo» disse il commissario.
«E allora glielo dico chiaro e tondo, che qui in paese di puttane ne abbiamo, eccome se ne abbiamo! E una è proprio mia sorella. Sissignore, puttana e assassina!»
Fu così che la signorina Teresa Viganò, sorella della vedova Spinelli e residente nel villino antistante, spinta dal senso della famiglia e dal rancore per chi, anni prima, le aveva rubato il fidanzato, rese testimonianza ampia e circostanziata.
«Perché io l'ho vista, sa?»
«Chi, scusi?»
«Mia sorella, chi altro? È uscita di casa, saranno state le due di notte, che dico io, le pare un’ora normale?»
«Dipende».
«Eh no, non dipende, caro commissario! Soprattutto perché è andata a casa di quella, della puttana. E lo so io perché! Infatti poco dopo esce e va a seppellirla nell'orto».
«A seppellire chi?»
«Non chi, ma cosa! L’arma del delitto! Il coltello con cui ha ucciso il povero Gerolamo, che se andate a scavare ce lo ritrovate, tale e quale, ancora lordo di sangue!»
Il commissario la fissava in silenzio.
Teresa aggrottò la fronte «Perché voi ci andate, vero?»
«Dove, signorina?»
«Ommadonnabenedetta! Ma nell’orto, a scavare! O devo farlo io?»
«Si calmi. Non credo sia necessario».
«Sono calmissima! Se solo faceste il vostro lavoro, che un’onesta cittadina non dovrebbe venire fin qui a dirvi che l’arma del delitto se ne sta lì a marcire!»
«Lì, dove?»
«Ma lì! Appena dietro la casa, dove finiscono le zucchine e cominciano i pomodori!»
L'ispettore Macchia continuava a fissarla.
«Perché mi guarda così?»
«Perché c'è un problema».
«E certo che c'è, lo so bene! Dove devo firmare?»
«Ecco, appunto. Se lei firma questa deposizione, temo si cacci in un mucchio di guai».
«Guai? Ma chi, io?»
«Eh sì. Perché se ha visto sua sorella entrare in casa della signora Maddalena Cornicioni....»
«Signora, ah!»
«Se l'ha vista entrare, significa che sul luogo del delitto c'era pure lei. E se, come dicono certe voci, badi solo voci, se lo Spinelli l'abbandonò per sposare Assunta...»
«Puttana!»
«Ecco, lei capisce che questo è un movente».
Teresa sgranò gli occhi.
«Se poi sostiene che nell'orto» continuò il commissario «esattamente tra le zucchine e i pomodori, è sepolta l'arma del delitto…»
«Sì, proprio lì!»
«Ecco, qualsiasi giudice si chiederebbe come ha fatto a vederla. Di notte poi, e senza illuminazione. A meno che non sia stata proprio lei a...»
«Ma che diavolo sta dicendo?»
«Dico che, al posto suo, ci penserei bene prima di firmare. Non è cosa da prendere alla leggera».
Teresa Viganò rimase immobile. Poi si alzò di scatto «Quindi non ci andate!»
«Dove, signorina?»
La donna battè un pugno sulla scrivania «Eh, ma non finisce qui. Eh, no!» disse e uscì sbattendo la porta.
L’agente Scimberni alzò gli occhi dalla macchina da scrivere «Non c’entra niente, vero? La Viganò, intendo.»
 «Avrebbe voluto. E anche potuto».
«No, non ce la vedo. Troppo schiamazzo».
«Eppure tutti possono arrivare a fare cose che nemmeno immaginano».
«Beh, proprio tutti no, commissario. Noi, per esempio...»
«Ti ammazzassero la fidanzata? O la figlia?»
Il commissario Macchia guardò Scimberni, improvvisamente concentrato sul verbale.
A ventisette anni si è convinti di essere una cosa sola. Ma poi passa.
Lui l’aveva capito a Cassino, nel ’44, quando un ragazzino con il ventre squarciato da una granata lo aveva supplicato:«Hilf mir!» Sparò e lo sentì sussurrare: «Danke».
L'aveva capito anche a casa di Maddalena, in cucina, dove nel ceppo dei coltelli ne mancava uno. E a casa di Assunta, dove arrivò a sorpresa, senza lasciarle il tempo di mettersi qualcosa per coprire i lividi.
E quello che Teresa aveva visto, non era accaduto il giorno del delitto, ma quello prima. Quando le due donne si erano parlate. E si erano fatte una promessa.
L'aveva capito. Per questo entrò in cella da Maddalena con un vassoietto dove fumigavano due cappuccini e quattro cornetti appena sfornati. Lo posò sulla brandina e le si sedette accanto.
«Quello le picchiava, le donne.» disse a bassa voce «Gli piaceva».
Lei lo guardò, poi tornò a fissare il pavimento.
Lui prese una tazza e ci inzuppò un cornetto «Buono» disse mentre lo scolo gli finiva sulla camicia «Per caso, avresti un fazzoletto?»
Lei lo guardò con un'ombra di sorriso «Ti sei impataccato come un ragazzino».
Lui annuì «Ma sai qual è la cosa che più mi fa rabbia?» disse masticando «Che si giocava tutto in bisca. Che magari era arrivato pure a giocarsi la moglie».
«E la figlia» sussurrò Maddalena.
«Già, come fossero cose.» prese un altro cornetto e lo tuffò nella tazza « Cose che si possono vendere e comprare».
Maddalena taceva. Macchia vide che gli occhi le si riempivano di lacrime, ma fece finta di niente e continuò a impataccarsi col cappuccino.
Alla fine lei fece un gran respiro «Una sera arrivò con altri tre. Amici del Blackjack, disse. Ubriachi marci, tirarono dentro a spintoni Assunta. Se l'erano già lavorata per bene e adesso volevano finire con... con quei lavoretti che ti riescono tanto bene, dai Maddalena, dai!» un singhiozzo le scappò dalla gola «Se ne andarono all'alba dicendo che sarebbero tornati. Ma stavolta con Rosellina. Assunta urlò "No, la bambina no!" e allora quelli la presero a sberle, a pugni e calci. E poi la caricarono in macchina che pareva morta».
«E qualche sera dopo, Assunta è venuta a trovarti».
Maddalena annuì.
«Vi siete parlate » continuò lui «e vi siete fatte una promessa».
«Ci siamo promesse…giustizia» sussurrò lei. Tacque per un momento. Poi si voltò a guardarlo «Io non sono una cosa. E nemmeno Assunta e Rosellina lo sono».
«Lo so» fece il commissario. Prese il vassoio e glielo poggiò delicatamente sulle ginocchia.

Gerolamo Spinelli risultò ucciso per debiti di gioco, come da fiches ritrovate nel palmo della mano destra. Ci fu una retata al Blackjack, un mucchio di bella gente venne portata dentro e il locale chiuso a tempo indeterminato.
Nessuno scavò mai nell'orto di Assunta.

«Vieni, ti porto a casa» disse il commissario Macchia aprendo la cella.
Arrivarono fino al portone senza parlare.
«Perché lo hai fatto?» chiese lei.
«Fatto cosa? Io non ho fatto proprio niente».
Maddalena gli accarezzò i baffi con la punta delle dita.
«Ti stanno bene» disse e scese dall'auto.
Aprì il portone, si voltò «Commissario, qui ci passa un sacco di gente. Casomai ti servisse qualcosa... Sì insomma, ricordatelo».
«E tu fai la brava».
Mise in moto e ripartì.
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Re: [Lab3] Il lato oscuro

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aladicorvo ha scritto: l'Esitation, pratica dettata da una specie di prudenza faringea che la induceva a procrastinare la conclusione ed emettere sibili modulati, da cui era nata la leggenda che facesse i pompini cantando.
Mi fai morire @aladicorvo! E poi Maddalena Cornicioni… ma dove le pensi! 
aladicorvo ha scritto: L’agente Scimberni uscì dalla cella col piatto dei bucatini intatto
Chapeau
aladicorvo ha scritto: L'aveva capito anche a casa di Maddalena, in cucina, dove nel ceppo dei coltelli ne mancava uno. E a casa di Assunta, dove arrivò a sorpresa, senza lasciarle il tempo di mettersi qualcosa per coprire i lividi.
Perfetta. Con questa agnizione il lettore capisce tutta la storia. In poche parole hai descritto un mondo.

Li senti gli applausi 👏👏👏👏 Adoro!  Ci hai offerto un piccolo capolavoro. La scena del colloquio tra il poliziotto e Maddalena è magistrale.
Da brividi per come ė riuscita.
Non ti sono di aiuto, non potrei proprio esserlo. Ti ringrazio solo per partecipare a questo laboratori perché dai tuoi scritti ho solo da imparare.
E la strada, per me, è davvero lunga. Bravissima.

Re: [Lab3] Il lato oscuro

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Ciao @aladicorvo 

Bello e molto godibile il tuo racconto, nel gusto della commedia gialla all'italiana, che riporta alla mente gli indimenticabili Fruttero e Lucentini.

Come sempre in questi generi di racconti ti muovi con una sicurezza e quella gustosa punta d'ironia che li rendono delle piccole perle.
Perfetti i personaggi, perfetta l'ambientazione di una piccola provincia del sud d'Italia, con le sue storie, beghe di paese, tradimenti incrociati e segreti, sovente legati al sesso che riempiono i bisbigli delle vicine di casa e le compagnie di conoscenti e amici, spettegolanti i tavolini dei caffè nell'ora dell'aperitivo in piazza.

Mi pare ben centrata anche la tecnica che ha caratterizzato questo contest, non mi resta che farti tutti i miei complimenti.

Ciao, un abbraccio.  <3

Re: [Lab3] Il lato oscuro

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Bellissimo racconto e bellissima l'esposizione, una forma davvero molto curata e molto raffinata, anche nel parlare di cose più "basse" e "volgari", complimenti

Ti devo ammettere che ho letto un poco di fretta il racconto, ma anche così ho potuto seguire senza problemi tutta la vicenda, anche la serie di indizi e lo scioglimento del mistero, cosa essenziale in un giallo. Mi sono un poco perso nel numero di nomi, soprattutto verso la fine, ma sono certo che a leggerlo con più calma non desti problemi

Complimenti anche per l'attinenza al contest: potevi dilungarti nel "mostrare" com'erano fatti i vari personaggi, ed invece ti sei saggiamente limitata ai pochi dettagli essenziali al racconto, davvero una lettura fantastica  

Re: [Lab3] Il lato oscuro

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aladicorvo ha scritto: erede delle caseificio
unica segnalazione, una svista.

Cara @aladicorvo, sapevo già che sarebbe stato un piacere leggerti! Non ti sei smentita.
Stavolta con un bel giallo, con qualche tocco licenzioso-lascivo. Si arriva al primo delitto: impunito. Forse potevi mostrarci un po' meglio
il soggetto della vittima. 
Si arriva al secondo delitto: impunito. Ma la vittima meritava di essere messa in grado di non nuocere. Definitivamente.
Questo il messaggio del racconto.
La tua bravura emerge nella narrazione, nelle battute e nel dipanarsi delle situazioni.
Non è che tu abbia fatto tanto "Show don't tell" secondo me. E i mutamenti te li ho visti fare in qualsiasi tuo racconto.
Ma questo testo è un piccolo, prezioso cammeo su una strada diversa che può prendere la macchina della giustizia, seguendo, con i fari dei "perché" il lato oscuro che può adombrare chiunque.

I miei complimenti a prescindere. Brava!  (y)  
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab3] Il lato oscuro

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aladicorvo ha scritto: Nel 1958, a Porto Gaiano, Maddalena Cornicioni faceva la puttana in un appartamentino al terzo piano, nascosto tra le stradine del quartiere Sant'Elmo.
Alta e mora, con un che di altero nello sguardo, s'era guadagnata una certa notorietà per via dell'Esitation, pratica dettata da una specie di prudenza faringea che la induceva a procrastinare la conclusione ed emettere sibili modulati, da cui era nata la leggenda che facesse i pompini cantando.
Smise per andarsene con Antonio, che aveva il gregge di capre più grosso della zona. E quando questi l’abbandonò per Lucia Malanimi, erede delle caseificio omonimo, lei si comprò un vestitino scollato, si arricciò i capelli e si fece rivedere in giro.
Ciao @aladicorvo
comincio col dirti che l'incipit è sì, raccontato, ma questa cosa mi piace perché credo che la tecnica dello "show, don't tell" vada sapientemente modula, e integrata, con qualche opportuna informazione che regga i fili della trama. Il tuo poi, è un incipit che parte subito forte, complimenti!
aladicorvo ha scritto: «E certo! Sangue marcio.
Geniale quel sangue marcio, mi arriva tutto! 
aladicorvo ha scritto: «Chi è che comanda qui?» ringhiò.
Efficace "immagine"!
aladicorvo ha scritto: «Signorina, prego. Non mi sono mai sposata e lo sa perché, eh? Perché chi ha il senso della famiglia, si sacrifica! E resta ad accudire la madre. Malata sì, ma trattata come una regina. Io sola! Che se aspettavo mia sorella…Ah!»
Credo tu sappia che questo è "show"! Puro e bellissimo "show", e nel caso non lo sapessi e l'avessi scritto soltanto mossa dall'istinto, te lo dico io, che non sono un'esperta di tutte queste tecniche, certo, ma divoro libri e scrittura come un'ossessa, e quindi conta!  :lol:
aladicorvo ha scritto: «Vieni, ti porto a casa» disse il commissario Macchia aprendo la cella.
Arrivarono fino al portone senza parlare.
«Perché lo hai fatto?» chiese lei.
«Fatto cosa? Io non ho fatto proprio niente».
Maddalena gli accarezzò i baffi con la punta delle dita.
«Ti stanno bene» disse e scese dall'auto.
Aprì il portone, si voltò «Commissario, qui ci passa un sacco di gente. Casomai ti servisse qualcosa... Sì insomma, ricordatelo».
«E tu fai la brava».
Mise in moto e ripartì.
Non ho molti appunti da farti sul corpo centrale del tuo racconto perché non trovo sbavature o passaggi controversi, scegli di mostrare  esclusivamente affidandoti ai dialoghi, molto efficaci e ben costruiti, riuscendo così a dipingere le personalità dei personaggi, che arrivano chiari al lettore, quasi che possa vederli recitare sulla scena di un film. Ho riportato soltanto il finale perché è significativo e prelude, forse, a qualcosa di "nuovo" e inaspettato tra il commissario e Maddalena?  :arrossire:
Sarò sincera però: non ho ben afferrato il tema del mutamento, e credo che esserti concentrata molto sui dialoghi sia stata un'arma a doppio taglio: efficacissimi da un lato, ma limitanti dall'altro, perché è come se avessero in qualche modo "ingabbiato" il racconto privandolo delle parti mostrate attraverso le pure sensazioni dei personaggi, o dei loro stati d'animo per esempio. Provare a mostrare anche il pathos, e attraverso esso il mutamento, avrebbe reso giustizia a un brano scritto molto bene per il quale ti rinnovo i complimenti. 
Un bell'esercizio riuscito quasi per intero.
Grazie per aver scritto! <3

Re: [Lab3] Il lato oscuro

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aladicorvo ha scritto: Nel 1958, a Porto Gaiano, Maddalena Cornicioni faceva la puttana in un appartamentino al terzo piano, nascosto tra le stradine del quartiere Sant'Elmo.
Incipit col botto!
Non è mostrato, ma raccontato, come molte parti del racconto. A dimostrazione forse che non è possibile affidarsi al solo show, soprattutto quando è presente una trama da racconto giallo come in questo caso.
aladicorvo ha scritto: Alta e mora, con un che di altero nello sguardo, s'era guadagnata una certa notorietà per via dell'Esitation, pratica dettata da una specie di prudenza faringea che la induceva a procrastinare la conclusione ed emettere sibili modulati, da cui era nata la leggenda che facesse i pompini cantando.
Anche qui è raccontato. Ma questa informazione è essenziale nello svolgimento della trama, oltre a dare il tono a tutto il racconto in cui le pratiche sessuali creano un mix irresistibile di comicità e tragedia.
aladicorvo ha scritto: Smise per andarsene con Antonio, che aveva il gregge di capre più grosso della zona. E quando questi l’abbandonò per Lucia Malanimi, erede delle caseificio omonimo, lei si comprò un vestitino scollato, si arricciò i capelli e si fece rivedere in giro.
Maddalena era tornata.
Qui sarà anche a tell, ma un tell molto visivo, immersivo.
Potrei andare avanti con osservazioni simili lungo tutto il racconto ma ti dirò, non sarà un esercizio esemplare di show don't tell e forse anche la tematica del mutamento non è centrale, ma è sicuramente un gran bel racconto. Si apprezza la tua verve, la padronanza delle immagini, i dialoghi ai limiti della perfezione, nonché una storia che intriga e che si legge d'un fiato. 
Insomma sei sempre bravissima!

Re: [Lab3] Il lato oscuro

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aladicorvo ha scritto: Alta e mora, con un che di altero nello sguardo, s'era guadagnata una certa notorietà per via dell'Esitation, pratica dettata da una specie di prudenza faringea che la induceva a procrastinare la conclusione ed emettere sibili modulati, da cui era nata la leggenda che facesse i pompini cantando.
Ehilà Aladicorvo! Ha una bella atmosfera il tuo racconto, devo dire...
Pur raccontando di fatti drammatici, sei riuscito/a a farmi sorridere. Questo incipit poi, è davvero una piccola perla. Una "puttana che fa i pompini cantando" è una delle migliori introduzioni di personaggio che abbia mai letto. Di sicuro la migliore di questo Lab. Complimenti!
aladicorvo ha scritto: Lucia Malanimi urlò per tre giorni, al funerale ebbe un malore, poi si dette pace e un mese dopo sposò il cognato.
Altro riassunto efficacissimo, capace di strapparmi un sorriso anche qui. 
aladicorvo ha scritto: Finché un giorno Assunta Spinelli si presentò in commissariato.
«Mio marito!»
«Suo marito, cosa?» disse il commissario Macchia.
«Oh, insomma! Passino le macchie di sangue sulla camicia, che ci vuole la mano di dio a levarle, ma sono quattro giorni che quel bastardo non si fa sentire».
«Aspetti, ha detto sangue sulla camicia?»
«Ma sì, per via di quella roba che va a fare dalla puttana, come si chiama? Il sadomaso, ecco. Che poi, fosse per me, gli farei pure l'abbonamento, così almeno si sfoga e poi mi lascia in pace».
Ok, anche qui devo ammettere che ho riso molto. Tra la descrizione di Lucia Malanimi, che fa la scenata per tre giorni dopo la morte del marito, e poi si risposa dopo appena un mese, e questa moglie che, con orgoglio, ci tiene a fare sapere che non le importa minimamente se il marito va a prostitute, anzi meglio così la lascia in pace...sai che hai fatto una descrizione impeccabile della mentalità bigotta, un po' ipocrita ma per certi versi anche verace e molto pratica (tanto in paese le cose si sanno, ci sono solo segreti di Pulcinella) di quell'epoca?

Per quanto riguarda la frase qui sotto, invece non so...non ho mai sentito parlare di "casa di giochi". Non so se sia il termine corretto. Magari bisca, sarebbe più appropriato. 
aladicorvo ha scritto: la casa giochi sulla statale
aladicorvo ha scritto: «Chi è che comanda qui?» ringhiò.
Seduta sul bordo della sedia, si sporgeva sulla scrivania del commissario quasi volesse montarci sopra.
«Cosa la porta qui, signora?» fece quello.
«Signorina, prego. Non mi sono mai sposata e lo sa perché, eh? Perché chi ha il senso della famiglia, si sacrifica! E resta ad accudire la madre. Malata sì, ma trattata come una regina. Io sola! Che se aspettavo mia sorella…Ah!»
"Chi è che comanda qui?" Ammazza, una "Karen" in piena regola! Una frase e già abbiamo capito che tipo sia. Ottimo! Oltretutto hai saputo anche fare capire da subito il racconto che la donna prova nei confronti della sorella, e il suo essere giudicante al limite dell'acidità, tutto in poche battute di dialogo. 
aladicorvo ha scritto: «Sono calmissima! Se solo faceste il vostro lavoro, che un’onesta cittadina non dovrebbe venire fin qui a dirvi che l’arma del delitto se ne sta lì a marcire!»
Anche qui, si conferma una "Karen" fatta e finita.
aladicorvo ha scritto: L'ispettore Macchia continuava a fissarla.
Ispettore? Non era un commissario dei carabinieri? Gli ispettori stanno in Polizia.
aladicorvo ha scritto: Gerolamo Spinelli risultò ucciso per debiti di gioco, come da fiches ritrovate nel palmo della mano destra. Ci fu una retata al Blackjack, un mucchio di bella gente venne portata dentro e il locale chiuso a tempo indeterminato.
Per l'epoca in cui hai ambientato il raccont, e per come hai saputo descrivere bene la mentalità del paesino di provincia, mi hai ricordato un po' Andrea Vitali. Però il tuo commissario, con questo forte senso della giustizia tutto suo, mi ha fatto venire in mente anche un po' il mitico Montalbano.
Insomma, la trama non è delle più originali, ma è talmente ben svolta che regala una lettura piacevole. Oltretutto hai fatto benissimo a non creare nessun mistero e a scegliere di raccontare un "caso" che viene subito risolto con una semplice intuizione. Il numero limitato di battute di battute di questo Lab non permetteva di creare un giallo intricato e convincente. Spero di rileggerti magari in un racconto un po' più lungo, perché si vede che questo è un genere che padroneggi bene.

Re: [Lab3] Il lato oscuro

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@aladicorvo  
Com'è difficile commentare un racconto ch mi é sceso come un gelato al cioccolato.
Mi é piaciuto tutto: l'incipit, la trama, la descrizione delle prestazioni, la solidarietá fra donne, la proverbiale onestá delle puttane e anche la sorella gelosa.
La bellezza di questo racconto non sta tanto nella trama, che di per sé non é una grande novitá, ma nell'esposizione, nella caratterizzazione dei personaggi, nella descrizione dei sentimenti attraverso atteggiamenti azzeccati.
Quindi per non sbrodolare oltre, la finisco qui.

Complimenti!

Re: [Lab3] Il lato oscuro

10
aladicorvo ha scritto: erede delle caseificio omonimo
Refuso

aladicorvo ha scritto: E quello che Teresa aveva visto, non era accaduto il giorno del delitto, ma quello prima. Quando le due donne si erano parlate. E si erano fatte una promessa.
L'aveva capito.
Questa è l'unica frase che mi è risultata poco chiara. Alla fine sì, ma sono dovuto tornare indietro, perché alla prima lettura non mi era chiaro chi avesse fatto cosa. Espliciterei, anche a costo di risultare pedante, per rendere il tutto chiaro:
E quello che Teresa aveva visto non era accaduto il giorno del delitto, ma quello prima. Quando Assunta e Maddalena si erano parlate. E si erano fatte una promessa.
Il commissario l'aveva capito.

Comunque sono senza parole, sono completamente innamorato di questo racconto. Complimenti  :o
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