[LMI171] Ritrovarsi

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Terza traccia: La valigia

Il maresciallo Matteo Insinu scese dalla macchina togliendosi il berretto a fatica: dal caldo che faceva gli si era appiccicata intorno alla testa la fascia interna di cuoio alluda, madida di sudore.
Al bando le formalità, buttò il berretto sul sedile e l’appuntato Leandri lo imitò. Avevano comunicato via radio che delle persone avevano ritrovato sulla riva del fiume, proprio alla periferia della sua stazione, una valigia con dentro uno scheletro. C’era già un discreto numero di persone su quella riva sabbiosa e arida che un tempo era tutto il Po, ma che per la siccità si era talmente ritirato da scoprire più avanti un piccolo isolotto macchiato di arbusti e canne. Subito oltre c’era la riva lombarda, a sinistra un ponte ferroviario e l’autostrada e alle loro spalle un enorme macchinario abbandonato che un tempo imballava la paglia.
Quello che sembrava un medico, con mascherina e guanti, stava esaminando delle ossa che teneva in mano, estraendole da una massa nera disfatta che giaceva al suolo. Tutti gli altri lo guardavano in silenzio. Il maresciallo riconobbe il dottor Tulla e apparve contrariato: bisognava aspettare il magistrato di turno per rimuovere lo scheletro ad ogni modo e il dottore lo sapeva bene. Di sicuro si era trovato a passare per caso nella statale lungo la riva e qualcuno lo aveva informato del ritrovamento. Insinu non aveva molto in simpatia il dottore, con il quale in passato aveva avuto a che fare per ragioni di servizio. Era indeciso se far valere la sua autorità di pubblico ufficiale e allontanarlo, ma sapeva che il dottore gli avrebbe fatto pesare il fatto che anche lui era un pubblico ufficiale e superiore a lui. Non voleva avere scontri, tanto più che sapeva imminente la venuta del capitano, amico del dottore e amico del magistrato...
― È una donna ― sentenziò il dottore. ― Si devono fare ulteriori accertamenti, ma dalla larghezza dell’osso pelvico ne sono certo, anzi…  Una donna indubbiamente. E aveva partorito da non molto.
Qualcuno intorno ridacchiò, come a dire: e come fa a saperlo?
― Maresciallo, per piacere, allontani questa gente.
Insinu fece cenno con la mano come a dire cortesemente di scansarsi, aiutato dall’appuntato. Si chinò di fianco al dottore, davanti a una carcassa di valigia di plastica nera con dentro ossa ingarbugliate miste a pezzi di stoffa decomposta. Avvertì un odore che lo fece impallidire, il cuore aumentò i battiti, quasi gli mancò il fiato.
Il dottore lo guardò e disse con voce grave ― Maresciallo, si sente bene? Non è abituato… Se vuole...
― Non ci faccia caso. Intanto che aspettiamo il magistrato per rimuovere lo scheletro mi dica come aveva partorito.
Il dottore gli lanciò uno sguardo sorpreso.
― Come fa ad asserirlo, voglio dire.
― Perché qui, vede, la fessura vaginale è dilatata, in caso contrario avrebbe dovuto essere inferiore...
― È morta subito dopo il parto?
― Non posso dirlo sui due piedi. Faremo analisi.
― E qui, scusi, cosa c’è? ― Insinu indicò  un groviglio scuro intorno al collo e prese con delicatezza qualcosa di filaccioso svolgendolo delicatamente con un dito, posandolo a terra su un ciuffo di erba secca. Avanzi di stoffa scura con dei legamenti.
Venne un’altra macchina militare con autista, non si fermò sul ciglio della strada dove avevano parcheggiato gli altri ma scese fin quasi davanti a loro, con il rischio di insabbiarsi. Ne scese il capitano in alto spolvero con il pizzetto squadrato e aria totale, che si fece largo fino a chinarsi sulle ossa.
― Quindi? ― disse rivolto al maresciallo, come se la situazione fosse colpa sua.
― Quindi una donna morta dopo aver partorito.
Il capitano strabuzzò gli occhi. ― Riscontri?
Insinu gli indicò il dottore, che inarcò le sopracciglia continuando a esaminare le ossa, come a dire: dobbiamo vedere.
― E c’è una cosa particolare ― continuò il maresciallo.
Il dottore e il capitano guardarono Insinu mentre sollevava il groviglio marcio che aveva ripulito.
― Sono due pezzi quadrati di stoffa legati con un legaccio avanti e dietro… si vedono ancora le giunture e i legacci… ecco… vedete...
Il capitano guardò il dottore: ― Cos’è?
Il dottore sollevò le spalle dicendo ― Avanzi di stoffa...
― Penso sia uno scapolare ― disse il maresciallo.
Ci fu un attimo di silenzio. I presenti si guardarono in faccia, nessuno intervenne, il maresciallo continuò a pulire quella stoffa fradicia con il dito inguantato.
― Non si vede più bene, ma penso che con analisi dettagliate…
― Ma cos’è? ― disse spazientito il capitano.
― È una consacrazione, un voto. Si porta come lo scapolario dei frati; un’immagine della Madonna sul petto e un cuore, una croce o altro alle spalle...
― Una cosa religiosa? Quindi potrebbe essere una suora?
― Non è detto. Ma era molto religiosa. Chi porta lo scapolare con devozione per tutta la vita sa che alla morte non andrà all’inferno o al purgatorio, ma direttamente in paradiso.
― Tanto che ha fatto un figlio! ― disse qualcuno, coadiuvato da una risatina a bocca chiusa. Il maresciallo fissò per un attimo lo sguardo su chi aveva fatto quell’osservazione.

*****
Ci volle del tempo per tutte le analisi. Insinu ne fu informato come autorità investigativa di competenza e lesse con attenzione le carte nel suo ufficio. La donna era morta in un età fra i venti e i venticinque anni, aveva partorito recentemente e poteva essere deceduta in seguito a complicazioni naturali, ma viste le modalità del ritrovamento si era propensi a credere a un omicidio. Insinu chiamava omicidi anche gli assassinii delle donne e talvolta era venuto a diverbio con alcuni superiori per questa sua ostinata particolarità. Non si poteva arguire molto di più per poter identificare la donna, il periodo della morte risaliva a circa una cinquantina d’anni prima, agli inizi degli anni Settanta. Bisognava ora fare una ricerca di tutte le donne scomparse in zona in quell’epoca.
― Avevate ragione maresciallo: quella donna aveva uno scapolare ― disse l’appuntato Leandri leggendo le analisi. Quei quadrati di stoffa erano stati individuati come uno scapolare e c’era la riproduzione di un fac simile fra i reperti.
Insinu annuì senza rispondere. Era un tipo taciturno, ma un bravo sottufficiale, i suoi uomini della stazione lo avevano in simpatia.

*****
Il maresciallo non stonava dentro il piccolo convento nei pressi della Madonna del Carmelo. Si era recato apposta in città per parlare con frate Nicola, che conosceva da bambino.
Il frate era quasi sui novanta, ma ancora molto sveglio e attivo.
― Certo, certo che mi ricordo di te, Matteo. Eri uno degli alunni più bravi e hai scelto un bel mestiere. Bravo, bravo. Anche se io avrei preferito vederti frate.
― Ricordate, padre, la mia devozione per la Madonna fin da piccolo?
― Ricordo, ricordo. Quando ti portarono all’orfanotrofio avevi uno scapolare sotto le fasce… ― e nel dire queste parole il frate poggiò commosso la sua vecchia mano sul petto di Matteo.
― Lo porto ancora.
― Lo so. Non lo toglierai mai.
― Padre… I carmelitani possono avere un elenco delle persone che chiedono la consacrazione...
― Sì. Si dovrebbe fare dopo l’imposizione, non sempre si fa però, non è obbligatorio come il registro dei battesimi.
― Padre, devo vedere questi documenti in archivio. Sto facendo ricerche su una donna, su uno scheletro che hanno trovato nel Po, risale agli anni Settanta. Aveva uno scapolare.
― L’ho letto sul giornale. Vuoi risalire al nome?
― Sì. Ho qui le carte delle analisi dello scapolare, hanno esperti di tutto da noi. Hanno riprodotto una stampa di come pensano dovesse essere…
― Senza vedere la foto so già una cosa…
― Ditemi padre.
Frate Nicola divenne serio e al contempo dolcissimo.
― A quei tempi c’era ancora devozione e molti fedeli chiedevano la consacrazione. Anche donne per i loro bambini. Io ho una buona memoria.
― Io devo saperlo.

*****
Il maresciallo fermò l’auto di servizio davanti alla villa con giardino e suonò il campanello.
― Sì, è la casa del generale Batrelli. ― disse l’uomo in giacca, cravatta e pastore tedesco dall’altro lato del cancello.
― Devo notificare un atto al signor generale.
― Di che si tratta?
― Devo conferire personalmente.
L’uomo sembrava avere dei dubbi. Guardava il maresciallo, la sua uniforme, l’auto regolamentare con autista ferma in strada.
― Ho telefonato al signor generale stamane dal comando di stazione. Chieda.
Il maresciallo entrò in casa e fu portato nell’ufficio del generale che nonostante fosse ormai in pensione da molti anni aveva conservato in tutto e per tutto il suo atteggiamento e cipiglio militare.
Insinu battè i tacchi e portò la mano alla visiera per salutare.
― Bene, bene. Cosa dovete comunicarmi di così urgente maresciallo? Dal Ministero immagino.
― No signor generale. Un semplice accertamento.
― Si accomodi.
― Resterò in piedi, se permette.
― Permetto. Cosa c’è da accertare?
― Le risulta di avere avuto al suo servizio come domestica, negli anni dal 1969 al 1971 una donna di nome Manuela Satrinelli?
― Ah! Quegli sì che erano begli anni!
― Le risulta?
Il generale si mise a pensare, giocherellando con una statuetta d’avorio sopra il suo scrittoio di pelle. Scosse la testa.
― Non mi pare. La mia famiglia ha avuto innumerevoli donne di servizio e poi io ero sempre fuori, ho avuto ben trenta trasferimenti durante la mia onorata carriera...
― Questa donna rimase incinta. All’epoca aveva venticinque anni. Sparì dalla circolazione. Non se ne seppe più nulla.
― Cosa vuole che ne sappia io di cameriere incinte?
― Risultano contributi pagati da lei per due anni a nome di questa donna.
― Sicuramente sarà così. Faceva tutto l’amministratore. Sono sempre stato ligio alle leggi anche con i sottoposti… Ma lei cosa vuole...
― Questa donna partorì un figlio che le fu sottratto e che fu accolto nell’orfanotrofio della città gestito dai carmelitani. Di lei non si seppe più nulla fino a qualche tempo fa. È stato ritrovato il suo scheletro in una valigia affiorata con la secca del Po.
― E con questo cosa sta insinuando? A che titolo di eventuali indagini mi sta facendo queste domande? Sarebbe dovuto venire un mio pari grado! Mi basta alzare il telefono per rovinarla per sempre, anzi: la rovino.
Il generale sollevò la cornetta di un elegante telefono.
― Dica anche, a chi deve rovinarmi, che sulla donna è stato eseguito l’esame del DNA che coincide con quello del figlio e che coinciderà con quello del padre.
― E chi sarebbe il figlio?
― Sono io, signor generale.

*****
― La sua procedura è stata molto insolita ― disse il capitano
― Non dovrebbe essere insolito voler dare sepoltura ai morti ― rispose il maresciallo Insinu.
Il capitano esaminava le carte con attenzione, sollevando ogni tanto lo sguardo sul suo sottufficiale.
― Mi riferivo anche a come ha rovinato il generale… Avrebbe dovuto informarmi che il DNA della donna corrispondeva al suo e a quanto pare… corrisponde a quello del generale...
― In effetti avevo dei dubbi. Volevo solo certezze.
― Mi pare che le abbia avute.
― Non ero sicuro di riuscire. Appena ne sono stato certo l’ho informata, signor capitano.
― Certo. Mi ha informato, per quanto la procedura… Ma considerando il suo coinvolgimento, ecco mi dispiace... Per tutto. Purtroppo queste cose succedono.
― È successo infatti. Posso andare per adesso, signor capitano?
― Certo. Volevo solo dirle…
Il capitano si alzò in piedi e gli tese la mano.

*****
Matteo si recò al cimitero della città di buon mattino. Si fermò davanti a un loculo con la lapide bianca, e l’immagine della Madonna. Un semplice nome, Manuela Satrinelli una data di nascita e una data di morte. La data della sua morte era la data di nascita di Matteo.
― Alla fine ti ho trovata, mamma ― disse Matteo a bassa voce, come parlando a una persona appena addormentata.
― Ti ho cercata per tutta la vita. Ho capito che eri tu sentendo il tuo odore in quel posto orribile dove ti avevano buttata… Quell’odore che un figlio non può dimenticare, anche se lo ha sentito solo alla nascita e poi mai più. È sempre stato dentro di me, mamma. Volevo uccidere l’uomo che ti aveva uccisa. Ma mentre stavo prendendo la pistola ho sentito la stoffa dello scapolare sul mio petto che sembrava bruciare di dolore. Quello scapolare che mi avevi messo appena nato, uguale al tuo mamma. Non potevo uccidere, non potevo fare peccato mortale, so che non avresti voluto dal paradiso dove sei. Ci penserà la giustizia degli uomini e poi quella di Dio. Ora so con certezza che tu e io abbiamo cominciato ad avvicinarci e che un giorno ti rivedrò. Ti voglio bene, mamma.
Matteo sollevò la testa al cielo, gli occhi pieni di lacrime.
In quel momento il sole sembrò illuminarlo più di ogni altra cosa intorno.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [LMI171] Ritrovarsi

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I tuoi racconti in divisa sono così affascinanti.
Ho trovato questa storia così tenera e drammatica. Una squallida storia d'altri tempi, su uomini arroganti e donne sfruttate.
Mi é piaciuto molto lo svolgersi della vicenda. Un ritmo calmo, quasi cauto, da persona riservata priva di grandi dimostrazioni di entusiasmo, proprio come il protagonista, che in maniera discreta, ma impietosa, pareggia i conti per sua madre.
Proprio bella.

Re: [LMI171] Ritrovarsi

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Grazie @Almissima 
In effetti io abuso un po' troppo della mia conoscenza sulle divise... ma in questa storia mi è sembrata abbastanza funzionale, perché solo chi è preposto a fare delle indagini ha facile accesso a tutti i dati e informazioni senza fare troppi giri, senza avere troppe conoscenze: è il suo lavoro.
Certo, poteva anche farlo un giornalista d'inchiesta, forse anche uno scrittore... addirittura un commissario... ma preferisco persone semplici.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [LMI171] Ritrovarsi

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Bravo, @Alberto Tosciri    :)

Hai declinato la traccia della valigia col cadavere di cinquant'anni prima, che, alla luce del DNA, può rivelare chi è e di chi è madre.
Notizie funzionali per il maresciallo che indaga su questa morte e scopre l'assassino della madre sconosciuta.
Bel noir, narrato dalla tua penna magnetica.
Alberto Tosciri ha scritto:
Matteo sollevò la testa al cielo, gli occhi pieni di lacrime.
In quel momento il sole sembrò illuminarlo più di ogni altra cosa intorno.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [LMI171] Ritrovarsi

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@Alberto Tosciri ciao. Sì! Sì! Mi ha proprio preso la trama.. L'unica cosa che non ritorna è che, come ben tu sai, un carabiniere, figurati un generale, avrà girato mille posti prima di diventare un maresciallo. Quello che non può ritornare è che la storia è ambientata senza soluzione di continuità in un unico contesto spazio tempo. Insomma, nascere e crescere e fare una carriera lavorativa per ritrovarsi nello stesso luogo non è da militari. Questo te lo faccio notare perché è una crepa, che al lettore che ama che tutto ritorni, anche nei particolari, colpisce subito. Per il resto, come dicevo prima, è un bel racconto che mi ha preso.
Ciao Alberto. A si biri.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [LMI171] Ritrovarsi

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Grazie @Poeta Zaza  :)

Ciao @bestseller2020  :)
Se noti il generale è ora in pensione e dice che ha avuto una trentina di trasferimenti nella sua... onorata carriera. Ora  vive a casa sua.
Per il carabiniere certo che hai ragione... ma la storia è  anche ambientata ai giorni nostri. Avresti ragione fino a circa gli anni Settanta Ottanta, nel senso che fino ad allora non potevano prestare servizio se non erano distanti dai luoghi di origine minimo novanta chilometri. Poi la distanza diminuì a sessanta, poi a trenta chilometri. Oggi vedo carabinieri del mio paese che prestano servizio a dieci, venti chilometri da dove sono nati, certo non subito appena usciti dalla scuola, magari ci mettono qualche anno ad avvicinarsi, ma i regolamenti sono molto cambiati.
Come anche che prima per sposarsi un carabiniere doveva avere trenta anni. Infatti mio padre si sposò a quell'età. Ora non so che regole abbiano sul matrimonio.
Per cui questo maresciallo di pura invenzione poteva essere nato in città o in un paesino limitrofo alla città (avevo in mente un paesino del circondario di Piacenza, dove non sono mai stato, ho individuato  su Google Maps un punto perfetto in periferia sulla riva del Po che poi ho descritto...)  e ignorando il luogo di nascita, essendo abbandonato, poteva risultare la città o eventualmente un paese del circondario. Nella mia mente era stato accolto in un ipotetico orfanotrofio  con la vicinanza di un convento carmelitano, ci era rimasto fino  ai diciotto anni, si era arruolato, aveva girovagato un po' per qualche regione e poi, considerando di appartenere al luogo dove era cresciuto,  dove ufficialmente risultava nato, vi era tornato con le regole attuali delle distanze di servizio.
Ma queste cose, come diceva Hemingway parlando della teoria dell'iceberg... le sapevo solo io e ti giuro che mi sarebbe piaciuto spiegarle con lo show don't tell... ma sai a descrivere in maniera civile quanti caratteri ci mettevo? Sarebbe stato un bello spiegone però...
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [LMI171] Ritrovarsi

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Ciao @Alberto Tosciri che dire, mi è sembrato di sentire Lucarelli che descrive uno dei casi di Blu notte. Una storia di provincia e di altri tempi come solo tu riesci a descrivere con particolare sensibilità. Molto affascinante il dettaglio dello scapolare (un'altra cosa che imparo dalla tua penna).
Bella storia gialla con un buon crescendo fino alla fine.
Forse il finale, ma entriamo nel gusto personale, è molto teatrale e appassionato. Già la storia lo è e se fosse stato semplice e distaccato non mi sarebbe dispiaciuto. Ma mi sembra anche il tuo "marchio", per cui va benissimo così.
Ho apprezzato, grazie.
Alla prossima

Re: [LMI171] Ritrovarsi

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Ciao @Kasimiro  e grazie del tuo apprezzamento, che fa piacere.
Sì... molto spesso, quasi sempre, mi si riconosce dai miei soliti temi... numerose varianti sul tema dico io...  Sono bravo e capace di girarci intorno ma alla fine,  gira che ti rigira, è sempre il solito tema, e l'unico argomento che per me sarebbe meritevole e degno di trattazione e dedizione  completa,  il tema che prediligo davvero, sul quale talvolta mi sono addentrato, lo trascuro.  Per questo motivo in fondo, anche se non merito, in quasi tutto quello che scrivo sono riconoscibile, perché pur scrivendo di un argomento, uno qualsiasi, il vero scenario di sottofondo che ho in mente è sempre un altro. È una bella fatica scrivere in queste condizioni, non riuscirò mai a cammuffarmi,  temo però che possa risultare stancante.
Penso sia ora che mi prenda una pausa... 
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
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