se scende l'odio

1
commento 1

commento 2


In quella parte della città la notte è sempre un po’ più dura. Allunga i suoi tentacoli, fino all’ultimo secondo utile, sui palazzi tirati su negli anni Sessanta da palazzinari decisi a dare un volto moderno alle rive baciate dal mare e a smaltire quanto più cemento possibile; si estende sull’unico grattacielo cittadino, dalla cui sommità infilzata di antenne si può scorgere l’alba in anticipo rispetto a chi osserva l’orizzonte dalle strade del centro storico, soprattutto in inverno, quando il sole seguendo la traiettoria giornaliera smaltisce il suo pallore solo dopo aver superato il Carso, e dunque sembra sorgere direttamente dalle viscere urbane e dai palazzi ottocenteschi, per poi smaltire ciò che resta della notte nel cielo agonizzante e rosso sopra la vecchia ferriera. Da lassù, vedere il mare o le montagne lontane è la stessa cosa.
Poco distante da lì un pazzo senza nome ha tentato il suicidio stendendosi sull’asfalto bagnato di una notte piovosa. Di lui avrebbero detto che era pieno di debiti, o che era scappato dal manicomio, o che aveva bevuto troppo, ma quello era un uomo sostanzialmente solo, così nessuno ha detto niente.
Poi il cielo si è rasserenato.
Tutto quel cielo striato di grigio si perde nel tentativo di abbellire poggioli in vetro e cemento con piante grasse e addobbi floreali. Giù in strada l’ombra del grattacielo fa da meridiana e poveri coloro i quali hanno acquistato casa di fronte a quell’enorme dito medio perennemente sollevato contro l’orizzonte.
Proprio all’ombra di quel grattacielo hanno trovato il corpo senza vita di una donna bionda, con i capelli ricci e il rossetto sbavato sulla guancia. La donna è morta di una morte non violenta. Indossava una pelliccia slavata, un’imitazione di pelliccia. Un capo da poco, così hanno scritto i giornali. La donna è morta di freddo. I suoi pochi conoscenti la chiamavano La Sporca, anche se, rispetto alla maggior parte dei senza tetto in cui puoi imbatterti nei gangli della stazione dei treni, La Sporca era una regina di pulizia e bellezza. Quando l’hanno trovata, hanno detto che è morta assiderata. Il rossetto copriva il viola delle labbra. Hanno coperto il suo corpo con un telo grigio, poi hanno atteso che la venissero a prendere.
Proseguendo lungo la strada e costeggiando il mare ci si imbatte in tanti alberelli spogli, piantati lì più per coprire il porto e le sue brutture, le gru e i montacarichi incombenti sul mare e le navi merci, che per dare un polmone verde a quella sezione catastale, e quegli alberelli privi di foglie ricordano tante persone spogliate di tutto, gente in attesa di salpare per una meta migliore, emigranti con in mano valigie vuote.
Lì ci è morto un ragazzo che si prostituiva. Nessuno conosceva il suo vero nome. Tutti, per così dire, lo chiamavano Jimmy. Era un grande ragazzo di colore, che di giorno faceva l’ambulante e di notte si vendeva per poco. Stava simpatico a molti, ma è morto lo stesso. La sua è stata una morte violenta. Un camion ha travolto il corpo muscoloso, definito, di Jimmy, mentre Jimmy stava attraversando la strada. Che è un modo assurdo per dire che la notte si è portata via Jimmy per sempre.
Proseguendo. Palazzi soffocanti con vetrate dipinte di azzurro e loghi di importanti compagnie assicurative teutoniche, piscine al cui interno bambini imparano a nuotare, a sconfiggere la paura. In quel quartiere è scomparsa una vecchia gattara. Che brutto modo di descrivere in poche parole una persona che ha immolato la sua vita al benessere di altri esseri viventi. La gattara. Così era nota, la vecchia. Capelli grigi, unti. Più che capelli, ciuffi unti, spioventi sul cranio. Un giorno c’era, il giorno dopo non c’era più. Viveva in una casa messa a disposizione dall’Ater. Non aveva figli, o parenti prossimi. Con lei, sono spariti i suoi otto gatti. Le ciotole dei gatti, però, sono rimaste dov’erano: una accanto all’altra, ai piedi del mobile della cucina. 
Proseguendo si raggiungono tramonti meccanici. A quelle latitudini la luce riflette sul mare e rimbalza sulle salite scoscese che connettono la parte vecchia della città con le promesse della moderna epopea immobiliare; ci sono case abitate da famiglie senza radici che si accontentano di soffrire ed espiare nel quotidiano prima di godere del silenzio dei cieli, come insegnato loro da avi giunti lì da chissà dove. Qui muore qualcuno ogni giorno, e muore in silenzio.
Proseguendo. In questa parte della città il panorama è una coltre pesante grigio-biancastra e i lampioni visti dalle finestre appannate ricordano le aureole dei santi, anche in autunno, quando il viale è coperto di foglie marce, che donano alla strada il colore della ruggine, e l’aria ha lo stesso odore dei vecchi frigoriferi abbandonati in certi bar sequestrati dall’autorità pubblica, che quando apri lo sportello ti chiedi se non sarebbe il caso di chiamare un esorcista. La settimana scorsa, in uno di quei bar è avvenuta una colluttazione. Alcuni uomini con i capelli grigi e i baffi hanno cominciato a tirarsi bottiglie di birra, finché uno di loro ha ribaltato il tavolo in plastica e si è alzato, e ha afferrato la sedia in plastica su cui, fino a poco prima, era seduto, e l’ha lanciata contro gli uomini che erano con lui. Poi ha fatto uno scatto sulla destra, i suoi mocassini sull’asfalto hanno prodotto scintille. È scattato a destra e poi a sinistra, come una macchia di fumo. L’uomo indossava una maglietta di un gruppo Metal slavo. Gli uomini che erano con lui l’hanno inseguito e l’hanno preso. Non è stato un bello spettacolo. Un uomo preso a calci non lo è mai. Eppure per qualcuno è stato uno spettacolo necessario.
Proseguendo. Nelle mattinate più ventose l’aria ondeggia disperdendo i fumi carichi di benzopirene esalati dalla ferriera, creando strani effetti luminosi. Alcuni, tra gli abitanti della zona, giurano di vederci volti umani, tra quei fumi, qualcun altro parla di visioni mistiche e di UFO. La ferriera ricorda una città apocalittica partorita dalla mente di uno scrittore di fantascienza, in cui non esistono giorni perfettamente limpidi e il grigio predomina sul mare. I fumi trasportano polveri sottili ovunque e la bora è una di quelle benedizioni contro cui si alzano le voci degli ottusi dalla notte dei tempi a oggi. In certi giorni passati, prima della chiusura degli alti forni, le polveri accumulate sulle vecchie auto abbandonate a bordo delle strade che avvolgono le case popolari facevano pensare alle conseguenze di una tempesta nel deserto, o a un olocausto nucleare. Le case popolari sono una colata di cemento sfuggita direttamente dalle mani di Dio e poi modellata da artisti ciechi. I cartelli stradali, lì, sono quasi tutti scrostati. La superficie di certi cartelli stradali sono crivellate di fori che fanno pensare a pallottole, o a una forma di formaggio su cui si sia abbattuta un’orda di vermi.
È lì che quel minorenne ha accoltellato il ragazzo più grande, reo confesso di essere andato a letto con la donna sbagliata. È successo lì, almeno nelle intenzioni, anche se i telegiornali hanno parlato di una camera d’albergo. La camera d’albergo fa più notizia. La verità non fa notizia. Il coltello sporco di sangue non è mai stato rinvenuto. Il minorenne l’ha lanciato tra i detriti della ferriera, il coltello ha compiuto la sua parabola, prima di scomparire nella notte.
Proseguendo. Le stradine in asfalto crepato avvolgono le case popolari in spire soffocanti, e vista dall’alto quella porzione di periferia fa pensare al parto di una civiltà rurale priva di capacità geometriche. Per via di qualche effetto strano talvolta il rumore della bora ricorda un temporale o un’esplosione o uno sparo di arma da fuoco, o anche un grosso cane che abbaia.
Il sole è ancora forte, su nel cielo. Qui vivono persone la cui pelle è stata inesorabilmente condannata dalla troppa esposizione alla luce solare, la cui abbronzatura perpetua è ora una condanna. Non c’è tempo, non ci sono soldi per un dottore, anche se il sistema sanitario nazionale è pagato dallo Stato. Qui è la storia di un ragazzino nato con una grave deformazione, indiagnosticabile. Il ragazzino, lui lo chiamano Stampella, ma non perché usi una stampella per trascinarsi per le vie scorticate dai fumi tossici. Il ragazzino ha iniziato a prendersela con le persone sbagliate; la sua famiglia è in apprensione. La sua famiglia, brava gente, teme il giorno in cui Stampella non farà ritorno a casa.
Un soffio di vento trasporta odore di mare. E poi in quella zona non è tutto da buttare. I tramonti rappresentano uno spettacolo indescrivibile, l’acqua intorbidita dagli scarichi, man mano che si fa buio, diventa un tutt’uno con il cielo, e quando il sole viene inghiottito dal mare e cala la notte sembra ci sia un unico cielo enorme, per metà coperto di stelle e per metà pura e semplice volta celeste. Dall’alto, il buio è totale e profondissimo e anche la città sembra avvolgersi in una pace rinnovata.
Chiedete di Eric. Chiedete di Michael. Chiedete di Giovanna. Chiedete pure.
Ci sono certi spiazzi di asfalto su cui qualche anima pia ha piantato canestri o ha costruito porte da calcio, e adesso i ragazzini frequentano quei campi improvvisati con la gioia nel cuore, come se calcassero gli stadi più importanti d’Italia. Tirano, segnano, alzano le braccia al cielo. Anche se non parlano italiano. Poche cose riempiono il cuore come la possibilità di condividere pomeriggi di spensieratezza. Ginocchia sbucciate, denti scheggiati, pisciare sangue, bere una Coca Cola. Ci sono ragazzine biondissime che si esercitano  in balletti ritmici. Una di loro finirà male. È solo questione di quando.
E ancora. Ricordi si fondono con il presente. Cancelli aperti che oscillano al passare del vento e famiglie che d’estate piazzano sulla strada tavoli e sedie di plastica e mangiano piatti di pasta fumanti, tutti assieme, tre generazioni strette in pochi metri quadrati. Guardali, una manifestazione di gioia. Ma quando bevono troppo poi si chiudono in casa e volano schiaffi, e gli schiaffi non sono nemmeno il peggio che possa capitare. Gli schiaffi sono negoziati; tutto precipita quando gli effetti del vino iniziano a sfumare e cala la notte.
E ancora: chiese, edicole, strisce pedonali, piccoli negozi di quartiere e panifici, il profumo del pane fresco. Si sentono certi strilli di madre che hanno le intonazioni delle madri di ogni dove. Strilli da farti venire voglia di scappare più veloce che puoi. Solo che non puoi.
Ormai ci siamo. In quello scorcio di città, l’aria ti spruzza negli occhi frammenti di vetro microscopici provenienti da altre dimensioni o da qualche bottiglia frammentata. Ma è come essere a casa, o quasi.

Re: se scende l'odio

3
Ciao, @m.q.s., che piacere ritrovarti. 
Mi è piaciuto molto il tuo racconto: parli di temi che mi interessano da sempre e lo fai con la tua capacità introspettiva, il tuo senso di giustizia e la tua grande sensibilità.
m.q.s. ha scritto: sab gen 29, 2022 3:55 pmquando il sole seguendo la traiettoria giornaliera
Dopo "quando" e dopo "giornaliera" ci andrebbero le virgole, ad abbracciare l'inciso. È l'unico minuscolo neo nell'ottima punteggiatura di questo incipit bello e articolato.
m.q.s. ha scritto: sab gen 29, 2022 3:55 pmsmaltisce
Anche poco sopra, in relazione al cemento, usi il verbo "smaltire": mi è balzato all'occhio, forse perché non è un verbo di utilizzo comune. Opterei per un sinonimo, soprattutto per il fatto che viene ripetuto poco oltre:
m.q.s. ha scritto: sab gen 29, 2022 3:55 pmper poi smaltire ciò che resta
m.q.s. ha scritto: sab gen 29, 2022 3:55 pmDa lassù, vedere il mare o le montagne lontane è la stessa cosa.
L'incipit sontuoso si conclude con un'affermazione che può significare molto più di quello che dice, soprattutto se messa in connessione con la durezza della frase iniziale.
m.q.s. ha scritto: sab gen 29, 2022 3:55 pmDi lui avrebbero detto che era pieno di debiti, o che era scappato dal manicomio, o che aveva bevuto troppo, ma quello era un uomo sostanzialmente solo, così nessuno ha detto niente. 
Ho compreso bene cosa intendi. Mi permetto però di suggerire una formulazione che mi pare più efficace per la resa del contrasto, di amarissima ironia: "ma la verità è che quello era semplicemente un uomo solo, così nessuno ha detto niente".
m.q.s. ha scritto: sab gen 29, 2022 3:55 pmIndossava una pelliccia slavata, un’imitazione di pelliccia. Un capo da poco, così hanno scritto i giornali.
Per un oggetto come la pelliccia utilizzerei un aggettivo diverso da "slavato". Forse "scolorito", oppure "striminzito".
Interessante la sottolineatura della notizia fornita dai giornali, ulteriore passaggio nel processo di riduzione dell'uomo a cosa.
m.q.s. ha scritto: sab gen 29, 2022 3:55 pmquegli alberelli privi di foglie ricordano tante persone spogliate di tutto, gente in attesa di salpare per una meta migliore, emigranti con in mano valigie vuote.
Con questo paragone continui e intensifichi la carrellata di figure dolenti del racconto.
m.q.s. ha scritto: sab gen 29, 2022 3:55 pmLì ci è morto un ragazzo che si prostituiva. Nessuno conosceva il suo vero nome.
Come le due drammatiche figure precedenti, il ragazzo non ha nome, ma solo un soprannome. Quasi a sottolineare che il passaggio nella vita non è stato riconosciuto: egli e gli altri sono passati così, nell'indifferenza generale. 
m.q.s. ha scritto: sab gen 29, 2022 3:55 pmIn quel quartiere è scomparsa una vecchia gattara. Che brutto modo di descrivere in poche parole una persona che ha immolato la sua vita al benessere di altri esseri viventi.
Un bruttissimo modo. Eppure non ci facciamo più caso, e questo è insopportabile. Come scrivevo sopra riguardo alle altre vittime della violenza e del degrado, anche questa figura di donna è priva di nome, e quindi di esistenza, di appartenenza.
m.q.s. ha scritto: sab gen 29, 2022 3:55 pmci sono case abitate da famiglie senza radici che si accontentano di soffrire ed espiare nel quotidiano prima di godere del silenzio dei cieli, come insegnato loro da avi giunti lì da chissà dove. Qui muore qualcuno ogni giorno, e muore in silenzio.
Mamma mia, questo è il mio pensiero quotidiano. Non è la prima volta che noto tra noi un'identità di sentire.
m.q.s. ha scritto: sab gen 29, 2022 3:55 pmProseguendo.
La ripetizione del verbo a ogni episodio nuovo amplifica la drammaticità degli eventi, proprio in virtù del fatto che mima un freddo elenco numerico.
m.q.s. ha scritto: sab gen 29, 2022 3:55 pmLe case popolari sono una colata di cemento sfuggita direttamente dalle mani di Dio e poi modellata da artisti ciechi. I cartelli stradali, lì, sono quasi tutti scrostati. La superficie di certi cartelli stradali sono crivellate di fori che fanno pensare a pallottole, o a una forma di formaggio su cui si sia abbattuta un’orda di vermi.
Tu non ci crederai, ma la questione della vergognosa architettura di certe periferie è per me una spina nel cuore. Non riesco a comprendere come sia stato possibile progettare certi orrori. 

Mi complimento ancora una volta per la tua profonda sensibilità nei confronti di certi temi. 
Ciao e grazie!
https://www.amazon.it/rosa-spinoZa-gust ... B09HP1S45C

Re: se scende l'odio

4
Ciao @Ippolita ,
ti ringrazio infinitamente per i tuoi appunti, davvero  <3 oggi pomeriggio conto di utilizzarli per correggere/migliorare il mio testo.
Sei sempre preziosa, tu.
Sono contento che il racconto ti sia piaciuto, pur nella sua durezza che, lo so, può anche dare fastidio. 
Ippolita ha scritto: Tu non ci crederai, ma la questione della vergognosa architettura di certe periferie è per me una spina nel cuore. Non riesco a comprendere come sia stato possibile progettare certi orrori
Guarda, non lo so nemmeno io. Era l'epoca delle Vele, per capirci, quella in cui hanno tirato su certe costruzioni a oggi inspiegabili. Nemmeno io riesco a capire come sia stato possibile non solo progettare, ma anche realizzare certi orrori.
Ippolita ha scritto: Un bruttissimo modo. Eppure non ci facciamo più caso, e questo è insopportabile. Come scrivevo sopra riguardo alle altre vittime della violenza e del degrado, anche questa figura di donna è priva di nome, e quindi di esistenza, di appartenenza.
Hai colto il senso del mio racconto, e ti ringrazio per l'attenta analisi e per le tue belle parole. Come dicevo sopra, sei sempre di grande aiuto

Buona domenica!
Alla prossima
M

Re: se scende l'odio

5
@m.q.s.    :) 

@Bentrovato!
Scusa se mi permetto il primo appunto sul titolo: perché minuscola la prima parola?
m.q.s. ha scritto: Allunga i suoi tentacoli, fino all’ultimo secondo utile, sui palazzi tirati su negli anni Sessanta da palazzinari decisi a dare un volto moderno alle rive baciate dal mare e a smaltire quanto più cemento possibile; si estende sull’unico grattacielo cittadino, dalla cui sommità infilzata di antenne si può scorgere l’alba in anticipo rispetto a chi osserva l’orizzonte dalle strade del centro storico, soprattutto in inverno, quando il sole seguendo la traiettoria giornaliera smaltisce il suo pallore solo dopo aver superato il Carso, e dunque sembra sorgere direttamente dalle viscere urbane e dai palazzi ottocenteschi, per poi smaltire ciò che resta della notte nel cielo agonizzante e rosso sopra la vecchia ferriera.
Preciso che non c'è nulla di sbagliato ma, secondo me, questo  periodo è eccessivamente lungo: troppe frasi subordinate, che siano legate da virgole o congiunzioni è lo stesso, ne rendono difficoltosa la lettura e la comprensione, Ti consiglio di spezzarlo in tre o quattro frasi con il punto fermo. Comunque, è un bel descrivere: complimenti!
m.q.s. ha scritto: Proseguendo lungo la strada e costeggiando il mare ci si imbatte
Dopo "mare" ci vorrebbe una virgola per la pausa che "si sente"
m.q.s. ha scritto: Un camion ha travolto il corpo muscoloso, definito, di Jimmy, mentre Jimmy stava attraversando la strada. Che è un modo assurdo per dire che la notte si è portata via Jimmy per sempre.
Ti suggerirei:
Un camion ha travolto il corpo atletico, dai muscoli definiti, di Jimmy, mentre lui stava attraversando la strada.
m.q.s. ha scritto: Alcuni uomini con i capelli grigi e i baffi hanno cominciato a tirarsi bottiglie di birra, finché uno di loro ha ribaltato il tavolo in plastica e si è alzato, e ha afferrato la sedia in
Una piccola osservazione cronologica: se a un tavolo i commensali si tirano bottiglie, come mai uno di loro prima ribalta il tavolo e dopo si alza?

m.q.s. ha scritto: La superficie di certi cartelli stradali sono crivellate di fori che fanno pensare a pallottole, o a una forma di formaggio su cui si sia abbattuta un’orda di vermi.
La superficie ...  è crivellata...
m.q.s. ha scritto: Proseguendo.
Molto adatto alla narrazione il ritmico ripetersi del gerundio.
m.q.s. ha scritto: Le stradine in asfalto crepato avvolgono le case popolari in spire soffocanti, e vista dall’alto quella porzione di periferia fa pensare al parto di una civiltà rurale priva di capacità geometriche.
Prendo a titolo di esempio questa descrizione, ma tante, come questa, dimostrano la tua bravura nello specifico.  (y)
m.q.s. ha scritto: Un soffio di vento trasporta odore di mare. E Ma poi in quella zona non è tutto da buttare.
Ecco: se sinora hai privilegiato descrizioni negative del paese, nella seconda frase ci sta meglio una congiunzione avversativa, in quanto vai a parlare del positivo, del contrario a prima, quindi, invece di una E ci sta un MA, secondo me.
m.q.s. ha scritto: Ormai ci siamo. In quello scorcio di città, l’aria ti spruzza negli occhi frammenti di vetro microscopici provenienti da altre dimensioni o da qualche bottiglia frammentata. Ma è come essere a casa, o quasi.
Un bel finale, che ci sta e si distende nell'ultima frase, che dà tutta la dimensione umana del concetto di "casa", anche, o quasi, per chi nasce e vive in un posto come questo.

Bravo, @m.q.s.  :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: se scende l'odio

6
Poeta Zaza ha scritto: @m.q.s.    :) 

@Bentrovato!
Scusa se mi permetto il primo appunto sul titolo: perché minuscola la prima parola?
ciao cara :) Perché no? 
Poeta Zaza ha scritto: Preciso che non c'è nulla di sbagliato ma, secondo me, questo  periodo è eccessivamente lungo: troppe frasi subordinate, che siano legate da virgole o congiunzioni è lo stesso, ne rendono difficoltosa la lettura e la comprensione, Ti consiglio di spezzarlo in tre o quattro frasi con il punto fermo. Comunque, è un bel descrivere: complimenti!
può essere, credo comunque che si tratti di gusto personale. l'importante è che il testo sia comprensibile. se non lo è, allora abbiamo un problema. ma se lo è, allora ci sarà qualcuno a cui lo stile piacerà, e qualcun altro a cui non piacerà.
Poeta Zaza ha scritto: Dopo "mare" ci vorrebbe una virgola per la pausa che "si sente"
Non so, a me piaceva invece lasciare un ritmo più forsennato, per creare una certa tensione :)
Poeta Zaza ha scritto: piccola osservazione cronologica: se a un tavolo i commensali si tirano bottiglie, come mai uno di loro prima ribalta il tavolo e dopo si alza?
perché ti alzi dalla sedia, non dal tavolo :) 
Poeta Zaza ha scritto: La superficie ...  è crivellata...
giusto :)
Poeta Zaza ha scritto: Ecco: se sinora hai privilegiato descrizioni negative del paese, nella seconda frase ci sta meglio una congiunzione avversativa, in quanto vai a parlare del positivo, del contrario a prima, quindi, invece di una E ci sta un MA, secondo me.
grazie :)

E grazie, più in generale, per la tua attenta lettura e per i preziosi consigli!
Alla prossima 
Ciao
:) 

Re: se scende l'odio

7
@Rob   :)

Per evitare questi problemi con l'editor, ho cliccato adesso sulla seconda icona a sinistra dell'editor, e poi ti copio-incollo i consigli di @Poldo qui:

Se dovete fare copia e incolla cliccate sulla visualizzazione in struttura (seconda icona in alto a sinistra dell'editor, ovvero "vedi codice sorgente") in modo da evitare che compaiano fastidiose righe di codice nel vostro testo.
Quando le vedo a volte edito i vostri testi per correggerli e renderli più leggibili, ma non posso farlo in continuazione.
Controllate anche quando citate (sempre utilizzando la solita icona) e, se vi compaiono, cancellate eventuali righe racchiuse tra parentesi quadre che iniziano con "Font".



P.S. Sempre, fare un'anteprima.

@m.q.s. scusa questo post, è un aiuto per i nuovi. 
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: se scende l'odio

8
Salve.
 
In quella parte della città la notte è sempre un po’ più dura. Allunga i suoi tentacoli, fino all’ultimo secondo utile, sui palazzi tirati su negli anni Sessanta da palazzinari decisi a dare un volto moderno alle rive baciate dal mare e a smaltire quanto più cemento possibile; si estende sull’unico grattacielo cittadino, dalla cui sommità infilzata di antenne si può scorgere l’alba in anticipo rispetto a chi osserva l’orizzonte dalle strade del centro storico, soprattutto in inverno, quando il sole seguendo la traiettoria giornaliera smaltisce il suo pallore solo dopo aver superato il Carso, e dunque sembra sorgere direttamente dalle viscere urbane e dai palazzi ottocenteschi, per poi smaltire ciò che resta della notte nel cielo agonizzante e rosso sopra la vecchia ferriera. Da lassù, vedere il mare o le montagne lontane è la stessa cosa
 
- L'ultima parte tagliata mi pare una descrizione che spezza il ritmo e non aggiunge molto all'incipit.
 
 
Poco distante da lì un pazzo senza nome ha tentato il suicidio stendendosi sull’asfalto bagnato di una notte piovosa. Di lui avrebbero detto che era pieno di debiti, o che era scappato dal manicomio, o che aveva bevuto troppo, ma quello era un uomo sostanzialmente solo, così nessuno ha detto niente.
Poi il cielo si è rasserenato.
Tutto quel cielo striato di grigio si perde nel tentativo di abbellire poggioli in vetro e cemento con piante grasse e addobbi floreali. Giù in strada l’ombra del grattacielo fa da meridiana e poveri coloro i quali hanno acquistato casa di fronte a quell’enorme dito medio perennemente sollevato contro l’orizzonte.
Proprio all’ombra di quel grattacielo hanno trovato il corpo senza vita di una donna bionda, con i capelli ricci e il rossetto sbavato sulla guancia. La donna è morta di una morte non violenta. Indossava una pelliccia slavata, un’imitazione di pelliccia. Un capo da poco, così hanno scritto i giornali. La donna è morta di freddo. I suoi pochi conoscenti la chiamavano La Sporca, anche se, rispetto alla maggior parte dei senza tetto in cui puoi imbatterti nei gangli della stazione dei treni, La Sporca era una regina di pulizia e bellezza. Quando l’hanno trovata, hanno detto che è morta assiderata. Il rossetto copriva il viola delle labbra. Hanno coperto il suo corpo con un telo grigio, poi hanno atteso che la venissero a prendere.
Proseguendo lungo la strada e costeggiando il mare ci si imbatte in tanti alberelli spogli, piantati lì più per coprire il porto e le sue brutture, le gru e i montacarichi incombenti sul mare e le navi merci, che per dare un polmone verde a quella sezione catastale, e quegli alberelli privi di foglie ricordano tante persone spogliate di tutto, gente in attesa di salpare per una meta migliore, emigranti con in mano valigie vuote.
Lì ci è morto un ragazzo che si prostituiva. Nessuno conosceva il suo vero nome. Tutti, per così dire, lo chiamavano Jimmy. Era un grande ragazzo di colore, che di giorno faceva l’ambulante e di notte si vendeva per poco. Stava simpatico a molti, ma è morto lo stesso. La sua è stata una morte violenta. Un camion ha travolto il corpo muscoloso, definito, di Jimmy, mentre Jimmy stava attraversando la strada. Che è un modo assurdo per dire che la notte si è portata via Jimmy per sempre.
 
- Lo stile mi ricorda molto DeLillo, efficaci anche le ripetizioni. Certi commenti del narratore però smorzano le descrizioni (come nel caso della "Sporca").
 
Proseguendo.
Palazzi soffocanti con vetrate dipinte di azzurro e loghi di importanti compagnie assicurative teutoniche, piscine al cui interno bambini imparano a nuotare, a sconfiggere la paura. In quel quartiere è scomparsa una vecchia gattara. Che brutto modo di descrivere in poche parole una persona che ha immolato la sua vita al benessere di altri esseri viventi. La gattara. Così era nota, la vecchia. Capelli grigi, untiPiù che capelli, ciuffi unti, spioventi sul cranio. Un giorno c’era, il giorno dopo non c’era più. Viveva in una casa messa a disposizione dall’Ater. Non aveva figli, o parenti prossimi. Con lei, sono spariti i suoi otto gatti. Le ciotole dei gatti, però, sono rimaste dov’erano: una accanto all’altra, ai piedi del mobile della cucina. 
Proseguendo si raggiungono tramonti meccanici. A quelle latitudini la luce riflette sul mare e rimbalza sulle salite scoscese che connettono la parte vecchia della città con le promesse della moderna epopea immobiliare; ci sono case abitate da famiglie senza radici che si accontentano di soffrire ed espiare nel quotidiano prima di godere del silenzio dei cieli, come insegnato loro da avi giunti lì da chissà dove. Qui muore qualcuno ogni giorno, e muore in silenzio.
Proseguendo.
 In questa parte della città il panorama è una coltre pesante grigio-biancastra e i lampioni visti dalle finestre appannate ricordano le aureole dei santi, anche in autunno, quando il viale è coperto di foglie marce, che donano alla strada il colore della ruggine, e l’aria ha lo stesso odore dei vecchi frigoriferi abbandonati in certi bar sequestrati dall’autorità pubblica, che quando apri lo sportello ti chiedi se non sarebbe il caso di chiamare un esorcista. La settimana scorsa, in uno di quei bar è avvenuta una colluttazione. Alcuni uomini con i capelli grigi e i baffi hanno cominciato a tirarsi bottiglie di birra, finché uno di loro ha ribaltato il tavolo in plastica e si è alzato, e ha afferrato la sedia in plastica su cui, fino a poco prima, era seduto, e l’ha lanciata contro gli uomini che erano con lui. Poi ha fatto uno scatto sulla destra, i suoi mocassini sull’asfalto hanno prodotto scintille. È scattato a destra e poi a sinistra, come una macchia di fumo. L’uomo indossava una maglietta di un gruppo Metal slavo. Gli uomini che erano con lui l’hanno inseguito e l’hanno preso. Non è stato un bello spettacolo. Un uomo preso a calci non lo è mai. Eppure per qualcuno è stato uno spettacolo necessario.

Proseguendo. 
Nelle mattinate più ventose l’aria ondeggia disperdendo i fumi carichi di benzopirene esalati dalla ferriera, creando strani effetti luminosi. Alcuni, tra gli abitanti della zona, giurano di vederci volti umani, tra quei fumi, qualcun altro parla di visioni mistiche e di UFO. La ferriera ricorda una città apocalittica partorita dalla mente di uno scrittore di fantascienza, in cui non esistono giorni perfettamente limpidi e il grigio predomina sul mare. I fumi trasportano polveri sottili ovunque e la bora è una di quelle benedizioni contro cui si alzano le voci degli ottusi dalla notte dei tempi a oggi. In certi giorni passati, prima della chiusura degli alti forni, le polveri accumulate sulle vecchie auto abbandonate a bordo delle strade che avvolgono le case popolari facevano pensare alle conseguenze di una tempesta nel deserto, o a un olocausto nucleare. Le case popolari sono una colata di cemento sfuggita direttamente dalle mani di Dio e poi modellata da artisti ciechi. I cartelli stradali, lì, sono quasi tutti scrostati. La superficie di certi cartelli stradali sono crivellate di fori che fanno pensare a pallottole, o a una forma di formaggio su cui si sia abbattuta un’orda di vermi.

 
 
- I vari "Proseguendo" puoi provarli a metterli accapo per creare un maggiore stacco.
 
È lì che quel minorenne ha accoltellato il ragazzo più grande, reo confesso di essere andato a letto con la fidanzata sbagliata. È successo lì, almeno nelle intenzioni, anche se i telegiornali hanno parlato di una camera d’albergo. La camera d’albergo fa più notizia. La verità non fa notizia. Il coltello sporco di sangue non è mai stato rinvenuto. Il minorenne l’ha lanciato tra i detriti della ferriera, il coltello ha compiuto la sua parabola, prima di scomparire nella notte.
Proseguendo.
Le stradine in asfalto crepato avvolgono le case popolari in spire soffocanti, e vista dall’alto quella porzione di periferia fa pensare al parto di una civiltà rurale priva di capacità geometriche. Per via di qualche effetto strano talvolta il rumore della bora ricorda un temporale o un’esplosione o uno sparo di arma da fuoco, o anche un grosso cane che abbaia.

Il sole è ancora forte, su nel cielo. Qui vivono persone la cui pelle è stata inesorabilmente condannata dalla troppa esposizione alla luce solare, la cui abbronzatura perpetua è ora una condanna. Non c’è tempo, non ci sono soldi per un dottore, anche se il sistema sanitario nazionale è pagato dallo Stato. Qui è la storia di un ragazzino nato con una grave deformazione, indiagnosticabile. Il ragazzino, lui lo chiamano Stampella, ma non perché usi una stampella per trascinarsi per le vie scorticate dai fumi tossici. Il ragazzino ha iniziato a prendersela con le persone sbagliate; la sua famiglia è in apprensione. La sua famiglia, brava gente, teme il giorno in cui Stampella non farà ritorno a casa.
Un soffio di vento trasporta odore di mare. E poi in quella zona non è tutto da buttare. I tramonti rappresentano uno spettacolo indescrivibile, l’acqua intorbidita dagli scarichi, man mano che si fa buio, diventa un tutt’uno con il cielo, e quando il sole viene inghiottito dal mare e cala la notte sembra ci sia un unico cielo enorme, per metà coperto di stelle e per metà pura e semplice volta celeste. Dall’alto, il buio è totale e profondissimo e anche la città sembra avvolgersi in una pace rinnovata.
 
- Eliminate alcune ripetizioni e pleonasmi 
 
Chiedete di Eric. Chiedete di Michael. Chiedete di Giovanna. Chiedete pure.
Ci sono certi spiazzi di asfalto su cui qualche anima pia ha piantato canestri o ha costruito porte da calcio, e adesso i ragazzini frequentano quei campi improvvisati con la gioia nel cuore, come se calcassero gli stadi più importanti d’Italia. Tirano, segnano, alzano le braccia al cielo. Anche se non parlano italiano. Poche cose riempiono il cuore come la possibilità di condividere pomeriggi di spensieratezza. Ginocchia sbucciate, denti scheggiati, pisciare sangue, bere una Coca Cola. Ci sono ragazzine biondissime che si esercitano  in balletti ritmici. Una di loro finirà male. È solo questione di quando.
E ancora. Ricordi si fondono con il presente. Cancelli aperti che oscillano al passare del vento e famiglie che d’estate piazzano sulla strada tavoli e sedie di plastica e mangiano piatti di pasta fumanti, tutti assieme, tre generazioni strette in pochi metri quadrati. Guardali, una manifestazione di gioia. Ma quando bevono troppo poi si chiudono in casa e volano schiaffi, e gli schiaffi non sono nemmeno il peggio che possa capitare. Gli schiaffi sono negoziati; tutto precipita quando gli effetti del vino iniziano a sfumare e cala la notte.
E ancora: chiese, edicole, strisce pedonali, piccoli negozi di quartiere e panifici, il profumo del pane fresco. Si sentono certi strilli di madre che hanno le intonazioni delle madri di ogni dove. Strilli da farti venire voglia di scappare più veloce che puoi. Solo che non puoi.
Ormai ci siamo. In quello scorcio di città, l’aria ti spruzza negli occhi frammenti di vetro microscopici provenienti da altre dimensioni o da qualche bottiglia frammentata. Ma è come essere a casa, o quasi.
 
 
Racconto che è come un piano sequenza attraverso una metropoli. Lo stile è incentrato sul descrivere costantemente un oggetto richiamandone un altro e un altro ancora, in una sorta di catena infinita. Tenterei di trovare un equilibrio tra le tragedie delle persone e la descrizione "naturalistiche".
 

@Poeta Zaza 
Grazie.

Re: se scende l'odio

9
Ciao @m.q.s. 

Notevole e interessante questo racconto. Descrivi, vedi, vivi in un mondo reale, dove nel passato ho vissuto anche io, dove per non soccombere ho dovuto attingere a tutte le mie forze interne, conosciute e sconosciute, per trovare qualcosa di diverso, per il quale valesse ancora la pena vivere. Non è stato facile, ancora ne risento nonostante da parecchio tempo abbia lasciato per sempre luoghi e insensibilità di talune persone.
Ma anche nel mio attuale rifugio, specie in estate, irrompono "sprazzi” del “mondo di fuori”, con il quale io non voglio più avere rapporti.
La gattara mi è familiare, anche dalle mie parti una povera donna accudiva gatti randagi o malati, ospitandoli nel suo giardino, ne aveva duecento, assieme a numerose denunce dei vicini, infastiditi dall’odore. La gattara era una donna sola, con una pensione minima e chiedeva l’elemosina davanti ai supermercati per poter comprare il cibo per gli animali. Sotto il sole cocente di questa estate ha avuto un infarto davanti ai carrelli della spesa ed è stata portata all’ospedale, dove ha avuto ulteriori problemi. Nel frattempo i gatti si sono dispersi e sono morti di stenti. Nessuno ha avuto pietà di niente, nemmeno chi avrebbe potuto e dovuto intervenire. La crudeltà degli uomini si sposa sempre con l’insensibilità e l’ignoranza, ma sono padri di famiglia e mariti esemplari.
Ogni tua descrizione, dalle persone agli ambienti, anche loro trasformati dagli uomini, è come una ferita al cuore che non si cicatrizza. Ogni tuo paragrafo merita un’accurata analisi, una introspezione proustiana, una dissertazione sulla vita come fece Proust nella sua Ricerca.
Sono cose che gli uomini sanno, che altri uomini nascondono o mistificano nei media, come hanno sempre fatto, alterando fatti e spargendo sentenze e colpe senza mai dire che affinché le cose cambino il primo passo non devono farlo i politici o i cardinali ma noi tutti, noi stessi, noi umanità repressa, minacciata, terrorizzata e inerme, non più in grado di ragionare perché privati della storia del nostro passato, del nostro retaggio culturale e religioso che ci ha scientemente portati ad accettare senza ribattere a questa società folle e inumana.
Hanno il coraggio di dire che viviamo in un mondo civile,ormai quasi perfetto, si degnano di dire “quasi” per fare finta di non peccare d’orgoglio, un mondo destinato, a sentir loro, a essere sempre più “civile”, secondo i parametri della loro totale follia. Non vedono l’orrore, perché loro fanno parte l’orrore, non vedono il male, perché loro fanno parte del male. Non si può nemmeno trovare conforto in Dio, perché ci hanno disabituato a questa idea che definiscono “tribale”. L’uomo è completamente solo in un arido deserto privo di vita, privo di sentimenti.
Scusa il commento abbastanza sconfortante, ma davanti alla realtà che coraggiosamente hai palesato, con un ottima tecnica a mio modesto parere, non sono un esperto di scrittura, è difficoltoso essere ottimisti.
Un’ottima scrittura la tua, scarna e tagliente, che entra nel vivo.
Non la si può dimenticare facilmente.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
Rispondi

Torna a “Racconti lunghi”