[RNT2] Il Libro della Fame
Posted: Sat Aug 28, 2021 3:15 pm
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Traccia 1: 1846; La grande carestia in Irlanda. I personaggi si troveranno nella campagna irlandese
(non in città) durante la carestia.
Personaggio:Marco Cantacuzena, 45 anni, sacerdote cattolico scomunicato, vive di carità e sporadiche ripetizioni. Dotato di una vasta cultura eterogenea, ribelle a qualunque autorità umana, per lui di origine malvagia. Frequenta antiche cattedrali e biblioteche, dove si spaccia per ricercatore. In effetti cerca da sempre una “sua” verità.
Da diversi giorni, Marco Cantacuzena, è un assiduo frequentatore della biblioteca Malatestiana.
La responsabile, riconoscendolo all'ingresso, gli da appena un'occhiata e lo lascia andare verso il portale di legno che da alla Aula del Nuti. Il meraviglioso edificio, di forma rettangolare con due navate laterali, è occupato da un patrimonio impressionante di migliaia di volumi, miniature rarissime, incunaboli, manoscritti, lettere autografate.
Marco porta avanti una ricerca cominciata anni or sono sulla controriforma del Concilio di Trento del 1545. Aveva iniziato quando, appena fatto sacerdote, era stato inviato a Roma per essere formato. Il contatto diretto con la memoria storica che stazionava sui scaffali della Biblioteca Vaticana aveva acceso in lui, l'insanabile passione di ricercatore.
“ Quaestio facti... Excraris... Vitae et... no no! Questi non fanno parte del Index Librorum Prohibitorum”, confabula tra di sé mentre con lo sguardo va alla ricerca dei titoli dei vecchi manoscritti.
Qualcosa attira la sua attenzione facendolo sussultare. Gli occhi ricadono su un volume dal titolo “ Sola Gratia Deus”, forse è una copia del libro antico che ben conosce, quello che parla della diatriba tra Lutero e Erasmo sulla questione del sacerdozio universale: “ ogni credente è sacerdote e non ha bisogno di intermediari nel suo rapporto col Padre: sacerdote è chi sacerdote si sente!”: direbbe lui, pensando agli anni di protesta verso i suoi superiori, che gli avevano comportato la scomunica. L'avevano richiamato varie volte a lasciar perdere certa letteratura protestante, considerata eretica e fuorviante.
Lo apre e prende a sfogliarlo con molta cautela, cercando di capire dalle righe lette velocemente, se potrebbe fare al caso suo. Ma con grande sorpresa ecco che qualcosa di sorprendente si presenta sotto ai suoi occhi. All'interno le pagine del libro sono state tagliate con cura, in modo da realizzare un vano per la custodia di un altro libro.
“Un libro dentro a un libro? Perché nasconderlo?”, pensa estraendolo dall'accurato scasso.
Lo apre e si rende conto che è una specie di registro con tanto di nomi, date, luoghi: “ Rose O'Sullivan- 10 pound di patate- Mary Byrne-10 pound di patate”.
Non vi sarebbe altro che nomi e cognomi di persone con annessa annotazione di un determinato peso di patate, farina e altri commestibili. Ma perché nascondere un semplice registro di derrate alimentari?: si domanda. Ma le annotazioni terminano e compaiono delle pagine vuote, in bianco, e poi sfoglia ancora ed ecco qualcosa di scritto, di diverso:
“ Sono morti i miei figli, morti con la pancia gonfia, ma di morte sazia e non di pane! Maledetto servitore di Dio, di incenso hai sparso la tua chiesa, ma a me resta l'odore della miseria! Maledetto sia chi aprirà questo libro ancora un'altra volta, e che sette giorni conosca la fame per morire di stenti con l'erba secca tra i denti! A.M.”.
D'improvviso la luce va via; Marco si sente come dentro a un vortice che gira, gira, che toglie le forze, mentre lo coglie un forte crampo allo stomaco, tanto da farlo svenire.
Il risveglio avviene mentre si trova disteso faccia a terra sulla nuda terra: “ ma dove sono?”.
Si solleva con fatica, come se avesse il corpo di piombo e avvertendo una sensazione di stanchezza mai provata. Tutto attorno a lui è di un tetro grigioverde. Grigio il cielo, la terra, le pozze d'acqua. E grigioverde è l'erba, le poche case di legna sparse attorno. Il colore verde della peste e della morte dei cavalli dell'Apocalisse. Tra le mani si accorge di avere ancora il libro: “ la maledizione del libro! No! No! Non può essere vero! Devo svegliarmi!”. Prende a camminare tenendo le mani sullo stomaco, mentre la fame lo assale. Pensa alla maledizione e di che morte dovrebbe morire, ora che ha aperto il libro. “ dove sarò mai?. “ Devo trovare qualcosa da mangiare!”, pensa.
Mentre si incammina per le stradine sterrate incontra delle persone con abiti sdruciti e strani con tanto di attrezzi per il lavoro dei campi. Ha l'immediata percezione di trovarsi in un'altra epoca: “ Mi pare di essere tornato indietro nei secoli!”. A questo punto, porta lo sguardo sul libro, notando, appena dopo la copertina, l'intestazione: “ Chiesa Cattolica di Dumpury- Southern Irelend- Reverendo Smitt- gennaio 1846”.
“ Ma non sarò finito in Irlanda al tempo della grande carestia! Dio mio! Adesso capisco questo grigiore, questi campi lerci di malattia!”.
Si avvicina alla fattoria che si trova a pochi passi da lui: bussa piano sullo stipite traballante, fatto di tavole vecchie consumate dai tarli. All'interno qualcuno si trascina lentamente: apre. La sagoma di una donna si affaccia sull'uscio.. appare in condizioni pietose, sporca e denutrita, con gli occhi fuori dalle orbite, il viso scarno e sporco. Le sue mani mostrano unghie annerite e sporche di terra. Ai piedi un paio di zoccoli e un fascio di cenci le avvolgono le gambe.
La donna non lo lascia nemmeno parlare e chiede: “ mi hai portato il mezzo pound di patate?”.
Marco non si aspettava la richiesta; è lì per chiedere qualcosa anche lui, pensa:
“ Qui la fame domina da troppo tempo! Cosa sto a chiedere del cibo a chi non ha più niente!”.
Preso dall'imbarazzo si scusa con la donna per non poterla aiutare e indietreggiando si allontana, mentre lei, resa conto della declinazione della sua richiesta, gli rivolge tali parole:
“ Quattro patate ogni due giorni mi davano, per riempire sei bocche! Ma qualcuna mangiava lardo e stoccafisso perché piaceva aprire le cosce!”.
Marco non fa caso alle parole della donna e molto rattristato si incammina per la strada sterrata.
La fame lo attanaglia; lo stomaco è tutto un brontolio.
Ecco il sopraggiungere alle sue spalle di una carrozza trainata da una coppia di cavalli pezzati: il cocchiere, vedendo in mezzo alla strada, si ferma a raccoglierlo.
“ Dove se ne va tutto da solo per queste parti? Non è sicuro per lei! Dato gli ultimi avvenimenti!”, esclama l'uomo che lo invita a salire al suo fianco.
Durante il percorso Marco chiede cosa intendesse dire a riguardo degli ultimi avvenimenti.
“ Ma come! non sa? Due giorni fa è stato trovato in un lago di sangue il reverendo Smitt, ucciso selvaggiamente a colpi di roncola non si sa da chi!”.
“ Sono venuti direttamente da Londra gli investigatori, dato che il reverendo Smitt era molto conosciuto: anche se, a dirla tutta, era poco amato da queste parti!”.
“ Per quale motivo?” chiede Marco a cui sono venuti i brividi nel sentire il nome.
“ Questo non glielo posso dire! Io sono timorato di Dio e in questi tempi, se finisci sotto le mire dei preti, è la fine! Hanno in mano la gestione degli aiuti del Governo e con questa carestia che dilaga è meglio tenerseli buoni! Ma a proposito, lei per caso appartiene a qualche ordine? Il suo abito incuriosisce!”.
Marco nega qualsiasi appartenenza, consapevole di essere sulla terra della diaspora.
Tali parole fanno riaffiorare i ricordi di Marco sul dissidio tra le due Chiese. Sa bene che il Governo di fede protestante dell'epoca, riterrà la sciagura della carestia sul popolo cattolico dell'Irlanda come un segno divino. Con un velo di ipocrisia si era cercato di nascondere la scomoda verità su l'autentico genocidio perpetrato dagli inglesi per opportunismo. Il Ministro del Tesoro inglese di allora, Charle Trevelyan, gestì quella crisi facendo di tutto per far morire o costringere i contadini all'immigrazione verso gli Stati uniti. Politiche sui terreni assieme al sincero e profondo odio anti-irlandese, spinse Trevelyan ad affermare che Dio puniva i cattolici irlandesi per il loro comportamento superstizioso e la devozione nei confronti della Chiesa, che a sua volta, promuoveva l'emancipazione cattolica. Già! Il Papa! Se ne era lavato le mani raccattando in giro, tra i fedeli, quattro soldi per aiutare il popolo irlandese, e niente di più.
Il cocchiere prosegue a fargli domande sulla sua destinazione. Marco invece cerca di evitare certi argomenti; è preso dalla confusione e poi, i languori per la fame gli impediscono di elaborare un piano per uscire dalla assurda situazione.
“ Guardi! Io non ho nulla contro gli irlandesi: io sono inglese e benché se ne dica su di noi, siamo dispiaciuti per la loro sorte!”, afferma con tono serio e sincero.
“ Non ne ho il minimo dubbio... è una grande sciagura...anch'io non sono irlandese e vengo dal...”, Marco ferma il discorso pensando a quale situazione politica ci dovrebbe essere nel suo paese in quello stesso istante: “ vengo dall'italico piccolo Regno Sardo Piemontese. Anche da noi ci sono tragedie: combattiamo gli invasori austriaci al nord, e sogniamo un paese libero e unito sotto una bandiera sola!”.
“ Però! Viene da un bel posto! Mi piacerebbe visitarlo! Vorrei vedere Firenze, o Parma, ma mai andrei a Roma! Non vorrei incontrare Satana in persona!”.
La carrozza salta pericolosamente su un avvallamento del terreno proprio in quel momento . La frusta prende a sibilare e le redini si fanno tese nel cercare di controllare i cavalli. Tra i vari scossoni, alla fine è Marco che non riesce a rimanere seduto e viene sbalzato fuori.
Trenta metri più in la, il cocchiere riesce a riprendere il governo dei cavalli e si ferma a soccorrere il malcapitato, che per fortuna, è rimasto illeso, cadendo su di un morbido cespuglio.
Il cocchiere lo aiuta a rialzarsi e a ripulirsi mentre chiede se abbia con sé le sue cose.
Marco sa di non avere nulla: si gira intorno come se volesse sincerarsi di non aver perduto nulla.
Ma ecco che il suo soccorritore raccoglie tra l'erba un libro e lo porge a Marco, dicendogli: “ questo deve essere suo! Mi pare di averlo visto saltare giù nello scuotimento della carrozza!”. Marco, imbarazzato, indugia per un attimo, quanto basta per far sì che il cocchiere getti lo sguardo sul libro:” Ma per la Regina! Ma questo è il registro del reverendo Smitt! Come mai lo hai te?”.
Marco entra in panico e farfuglia mentre l'uomo lo incalza: “ Ma non è che tu sai qualcosa sulla orrenda morte? Gli investigatori cercano questo libretto perché pensano che ci sia scritto il nome del suo assassino!”.
L'unica reazione è quella di strappare di mano il registro all'uomo e scappare: così fa.
“ Fermati farabutto! Assassino!”.
Il cocchiere sale velocemente sul suo posto e sferza i cavalli che con un nitrito di dolore partono di scatto, verso la destinazione che certamente sarà la caserma dei gendarmi: “ devo avvisare che ho trovato l'assassino del povero Smitt! Magari mi danno un premio per la sua cattura!”.
****
Sono sette giorni che Marco si nasconde tra i vari casolari abbandonati per la campagna irlandese, nella sua fuga dalle forze dell'ordine di sua Maestà.
Grigioverde, il colore della peste. Grigioverde, il cielo maledetto. Grigioverde, l'erba rancida della campagna. Grigioverde, il colore della fame che ha distrutto le forze di Marco. Sette giorni di fame per morire di stenti con l'erba secca tra i denti: questa è la maledizione che si sta avverando.
Marco si è gettato con la faccia a terra, e strappata l'erba, la porta avidamente alla bocca.
Prende a masticare l'orribile boccone quando un irrefrenabile pianto lo coglie: “ Cosa ho fatto di male Dio per subire questo suplizio? Forse che io non conosca dolore e le tragedie del mondo? Come se non sapessi della sorte impietosa dell'uomo? Come se non sapessi quanto vale questa miserevole vita? Mi tenti come il Giobbe? Mai avanzerò rivendicazioni contro di te! Tu che usi misericordia e lento sei all'ira! Ma se questa è la tua volontà che sia! Che muoia di fame!”.
Poi un leggero fruscio tra le foglie, con un leggero movimento d'aria, ecco apparire una donna.
Marco la vede di fronte a lui: severa e con atteggiamento imponente. La riconosce: è la donna povera e smagrita a cui aveva bussato sull'uscio per chiederle qualcosa da mangiare: adesso prende a girargli attorno minacciosa. Lui rimane immobile, impietrito, senza controllo di sé, come se avvertisse di essere bloccato dentro a un potente cerchio magico, al quale non si può opporre.
“ Di stenti sono morti i miei figli. Di stenti è morto il loro padre!
Quindici ore lavorava con le mani sulla la terra avara e maledetta!
Senza trarne niente, se non miseria! Ed io che non sono bella, non sono entrata nelle grazie del Nostro Signore Gesù Cristo! Così amava farsi chiamare il demonio del reverendo Smitt! E io non sono bella! Tra le mie gambe e i miei seni non ha mai messo le mani, tanto le affondava su chi ricattava! Per questo le mie patate sono diventate sempre di meno!
Prima erano 10 pound alla settimana, poi sono diventate otto, poi cinque, poi due, poi mezzo! Diceva che che non ce n'erano più! Ma la mia razione gli serviva per comprarsi i frutti proibiti della carne! Le patate mi servivano per i miei figli! E lui li ha lasciati morire!
Niente è servita l'erba se non a soffocarli, oramai folli e affamati!
Ma l'inferno si è preso il reverendo Smitt! Quando l'ho implorato di darmi le patate che mi aspettavano per non far morire l'ultimo dei miei figli rimasto vivo, mi ha riso in faccia dicendo che era stata la volontà di Dio che morissero di fame e che saremmo andati tutti insieme in Paradiso! Allora io gli l'ho colpito con forza e il suo sangue è schizzato dalla sua faccia!
Poi ho trovato il suo registro e il mio nome non vi era più nell'elenco delle serve di Dio: ma solo i nomi delle sue amanti predilette! Neanche quattro patate valevano le nostre vite per lui!
Invece gli inglesi ci hanno lasciati morire perché siamo cattolici e dobbiamo pagare la nostra devozione al Papa? No! No! Dire questo faceva comodo a chi ci sfrutta!
D'altronde la Regina non ci considera e in questa terra mai sarà la nostra Regina!
Perché noi non siamo niente per lei come lei non è niente per noi!
Come non siamo niente neanche per il nostro Cristo! Non abbiamo scampo! Alternativa!.
Ci hanno negato pure la possibilità di rinnegare il Papa di Roma. Per dieci pound di patate avrei rinunciato volentieri, tanto con i suoi dogmi non ci campavamo!
Ma neanche questo non si poteva fare! A noi irlandesi non è stato concesso cambiare religione, praticare i santuari protestanti. Siamo stati marchiati a vita con il marchio di Roma!”.
Marco ha ascoltato esterrefatto. Il cielo sembra ribollire, e le enormi nubi dal colore funereo si avvolgono in spirale. Il vento prende a soffiare impetuoso attorno a loro due, sollevando le foglie secche da terra, che prendono a volteggiare in circolo. Marco sente che sta per succedere qualcosa, prende a pregare come se aspettasse il colpo di grazia.
“ Io sono Ainis Mccarty e per tutta la tua vita ti ricorderai di me e delle mie parole! Io maledico il mondo! Prigioniero della fame sarà in eterno! Guai agli uomini! Guai alle donne! Baratterete la vostra dignità per un tozzo di pane, soggiacerete al ricatto dei potenti per non morire di fame!
Morirete di stenti con l'erba secca tra i denti in nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo!”.
Grigioverde, il colore della peste. Grigioverde, il cielo maledetto. Grigioverde, l'erba rancida della campagna.
Grigioverde, il vortice che lo riporta a casa.
“ Signore! Si sente bene?”.
Steso a terra, Marco apre gli occhi, e risponde di sì alla bibliotecaria con un cenno della testa. Tra le mani serrate, ancora stringe forte il Libro della Fame.
Traccia 1: 1846; La grande carestia in Irlanda. I personaggi si troveranno nella campagna irlandese
(non in città) durante la carestia.
Personaggio:Marco Cantacuzena, 45 anni, sacerdote cattolico scomunicato, vive di carità e sporadiche ripetizioni. Dotato di una vasta cultura eterogenea, ribelle a qualunque autorità umana, per lui di origine malvagia. Frequenta antiche cattedrali e biblioteche, dove si spaccia per ricercatore. In effetti cerca da sempre una “sua” verità.
Da diversi giorni, Marco Cantacuzena, è un assiduo frequentatore della biblioteca Malatestiana.
La responsabile, riconoscendolo all'ingresso, gli da appena un'occhiata e lo lascia andare verso il portale di legno che da alla Aula del Nuti. Il meraviglioso edificio, di forma rettangolare con due navate laterali, è occupato da un patrimonio impressionante di migliaia di volumi, miniature rarissime, incunaboli, manoscritti, lettere autografate.
Marco porta avanti una ricerca cominciata anni or sono sulla controriforma del Concilio di Trento del 1545. Aveva iniziato quando, appena fatto sacerdote, era stato inviato a Roma per essere formato. Il contatto diretto con la memoria storica che stazionava sui scaffali della Biblioteca Vaticana aveva acceso in lui, l'insanabile passione di ricercatore.
“ Quaestio facti... Excraris... Vitae et... no no! Questi non fanno parte del Index Librorum Prohibitorum”, confabula tra di sé mentre con lo sguardo va alla ricerca dei titoli dei vecchi manoscritti.
Qualcosa attira la sua attenzione facendolo sussultare. Gli occhi ricadono su un volume dal titolo “ Sola Gratia Deus”, forse è una copia del libro antico che ben conosce, quello che parla della diatriba tra Lutero e Erasmo sulla questione del sacerdozio universale: “ ogni credente è sacerdote e non ha bisogno di intermediari nel suo rapporto col Padre: sacerdote è chi sacerdote si sente!”: direbbe lui, pensando agli anni di protesta verso i suoi superiori, che gli avevano comportato la scomunica. L'avevano richiamato varie volte a lasciar perdere certa letteratura protestante, considerata eretica e fuorviante.
Lo apre e prende a sfogliarlo con molta cautela, cercando di capire dalle righe lette velocemente, se potrebbe fare al caso suo. Ma con grande sorpresa ecco che qualcosa di sorprendente si presenta sotto ai suoi occhi. All'interno le pagine del libro sono state tagliate con cura, in modo da realizzare un vano per la custodia di un altro libro.
“Un libro dentro a un libro? Perché nasconderlo?”, pensa estraendolo dall'accurato scasso.
Lo apre e si rende conto che è una specie di registro con tanto di nomi, date, luoghi: “ Rose O'Sullivan- 10 pound di patate- Mary Byrne-10 pound di patate”.
Non vi sarebbe altro che nomi e cognomi di persone con annessa annotazione di un determinato peso di patate, farina e altri commestibili. Ma perché nascondere un semplice registro di derrate alimentari?: si domanda. Ma le annotazioni terminano e compaiono delle pagine vuote, in bianco, e poi sfoglia ancora ed ecco qualcosa di scritto, di diverso:
“ Sono morti i miei figli, morti con la pancia gonfia, ma di morte sazia e non di pane! Maledetto servitore di Dio, di incenso hai sparso la tua chiesa, ma a me resta l'odore della miseria! Maledetto sia chi aprirà questo libro ancora un'altra volta, e che sette giorni conosca la fame per morire di stenti con l'erba secca tra i denti! A.M.”.
D'improvviso la luce va via; Marco si sente come dentro a un vortice che gira, gira, che toglie le forze, mentre lo coglie un forte crampo allo stomaco, tanto da farlo svenire.
Il risveglio avviene mentre si trova disteso faccia a terra sulla nuda terra: “ ma dove sono?”.
Si solleva con fatica, come se avesse il corpo di piombo e avvertendo una sensazione di stanchezza mai provata. Tutto attorno a lui è di un tetro grigioverde. Grigio il cielo, la terra, le pozze d'acqua. E grigioverde è l'erba, le poche case di legna sparse attorno. Il colore verde della peste e della morte dei cavalli dell'Apocalisse. Tra le mani si accorge di avere ancora il libro: “ la maledizione del libro! No! No! Non può essere vero! Devo svegliarmi!”. Prende a camminare tenendo le mani sullo stomaco, mentre la fame lo assale. Pensa alla maledizione e di che morte dovrebbe morire, ora che ha aperto il libro. “ dove sarò mai?. “ Devo trovare qualcosa da mangiare!”, pensa.
Mentre si incammina per le stradine sterrate incontra delle persone con abiti sdruciti e strani con tanto di attrezzi per il lavoro dei campi. Ha l'immediata percezione di trovarsi in un'altra epoca: “ Mi pare di essere tornato indietro nei secoli!”. A questo punto, porta lo sguardo sul libro, notando, appena dopo la copertina, l'intestazione: “ Chiesa Cattolica di Dumpury- Southern Irelend- Reverendo Smitt- gennaio 1846”.
“ Ma non sarò finito in Irlanda al tempo della grande carestia! Dio mio! Adesso capisco questo grigiore, questi campi lerci di malattia!”.
Si avvicina alla fattoria che si trova a pochi passi da lui: bussa piano sullo stipite traballante, fatto di tavole vecchie consumate dai tarli. All'interno qualcuno si trascina lentamente: apre. La sagoma di una donna si affaccia sull'uscio.. appare in condizioni pietose, sporca e denutrita, con gli occhi fuori dalle orbite, il viso scarno e sporco. Le sue mani mostrano unghie annerite e sporche di terra. Ai piedi un paio di zoccoli e un fascio di cenci le avvolgono le gambe.
La donna non lo lascia nemmeno parlare e chiede: “ mi hai portato il mezzo pound di patate?”.
Marco non si aspettava la richiesta; è lì per chiedere qualcosa anche lui, pensa:
“ Qui la fame domina da troppo tempo! Cosa sto a chiedere del cibo a chi non ha più niente!”.
Preso dall'imbarazzo si scusa con la donna per non poterla aiutare e indietreggiando si allontana, mentre lei, resa conto della declinazione della sua richiesta, gli rivolge tali parole:
“ Quattro patate ogni due giorni mi davano, per riempire sei bocche! Ma qualcuna mangiava lardo e stoccafisso perché piaceva aprire le cosce!”.
Marco non fa caso alle parole della donna e molto rattristato si incammina per la strada sterrata.
La fame lo attanaglia; lo stomaco è tutto un brontolio.
Ecco il sopraggiungere alle sue spalle di una carrozza trainata da una coppia di cavalli pezzati: il cocchiere, vedendo in mezzo alla strada, si ferma a raccoglierlo.
“ Dove se ne va tutto da solo per queste parti? Non è sicuro per lei! Dato gli ultimi avvenimenti!”, esclama l'uomo che lo invita a salire al suo fianco.
Durante il percorso Marco chiede cosa intendesse dire a riguardo degli ultimi avvenimenti.
“ Ma come! non sa? Due giorni fa è stato trovato in un lago di sangue il reverendo Smitt, ucciso selvaggiamente a colpi di roncola non si sa da chi!”.
“ Sono venuti direttamente da Londra gli investigatori, dato che il reverendo Smitt era molto conosciuto: anche se, a dirla tutta, era poco amato da queste parti!”.
“ Per quale motivo?” chiede Marco a cui sono venuti i brividi nel sentire il nome.
“ Questo non glielo posso dire! Io sono timorato di Dio e in questi tempi, se finisci sotto le mire dei preti, è la fine! Hanno in mano la gestione degli aiuti del Governo e con questa carestia che dilaga è meglio tenerseli buoni! Ma a proposito, lei per caso appartiene a qualche ordine? Il suo abito incuriosisce!”.
Marco nega qualsiasi appartenenza, consapevole di essere sulla terra della diaspora.
Tali parole fanno riaffiorare i ricordi di Marco sul dissidio tra le due Chiese. Sa bene che il Governo di fede protestante dell'epoca, riterrà la sciagura della carestia sul popolo cattolico dell'Irlanda come un segno divino. Con un velo di ipocrisia si era cercato di nascondere la scomoda verità su l'autentico genocidio perpetrato dagli inglesi per opportunismo. Il Ministro del Tesoro inglese di allora, Charle Trevelyan, gestì quella crisi facendo di tutto per far morire o costringere i contadini all'immigrazione verso gli Stati uniti. Politiche sui terreni assieme al sincero e profondo odio anti-irlandese, spinse Trevelyan ad affermare che Dio puniva i cattolici irlandesi per il loro comportamento superstizioso e la devozione nei confronti della Chiesa, che a sua volta, promuoveva l'emancipazione cattolica. Già! Il Papa! Se ne era lavato le mani raccattando in giro, tra i fedeli, quattro soldi per aiutare il popolo irlandese, e niente di più.
Il cocchiere prosegue a fargli domande sulla sua destinazione. Marco invece cerca di evitare certi argomenti; è preso dalla confusione e poi, i languori per la fame gli impediscono di elaborare un piano per uscire dalla assurda situazione.
“ Guardi! Io non ho nulla contro gli irlandesi: io sono inglese e benché se ne dica su di noi, siamo dispiaciuti per la loro sorte!”, afferma con tono serio e sincero.
“ Non ne ho il minimo dubbio... è una grande sciagura...anch'io non sono irlandese e vengo dal...”, Marco ferma il discorso pensando a quale situazione politica ci dovrebbe essere nel suo paese in quello stesso istante: “ vengo dall'italico piccolo Regno Sardo Piemontese. Anche da noi ci sono tragedie: combattiamo gli invasori austriaci al nord, e sogniamo un paese libero e unito sotto una bandiera sola!”.
“ Però! Viene da un bel posto! Mi piacerebbe visitarlo! Vorrei vedere Firenze, o Parma, ma mai andrei a Roma! Non vorrei incontrare Satana in persona!”.
La carrozza salta pericolosamente su un avvallamento del terreno proprio in quel momento . La frusta prende a sibilare e le redini si fanno tese nel cercare di controllare i cavalli. Tra i vari scossoni, alla fine è Marco che non riesce a rimanere seduto e viene sbalzato fuori.
Trenta metri più in la, il cocchiere riesce a riprendere il governo dei cavalli e si ferma a soccorrere il malcapitato, che per fortuna, è rimasto illeso, cadendo su di un morbido cespuglio.
Il cocchiere lo aiuta a rialzarsi e a ripulirsi mentre chiede se abbia con sé le sue cose.
Marco sa di non avere nulla: si gira intorno come se volesse sincerarsi di non aver perduto nulla.
Ma ecco che il suo soccorritore raccoglie tra l'erba un libro e lo porge a Marco, dicendogli: “ questo deve essere suo! Mi pare di averlo visto saltare giù nello scuotimento della carrozza!”. Marco, imbarazzato, indugia per un attimo, quanto basta per far sì che il cocchiere getti lo sguardo sul libro:” Ma per la Regina! Ma questo è il registro del reverendo Smitt! Come mai lo hai te?”.
Marco entra in panico e farfuglia mentre l'uomo lo incalza: “ Ma non è che tu sai qualcosa sulla orrenda morte? Gli investigatori cercano questo libretto perché pensano che ci sia scritto il nome del suo assassino!”.
L'unica reazione è quella di strappare di mano il registro all'uomo e scappare: così fa.
“ Fermati farabutto! Assassino!”.
Il cocchiere sale velocemente sul suo posto e sferza i cavalli che con un nitrito di dolore partono di scatto, verso la destinazione che certamente sarà la caserma dei gendarmi: “ devo avvisare che ho trovato l'assassino del povero Smitt! Magari mi danno un premio per la sua cattura!”.
****
Sono sette giorni che Marco si nasconde tra i vari casolari abbandonati per la campagna irlandese, nella sua fuga dalle forze dell'ordine di sua Maestà.
Grigioverde, il colore della peste. Grigioverde, il cielo maledetto. Grigioverde, l'erba rancida della campagna. Grigioverde, il colore della fame che ha distrutto le forze di Marco. Sette giorni di fame per morire di stenti con l'erba secca tra i denti: questa è la maledizione che si sta avverando.
Marco si è gettato con la faccia a terra, e strappata l'erba, la porta avidamente alla bocca.
Prende a masticare l'orribile boccone quando un irrefrenabile pianto lo coglie: “ Cosa ho fatto di male Dio per subire questo suplizio? Forse che io non conosca dolore e le tragedie del mondo? Come se non sapessi della sorte impietosa dell'uomo? Come se non sapessi quanto vale questa miserevole vita? Mi tenti come il Giobbe? Mai avanzerò rivendicazioni contro di te! Tu che usi misericordia e lento sei all'ira! Ma se questa è la tua volontà che sia! Che muoia di fame!”.
Poi un leggero fruscio tra le foglie, con un leggero movimento d'aria, ecco apparire una donna.
Marco la vede di fronte a lui: severa e con atteggiamento imponente. La riconosce: è la donna povera e smagrita a cui aveva bussato sull'uscio per chiederle qualcosa da mangiare: adesso prende a girargli attorno minacciosa. Lui rimane immobile, impietrito, senza controllo di sé, come se avvertisse di essere bloccato dentro a un potente cerchio magico, al quale non si può opporre.
“ Di stenti sono morti i miei figli. Di stenti è morto il loro padre!
Quindici ore lavorava con le mani sulla la terra avara e maledetta!
Senza trarne niente, se non miseria! Ed io che non sono bella, non sono entrata nelle grazie del Nostro Signore Gesù Cristo! Così amava farsi chiamare il demonio del reverendo Smitt! E io non sono bella! Tra le mie gambe e i miei seni non ha mai messo le mani, tanto le affondava su chi ricattava! Per questo le mie patate sono diventate sempre di meno!
Prima erano 10 pound alla settimana, poi sono diventate otto, poi cinque, poi due, poi mezzo! Diceva che che non ce n'erano più! Ma la mia razione gli serviva per comprarsi i frutti proibiti della carne! Le patate mi servivano per i miei figli! E lui li ha lasciati morire!
Niente è servita l'erba se non a soffocarli, oramai folli e affamati!
Ma l'inferno si è preso il reverendo Smitt! Quando l'ho implorato di darmi le patate che mi aspettavano per non far morire l'ultimo dei miei figli rimasto vivo, mi ha riso in faccia dicendo che era stata la volontà di Dio che morissero di fame e che saremmo andati tutti insieme in Paradiso! Allora io gli l'ho colpito con forza e il suo sangue è schizzato dalla sua faccia!
Poi ho trovato il suo registro e il mio nome non vi era più nell'elenco delle serve di Dio: ma solo i nomi delle sue amanti predilette! Neanche quattro patate valevano le nostre vite per lui!
Invece gli inglesi ci hanno lasciati morire perché siamo cattolici e dobbiamo pagare la nostra devozione al Papa? No! No! Dire questo faceva comodo a chi ci sfrutta!
D'altronde la Regina non ci considera e in questa terra mai sarà la nostra Regina!
Perché noi non siamo niente per lei come lei non è niente per noi!
Come non siamo niente neanche per il nostro Cristo! Non abbiamo scampo! Alternativa!.
Ci hanno negato pure la possibilità di rinnegare il Papa di Roma. Per dieci pound di patate avrei rinunciato volentieri, tanto con i suoi dogmi non ci campavamo!
Ma neanche questo non si poteva fare! A noi irlandesi non è stato concesso cambiare religione, praticare i santuari protestanti. Siamo stati marchiati a vita con il marchio di Roma!”.
Marco ha ascoltato esterrefatto. Il cielo sembra ribollire, e le enormi nubi dal colore funereo si avvolgono in spirale. Il vento prende a soffiare impetuoso attorno a loro due, sollevando le foglie secche da terra, che prendono a volteggiare in circolo. Marco sente che sta per succedere qualcosa, prende a pregare come se aspettasse il colpo di grazia.
“ Io sono Ainis Mccarty e per tutta la tua vita ti ricorderai di me e delle mie parole! Io maledico il mondo! Prigioniero della fame sarà in eterno! Guai agli uomini! Guai alle donne! Baratterete la vostra dignità per un tozzo di pane, soggiacerete al ricatto dei potenti per non morire di fame!
Morirete di stenti con l'erba secca tra i denti in nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo!”.
Grigioverde, il colore della peste. Grigioverde, il cielo maledetto. Grigioverde, l'erba rancida della campagna.
Grigioverde, il vortice che lo riporta a casa.
“ Signore! Si sente bene?”.
Steso a terra, Marco apre gli occhi, e risponde di sì alla bibliotecaria con un cenno della testa. Tra le mani serrate, ancora stringe forte il Libro della Fame.