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Re: L’anacoreta
2Ciao @Dukafranz,
purtroppo deve chiudere la discussione per commento insufficiente.
Quando avrai pubblicato un nuovo intervento più esaustivo, che affronti tutti o gran parte dei punti elencati qui, mandami pure un messaggio privato e la riaprirò.
Leggendo questo post potrai comprendere meglio il motivo per cui attribuiamo grande valore ai commenti.
Buon proseguimento!
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Re: L’anacoreta
3Ciao @Dukafranz
A mio parere questa potrebbe essere la trama di un romanzo a metà fra realismo magico alla Marquez e ricerca dell’Assoluto come nel personaggio di Larry dal romanzo “Il filo del rasoio” di Somerset Maugham.
Il tuo personaggio ha le idee molto precise su quello che vuole dalla vita, forse io gli avrei messo qualche dubbio in più, ancora qualche inquieta aspettativa.
Mi piace
Il viaggio del personaggio, le persone che incontra, le sue deduzioni ed esperienze le ho trovate molto intriganti, interessanti. Una ricerca di qualcosa di più nella vita, uno scopo superiore, una ragione, una motivazione oltre il normale quotidiano.
Il finale è davvero affascinante
Mi piacciono queste tematiche.
Scrivi molto bene, una scrittura molto chiara e senza refusi per quanto mi riguarda; fai venire voglia di saperne molto di più su questa storia dai risvolti affascinanti. Complimenti.
Prenderei in considerazione l’idea di farne un romanzo, ne ha tutte le caratteristiche.
A mio parere questa potrebbe essere la trama di un romanzo a metà fra realismo magico alla Marquez e ricerca dell’Assoluto come nel personaggio di Larry dal romanzo “Il filo del rasoio” di Somerset Maugham.
Il tuo personaggio ha le idee molto precise su quello che vuole dalla vita, forse io gli avrei messo qualche dubbio in più, ancora qualche inquieta aspettativa.
Mi piace
Dukafranz wrote: ho maturato l’ossessione per le radici e per la memoria, ossessione che da anni mi spinge a dedicare la vita alla lettura e all’esplorazione.Non tutti hanno questo desiderio purtroppo. Oggi si tende a mistificare e deridere chi si dedica a questo.
Dukafranz wrote: voglio in un certo senso ricostruire la Torre di Babele.Molto bello. Una sola vita non sarebbe sufficiente però.
Dukafranz wrote: Dai papiri egizi alle tavole sumere, dai racconti dei nativi americani ai testi sacri e apocrifi delle principali religioni monoteiste, dai minori culti locali indiani alle saghe norrene, mi abbevero di tutto ovunque, biblioteche pubbliche, accademie e collezioni private, ma ancora non mi posso ritenere soddisfatto.Per esaminare tutta questa conoscenza però, il tuo personaggio dovrebbe avere una cultura immensa, a cominciare dalla padronanza di svariate lingue morte, cosa non impossibile certo, ma per la quale ci vogliono anni di studio. Può darsi che abbia acquisito queste capacità nel tempo.
Dukafranz wrote: Il destino mi ha condotto in una bettola di Montevideo, gioco una partita a scacchi con un settantenne canuto poeta di Buenos Aires,Per un attimo ho sperato che fosse Jorge Luis Borges.
Il viaggio del personaggio, le persone che incontra, le sue deduzioni ed esperienze le ho trovate molto intriganti, interessanti. Una ricerca di qualcosa di più nella vita, uno scopo superiore, una ragione, una motivazione oltre il normale quotidiano.
Il finale è davvero affascinante
Dukafranz wrote: L’anacoreta con il fiato corto si specchia nell’acqua e guarda il suo proprio volto. Ha generato se stesso, in se stesso e per se stesso, un microcosmo indivisibile ed eterno. Tutte le storie potrebbero essere vere oppure false, alcune o persino tutte coincidere. L’anacoreta ha scritto un riassunto della storia dell’universo, ha scritto la sua biografia, ha scritto questa storia, ha scritto la più bella opera che chiunque abbia mai scritto.Anche il personaggio del vecchio anacoreta, molto particolare, sarebbe bello da approfondire, come la particolarità della sua scrittura sulla sabbia, il perché il personaggio riesca a un certo punto a comprenderla appieno, trovando un appagamento ai suoi sforzi, alla sua ricerca esistenziale.
Mi piacciono queste tematiche.
Scrivi molto bene, una scrittura molto chiara e senza refusi per quanto mi riguarda; fai venire voglia di saperne molto di più su questa storia dai risvolti affascinanti. Complimenti.
Prenderei in considerazione l’idea di farne un romanzo, ne ha tutte le caratteristiche.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
(Apocalisse di S. Giovanni)
Re: L’anacoreta
4Ciao@Alberto Tosciri
Ti ringrazio per il parere e il tempo che mi hai dedicato.
l’idea era proprio quella di creare una sorta di storia circolare, ricorsiva.
Probabilmente, un giorno, potrei farci davvero un romanzo.
Ti ringrazio per il parere e il tempo che mi hai dedicato.
Alberto Tosciri wrote: Il tuo personaggio ha le idee molto precise su quello che vuole dalla vita, forse io gli avrei messo qualche dubbio in più, ancora qualche inquieta aspettativa.Effettivamente riconosco di non aver inserito alcun contrasto interiore al personaggio, almeno nelle premesse. Per quanto riguarda l’elemento del dubbio ho cercato di farlo emergere più avanti, precisamente riguardo alla reale esistenza dell’anacoreta come sul perché fosse a conoscenza della partita a scacchi.
Alberto Tosciri wrote: Non tutti hanno questo desiderio purtroppo. Oggi si tende a mistificare e deridere chi si dedica a questo.Sottolineo. Quanto hai ragione!
Alberto Tosciri wrote: Per un attimo ho sperato che fosse Jorge Luis Borges.Colpito e affondato. Ogni riferimento è puramente voluto.
Alberto Tosciri wrote: Anche il personaggio del vecchio anacoreta, molto particolare, sarebbe bello da approfondire, come la particolarità della sua scrittura sulla sabbia, il perché il personaggio riesca a un certo punto a comprenderla appieno, trovando un appagamento ai suoi sforzi, alla sua ricerca esistenziale.Non so se sono riuscito nel mio intento: volevo trasmettere una totale ambiguità. Qui torniamo alla reale esistenza dell’anacoreta, ovvero l’anacoreta e il narratore sono la stessa persona. In un certo senso l’anacoreta non esiste, è un parto dell’immaginazione del narratore, della sua lucida follia, una utopica rincorsa a un sapere inafferrabile. Si potrebbe anche dire che sia il narratore a non esistere, a essere generato dall’anacoreta affinché trovasse sé stesso nelle parole scritte sulla sabbia. Non so neppure io quale delle due sia più calzante, in effetti le due opzioni sono sovrapponibili.
Mi piacciono queste tematiche.
l’idea era proprio quella di creare una sorta di storia circolare, ricorsiva.
Probabilmente, un giorno, potrei farci davvero un romanzo.
Re: L’anacoreta
5 Ciao @Dukafranz
è la prima volta che leggo qualcosa di tuo e devo dire che me ne dispiace perché è una lettura che è valsa la pena di fare.
Non sono di facili entusiasmi, ma il tuo è un lavoro davvero interessante, nonché piacevole.
Il racconto che hai scritto è affascinante, denso di simbolismo, che intreccia temi complessi come la ricerca della conoscenza, l’identità, la memoria e il linguaggio, con un’atmosfera che oscilla tra il realismo e il mito.
Struttura e narrazione
Il racconto si presenta come una narrazione in prima persona, strutturata in modo fluido e quasi onirico, che segue il percorso interiore ed esteriore del protagonista, un giovane studioso ossessionato dalla ricerca della "vera storia" dell’umanità. La struttura è lineare ma frammentata, alternando momenti di introspezione, descrizioni di viaggio e incontri significativi, fino al climax rappresentato dall’incontro con l’anacoreta. Questa progressione riflette un viaggio archetipico, simile a quello dell’eroe mitologico o del pellegrino in cerca di illuminazione.
La narrazione è volutamente ambigua in alcuni punti, lasciando spazio a molteplici interpretazioni. L’incontro con il poeta a Montevideo, la partita a scacchi, e la successiva ricerca dell’anacoreta fungono da snodi narrativi che trasformano il racconto da una semplice quête intellettuale a un’esplorazione metafisica. La ripetizione di motivi (la scrittura, la cancellazione, il mare, la ricerca) crea un ritmo quasi ipnotico, che culmina nella rivelazione finale, dove il confine tra realtà e simbolismo si dissolve.
Temi principali
Lo stile del racconto è ricco e volutamente arcaico, in linea con l’ambientazione ottocentesca e l’erudizione del protagonista. La prosa è densa di immagini poetiche (il mare che cancella la scrittura, il sole che tinge l’acqua di rosa e viola) e di riferimenti culturali che spaziano dalla mitologia classica alla filologia, dalla religione al simbolismo. L’uso di termini come “anacoreta”, “patrizio” e “battigia” contribuisce a creare un’atmosfera colta e senza tempo.
Tuttavia, la narrazione mantiene una certa ambiguità, lasciando spazio al lettore per interrogarsi sulla veridicità degli eventi. La partita a scacchi, ad esempio, potrebbe essere letta come un evento reale o come una metafora per il confronto intellettuale tra il protagonista e il poeta. Allo stesso modo, la scrittura dell’anacoreta potrebbe essere un’allucinazione, un sogno o una rivelazione mistica. Questa ambiguità è uno dei punti di forza del racconto, poiché invita il lettore a partecipare attivamente all’interpretazione.
Personaggi
Il racconto può essere letto su più livelli:
Il racconto è una narrazione di grande fascino, che unisce l’erudizione di un Borges a una sensibilità romantica e mistica. La storia dell’anacoreta, con la sua scrittura cancellata dal mare, è un’immagine potente che incapsula la tensione tra creazione e distruzione, tra il desiderio di afferrare l’eterno e l’inevitabile caducità dell’esistenza. Il viaggio del protagonista, con le sue frustrazioni e rivelazioni, riflette il percorso di ogni individuo che cerca significato in un mondo frammentato. Nonostante qualche eccesso di densità, il racconto riesce a catturare l’immaginazione e a invitare a una riflessione profonda sul linguaggio, la memoria e il senso dell’esistenza. È un testo che vive di interpretazioni, come le onde che cancellano e riscrivono incessantemente la storia sulla sabbia.
Complimenti, a presto rileggerti, ciao.
è la prima volta che leggo qualcosa di tuo e devo dire che me ne dispiace perché è una lettura che è valsa la pena di fare.
Non sono di facili entusiasmi, ma il tuo è un lavoro davvero interessante, nonché piacevole.
Il racconto che hai scritto è affascinante, denso di simbolismo, che intreccia temi complessi come la ricerca della conoscenza, l’identità, la memoria e il linguaggio, con un’atmosfera che oscilla tra il realismo e il mito.
Struttura e narrazione
Il racconto si presenta come una narrazione in prima persona, strutturata in modo fluido e quasi onirico, che segue il percorso interiore ed esteriore del protagonista, un giovane studioso ossessionato dalla ricerca della "vera storia" dell’umanità. La struttura è lineare ma frammentata, alternando momenti di introspezione, descrizioni di viaggio e incontri significativi, fino al climax rappresentato dall’incontro con l’anacoreta. Questa progressione riflette un viaggio archetipico, simile a quello dell’eroe mitologico o del pellegrino in cerca di illuminazione.
La narrazione è volutamente ambigua in alcuni punti, lasciando spazio a molteplici interpretazioni. L’incontro con il poeta a Montevideo, la partita a scacchi, e la successiva ricerca dell’anacoreta fungono da snodi narrativi che trasformano il racconto da una semplice quête intellettuale a un’esplorazione metafisica. La ripetizione di motivi (la scrittura, la cancellazione, il mare, la ricerca) crea un ritmo quasi ipnotico, che culmina nella rivelazione finale, dove il confine tra realtà e simbolismo si dissolve.
Temi principali
- La ricerca della conoscenza e il mito della Torre di Babele
Il protagonista è mosso da un’ambizione titanica: ricostruire la storia dell’umanità, raccogliendo frammenti sparsi di conoscenza. Il riferimento alla Torre di Babele non è casuale: come nell’episodio biblico, il suo desiderio di unificare il sapere umano si scontra con la frammentazione del linguaggio e della memoria. L’anacoreta, con la sua scrittura effimera cancellata dalle onde, sembra incarnare questa tensione: il suo atto creativo è al contempo eterno e futile, un paradosso che riflette l’impossibilità di afferrare pienamente la totalità della storia umana. - La memoria e l’identità
La narrazione è permeata da un’ossessione per le radici, sia personali (la discendenza patrizia del protagonista) sia universali (la storia dell’umanità). Il protagonista cerca di definire se stesso attraverso il passato, ma l’incontro con l’anacoreta suggerisce che l’identità non è solo un’eredità, ma un atto creativo continuo. L’anacoreta, che scrive e riscrive la sua storia (e forse quella dell’universo), rappresenta una figura archetipica: il creatore che si rigenera attraverso il linguaggio. - Il linguaggio e la scrittura
La scrittura dell’anacoreta, cancellata dalle onde, è il cuore simbolico del racconto. Questo atto richiama il mito di Sisifo: un lavoro incessante, apparentemente senza scopo, ma carico di significato. La scrittura sulla sabbia, che include lingue antiche, codici alfanumerici e persino la partita a scacchi del protagonista, suggerisce che il linguaggio è un mezzo per ordinare il caos, ma anche un limite intrinseco, incapace di fissare definitivamente la verità. La rivelazione finale, in cui il protagonista riesce a “leggere” e comprendere, implica un superamento di questo limite, un momento di epifania in cui il linguaggio diventa universale. - Il viaggio come metafora
Il viaggio del protagonista, che attraversa continenti e incontra figure disparate, è sia fisico che interiore. Ogni tappa (Montevideo, Roma, Delfi, Alanya) arricchisce la sua prospettiva, ma anche la sua frustrazione, finché l’incontro con l’anacoreta non gli offre una chiave per reinterpretare la sua missione. La donna di Delfi, con il suo profumo di talco e la sua fiducia, funge da figura oracolare, un’eco delle sacerdotesse dell’antichità, che lo spinge a perseverare.
Lo stile del racconto è ricco e volutamente arcaico, in linea con l’ambientazione ottocentesca e l’erudizione del protagonista. La prosa è densa di immagini poetiche (il mare che cancella la scrittura, il sole che tinge l’acqua di rosa e viola) e di riferimenti culturali che spaziano dalla mitologia classica alla filologia, dalla religione al simbolismo. L’uso di termini come “anacoreta”, “patrizio” e “battigia” contribuisce a creare un’atmosfera colta e senza tempo.
Tuttavia, la narrazione mantiene una certa ambiguità, lasciando spazio al lettore per interrogarsi sulla veridicità degli eventi. La partita a scacchi, ad esempio, potrebbe essere letta come un evento reale o come una metafora per il confronto intellettuale tra il protagonista e il poeta. Allo stesso modo, la scrittura dell’anacoreta potrebbe essere un’allucinazione, un sogno o una rivelazione mistica. Questa ambiguità è uno dei punti di forza del racconto, poiché invita il lettore a partecipare attivamente all’interpretazione.
Personaggi
- Il protagonista: È un personaggio complesso, guidato da un’ossessione che lo rende al contempo ammirevole e vulnerabile. La sua erudizione e il suo idealismo lo avvicinano a figure romantiche, ma la sua ingenuità (come quando dubita di essere stato “giocato” dal poeta) lo rende umano e relatable.
- Il poeta: Una figura enigmatica, quasi un trickster, che introduce il mistero dell’anacoreta. La sua ambiguità (nessuno sembra conoscerlo) lo rende una sorta di deus ex machina narrativo, un catalizzatore per il viaggio del protagonista.
- L’anacoreta: È il simbolo centrale del racconto, una figura che trascende la realtà. La sua scrittura incessante e la sua resistenza al dialogo lo rendono una sorta di divinità laica, un custode del sapere universale che, però, sceglie di non condividerlo direttamente. La sua robustezza fisica, nonostante l’età, e la cura dei capelli suggeriscono una vitalità che contrasta con la sua apparente ascetismo.
Il racconto può essere letto su più livelli:
- Allegoria della ricerca umana: L’anacoreta rappresenta l’umanità stessa, che cerca di dare senso all’esistenza attraverso la narrazione, ma è destinata a vedere le proprie creazioni svanire. La partita a scacchi, che riappare sulla sabbia, potrebbe simboleggiare il destino del protagonista, intrappolato in un gioco più grande di lui.
- Riflessione sul linguaggio: La scrittura effimera dell’anacoreta richiama il concetto di “traccia” di Derrida: ogni atto di scrittura è un tentativo di fissare il significato, ma il significato stesso è destinato a sfuggire. La comprensione finale del protagonista suggerisce una trascendenza, un momento in cui il linguaggio diventa un ponte verso l’universale.
- Dimensione mistica: L’anacoreta, con il suo scrivere senza sosta, ricorda figure come i mistici sufi o i profeti biblici. La sua opera, che coincide con la storia dell’universo e con la sua biografia, suggerisce un’unità tra il microcosmo (l’individuo) e il macrocosmo (l’universo).
- Atmosfera evocativa: Le descrizioni sensoriali (l’odore di tabacco, la salsedine, il profumo di talco) immergono il lettore nel mondo del racconto.
- Ricchezza simbolica: I riferimenti culturali e mitologici arricchiscono il testo, rendendolo un puzzle intellettuale.
- Ambiguità narrativa: La mancanza di certezze (l’anacoreta esiste davvero? Il poeta è reale?) stimola il lettore a riflettere.
- Eccessiva densità: In alcuni punti, il racconto rischia di essere sovraccarico di simboli e riferimenti, che potrebbero risultare ostici per un lettore meno avvezzo alla letteratura colta.
- Ambiguità non sempre risolta: Sebbene l’ambiguità sia un punto di forza, alcuni passaggi (come l’improvvisa comprensione del protagonista) possono sembrare troppo ellittici, lasciando il lettore con più domande che risposte.
- Personaggi secondari poco sviluppati: Figure come la donna di Delfi o il poeta, pur affascinanti, rimangono abbozzate, servendo più come funzioni narrative che come personaggi a tutto tondo.
Il racconto è una narrazione di grande fascino, che unisce l’erudizione di un Borges a una sensibilità romantica e mistica. La storia dell’anacoreta, con la sua scrittura cancellata dal mare, è un’immagine potente che incapsula la tensione tra creazione e distruzione, tra il desiderio di afferrare l’eterno e l’inevitabile caducità dell’esistenza. Il viaggio del protagonista, con le sue frustrazioni e rivelazioni, riflette il percorso di ogni individuo che cerca significato in un mondo frammentato. Nonostante qualche eccesso di densità, il racconto riesce a catturare l’immaginazione e a invitare a una riflessione profonda sul linguaggio, la memoria e il senso dell’esistenza. È un testo che vive di interpretazioni, come le onde che cancellano e riscrivono incessantemente la storia sulla sabbia.
Complimenti, a presto rileggerti, ciao.

Re: L’anacoreta
6Dukafranz wrote: si è sempre tramandata la leggenda di una nostra millenaria discendenza patrizia risalente all’età repubblicanaCome (es.) chi fa "Fabi" di cognome che crede di discendere dalla gens Fabia.
Dukafranz wrote: l’ossessione per le radici e per la memoria, ossessione che da anni mi spinge a dedicare la vita alla lettura e all’esplorazione.Ossessione positiva, comunque: è interessante, secondo me, notare come quasi tutte le case reali, gira e rigira, discendano dai re dei Franchi.
Dukafranz wrote: Immagino che tutto ciò che fu raccontato in ogni luogo e in ogni tempo da ogni uomoTanti "ogni", capisco l'effetto che cerchi, ma toglierei proprio le specifiche.
Dukafranz wrote: Dai papiri egizi alle tavole sumere, dai racconti dei nativi americani ai testi sacri e apocrifi delle principali religioni monoteiste, dai minori culti locali indiani alle saghe norrene, mi abbevero di tutto ovunque, biblioteche pubbliche, accademie e collezioni private, ma ancora non mi posso ritenere soddisfatto.Segnalo solo che è tanto, non so quante vite servano per padroneggiare tutto; la farei un po' più generica, lasciandola come sottotesto, più che fare questo elenco.
Dukafranz wrote: vive un misterioso anacoreta giunto sul posto dopo aver vissuto solitario nel desertoD'istinto, ho pensato a San Daniele lo stilita.
Dukafranz wrote: È ormai nota la diceria secondo cui per taluni stia scrivendo un riassunto della storia dell’universo, per altri semplicemente la sua biografia, per altri ancora la più bella opera che chiunque abbia mai scritto.Passaggio interessante e degno di nota. Quando c'è un fenomeno insolito o un comportamento inusuale, ecco la leggenda metropolitana.
Dukafranz wrote: Gli dei dell’Olimpo loro sì, sono con me.Credo Atena in particolare. Scherzi a parte, non mi convince tutta la parte precedente, dove il protagonista domanda del poeta in lungo e in largo e nessuno sa dirgli nulla: credo sia normale, magari il poeta è poco conosciuto. L'effetto è domandare qui di un tizio semisconosciuto dall'altra parte del mondo.
Da qui in poi, @Dukafranz, il racconto accelera in modo incredibile e termina quasi di colpo, secondo me. A mio parere restano aperti e degni di nota molti nodi - perché il protagonista si risveglia nella tenda (attacco di panico? come Dante, ovvero "caddi come corpo morto cadde"?), il fatto che alla fine l'anacoreta scriva e basta, lo sbilanciamento del finale rispetto all'inizio, ... - e, leggendo un commento precedente, credo che davvero il tutto meriti più spazio, anche solo per chiarire e/o sviluppare questo finale. Parli di trasmettere un senso di disagio e, a dire il vero, c'è, ma più che il finale dove citi tutto (poco sopra in un passaggio ho scritto che, metaforicamente, partono delle leggende metropolitane), è proprio questa brevità che lascia molte domande aperte. In modo banale, potrei anche dire la curiosità nel saperne di più: il lettore non è il protagonista che vede e capisce e/o apprezza l'opera dell'anacoreta.
Certo, c'è molto tra le righe, come l'anacoreta che richiama le figure mistiche - non credo mi sia venuto in mente a caso San Daniele lo stilita - che l'umanità spesso denigra ma, alla fine, venera e/o si rivolge a loro in momenti particolari. L'anacoreta che richiama anche la figura della conoscenza e, a mio avviso, anche il simbolo del fatto che la stessa sia effimera e spazzata via dalla brevità dell'esistenza (il mare che cancella le scritte). Semplicemente manca qualcosa, un finale degno di un inicipit e di uno sviluppo così curati e così affamati del finale stesso, in un certo senso.
Non ho detto nulla, comunque, della scrittura e dello stile @Dukafranz. Non ti ho detto nulla perché, secondo me, non c'è nemmeno da dire nulla: una scrittura ordinata e piacevole, con una buona ricchezza di linguaggio.
Piacere di aver letto qualcosa di tuo. Alla prossima lettura.

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Re: L’anacoreta
7@bwv582 Ciao, grazie per i preziosi consigli.
Questo è il secondo racconto tra i pochi che ho scritto finora. Si è “scritto da solo”, non ho progettato nulla. Ricordo di essere partito da una suggestione: un vecchio e misterioso saggio scrive sulla sabbia e tutto viene cancellato all’istante dalle onde del mare. Da lì ho iniziato a scrivere, senza sapere ancora cosa, con la sensazione di dover giustificare a chi potesse interessare cosa viene scritto dal vecchio: è nata la figura del narratore protagonista.
L’atmosfera e le tematiche mi hanno rimandato a Borges, e così sono arrivato fino agli scacchi e al poeta, una figura enigmatica dalla quale il protagonista apprende dell’esistenza del vecchio anacoreta, fulcro del racconto.
In seguito, ho immaginato e scritto le varie tappe di avvicinamento, seminando il dubbio sulla reale esistenza di tutti i personaggi narrati, fino ad arrivare agli espedienti dei locali sulla spiaggia che non fanno menzione di alcun anacoreta, della partita di scacchi riprodotta e misteriosamente conosciuta da quest’ultimo, dell’improvviso risveglio nella tenda.
Ricordo che non vedevo l’ora di “vedere come andasse a finire”; ho evidentemente accelerato e interrotto bruscamente, come hai ben detto, lasciando il finale aperto a diverse interpretazioni — che in quel momento non erano chiare neppure a me.
Riconosco che avrei potuto scriverlo in maniera più appagante e soddisfacente per il lettore, all’altezza delle aspettative che sono riuscito a suscitare — in me per primo. Sì, manca qualcosa, c’è del “lasciato in sospeso”, un gioco tra atmosfera onirica e ambiguità. Tuttavia, avevo timore di inserire uno “spiegone” che decodificasse il finale e il racconto tutto, che invece è permeato di simbolismo; forse, semplicemente, non volevo farlo o non sapevo come.
Più che spiegare, come consigliato potrebbe trattarsi di sviluppare meglio il finale senza tradirne lo spirito, oppure di espandere ogni parte del racconto, in tutte le direzioni, facendone un romanzo.
Alla prossima!

Re: L’anacoreta
8Dukafranz wrote: Riconosco che avrei potuto scriverlo in maniera più appagante e soddisfacente per il lettore, all’altezza delle aspettative che sono riuscito a suscitare — in me per primo. Sì, manca qualcosa, c’è del “lasciato in sospeso”, un gioco tra atmosfera onirica e ambiguità. Tuttavia, avevo timore di inserire uno “spiegone” che decodificasse il finale e il racconto tutto, che invece è permeato di simbolismo; forse, semplicemente, non volevo farlo o non sapevo come.Ciao @Dukafranz, non mortificarti troppo, ti ho dato un parere da lettore - non sono e non pretendo di essere qualcosa in più.
Più che spiegare, come consigliato potrebbe trattarsi di sviluppare meglio il finale senza tradirne lo spirito, oppure di espandere ogni parte del racconto, in tutte le direzioni, facendone un romanzo.

È che, come detto, manca una conclusione più, non so, direi "succosa" per via del lungo prologo. Perché l'inizio è un tema molto sentito, il viaggio, soprattutto la ricerca di qualcosa, idee che si ritrovano in racconti e romanzi, ma anche nelle epoche storiche - penso alle spedizioni volute da Nerone per raggiungere le sorgenti del Nilo, o quelle di Himmler per trovare le radici del popolo tedesco (ho fatto due esempi lontanissimi!). Tocchi molte corde, dai tanta curiosità e tanta voglia di sapere che si risolve un po' di colpo, secondo me. E non credo che sia una questione semplice, dici questo
Dukafranz wrote: avevo timore di inserire uno “spiegone” che decodificasse il finaleche condivido perché si potrebbe dire (es.), se l'anacoreta parla, tradisce un po' la propria figura così com'è descritta, se il ricercatore legge qualcosa di quanto scrive, quella che appare nero su bianco può essere la tua (tua=autore, intendo) idea più che quella che vorresti trasmettere... quindi non è proprio un problema banale.
Comunque, come detto, un buon racconto e, da profano, anche una scrittura molto buona. Alla prossima lettura.

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