[H23] La gorga nera

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Traccia: Percorso del mistero
La gorga nera 

Anno 1335  

Nell’aia, a Castagno, si batte il grano, si batte e si bestemmia. Poco raccolto, e troppo lavoro.
Il malcontento serpeggia tra gli abitanti del paese, si vuol finir presto, prima che piova. 
Brontola un tuono sommesso che risale i fianchi della montagna, risucchia l’aria dalla valle, fa tremare la terra.
— È qualcosa che scivola
— No, è qualcosa che rotola
— Precipita, guardate! Viene giù la montagna!
La terra si apre, il Falterona si spacca e inonda la valle, s’inghiotte il villaggio, di ogni anima si perde la traccia.
La terra ha cambiato la forma, restano soltanto alberi spezzati, massi, rami aggrovigliati e la bocca schifosa che tutto ha allagato: L’acqua scura, malefica, si spande nel bosco, nulla sarà mai più come prima. Ora c’è solo la gorga nera!
La frana ha aperto la porta! 

È libera la bestia immonda.
La sua casa è nella Gorga nera.
E si vuol misurarla, quanto è profonda,
con la corda e il peso della stadera
ma non v’è fine e non basta la sonda.
Riemerge leggera la fune dall’acquanera
il peso è scomparso nella melma nauseabonda.
È senza fondo la gorganera e
nessuno sa ancora che segreto nasconda.



Anno 2023 3 novembre

Sui ciottoli bassi era facile, ma saltare su quelli più grossi era un’altra storia. La luna frastagliata illuminava la faggeta, ombre, luci e grosse nubi di vapore mi hanno disorientato.
Con fatica ho attraversato il torrente. Poi, finalmente, il legno sotto le dita: il corrimano dello staccato, qualcosa di familiare, conosco quel posto; la protezione di legno ti porta al ponticello sulla Gorga nera… Pochi chilometri da casa mia.  
Non doveva andare così, la giornata era iniziata fin troppo bene… Dovevo soltanto prendere un po’ di legna fina, avevo lasciato la carriola vicino alla sbarra, poi ho trovato dei funghi….Forse mia nipote mi stava già aspettando a casa e io, come un novellino, ho perso la strada.
E per di più la Gorga tuonava, si sentiva un tremito profondo, una vibrazione che mi trapassava il corpo. Mai sentita una sensazione simile. Tremavo dal freddo ma almeno sapevo dov’ero. Ho camminato alla cieca, a ridosso dell’acquitrino, ho seguito il corrimano fino a che non ho avvertito le assi del ponte; il legno vecchio scricchiola sotto gli scarponi. Tra poco sarò a casa, da qui è tutta discesa, ho pensato. Rincuorato mi sono fermato alcuni secondi a riprendere fiato, poi tutto è accaduto in pochi attimi.
C’è stato un tonfo, un scrocchio di rami spezzati, se non sono morto stecchito dalla paura è stato un miracolo. All ’improvviso ho sentito le rane, centinaia di rane, facevano un fracasso mai udito, il gracidare di tutte era un solo urlo continuo, 
Mi sono nascosto dietro un tronco li vicino, attraverso le volute di vapore malsano che saliva dalla Gorga ho visto un’ombra scura, procedeva verso di me sul ponticello ho pensato che qualcuno fosse venuto a cercarmi allora ho gridato.
 — Chi c’è chi va là? Sono io, Michele! Ma il rumore che stavano facendo le rane era davvero tanto, non ho sentito nessuna risposta, sono rimasto immobile dietro all’albero ad aspettare.



— Papà, vado dal nonno. Devo Fare i compiti di matematica. Mi sta aspettando.
— Va bene, ma torna prima del tramonto. Lo sai, una ragazzina in giro da sola… 
— Papà, per favore ho quindici anni! Sono solo due passi, neanche dieci minuti da qui.
— Ma La senti?
— Cosa?
— La Gorga che tuona. Badalischio va a fare una passeggiata stasera. 
— ancora questa storia! Cheppizza, papà!
— Se il badalischio esce dalla Gorga, ti mangia tuuuttainteraaa.
— Papa smettila, non mi impressionate più come quando ero piccola.
— Lo so, lo so, scherzavo, vai, ma stai attenta.
— Ok, starò attenta, chissà a che cosa poi? Prendo lo zaino e vado, è un pomeriggio così bello, peccato sprecarlo a fare i compiti.
— Cammina va! Vai a studiare. 
Sul sentiero, leggermente in salita, ammiro la vallata, la campagna si sta colorando d’autunno, che spettacolo! Il sole brilla, la cima del Falterona, è così bella e l’aria così limpida che mi sembra di poterla toccare.
La Gorga tuona di nuovo ma non ho paura di quelle vecchie storie. 
Adoro la casetta del nonno, è sempre profumata di torta e di caffellatte. Accarezzo i gigli gialli sui bordi del sentiero come faccio sempre, alzo lo sguardo, da qui si vede il tetto rosso e il comignolo; senza fumo. Che strano, che nonno si sia dimenticato di me? Il camino è sempre acceso, doveva cucinarmi la castagne, me l’ha promesso. Corro verso il piazzale davanti alla casa.
— Nonno, nonno ci sei?
Faccio il giro intorno alle mura del casaletto: silenzio, non è in casa.
Mi  guardo intorno. Mi schermo gli occhi col palmo, scruto la campagna verso la foresta, mi sembra di vedere qualcosa di strano. Lascio lo zaino sul portone e mi incammino giù per una scarpata che porta alla sbarra all’ingresso della faggeta, dietro al palo che regge i cartelli che indicano i sentieri per gli escursionisti, c’è la carriola del nonno. Ecco dov’è andato! Gli vado incontro, sarà li a far due bracciate di legna piccola, sarà meglio che vada ad aiutarlo.
Le bandierine bianche e rosse mi indicano il cammino, dipinte sui massi o sui tronchi ti accompagnano sempre, non è possibile perdersi, così diceva il professore durante la gita a fonte Borbotto. Non perdete mai di vista i segni!
Resto incantata dai giochi di luce, raggi obliqui illuminano piccole radure. Gli alberi si stanno spogliando e lasciano entrare il sole.
— Nonno! Dove sei?
Una nebbiolina sale dal terreno, piccole volute di vapore danzano al mio passaggio; sembra un mondo magico, non mi stupirei se incontrassi qualche fatina, tanto è bello questo posto.
— Nonno! La mia voce si perde nell’aria e ritorna distorta alle mie orecchie, un tuono rotola lontano, la luce del sole scompare all’improvviso, alzo gli occhi, si sta annuvolando.
Forse è meglio che torni indietro, mi volto, la nebbiolina adesso è una cortina spessa che mi arriva alle ginocchia, non riesco più a vedere nessun segnalino. 
Non so quale direzione prendere, mi sono persa!
La gorga tuona e la faggeta cade nella penombra. 
— Nonno! Aiuto! Nonno mi senti?
Ancora un tuono sommesso che pare scendere dalla montagna, sembra che rotoli, come qualcosa che scivola a valle, sapessi almeno se devo andare verso la salita o la discesa, non mi ricordo più quante volte il dislivello mi ha portato fino a qui. Credo di dover andare a sud, guardo la corteccia degli alberi, evito la direzione verso nord, comincio a camminare fiduciosa.
Cosa è stato? Un rumore, un soffio di foglie spostate, eppure non c’è vento, — c’è qualcuno? —  È  molto vicino a me ma non vedo nulla, saranno nemmeno le sedici eppure sembra già buio — Nonno, sei tu? — È come un fruscio che sparisce non appena smetto di camminare, adesso ho davvero paura, il fiato mi si spezza in gola. Ho l’impressione di essere seguita, non appena faccio un passo sento zampettare di mille animaletti dietro di me, forse è solo suggestione, la direzione è quella giusta, presto ritroverò il sentiero. Fruscii, versi piccoli rumori, non mi lasciano. Mentre cammino canticchio, cerco di farmi coraggio, incrocio le braccia strette al petto, il cuore sta battendo troppo forte devo calmarmi. Ci provo, ma mi sbarrano la strada tronchi caduti, enormi sassi, non può essere questa la strada. Mi fermo un momento a pensare, non posso essere troppo lontana dal margine della foresta ma intanto devo aver passato un’ora buona a girare in tondo.
Ho freddo, la temperatura si è abbassata di colpo, devo continuare a camminare se non altro per non morire congelata. Di nuovo quel fruscio, chiunque sia ora si sta avvicinando.Troppo!
Mi volto di scatto, mio Dio! A soli tre metri da me decine di rane mi fissano, immobili. Il terrore mi ha paralizzato, non riesco a muovermi, non sono decine ma centinaia di animaletti uniti in un arabesco di colori cangianti, sono dappertutto.Tra le foglie del sottobosco, sui tronchi, sui rami, sopra i sassi e vengono da tutte le direzioni. Si avvicinano piano mentre le sento gracidare sempre più forte, devo scappare! Mi scuoto e comincio a correre nella direzione opposta. Inciampo, sento il bruciore, devo essermi ferita un ginocchio, nonostante continuo a correre. 
Adesso è notte, in cielo tra le chiome si vedono la stelle Non so più da quanto tempo sto correndo, il cuore mi scoppia, devo fermarmi.
Forse le ho seminate, non sento più nessun rumore.
Mi viene da piangere, se ripenso alle raccomandazioni di papà… Ma come ho potuto essere così sciocca, mettermi nei guai in questo modo.
La gorga tuona ancora, stavolta sembra di sentire il terreno tremare, ma forse sono io, ho brividi di freddo e di paura, alzo lo sguardo, la luna sbiadita fa capolino tra le nuvole rade, osservo intorno a me e, finalmente, nella poca luce vedo la mia salvezza. Uno dei segnali bianchi e rossi è stampato su un grosso tronco, devo cercare, deve essercene un altro, ma in quale direzione? Comincio a cercare senza perdere di vista il segnale sul tronco. Sto girando intorno all’albero ma non riesco a vedere dove metto i piedi, cado, sbatto la fronte e la manica della giacca si lacera impigliata a un ramo, resto distesa, maledizione! Stringo le palpebre per non piangere, non sono così disperata. Riapro gli occhi e il mio sguardo incrocia quello di decine di occhietti. Ancora! Basta vi prego, mi tormentano i timpani, non riesco a pensare. Mi alzo, le vedo muoversi, scendono dai fianchi dalle scarpate, sono centinaia, mi sono quasi addosso, mi stanno circondando. Urlo, il gracidio sovrasta la mia voce.
Ricomincio a correre. Devo correre sull’unica via che loro lasciano libera, cado, mi rialzo e corro. 
Corro senza poter riprendere fiato, sono sfinita, ferita, graffiata, i vestiti strappati. Poi vedo lo steccato e comprendo, sono loro che mi hanno portato fin qui. Rallento il passo, Il legno del corrimano sotto le dita, il ricordo della gita a fonte Borbotto e poi qui alla Gorga nera, quello che scricchiola sotto i miei piedi è il ponticello sullo stagno.Le rane si sono zittite, perfino l’aria è ferma in un totale assoluto silenzio. Gli anfibi si ammassano ai miei piedi, a grossi mucchi che mi arrivano alle ginocchia, non riesco più a muovermi. La Gorga rimbomba, L’acqua nera si solleva sopra un corpo sinuoso e possente; s’innalza davanti a me il badalischio. Il serpente ha l’orbite aperte, due fornaci infuocate e io non posso che perdermi, il suo alito m’investe e paralizza i miei nervi. Avverto i piccoli corpi che saltano su di me, mi pisciano sulle mani, sui capelli, sulle spalle, i loro liquidi si mischiano alle mie lacrime. Raccolgo tutte le forze, spalanco la mascella in un urlo muto, soffocato da una rana che entra nella mia bocca.
Le sento frugare sotto i vestiti, rimanere impigliate nelle ciocche umide dei mie capelli, mi chiudono anche il naso, non ho più respiro da sottrarre al poco spazio lasciato sul mio viso e la mente vacilla nell’illusione di un frullo di ali possenti, nel vago ricordo di un sogno; il grido di un’aquila in un valico di montagna innevata.
 


All’improvviso ci fu un silenzio terribile. Quella calma improvvisa mi ha costretto a guardare. Appoggiato al tronco, ho cercato di mettere a fuoco l’immagine assurda davanti a me: sul ponticello c’era una sagoma scura, informe, che si muoveva come fosse di gelatina. Nella Gorga, il badalischio era ritto sul corpo massiccio da rettile, gigantesco Ho avuto un sobbalzo quando il serpente è scattato indietro e ha spalancato le fauci, Era pronto a buttarsi sulla sua preda ma poi, non so cosa sia accaduto, la poca luce della luna si è oscurata per pochi attimi, un frullo di possenti ali ha interrotto il silenzio, quale grosso volatile sia stato non lo so. Ha sorvolato la preda che il badalischio stava assalendo, ha frenato il volo, allungato le zampe e ha affondato gli artigli sul cranio della bestia. 
Deve avergli cavato gli occhi, la bestia è sparita sott’acqua mentre si contorceva dal dolore. Ho distolto lo sguardo e poi ho visto mia nipote cadere sulle assi del ponte, era circondata dalle rane, ferita, graffiata, con i vestiti tutti stappati ma viva.
— Michele, speri davvero che noi crediamo a questa storia?
— La bestia esiste! Vi dico che io l’ho vista! Il cuore mi è quasi scoppiato dallo spavento.
Mia nipote può confermare tutto.
— La ragazza ha ripreso conoscenza, lei non ricorda come è arrivata alla Gorga. Sei stato tu? Perché l’hai portata lassù? 
— Io? Sono suo nonno! Non le farei mai del male. Vi ripeto che lei era là, circondata dalle rane, non so come ci sia arrivata, il badalischio esiste, vi giuro, io l’ho visto!
— Lascia stare, Michele!  Forse sei caduto, hai preso una botta in testa? 
— Vi dico che l’ho visto! È la verità.
— Voglio parlare di nuovo con la ragazza, Forse domani gli tornerà la memoria. E allora faremo i conti con te, Michele, ti faremo passare la voglia di mettere in giro certe sciocchezze.

Re: [H23] La gorga nera

2
Ciao @Albascura !
Credo che sia la prima volta che leggo qualcosa di tuo e devo dire che mi è piaciuto molto. 
Mi manca di vedere la carta per capire il punto di partenza, ma penso fosse un “serpentone”???
In ogni caso: la tua scrittura scorre fluida, efficace, senza particolari ricercatezze stilistiche che non avrebbero funzionato in un racconto thriller come il tuo.
Bello l’approccio con il doppio soggetto narrante che restituisce circolarità alla narrazione e molto efficace l’idea delle rane!
Molto, molto accattivante l’ambientazione: è parte integrante e fondamentale del racconto e fai de La Gorga un vero personaggio! Complimenti.

Detto questo, due considerazioni di tenore differente:
- toglierei la filastrocca iniziale perché non aggiunge nulle e non è nemmeno (per me) abbastanza evocativa da creare tensione o attesa.
- il finale non mi è piaciuto. Né la conclusione con il nonno non creduto (da chi?) perché svuota tutta la tensione precedente, né, soprattutto l’aquila (!) che salva tutti. Fa molto Signore degli Anelli e, francamente, è troppo estemporanea. Personalmente non avrei puntato sull’ “happy ending” ma avrei lasciato il nonno veder mangiare la vittima coperta di rane e poi scoprire (zaino davanti casa) che era la nipote (sai i sensi di colpa!). Se ami i finali lieti, invece, avresti potuto, per esempio, far capire al nonno che la vittima era la nipote e farlo balzare fuori per difenderla (riuscendoci o venendone mangiato lui, guarda tu: nella seconda ipotesi potevi, volendo, tenere la parte del finale con la persona non creduta: questa volta la nipote).
Ovviamente è questione di gusti personali, ma commentare serve per scambiarsi i punti di vista, no?

Concludendo: complimenti! Bella prova davvero.

A rileggerti

Re: [H23] La gorga nera

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  ha scritto:LCiao @Albascura !
Credo che sia la prima volta che leggo qualcosa di tuo e devo dire che mi è piaciuto molto. 
Booooh  :diavolo2:  @L'illusoillusore  sono la reincarnazione di Alba359, certo che ci siamo letti.
  ha scritto:LMi manca di vedere la carta per capire il punto di partenza, ma penso fosse un “serpentone”???
Purtroppo no, niente badalischio, ma c'è una foresta scura, una ragazzina e un'aquila che gli vola quasi addosso.
  ha scritto:Lil finale non mi è piaciuto. Né la conclusione con il nonno non creduto (da chi?) perché svuota tutta la tensione precedente, né, soprattutto l’aquila (!) che salva tutti. Fa molto Signore degli Anelli e, francamente, è troppo estemporanea.
Ti confesso che non piace neanche a me! Ma non potevo far morire il nonno, ho cominciato il racconto con la sua voce narrante, non poteva morire.
La ragazza non potevo sacrificarla, nella mia mente, vista l'immagine, l'aquila non la sta attaccando, ma la sta salvando da qualcosa. 
Mi piaceva il senso circolare, i due racconti che si collegano alla fine. Il finale l'ho incollato con lo scotch, lo so e mi dispiace magari se potevo decantare qualche giorno in più un'idea buona mi veniva. 
  ha scritto:LSe ami i finali lieti, invece, avresti potuto, per esempio, far capire al nonno che la vittima era la nipote e farlo balzare fuori per difenderla (riuscendoci o venendone mangiato lui, guarda tu: nella seconda ipotesi potevi, volendo, tenere la parte del finale con la persona non creduta: questa volta la nipote).
Ovviamente è questione di gusti personali, ma commentare serve per scambiarsi i punti di vista, no?
Sono tutte buone le tue idee, tranne quella dove muore il nonno, per il motivo che ti ho detto prima. Penso che cambierò il finale sicuramente, ma dovrò allungare di molto il racconto, sono attacca all'idea dell'aquila salvatrice. Colpa della foto.
Grazie per il passaggio.

Re: [H23] La gorga nera

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@Albascura 
brava, il racconto mi è piaciuto, soprattutto la prima parte, bellissime immagini, coinvolgenti, anche la trama ho apprezzato, decisamente meno il finale.
Credo che l'obbligo della traccia, inserita per forza a fine racconto, l'abbia rovinato, ma contest a parte, rivedendo il finale, a mio avviso, potrebbe diventare un ottimo racconto.
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 amEra pronto a buttarsi sulla sua preda ma poi, non so cosa sia accaduto, la poca luce della luna si è oscurata per pochi attimi, un frullo di possenti ali ha interrotto il silenzio, quale grosso volatile sia stato non lo so. Ha sorvolato la preda che il badalischio stava assalendo, ha frenato il volo, allungato le zampe e ha affondato gli artigli sul cranio della bestia. 
Deve avergli cavato gli occhi, la bestia è sparita sott’acqua mentre si contorceva dal dolore
Ti segnalo anche che qui ho dovuto rileggere e solo proseguendo ho capito che il volatile avesse colpito il basilischio e non la nipote. Quando scrivi che colpisce la bestia, trattandosi del racconto del nonno, che vede la nipote come un essere gelatinoso, essendo ricoperta di rane, pensavo appunto, che avesse ucciso la ragazza.

Nel complesso, l'ho trovato un buon racconto.

A rileggerti 
<3

Re: [H23] La gorga nera

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Eccomi, cara @Albascura  :)
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 amLa terra ha cambiato la forma, restano soltanto alberi spezzati, massi, rami aggrovigliati e la bocca schifosa che tutto ha allagato
La terra ha cambiato forma: restano soltanto ecc.
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 amÈ libera la bestia immonda.
La sua casa è nella Gorga nera.
E si vuol misurarla, quanto è profonda,
con la corda e il peso della stadera
ma non v’è fine e non basta la sonda.
Riemerge leggera la fune dall’acquanera
il peso è scomparso nella melma nauseabonda.
È senza fondo la gorganera e
nessuno sa ancora che segreto nasconda.
Interessante inserimento: apprezzo.
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 amil corrimano dello staccato, qualcosa di familiare, conosco quel posto; la protezione di legno ti porta al ponticello sulla Gorga nera… Pochi chilometri da casa mia.  
Refuso per steccato
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 amRincuorato mi sono fermato alcuni secondi a
Qui parla Michele in prima persona, poi parlerà la nipote. Fai le due versioni della storia?
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 amun scrocchio di rami spezzati
uno scrocchio
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 amMi sono nascosto dietro un tronco li vicino, attraverso le volute di vapore malsano che saliva dalla Gorga ho visto un’ombra scura, procedeva verso di me sul ponticello ho pensato che qualcuno fosse venuto a cercarmi allora ho gridato.
Ti suggerisco di cambiare così:

Mi sono nascosto dietro un tronco lì vicino: attraverso le volute di vapore malsano, che saliva dalla Gorga, ho visto un'ombra scura. 
Procedeva verso di me sul ponticello e ho pensato che qualcuno fosse venuto a cercarmi: allora ho gridato.
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 amMa La senti?
Perché quel La maiuscolo?
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 amSul sentiero, leggermente in salita, ammiro la vallata, la campagna si sta colorando d’autunno, che spettacolo! Il sole brilla, la cima del Falterona, è così bella e l’aria così limpida che mi sembra di poterla toccare.
Qui parla la nipote di Michele, in prima persona.

Mi sembra di non avere mai letto, nello stesso racconto, due prime persone che parlano a turno, sia nel discorso diretto che in quello indiretto.
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 amLascio lo zaino sul portone e mi incammino giù per una scarpata che porta alla sbarra all’ingresso della faggeta, dietro al palo che regge i cartelli che indicano i sentieri per gli escursionisti, c’è la carriola del nonno. Ecco dov’è andato! Gli vado incontro, sarà li a far due bracciate di legna piccola, sarà meglio che vada ad aiutarlo.
Dopo la "faggeta" ti suggerisco un punto e virgola
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 amResto incantata dai giochi di luce, raggi obliqui illuminano piccole radure. Gli alberi si stanno spogliando e lasciano entrare il sole.
Bello, ma i due punti, messi dopo "luce", aprirebbero meglio alla spiegazione.
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 amAncora un tuono sommesso che pare scendere dalla montagna, sembra che rotoli, come qualcosa che scivola a valle, sapessi almeno se devo andare verso la salita o la discesa, non mi ricordo più quante volte il dislivello mi ha portato fino a qui. Credo di dover andare a sud, guardo la corteccia degli alberi, evito la direzione verso nord, comincio a camminare fiduciosa.
Cosa è stato? Un rumore, un soffio di foglie spostate, eppure non c’è vento, — c’è qualcuno? —  È  molto vicino a me ma non vedo nulla, saranno nemmeno le sedici eppure sembra già buio — Nonno, sei tu?
L'atmosfera si incupisce. Sai ben caratterizzare i passaggi narrativi.
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 amCorro senza poter riprendere fiato, sono sfinita, ferita, graffiata, i vestiti strappati. Poi vedo lo steccato e comprendo, sono loro che mi hanno portato fin qui. Rallento il passo, Il legno del corrimano sotto le dita, il ricordo della gita a fonte Borbotto e poi qui alla Gorga nera, quello che scricchiola sotto i miei piedi è il ponticello sullo stagno.Le rane si sono zittite, perfino l’aria è ferma in un totale assoluto silenzio. Gli anfibi si ammassano ai miei piedi, a grossi mucchi che mi arrivano alle ginocchia, non riesco più a muovermi. La Gorga rimbomba, L’acqua nera si solleva sopra un corpo sinuoso e possente; s’innalza davanti a me il badalischio. Il serpente ha l’orbite aperte, due fornaci infuocate e io non posso che perdermi, il suo alito m’investe e paralizza i miei nervi. Avverto i piccoli corpi che saltano su di me, mi pisciano sulle mani, sui capelli, sulle spalle, i loro liquidi si mischiano alle mie lacrime. Raccolgo tutte le forze, spalanco la mascella in un urlo muto, soffocato da una rana che entra nella mia bocca.
Le sento frugare sotto i vestiti, rimanere impigliate nelle ciocche umide dei mie capelli, mi chiudono anche il naso, non ho più respiro da sottrarre al poco spazio lasciato sul mio viso e la mente vacilla nell’illusione di un frullo di ali possenti, nel vago ricordo di un sogno; il grido di un’aquila in un valico di montagna innevata.
Qui non ti tocco una virgola. Giusto, per il climax, fare questo crescendo di descrizioni e di emozioni: l'horror è servito. Brava, Alba! @Albascura   (y)
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 am— Voglio parlare di nuovo con la ragazza, Forse domani gli le tornerà la memoria. E allora faremo i conti con te, Michele, ti faremo passare la voglia di mettere in giro certe sciocchezze.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [H23] La gorga nera

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Ciao misteriosa @@Albascura
Il racconto è avvincente e, come tuo solito, anche se non ci conosciamo, riesci a pennellare le ambientazioni in maniera molto vivida e piacevole. Due appunti:
1) a cosa serve il prequel del 1300 se poi non ha più nessuna funzione nel prosieguo?
2) se le azioni di nonno e nipote sono in contemporanea, perché l'uno narra al passato e l'altra al presente?
Attenta a qualche refuso di troppo, molte maiuscole dopo virgole e dimenticanze del genere.
Ciauz 
Scrittore maledetto due volte

Re: [H23] La gorga nera

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Ciao @Albascura, cerco di ripagare la tua gentilezza nel tempo dedicatomi commentando il tuo racconto, sperando di poterti essere d'aiuto come tu lo sei stata per il mio. :) 

Poeta Zaza ha già fatto un buon lavoro con dettagli, punteggiatura e refusi, ne evidenzio solo alcuni che ho trovato.
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 amAll’improvviso ho sentito le rane, centinaia di rane, facevano un fracasso mai udito, il gracidare di tutte era un solo urlo continuo, 
Mi sono nascosto dietro un tronco vicino, attraverso le volute di vapore malsano che salivano dalla Gorga [in alternativa a quanto scritto da Zaza] ho visto un’ombra scura, procedeva verso di me sul ponticello ho pensato che qualcuno fosse venuto a cercarmi allora ho gridato.
[...]
— Papà, vado dal nonno. Devo fare i compiti di matematica. Mi sta aspettando.
[...]
— La Gorga che tuona. Badalischio va a fare una passeggiata stasera. 
Ancora questa storia! Cheppizza, papà!
[...]
Sul sentiero, leggermente in salita, ammiro la vallata, la campagna si sta colorando d’autunno, che spettacolo! Il sole brilla, la cima del Falterona [,] è così bella e l’aria così limpida che mi sembra di poterla toccare. [niente virgola tra soggetto e verbo]
[...]
Inciampo, sento il bruciore, devo essermi ferita un ginocchio, nonostante ciò continuo a correre. 
[...]
Il serpente ha le orbite aperte ["l'orbite" è scorretto, se ricordo bene. L'elisione per gli articoli al plurale è accettabile, anche se rara, solo se la vocale iniziale è la stessa dell'articolo, es. "le essenze" - "l'essenze"]
 Per quanto riguarda lo stile, eviterei di esplicitare i sentimenti dei protagonisti.
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 amse non sono morto stecchito dalla paura è stato un miracolo.
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 amadesso ho davvero paura
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 amIl terrore mi ha paralizzato
Dal ritmo, dalle descrizioni e dall'azione è già chiaro quali siano i loro sentimenti, ribadirlo mi pare superfluo. Passaggi come questi non sono necessariamente da eliminare, ma non sono nemmeno indispensabili.

Per quanto riguarda la struttura, alcuni altri appunti.

Uno, già evidenziato: la sequenza iniziale del 1300 può andare, anche se non necessaria, perché dà una certa profondità alla storia (in questo caso crea un fattore di mito/leggenda). La filastrocca però è davvero superflua: non aggiunge quasi nulla, ed ha un tono troppo diverso rispetto al resto del racconto. Se vuoi mantenerla, potresti inserirla nel dialogo tra padre e figlia (es. col padre che la prende in giro e gliela recita, ricordandole di quando era piccola). Ma staccata dal resto, lì all'inizio, non funziona.

Due, evidenziato anche questo: il finale con il nonno che torna voce narrante smorza tutta la tensione, andrebbe rivisto.

Tre: l'aquila salvatrice ci può stare, in fondo era sulla tua carta. Ci sta meno il fatto che non ci sia nessuna anticipazione a riguardo, nella prima parte del racconto. Che so, una leggenda che parla di aquile che combattono il badalischio. O magari, nella parte in cui il nonno è voce narrante, si vede un'aquila che volteggia nel cielo. Se un'anticipazione c'è nel testo, io non l'ho colta.
Il problema è che, senza anticipazione, questo intervento dell'aquila è proprio un "deus-ex-machina". Per evitarlo, va mostrata al lettore in qualche modo prima che intervenga.

Detto ciò, è un bel racconto. Scorrevole, si fa leggere. Va rivista un po' la struttura, ma comunque sta in piedi.
Hai una prosa efficace nelle descrizioni. E le scene di azione sono rese bene, con tensione crescente fino al climax.

Bel lavoro.

A rileggerti. :)

Re: [H23] La gorga nera

9
Ciao @Albascura molto piacere di risentirti. Il racconto mi è piaciuto molto. Colgo diversi aspetti della tua cifra stilistica che ho letto in altri scritti.
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 amAnno 1335  

Nell’aia, a Castagno, si batte il grano, si batte e si bestemmia. Poco raccolto, e troppo lavoro.
Il malcontento serpeggia tra gli abitanti del paese, si vuol finir presto, prima che piova. 
Brontola un tuono sommesso che risale i fianchi della montagna, risucchia l’aria dalla valle, fa tremare la terra.
— È qualcosa che scivola
— No, è qualcosa che rotola
— Precipita, guardate! Viene giù la montagna!
La terra si apre, il Falterona si spacca e inonda la valle, s’inghiotte il villaggio, di ogni anima si perde la traccia.
La terra ha cambiato la forma, restano soltanto alberi spezzati, massi, rami aggrovigliati e la bocca schifosa che tutto ha allagato: L’acqua scura, malefica, si spande nel bosco, nulla sarà mai più come prima. Ora c’è solo la gorga nera!
La frana ha aperto la porta! 

È libera la bestia immonda.
La sua casa è nella Gorga nera.
E si vuol misurarla, quanto è profonda,
con la corda e il peso della stadera
ma non v’è fine e non basta la sonda.
Riemerge leggera la fune dall’acquanera
il peso è scomparso nella melma nauseabonda.
È senza fondo la gorganera e
nessuno sa ancora che segreto nasconda.
Un prologo niente male. In poche righe svisceri il terrore che nel medioevo si aveva per le creature mostruose. Mi piacciono anche i versi. Introducono bene il contesto e stimolano il prosieguo.
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 amCon fatica ho attraversato il torrente. Poi, finalmente, il legno sotto le dita: il corrimano dello staccato, qualcosa di familiare, conosco quel posto; la protezione di legno ti porta al ponticello sulla Gorga nera… Pochi chilometri da casa mia.  
Non doveva andare così, la giornata era iniziata fin troppo bene…
Mm... qui c'è qualcosa di misterioso che per ora mi sfugge.
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 amDovevo soltanto prendere un po’ di legna fina, avevo lasciato la carriola vicino alla sbarra, poi ho trovato dei funghi….Forse mia nipote mi stava già aspettando a casa e io, come un novellino, ho perso la strada.
Verissimo, quando si cercano i funghi si perde il senso del tempo e l'orientamento. Capita anche a me anche se non sono espertissimo.
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 amC’è stato un tonfo, un scrocchio di rami spezzati, se non sono morto stecchito dalla paura è stato un miracolo. All ’improvviso ho sentito le rane, centinaia di rane, facevano un fracasso mai udito, il gracidare di tutte era un solo urlo continuo, 
Rendi benissimo il senso. Anche poche rane fanno un casino bestiale, figuriamoci centinaia.
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 amMi sono nascosto dietro un tronco li vicino, attraverso le volute di vapore malsano che saliva dalla Gorga ho visto un’ombra scura, procedeva verso di me sul ponticello virgola ho pensato che qualcuno fosse venuto a cercarmi allora ho gridato.
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 am— Chi c’è chi va là? Sono io, Michele! Ma il rumore che stavano facendo le rane era davvero tanto, non ho sentito nessuna risposta, sono rimasto immobile dietro all’albero ad aspettare.
Opinione personale, ma la stessa persona che dice "chi va là" e poi si risponde "sono io, Michele" non mi sembra plausibile.
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 am— Papà, per favore virgola ho quindici anni! Sono solo due passi, neanche dieci minuti da qui.
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 am— Papa smettila, non mi impressionate più come quando ero piccola.
Quindi non è solo il papà che crede a questa storia...
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 amSul sentiero, leggermente in salita, ammiro la vallata, la campagna si sta colorando d’autunno, che spettacolo! Il sole brilla, la cima del Falterona, è così bella e l’aria così limpida che mi sembra di poterla toccare.
La Gorga tuona di nuovo ma non ho paura di quelle vecchie storie. 
Interessante questo cambio del narratore.
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 amAdesso è notte, in cielo tra le chiome si vedono la stelle Non so più da quanto tempo sto correndo, il cuore mi scoppia, devo fermarmi.
Forse metterei buio o buio pesto. La notte tecnicamente inizia a mezzanotte. A meno che sia stata fuori tutte quelle ore.
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 amCorro senza poter riprendere fiato, sono sfinita, ferita, graffiata, i vestiti strappati. Poi vedo lo steccato e comprendo, sono loro che mi hanno portato fin qui. Rallento il passo, Il legno del corrimano sotto le dita, il ricordo della gita a fonte Borbotto e poi qui alla Gorga nera, quello che scricchiola sotto i miei piedi è il ponticello sullo stagno.Le rane si sono zittite, perfino l’aria è ferma in un totale assoluto silenzio. Gli anfibi si ammassano ai miei piedi, a grossi mucchi che mi arrivano alle ginocchia, non riesco più a muovermi. La Gorga rimbomba, L’acqua nera si solleva sopra un corpo sinuoso e possente; s’innalza davanti a me il badalischio. Il serpente ha l’orbite aperte, due fornaci infuocate e io non posso che perdermi, il suo alito m’investe e paralizza i miei nervi. Avverto i piccoli corpi che saltano su di me, mi pisciano sulle mani, sui capelli, sulle spalle, i loro liquidi si mischiano alle mie lacrime. Raccolgo tutte le forze, spalanco la mascella in un urlo muto, soffocato da una rana che entra nella mia bocca.
Le sento frugare sotto i vestiti, rimanere impigliate nelle ciocche umide dei mie capelli, mi chiudono anche il naso, non ho più respiro da sottrarre al poco spazio lasciato sul mio viso e la mente vacilla nell’illusione di un frullo di ali possenti, nel vago ricordo di un sogno; il grido di un’aquila in un valico di montagna innevata.
 
Molto bello questo passaggio, si vede la maestria di scrittura.

Grazie per questo racconto. Ho scoperto una storia nuova molto interessante. Mi è venuta una gran curiosità di visitare questa Gorga nera.
Il finale, vabbè, ti è già stato segnalato. Capisco, non è facile in poco tempo. Forse sarebbe potuta riapparire l'aquila come segno, ma non so.
In ogni caso ho molto apprezzato la scrittura, le descrizioni, la trama particolare e l'ispirazione.
A presto

Re: [H23] La gorga nera

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@Albascura mi è piaciuta un sacco la leggenda della Gorga Nera: non l'avevo mai sentita, e tu sei riuscita a immergermici completamente!

Penso che tu abbia interpretato in modo davvero originale l'immagine che ti è capitata: per niente prevedibile, ma secondo me del tutto compatibile con la "vibe" della carta.

Mi ha sorpreso notare come cambiava il tuo stile man mano che il racconto procedeva: il paragrafo iniziale mi ha sorpreso piacevolmente, con uno stile pulito, ritmato, asciutto ed evocativo. Poi questo bello stile è un po' andato degenerando, e il testo si è affollato di refusi e ha perso l'unicità della voce iniziale. Peccato!

Ti faccio poi i complimenti per il modo in cui sei riuscita a usare l'udito per rendere scene e atmosfere davvero immersive. E' facile descrivere con la vista, ma raramente mi capita di leggere qualcosa che riesca a coinvolgermi tanto dal punto di vista uditivo, quindi terrò questo racconto come esempio per capire anche io come migliorare sotto questo aspetto :D 

Attenzione invece alla concordanza dei tempi, soprattutto nei paragrafi in cui è il nonno a narrare, perché mescoli passato prossimo, imperfetto e presente.
Norma vorrebbe che la narrazione fosse al passato (passato remoto, trapassato prossimo...) o al presente (presente, passato prossimo...).
Ti faccio qualche esempio:
  ha scritto:  Forse mia nipote mi stava già aspettando a casa e io, come un novellino, ho perso la strada.
  • PASSATO: Forse mia nipote mi stava già aspettando a casa e io, come un novellino, avevo perso la strada.
  • PRESENTE: Forse mia nipote mi sta già aspettando a casa e io, come un novellino, ho perso la strada.

  ha scritto: Tremavo dal freddo ma almeno sapevo dov’ero. Ho camminato alla cieca, a ridosso dell’acquitrino, ho seguito il corrimano fino a che non ho avvertito le assi del ponte; il legno vecchio scricchiola sotto gli scarponi. Tra poco sarò a casa, da qui è tutta discesa, ho pensato. Rincuorato mi sono fermato alcuni secondi a riprendere fiato, poi tutto è accaduto in pochi attimi.
  • PASSATO: Tremavo dal freddo ma almeno sapevo dov’ero. Camminai alla cieca, a ridosso dell’acquitrino, seguii il corrimano fino a che non avvertii le assi del ponte; il legno vecchio scricchiolava sotto gli scarponi. Tra poco sarò a casa, da qui è tutta discesa, pensai. Rincuorato mi fermai alcuni secondi a riprendere fiato, poi tutto accadde in pochi attimi.
  • PRESENTE: Tremo dal freddo ma almeno so dove sono. Cammino alla cieca, a ridosso dell’acquitrino, seguo il corrimano fino a che non avverto le assi del ponte; il legno vecchio scricchiola sotto gli scarponi. Tra poco sarò a casa, da qui è tutta discesa, penso. Rincuorato mi fermo alcuni secondi a riprendere fiato, poi tutto accade in pochi attimi.
Parlando di coerenza, invece, attenzione al "formato" in cui scrivi le due date all'inizio del racconto: pignoleria vorrebbe che tu scrivessi in entrambe solo l'anno, oppure in entrambe sia l'anno che la data :) 
 Anno 1335   ha scritto: Anno 1335  
 Anno 2023 3 novembre ha scritto: Anno 2023 3 novembre
Per quanto riguarda il finale, a me l'intervento dell'aquila non è dispiaciuto, ma avrei apprezzato vedere i due punti di vista narranti un po' più attivi prima dell'apparizione del volatile. Il nonno, in particolare, alla fine resta solo uno spettatore, ed è un peccato.


Racconto molto interessante, apprezzato! :D 

Re: [H23] La gorga nera

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Lizz ha scritto: lun nov 06, 2023 11:20 pmttenzione invece alla concordanza dei tempi, soprattutto nei paragrafi in cui è il nonno a narrare, perché mescoli passato prossimo, imperfetto e presente.
Norma vorrebbe che la narrazione fosse al passato (passato remoto, trapassato prossimo...) o al presente (presente, passato prossimo...).
Ti faccio qualche esempio:
  • PASSATO: Forse mia nipote mi stava già aspettando a casa e io, come un novellino, avevo perso la strada.
  • PRESENTE: Forse mia nipote mi sta già aspettando a casa e io, come un novellino, ho perso la strada.
Oh cacchio! @Stregone mi massacrerà... Io mi defilo :bash:

Re: [H23] La gorga nera

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Ciao Albainincognito ;)
il racconto è coinvolgente, per me la cosa più riuscita e terribilmente suggestiva sono le scene con quelle rane ovunque, a coprire il paesaggio, accumularsi in mucchi intorno alle gambe... Effetto oppressione e angoscia a livelli altissimi.
Concordo con chi già ha detto che il salvataggio della nipote è un po' tirato fuori dal nulla come un coniglio dal cappello. Quest'aquila ex machina lascia un po' così. Secondo me basterebbe aggiungere un accenno all'aquila prima, perché no quando premetti la leggenda della gorga nera. Basta inserirci, oltre al serpente, un'aquila maestosa con cui lotta. L'eterna lotta bene vs male versione zoomorfa. O vedi tu come ti sembra meglio, ma una giustificazione per l'arrivo dell'aquila la devi trovare.
Non mi soffermo sui refusi e sul problema dei tempi verbali, perché già te li hanno fatto notare, ma mi permetto di consigliarti di ripensare un po' le tue voci narranti: se quella del nonno, quando scopriamo che sta raccontando tutta la vicenda al resto del paese, può trovare una giustificazione; la nipote non sta raccontando a nessuno. Sta "vivendo" le scene, il suo io narrante dovrebbe essere coerente con questo fatto; invece è spesso didascalica: spiega al lettore cosa sta facendo, come si sente...
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 amammiro la vallata
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 amAccarezzo i gigli gialli sui bordi del sentiero come faccio sempre, alzo lo sguardo
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 amadesso ho davvero paura,
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 amMi volto di scatto,
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 1:19 amho brividi di freddo e di paura, alzo lo sguardo
osservo intorno a me
devo cercare
Comincio a cercare
Sono solo alcuni esempi, ce ne sono molti altri: qui la ragazzina descrive cosa fa e cosa prova ai lettori, ma questo non lo può fare. A meno che quello che leggiamo non sia un resoconto, come quello del nonno.
Insomma, come al solito, un io narrante "credibile" in un racconto in presa diretta è una roba difficilissima, giudicare dall'esterno è molto più agevole :)
In ogni caso, le tue ranocchie me le ricorderò per un pezzo, mannaggia!
Ciao.
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: [H23] La gorga nera

17
Oh, Fosca, Fosca. Ineffabile Fosca,
terrore dei tempi verbali, Regina oscura delle descrizioni evitabili, sacerdotessa dei finali orribili (e non è un complimento, bada),
che devo fare con te?
Avevi una carta non facile, hai avuto un'idea per interpretarla tutt'altro che ignobile (ché proprio così, ignobili, erano le mie massime attese su tutti voi imbrattacarte dei miei puzzolentissimi stivali).
MA.
MA... ti hanno già detto quasi tutto ciò che è utile i tuoi compari (che son qui per dimostrarti quanto poco serva il saper la teoria di come si scrive un racconto, quando si è lettori, dato che poi, nel momento in cui si scrive, si dà l'impressione di non saper nulla).

Allora, mia ineffabile, riepiloghiamo?

Non si scrivono filastrocche dimenticando di inserirvi un elemento fondamentale della storia (l'aquila), finendo così per far sorbire al povero lettore un'introduzione che nulla c'entra con la trama.
Non si fanno ragionare lucidamente i personaggi nei momenti di panico, quando proprio ci si attenderbbe che la lucidità debba venir meno.
Non gli si fa dire "Ho paura" quando stanno provando paura. Descrivila la paura! Pensa a cosa senti quando coglie te, maledizione! Far dire al proprio personaggio "Ho paura" per far arrivare la paura al lettore è come sperare di fargli venire l'acquolina in bocca facendo dire al personaggio "Sono un bravo cuoco".
E nemmeno fagli dire: "Alzo lo sguardo e vedo la luna" quando alzano lo sguardo e vedono la luna!

Magari si potrebbe evitare anche di usare la carta carbone quando si scrive l'azione culminante del proprio racconto! Il basilisco che vuole uccidere il personaggio principale e viene accecato da un volatile salvatore... Mah? Mi pare ci sia un personaggio minore della letteratura fantastica (un certo Harry... Harry Porter, Popper, Potter... non ricordo bene) in un episodio di una misconosciuta saga...

E, soprattutto, se ti vien voglia di mettere un lieto fine a chiusura di un racconto horror, spegni il computer, stacca per benino tutti i cavi, portalo in discarica (nei rifiuti RAEE) e non scrivere mai più, stramaledetta autrice fallita di racconti del terrore!

Ancora una cosa: se hai una buona trovata, accorgitene! E poi credici, per tutte le anime dannate dell'inferno!
Albascura ha scritto: ven nov 03, 2023 11:05 amTi confesso che non piace neanche a me!
Il tuo finale è l'inevitabile conseguenza di un racconto nel quale il male e l'oscuro li hai resi troppo palesi e "provati", con attendibili (per il lettore) testimonianze dirette. Allora tutto vale: il lettore mette a tutta manetta la sua sospensione d'incredulità ed è pronto a bersi qualsiasi mefitica pozione tu gli propini!
Instilla e alimenta con attenzione il dubbio, l'incerto. Le rane: ci possono anche essere, ma non devono essere così reali. La protagonista che si sente esplorare dagli anfibi, sente le loro deiezioni: sono ottimi elementi, maledizione! Ma poi devi far sembrare che sia stata solo suggestione. E ciò che resta addosso sono solo umide foglie in decomposizione. Ciò non toglie che immondi, umidi e freddi esseri possano aver lambito le carni della sventurata, ma di questo non c'è prova, tantomeno nelle certezze della sventurata stessa! 
Insomma: nulla è palesemente soprannaturale, tuttavia ogni cosa potrebbe esserlo.

Dunque, il finale? Potrebbe essere ottimo, dannazione! In un falso finale fai sembrare che il bene (l'aquila) prevalga sul male (il badalischio). Ma i germi con i quali un male misterioso e soprannaturale infetta la realtà sono molto... reali: il nonno creduto pazzo (è stata tutta una sua allucinazione?), incolpato per qualcosa di orribile comunque capitato alla nipote...
In un sol colpo ti sbarazzi di un nauseabondo lieto fine e colpisci il lettore con il dubbio che il male, tutto il male reale del mondo, sia già stato annunciato dalle filastrocche di tristi Cassandre e da antiche leggende e dicerie, incredibili, imporobabili, assurde. Forse.

A te rendere terribilmente reale, per il lettore, quel "Forse" finale. Un "Forse" che si costruisce con attenzione durante tutta la storia e che il Finale (proprio con la "F" maiuscola", ché altro obiettivo non è dato, altrimenti non val la pena scrivere) deve piantare nel cervello del lettore, come paletto di frassino nel cuore di un vampiro!

Và, e studia, o mia ineffabile Fosca!
Sei rimandata al prossimo anno!
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