Traccia: Percorso della consapevolezza
Buddy rientrò a notte fonda. Era stato a giocare a poker presso la bisca clandestina del boss Marcel Kauski. Aveva lasciato sul tavolo del poker gran parte dei suoi guadagni. Aveva creduto sino all’ultimo rilancio che Gionny, detto il Bimbo, per via della sua faccia da bambolotto nonostante i suoi settant’anni, stesse bleffando. Invece aveva tirato fuori una scala colore che per pochissimo aveva superato la sua. Poi era andato a consolarsi tra le gambe di Ember, una delle tante amiche che lo aiutavano a prosciugare il conto in banca. Appena entrato in casa, si diresse verso il tavolo degli alcolici. Prese la bottiglia dello scotck e si mise a bere dalla bottiglia. La casa era avvolta dalla oscurità, ma lui si mosse senza esitazione verso la camera da letto, ignaro della presenza che lo seguiva con passo felpato. “Che ora è?” La domanda arcigna lo colse di sorpresa alle spalle e mentre lui cercava di capire, fu sollevato da una grande forza che lo sbatté con violenza sul materasso. Buddy, con gli occhi sbarrati dal terrore, vide appena il luccichio dell’oggetto metallico sopra la sua faccia: “Te lo dico io che ora è. É l’ora che tu crepi!”
La oscura presenza fu sopra di lui e lo bloccò saldamente mentre gli infilava per la bocca il grosso oggetto metallico. Dalla violenza della spinta, la mascella si fracassò e i denti andarono in frantumi.
L’uomo cercò di urlare, inutilmente, il dolore fu insopportabile, tanto che il cuore gli esplose assieme ai polmoni, quando l’oggetto, dopo aver attraversato la trachea, il torace, raggiunse l’addome devastandolo. Sulla parete e sul soffitto si disegnò una fontana di sangue le cui gocce, spinte verso l’alto, presero poi a discendere lentamente, disegnando delle righe perfette.
La mattina dopo, Kevin Bell, sceriffo della contea, fu avvisato dal sindaco di Sant Evil telefonicamente. “Cerca di venire al più presto. Hanno ammazzato Frank Otturgheon in un modo atroce”. L’uomo della legge rimase sorpreso dalla notizia. Conosceva bene l’assassinato che tutti chiamavano Buddy. Era il padrone della fabbrica di parti meccaniche per autocarri e trattori della città. Salì in macchina e si diresse sulla scena del crimine. Buddy, irriconoscibile per via della faccia sfigurata, era ancora disteso sul letto con le braccia spalancate, fradicio del suo sangue. Kevin rimase turbato e si domandò quale forza si fosse usata per ridurlo in quello stato. All’obitorio, il medico legale Sinner, si apprestò ad aprire in due il povero Buddy. Con il bisturi incise partendo dal pube sino ad arrivare in prossimità delle coste. Dopo prese la sega per le ossa. Dopo aver diviso in due lo sterno, prese la trincia per le costole per aprire la cassa toracica. Rimase a osservare lo scempio per qualche secondo, ma qualcosa lo distolse, sembrava come un ticchettio che non capiva da dove provenisse. Nel mentre il gatto Tom sbucò non si sa da dove e salì sul corpo esanime mettendosi a leccare le interiora esposte. “Ciao Tom! Ti piacciono le frattaglie! Ma sì, mangia pure, nessuno si lamenterà per qualche etto di carne”. Si guardò attorno e poi si avvicinò alle viscere del cadavere: il rumore veniva da lì. Prese un divaricatore e rimestò le budella fino a che l’oggetto venne fuori, facendolo sobbalzare, quando si mise a emettere un trillo fortissimo e schizzando sangue dappertutto. Sbigottito, con ausilio di una pinza, lo adagiò sul tavolo da lavoro. Grondante di sangue, l’oggetto si rivelò una vecchia sveglia metallica da tavolo di circa dieci centimetri di diametro, di quelle a carica manuale, con due campanelle sulla parte superiore. Si erano messe a suonare sulle dieci precise. Anche il gatto Tom si dileguò dallo spavento mollando il mozzicone che teneva tra i denti. Il medico fissò la sveglia che suonava e rimase interdetto. Fu lo sceriffo Kevin, che apparso sulla scena, schiacciò il blocco della suoneria, ponendo termine al fracasso.
“Da dove arriva questa sveglia?” Chiese. Il medico indicò il cadavere, dove Tom aveva ripreso il pasto, gettandosi avidamente sul fegato. Lo sceriffo tirò fuori dalla fondina la sua colt e cercò di inquadrare l’animale, che accortosi del pericolo, si diede alla fuga, schivando i proiettili che gli esplodeva contro senza colpirlo. “Che fai! Per amor del cielo! Fermati, è il mio gatto”, urlò il medico. “Ti avevo avvertito che se lo avessi ritrovato qui dentro a merendare lo avrei fatto secco.
L’ultima volta si è mangiato un occhio della povera signora Mathusen e la figlia quasi mi faceva causa. Sono io il custode dei corpi in questo cazzo di paese”.
Rimise l’arma nella cintola e si avvicinò al corpo. Prese a pensare. Chi lo aveva ucciso doveva avere una forza sovrumana per spingere la sveglia fino così in fondo. Non aveva visto niente di simile in vita sua. Ma a tutto c’è sempre una prima volta. Chi poteva avere tanto odio verso Frank Otturgheon, quale poteva essere la ragione, era tutto da scoprire. Era un uomo rispettato che dava da vivere a duecento operai, mai guai con la legge. Divorziato senza figli, con il vizio del gioco e delle donne. L’omicidio poteva essere maturato nell’ambiente della bisca di Marcel Kauski? Era la prima ipotesi. Calò la sera a Sant Evil. La signora Mayer camminava serena lungo la strada che la riportava a casa dopo la giornata di lavoro. Dietro di lei una voce stridula parve chiederle qualcosa. Si fermò senza voltarsi e rimase in silenzio ad ascoltare: “Che ora è?”.
Lo sceriffo stava consumando la cena al locale di Lerroy quando ricevette una chiamata sul suo cellulare: “Vieni qui presto, abbiamo un altro morto con la mascella squartata”.
Kevin mollò la presa dalla bistecca che aveva tra i denti e rimase pensieroso a guardarla: “Porca puttana, che succede ora? La gente ingoia di tutto fino a ingozzarsi e crepare?”
Anche il corpo della signora Mayer era finito sul tavolo del dottor Sinner e a disposizione del felice gatto Tom, che già si leccava i baffi durante l’apertura del ventre, come se fosse una scatoletta di prelibato gourmet. Il responso fu identico: la donna era morta a causa della violenta e devastante introduzione per via orale di una sveglia meccanica sino in fondo all’addome. “Ecco! Mi ci mancava il serial killer della sveglia. Ma è solo una coincidenza l’arma del delitto?”. Quando lo sceriffo uscì dal suo ufficio, verso le nove di sera, il sole faceva capolino all’orizzonte. Rimase perplesso, il sole era tramontato alle diciassette e un quarto, come tutti i giorni. Guardò l’ora nel suo cellulare che indicava le sedici e mezza, come pure lo stesso orologio sistemato sopra l’ingresso dell’edificio comunale. “Porca puttana, devo essermi addormentato in ufficio per mezza giornata per svegliarmi al pomeriggio seguente: eppure non ho bevuto un goccio”
Anche Maryanne fu svegliata dalla luce che filtrava dalla finestra. Guardò la sveglia sul comodino che segnava le sedici passate. Saltò dal letto in fretta e furia e telefonò alla collega: “Senti katy ma che cavolo di ore sono?” La collega farfugliò come se fosse sbronza, affermando che era sicura che neanche mezzora prima era andata a dormire, per poter affrontare il turno notturno in fabbrica. Intanto Ember usciva dal bagno dopo essersi sdocciata e vestita in modo attillato per poter attirare i clienti nella notte alla bisca di Marcell . “Oh! Cazzo! Ma cos’è questa luce?”
La gente di Sant Evil man mano prese ad affollare lo spiazzo di fronte alla casa del sindaco. Tutti indossavano pigiami e camice da notte, e si erano messi a guardare impauriti la sinistra scritta color sangue apparsa sulla parete dell’edificio “Che ora è?”
Poi qualcuno fece cenno agli altri indicando l’orologio sul campanile, le cui lancette si erano messe a girare come le eliche di un ventilatore: “Guardate! É la fine del mondo! É tornato il demonio del reverendo Thomas!”
Lo sceriffo Kevin raggiunse il folto gruppo di cittadini appena in tempo per sentire tale affermazione, poi tutti si erano dileguati per rinchiudersi dentro casa. Kevin guardò la scritta sulla parete, le lancette dell’orologio che ruotavano, il display del cellulare che era come se fosse impazzito, i secondi correvano come se fossero millesimi, minuti e ore erano intermittenti. “Che cosa sta succedendo?” Arrivò a tutta velocità, a bordo della ford della polizia, anche il suo aiutante Henry, che facendo derapare l’auto, si fermò a pochi passi da lui.
“Sceriffo, qui sta succedendo l’inferno, abbiamo trovato altri due morti ammazzati”.
Il primo era il vecchio Luiss, ex capostazione in pensione da tanto tempo; lo avevano trovato impalato su per la barriera di ferro, al passaggio a livello subito dopo la stazione, come se fosse un vitello preparato per girare sullo spiedo. Il secondo era il coetaneo Den, anche lui pensionato, ex conducente del treno locale nelle tratte della contea. Costui era stato impalato con violenza da una locomotiva giocattolo munita di alcune carrozze: l’ultima di queste, in bella mostra, gli aveva trapassato lo sfintere. “Si son divertiti a ficcargli su per il culo il suo amato trenino” pensò Kevin.
Fu l’aiutante Henry che notò che tra gli ultimi assassinati vi era una correlazione. I due avevano lavorato per le ferrovie ed erano stati colleghi. Inoltre la signora Mayer lavorava nella fabbrica di Frank Otturgheon, detto Buddy, come impiegata alle buste paga dei lavoratori. Ma all’interno del ventre della donna, assieme alla sveglia meccanica, era stato rinvenuto anche un altro oggetto: un badge intero, come quelli usati per timbrare il cartellino. “Senti Henry, hai mai sentito nominare un certo reverendo Thomas?”, chiese lo sceriffo. “Penso che abbia che fare con la storia leggendaria della nascita di questo paese, altro non saprei. Ma credo che in biblioteca potresti trovare qualcosa a riguardo”, rispose.
Lo sceriffo Kevin andò nella biblioteca che trovò chiusa a chiave. Sparò due colpi di pistola al tamburo della serratura e per finire diede un poderoso calcio con cui sfondò la porta. Il pc sul tavolo era rimasto acceso e cercò tra gli elenchi dei libri qualcosa a riguardo la storia del paese.
“Sant Evil è una cittadina nata ai primi dell’ottocento sullo snodo ferroviario più importante…
Il suo nome pare sia nato per via della figura controversa del suo Padre fondatore della locale chiesa protestante, Thomas Botton, che partecipò alla costruzione dell’insediamento dei lavoratori della ferrovia. Di lui si raccontava che al di là della sua santità, fosse uno spietato assassino e stupratore. Mai nessuno era riuscito a trovare prove sulla sua colpevolezza, ma di fatto, una parte inferocita degli abitanti lo aveva trucidato a colpi di mazza, quelle usate per affondare i chiodi delle traversine delle rotaie. Tale fatto aveva diviso il paese, e quelli che credettero nel suo martirio, consapevoli che qualche dubbio fosse giustificato, nominarono il luogo della brutale esecuzione Sant Evil.”
Dopo aver letto la storia, l’uomo pensò che niente aveva a che fare con i delitti. Intanto il sole, che era rimasto immobile nel cielo e non si era mosso nonostante le ore passate, aveva preso a scendere dalla parte opposta, verso est, annunciando con le tenebre, ulteriori notizie di omicidi. Nel giro di poche ore erano stati trovati il becchino Donovan, l’orologiaio Arthur, il capo reparto Jonny presso la fabbrica del Buddy. Non vi erano dubbi di come fossero stati trucidati. Erano pure comparse altre scritte funeste uguali a quella trovata sulla parte del comune “Che ora è?”Lo sceriffo si trovò solo nel suo ufficio a pensare come prepararsi a quella notte che si preannunciava la più lunga della sua vita. Il silenzio dominava Sant Evil e, per il terrore, tutti avevano tirato fuori armi e munizioni. Kevin non se l’era sentito di chiamare soccorsi ai vicini distretti, lo avrebbero preso per pazzo. Figuriamoci chiamare quelli del FBI. Anche l’aiutante si era dileguato portandosi via dall’armeria due fucili M4 automatici e proiettili in abbondanza. Aveva lasciato il fucile a pompa, però. Non gli rimase prendere quello e appoggiarlo sulla scrivania e attendere gli eventi. Aveva il tempo per capire e cercare notizie via web. “Sveglie, badge, trenini, ferrovie, caselli, capostazione, conducente…” Tra di loro il nesso vi era, ma negli omicidi? Prese a far scorrere i vari link sullo schermo, sino a quando una notizia lo colpì. “Donna di trent’anni muore travolta sui binari dal treno locale a Sant Evil . Il conducente del treno, Ted Ghamm, non avrebbe potuto evitare l’impatto contro l’auto ferma per cause ancora da stabilire.” Continuò nella ricerca sul proseguo delle indagini che c’erano state all’epoca quando lui era sceriffo in un’altra contea.
La donna si chiamava Helen Stonner, sposata senza figli con Tod Piterson. La donna andava a lavoro presso la fabbrica di pezzi di ricambio di Frank Otturgheon e pare fosse in ritardo. Avrebbe azzardato il passaggio con l’auto mentre le barriere si abbassavano, rimanendo con le ruote incastrata nel bel mezzo delle rotaie. Il capo stazione, Luiss Antony, era risultato non avere colpe sull’accaduto.
Ma allora gli omicidi potevano essere una vendetta? Gli elementi cominciavano a mettersi in ordine, considerato il fatto che, l’incidente ferroviario e la fabbrica in questione parevano uniti da un legame. Prese il fucile a pompa e andò alla ricerca del marito della vittima. Arrivò all’ultimo indirizzo del Piterson a piedi, data la poca distanza dal suo ufficio. La casa, nel mezzo di incolta vegetazione, era immersa nel buio e sembrava in stato d’abbandono. Bussò alla porta varie volte e non ricevendo risposta, la buttò giù con il solito calcio sferrato sulla serratura. La poca luce esterna non mise in mostra che la polvere che si sollevò per l’urto. Non vi era corrente elettrica a quanto sembrava. Kevin mise la cartuccia in canna, pronto a sparare a qualsiasi cosa si muovesse. Chiamò “Piterson! Vieni fuori! Sono lo sceriffo”.
Cercò in tutte le stanze senza trovare nessuno: scese in cantina, a questo punto. Una figura umana gli apparve di fronte, seduta su una sedia a dondolo, che oscillava lentamente: “ Ha fatto in fretta a trovarmi, sceriffo!”.
“Sei stato tu?” Chiese lui. Ma poi, mentre le sue pupille si adattavano al buio, la sagoma dell’uomo divenne più chiara. “Non puoi essere stato tu! Sei un ammasso di pelle e ossa senza forza, diversamente da chi ha fatto tali omicidi. Tutto questo ha a che fare con la disgrazia di tua moglie, vero?” domandò presupponendo.
“Disgrazia? Maledetti! Loro e tutti i loro orari. La mia Helen era succube dei loro infami orari. Il Buddy chiedeva orari impossibili, turni infernali. La signora Mayer aveva l’ordine di togliere mezz’ora dalla busta ogni volta che faceva ritardo di un solo minuto. Jonny sempre a controllare e segnare i minuti che usava per andare in bagno o per prendere fiato”.
“Ma il treno che c’entra?”
“Quel maledetto capostazione diede il comando di abbassare le sbarre un minuto prima del previsto, e il conducente del treno a causa dell’obbligo di rispettare gli orari, il giorno era in anticipo anche lui di un minuto… la mia povera Helen era angustiata da quel passaggio a livello e usciva spesso in ritardo. Maledetti i loro orari. Hanno fatto la fine che dovevano fare.. hanno ingoiato quanto hanno usato per rendere la vita impossibile alla mia Helen.”
Kevin lo incalzò: “Chi ha fatto questo macello?”
“Io ho venduto l’anima al diavolo per la mia vendetta e presto verrà a prendermi per portarmi all’inferno. Il demonio del reverendo Thomas è salito dall’abisso e gli sono stati concessi tre giorni per macellare i discendenti di Sant Evil. Ha poteri e forza sovrumana, la capacità di rallentare il giorno, far indietreggiare il tempo per prolungare questi giorni di morte..”
“Non penserai che mi beva questa fesseria!”
“Fossi in te mi darei alla fuga, non è venuto per te, magari ti salvi”
Allo sceriffo per la prima volta si accapponò la pelle. Nel silenzio della oscurità qualcosa si muoveva.
“Che ora è?”