[H23] Redenzione

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Traccia: Percorso del mistero
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Commento:
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«Buongiorno, pigroni! Sono le sette e trenta e vi aspetta una giornata meravigliosa…»
Con la mano cerca a tentoni la radio sveglia, trova il tasto off e lo schiaccia come un insetto schifoso. Lo sa che non è colpa sua, quell’aggeggio fa soltanto il suo dovere: rompe i coglioni per farla arrivare puntuale al lavoro. Avesse sposato uno ricco, adesso ci sarebbe una cameriera col vassoio della colazione, pagata per farsi maltrattare e, di sicuro, con maggior soddisfazione reciproca. In fondo la dignità è solo questione di cifre.
Si tira a sedere sul letto, butta giù le gambe e si trascina fino in bagno.
Ha una faccia orrenda, ci vorranno minimo tre strati di correttore. E un bidone di caffè, si fosse ricordata di comprarlo.
Accasciata sullo sgabello in cucina, guarda la tazza vuota. Questa vita va riorganizzata dalle fondamenta.
In quel momento sente vibrare il cellulare: numero sconosciuto, trascina l’icona rossa verso l’alto. Non ha nessuna voglia di stare a sentire quella disgraziata del call center: «Ma almeno mi faccia dire, non ha ancora sentito …» Partirebbe subito il vaffanculo che darebbe l’impronta al resto della giornata. Non va bene.
Altra vibrazione, stesso numero, stesso vaffanculo in canna, icona rossa verso l’alto.
Scende dallo sgabello, prende la scatola dei croccantini e riempie la ciotola. «Ciccio, la pappa.» Scuote la ciotola, ma Ciccio non si vede. «Sei rimasto chiuso nell’armadio, eh?»
Non è rimasto chiuso, c’è morto dentro.
E qui succede una cosa strana. Dovrebbe sentire una stretta al cuore, sicuramente piangere, perché quella bestiola l’ha riempita di affetto senza darle alcun problema: niente strappi alle tende, niente graffi alla pelle del divano, solo coccole e fusa. Una lacrima, dopotutto se l’era guadagnata. E invece, a vederlo stecchito tra calzoni e magliette, sente una leggerezza strana, una sensazione di benessere inspiegabile.
Proprio in quel momento, il cellulare in cucina trilla, scampanella, trilla ancora, ma non l’aveva messo in vibro? Di nuovo quel numero. Piantala! Icona rossa, registro chiamate, blocca. Adesso puoi chiamarmi tutte le volte che vuoi.
Ed è allora che Ciccio appare. Le lancia un’occhiata strafottente e comincia a ingozzarsi come niente fosse.
«Ma tu non eri…?»
Crick Crok, mastica, ingoia, sbriciola e, ad ogni boccone, lei sente un pezzo di leggerezza che se ne va. Crick Crok.. La ciotola è vuota, e a lei è rimasto soltanto un cupo malessere. Che sta succedendo?
Niente, starà covando un’influenza.
In ufficio tutto come al solito: la Biancastri che sculetta con le fotocopie, il Marelli che le corre dietro. E Caterina che la squadra con la fronte aggrottata: «Ma chi era?»
«Chi era chi?»
«Quel tizio alto col cappotto nero. Si è chinato, ti ha bisbigliato qualcosa all’orecchio e se n’è andato.»
«Non è venuto nessun tizio col cappotto nero.»
«Abbiamo i nostri segretucci, eh?» fa Caterina con aria furbetta «Comunque bel tipo, magari un po’ tetro, ma decisamente affascinante.»
«Ti dico che non…» Non riesce a finire la frase perché il malessere di prima è tornato tale e quale, anzi peggio: le ha preso lo stomaco e glielo sta rovesciando come un calzino.
Corre in bagno tenendosi la bocca, scansa la Vannucci con una spallata, «Ma che modi!», riesce a franare sul lavandino e vomita. E poi vomita ancora. E ancora.
Esausta, apre il rubinetto e guarda il getto rimestare tutto lo schifo. Cos’è quella roba? Guarda ancora e non riesce a trattenere un urlo.
Esce di corsa, afferra giacca e borsa.
«Stai bene?»
«No, Caterina. Non sto bene per niente.»
Arriva a casa, non sa nemmeno lei come. «Vermi! Erano vermi!» dice con la voce arrochita dal panico. Cammina avanti e indietro, si torce le mani, suda freddo «Vermi!» urla e sente che sta per vomitare ancora.
In quel momento suonano alla porta, un trillo che la fa sobbalzare, non ricordava fosse così forte, ma almeno sembra aver placato la nausea.
Non aprire se non sai chi è. Dallo spioncino vede il faccione gommoso della signora Spinelli, con Ciccio in braccio. Visite inopportune, del gatto da lei, ma pure della Spinelli che adesso rischia una svomitazzata di benvenuto.
Abbozza un sorriso, ma già sa che le è venuto male. Apre. Pianerottolo deserto. Si sporge, sbircia le scale. «Signora Spinelli?» Nessuno. E Ciccio è in soggiorno che dorme sul divano.
Se è un’influenza, l’ha presa proprio brutta.
Un’altra scampanellata, un altro sobbalzo.
Ma stavolta, dallo spioncino, non vede la Spinelli né Ciccio né il vuoto del pianerottolo.
È una sagoma scura, imponente. Al posto del viso ha un teschio deforme sormontato da corna ritorte, orbite nere grosse come il palmo di una mano e, al centro, due braci rosse, scintillanti, che la stanno fissando. 
Fa un balzo indietro perché quella Cosa la vede. Ma sei scema? Non può farlo, si chiama spioncino per questo. E invece sì, ne è certa, come fosse lì, a meno di un metro, come ce l’avesse davanti. Senza muro, senza porta, senza nessuna protezione tra lei e quella Cosa agghiacciante.
Resta immobile, trattiene il fiato, accosta l’orecchio alla porta. Nessun rumore, ma è lì, lo sente. 
Dovresti guardare. No! Guarda, non puoi stare così per sempre! Allunga una mano e lentamente fa scivolare il coperchietto.
È ancora lì.
Vorrebbe scappare, urlare, ma non riesce a muoversi, è come impietrita con la faccia incollata alla porta.
La Cosa continua a fissarla con quelle braci rosse che le bucano il cuore. Poi, incredibilmente, scuote la testa, si stringe nelle le spalle e, come un telo mosso dal vento, ondeggia, si accartoccia e svanisce.
Se n’è andato. E lei non riesce a smettere di tremare.
Ha la bocca e la gola secca, manco avesse mangiato chili di sabbia.
Va in cucina. Acqua. No, meglio qualcosa di forte. Apre lo stipo, dovrebbe esserci ancora della Wodka, incauto acquisto, peggio dell’anticalcare. Meglio così, che almeno si porta via tutte queste paranoie idiote. Butta giù con una smorfia. Altro sorso, altra smorfia. Fa proprio schifo, però funziona. 
Lo vedi che sei cretina? Basta un coglione mascherato e te la fai sotto.
Guarda fuori, s’è fatta notte. Strano, erano appena le dieci e mezza. Il tempo vola quando ci si diverte. Sorso, smorfia, la gola in fiamme, la stanza comincia a girare e, nello stomaco, una rissa tra di porcospini. Però meglio.
Barcolla fino in camera e frana sul letto. Dovrà pur finire questa giornata di merda.
 
«Buongiorno, pigroni! Sono le sette e trenta e vi aspetta una giornata meravigliosa…»
Si tira a sedere sul letto, butta giù le gambe e si trascina fino in bagno.
Tutto come ogni giorno. La sua faccia orrenda, il caffè che non ha comprato, il cellulare che vibra e l’icona rossa che scivola in alto per farlo tacere. Ma non lo aveva bloccato?
E poi l’ufficio. La Biancastri che sculetta con le fotocopie, il Marelli che le corre dietro. E Caterina che la squadra con la fronte aggrottata. Vita deliziosamente monotona, chissà che le era preso ieri.
«Tesoro, credo che tu abbia pestato qualcosa.»
Caterina ha ragione, c’è un fetore insopportabile, devono essere stati quelli coi cani, gliela farebbe mangiare, ai padroni non ai cani.
Va in bagno, toglie le scarpe e le guarda. Suole immacolate. Però il tanfo c’è.
Si annusa un braccio, un’ascella. Sì è lei, eppure ha fatto la doccia. Ma certo, è la camicetta sintetica. La toglie e mentre è con le braccia alzate, una manica sì e l’altra no, lo vede dallo specchio. Si gira di scatto, nessuno. Guarda ancora lo specchio. È lì, proprio alle sue spalle.
Lo stesso teschio deforme le stesse corna ritorte, le stesse orbite nere grosse come il palmo di una mano. La sta fissando con le due braci scintillanti e a lei si è fermato il cuore.
Chiude gli occhi, cerca di respirare. 
Calmati. Con tutta quello che ti sei scolata, che ti aspettavi, la Fata Turchina? La prossima volta beviti qualcosa di meglio dell’anticalcare.
Apre un occhio solo. È ancora lì e, come l’altra volta, scuote la testa, ondeggia e si dissolve.
Allucinazione da stress, questo è. E, quanto all’odore, ha sentito dire che può influire anche sul ph della pelle e dunque sulla traspirazione. Certo, più che sudore è proprio puzza di morto, ma questo significa solo che è molto, ma molto stressata. C’è sempre una spiegazione logica.
Apre il rubinetto, una bella rinfrescata e tutto tornerà a posto. Mette una mano sotto il getto.
No, no, no!
Una alla volta, le unghie si staccano dalle dita, la pelle illividisce e comincia ad aprirsi lasciando vene e tendini scoperti. 
Sto marcendo! Non riesce a staccare gli occhi dalla mano. Idiota, prima si muore, dopo ci si decompone. Sei morta tu? 
Afferra un asciugamano e ce la fascia stretta, si riveste come può, esce dal bagno.
«Stai bene?»
«No, Caterina, non sto bene per niente.» Quella donna fa sempre domande cretine, sempre le stesse, si merita le stesse risposte cretine. Agguanta la giacca e la borsa. «Devo prendere qualche giorno di malattia.»
«Ti credo, hai una faccia…» Sapesse il resto.
 
A casa, getta le chiavi sul mobiletto dell’ingresso e guarda l’involto con la mano dentro. Ha paura ad aprirlo, ma deve. 
Così vedrai che è tutto a posto, al massimo un po’ di eczema. 
Certo, lo stress fa pure questo: puzza di morto ed eruzioni cutanee, niente di cui preoccuparsi. 
Da qualche parte dovrebbe avere ancora la pomata che usò… quando? Strano, non se lo ricorda, pazienza.
Va in bagno, appoggia l’involto sul lavandino e cautamente comincia a svolgerlo. 
Nessun dolore, bene. Un lembo dopo l’altro, lentamente, l’asciugamano è quasi tutto aperto. Niente macchie quindi niente secrezioni. Bene. Ultimo strato ed eccola: la sua bella manina intatta.
La guarda, ruota il polso, muove le dita. Non è successo niente. 
Sorride, guarda lo specchio e la vede: la Cosa con gli occhi di brace è dietro di lei e scuote la testa.
«Cazzo guardi?» dice spavalda, tanto è un’allucinazione, hanno mai fatto del male le allucinazioni?
E in quel momento vede la mano rattrappirsi e le unghie uscire dalle dita come artigli.
«Non attacca, bello, sei solo stress!» Lo dice gridando, con la voce che vorrebbe essere ferma e invece esce così acuta che lo specchio comincia a vibrare e poi a frantumarsi. E allora lei si gira e lo guarda dritto in quel teschio di merda coi suoi puntini rossi, brutto cornuto. «Tu non esisti, hai capito? Non esisti!» urla e l’asciugamano sul lavandino prende fuoco. «Sei vero come una scoreggia dipinta!» L’accappatoio, la tenda della vasca, fuoco ovunque «Credi di farmi paura?» I flaconi sulle mensole, il lampadario, i vetri della finestra, tutto esplode in una cascata di schegge risucchiate dalle fiamme. «Sei patetico! Ridicolo!»
«Adesso basta!» tuona la Creatura mentre le braci scintillano e si dilatano nelle orbite del teschio. «Hai passato il segno!»
La sua voce è un boato che la scuote, le stringe la gola, affonda nella carne come fossero artigli di mille tigri inferocite. Lei annaspa, boccheggia, sente il corpo sollevarsi. «Lasciami!» urla «Così mi uccidi!»
A quelle parole la forza che la teneva a mezz’aria la scaraventa a terra «Non dire idiozie!» ruggisce «Tu non puoi morire!»
All’improvviso silenzio, tutto sembra essersi placato.
Lei si sente stordita e, ancora una volta, si stupisce di non provare alcun dolore. 
Dovrebbe essere ferita, ustionata e, dopo quel tonfo, pure fratturata. Invece niente e, a dirla tutta, si sente… bene! 
Si aggrappa al lavandino, si alza, si siede sul bordo della vasca.
«Non imparerai mai, vero Lilith?» dice la Creatura.
«Cosa?»
«Il rispetto.» La voce non ruggisce più, le braci sembrano affievolite.
Lei lo guarda e, a poco a poco, nella sua testa la nebbia si dirada.
Non può crederci: «Papà?»
Comincia ricordare. Comincia a capire in che guaio s’è cacciata.
Accanto alla Creatura appare uno scranno di velluto nero e quella si siede «Sparisci, non rispondi al telefono, ti mando segnali e messaggi per farti ragionare, ma tu niente.» Sospira e l’aria che esce dal teschio incenerisce una piantina scampata all’incendio. «Mi hai persino costretto a venire a cercarti a casa.»
«Scusa, non credevo…»
«Ho dovuto scomodare la Spinelli e Ciccio, che nemmeno voleva.»
«Pure il gatto?»
Manco fosse stato chiamato, quello arriva, prende la mira e va ad accoccolarsi sulle ginocchia della Creatura, guarda Lilith e le soffia contro risentito.
«È che non avevo proprio capito, e poi, alla fine, che avrò fatto mai?»
«E certo, perché la signorina vuol essere lasciata in pace, vero? Ha i suoi percorsi, le sue esperienze e nessuno ci deve mettere bocca.»
«Ma no, è che…»
«Sei entrata nella centrale operativa e hai manomesso il sistema, Lilith. È una cosa gravissima, te ne rendi conto?»
Se ne rende conto e ricorda tutto come fosse ieri. I corridoi, gli ascensori, il sibilo delle paratie che si aprivano, la sala controllo, la consolle. E il tasto verde che lampeggiava. Cancella dati.
È stato un attimo.
«Credevi davvero che bastasse un click?»
Lei abbassa lo sguardo. Si sente un’idiota.
«Cento anni, Lilith. Ti sei presa una bella vacanza.»
«Ero stanca!» La voce le trema, vorrebbe piangere, se solo potesse. «Immensamente stanca» dice in un soffio.
«Bastava chiedere. Invece no, come al solito hai voluto fare di testa tua.»
«Mi spiace.»
«Lo credo bene. Abbiamo sollevato dipendenti più esperti di te per molto meno.»
«Sollevato?»
«Non far finta di non capire. Fai torto alla tua intelligenza e alla mia.»
Ma certo, domanda stupida: «Putrefazione, decomposizione, annullamento completo della configurazione temporanea.»
«Esattamente.»
Cancella dati, cancella memoria, e aveva pure istallato la ripetizione ciclica dell’operazione, imbecille che non è altro, si prenderebbe a frustate da sola.
L’ha fatta davvero grossa, dovessero sollevarla, se l’è meritato. Tutto s’è meritato.
«Il processo era già stato avviato.» dice la Creatura.
«Me ne sono accorta.»
«Te ne sei accorta, ma non hai fatto niente per rimediare.»
E come potevo? Non ricordavo e quindi non capivo. Vorrebbe dirlo, spiegare, giustificare, mendicare indulgenza. 
Disonorevole, oltre che inutile. E allora alza la testa, drizza la schiena come chi è pronto a pagare i suoi errori. 
Pentimento e fierezza, serviranno a poco ormai, ma almeno uno straccio di dignità.
«Dicevo, il processo era stato già avviato, ma ho pensato che…»
Cosa, cosa hai pensato? 
Ottomila anni, è ancora giovane, ha sbagliato certo, ma non può finire così. Non può. 
Schiena eretta, testa alta e taci!
«Ho pensato che meritassi una seconda chance e sono intervenuto.»
«Immagino di doverti ringraziare» cerca di dirlo con la voce ferma. La voce di un soldato non trema.
«Non occorre, le chiacchiere servono a poco. Dovrai invece dimostrare che ne è valsa la pena. Cento anni di assenteismo, cento anime.»
Sembra fattibile: «Stavolta non ti deluderò.»
«Staremo a vedere. Hai tempo ventiquattr’ore.»
Sembra meno fattibile.
100 anime. Dove trovarle? Un luogo affollato, un cinema, un treno… Pensa, pensa, fatti venire un’idea.
 
È domenica, la limousine infiocchettata di bianco si ferma davanti alla chiesa.
La sposa è bellissima.
Le anime in area consacrata valgono doppio. Cinquanta e ti levi il pensiero. Forza, Lilith, datti da fare. Come si dice? Tempus fugit. 
Si frega le mani e guarda lo sfavillio che finisce a terra. È in splendida forma. Sorride e trotterella verso il sagrato.
L’abito di seta accarezza il marciapiede, nessuno noterebbe i suoi zoccoletti di capra, né le due escrescenze acuminate tra i riccioli neri.
La Range Rover arriva strombazzando dal fondo del viale.
È il testimone con lo sposo che, spencolato dal finestrino, agita il cappello: «Eva, ti amo!» grida ridendo.
Ha fatto tardi, il coglione. Chissà se è riuscito a nascondere i segni sul collo che gli ha lasciato l’altra. D’altra parte, la sposa è di quattro mesi, una bella femminuccia, tale e quale al cognato, dovrebbe lasciar correre. Se solo ne avesse il tempo.
Lilith si ferma al centro alla strada. Fissa l’auto con i suoi grandi occhi vuoti, vuoti come le orbite di un teschio, ma con una scintilla al centro, rossa e calda. Calda come l’Inferno.
L’auto sbanda, fa una brusca sterzata e finisce proprio in mezzo alla folla.
Ne ha falciati almeno quattro e sono appena le undici.
È un buon inizio.
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Re: [H23] Redenzione

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@aladicorvo i tuoi racconti si leggono sempre volentieri, sempre caratterizzati da una feroce ironia che sposa i miei gusti.
Racconto sicuramente aderente alla traccia. 
Ho letto l'angoscia della protagonista, ma non l'ho vissuta, trovo l'ironia predominante 
Il tema già letto e visto, ma lo hai reinterpretato a tuo modo, secondo me bene, lettura piacevole.
Ora i lati per me dolenti:
Trovo estremamente riduttivo pensare ad un'influenza con le visioni che descrivi, scriverei almeno "allucinazioni, magari ipotizzando un febbrone ad altissima temperatura".
A parte questo dettaglio, sulla prima parte rimangono solo complimenti, almeno finché non arriva in ufficio il primo giorno. Fin lì il testo scorre veloce, l'ho divorato e mi è piaciuto davvero molto, dopo mi sembra che hai forzato un po' la mano, lasciandomi diversi dubbi.
aladicorvo ha scritto: sab nov 04, 2023 12:52 pmE Caterina che la squadra con la fronte aggrottata: «Ma chi era?»
«Chi era chi?»
«Quel tizio alto col cappotto nero. Si è chinato, ti ha bisbigliato qualcosa all’orecchio e se n’è andato.»
«Non è venuto nessun tizio col cappotto nero.»
«Abbiamo i nostri segretucci, eh?
Perché Caterina lo vede e lei né lo vede, né lo sente?
aladicorvo ha scritto: sab nov 04, 2023 12:52 pmDallo spioncino vede il faccione gommoso della signora Spinelli,
aladicorvo ha scritto: sab nov 04, 2023 12:52 pmApre. Pianerottolo deserto. Si sporge, sbircia le scale. «Signora Spinelli?» Nessuno
A cosa serve l'inserimento di questo personaggio? Subito dopo appare il padre, mi risulta monco, non ne capisco il riferimento.

Inoltre non capisco per quale motivo, essendo ormai il padre giunto fino a lei, avendola trovata, perché scompare più volte e alla fine invece si palesa?
Sono io che non ho capito qualcosa?

La parte della mano mi è molto piaciuta.
aladicorvo ha scritto: sab nov 04, 2023 12:52 pmI corridoi, gli ascensori, il sibilo delle paratie che si aprivano, la sala controllo, la consolle. E il tasto verde che lampeggiava. Cancella dati.
È stato un attimo.
aladicorvo ha scritto: sab nov 04, 2023 12:52 pmCancella dati, cancella memoria, e aveva pure istallato la ripetizione ciclica dell’operazione, imbecille che non è altro
Queste parti me le hai gettate addosso senza preavviso, almeno io non sono riuscita a capire bene come fosse strutturato... L'inferno, giusto?
C'era una procedura tecnologica che non permetteva di oltrepassare i confini?
aladicorvo ha scritto: sab nov 04, 2023 12:52 pmÈ domenica, la limousine infiocchettata di bianco si ferma davanti alla chiesa.
La sposa è bellissima.
Le anime in area consacrata valgono doppio. Cinquanta e ti levi 
Da qui fino alla fine, di nuovo bello bello, si collega perfettamente alla prima parte, riconosco lo stile, scorre bene, lascia incollati al testo.

Quindi, nel complesso il mio giudizio è buono, ma per i miei gusti, c'è una parte, anche piuttosto sostanziosa, un po' confusionaria.

A rileggerti 
<3

Re: [H23] Redenzione

3
Ciao@aladicorvo,
Stavolta devo dirti che non sono troppo convinto. La trama continua ad accumulare elementi e alla fine tra l'inizio del racconto e la fine trovo un eccessivo scollamento. Non si capisce perché il povero gatto di Schrodinger è vivo e morto. E non si capisce bene l'antefatto per cui Lilith sarebbe una sorta di diavolessa, che entità è il padre, perché deve uccidere 100 anime, tra cui Eva, per riabilitarsi. Andrebbe chiarito meglio. Forse fai riferimento a storie che ignoro, o forse hai messo un po' troppa carne al fuoco.
Sulla scrittura, come al solito, niente da dire.
Scrittore maledetto due volte

Re: [H23] Redenzione

4
@Modea72 , @Edu buongiorno, vi attende una giornata...  :sorrisoidiota:
Intanto grazie per le critiche. Sapevo che il mio racconto era pieno di magagne, ma non immaginavo fosse tanto fumoso, casomai prevedibile e scontato.
La vita banale di una ragazza viene scombussolata da eventi soprannaturali che lei si ostina ad attribuire allo stress.
Sono invece i tentativi del padre, potente satanasso, di riportarla sulla retta via e compiere il suo dovere: trascinare anime all'Inferno.
Inferno che non è più quello del Medioevo e affida il controllo delle coscienze alla tecnologia. 
Lavoro estenuante, la ragazza va in burnout e decide di evadere, cancellando la sua memoria per ricominciare da capo. 
Papino per un po' lascia fare, ma c'è un limite a tutto. E poi le regole, la procedura, insomma, non è che siccome sei al figlia del capo fai come ti pare.
Ci prova, lancia segnali, poca roba, coi giovani è meglio non calcare troppo la mano. Cose tipo Non esiste solo quello che vedi, quello che vedi non sempre esiste (le apparizioni e sparizioni dell'uomo col cappotto nero, della signora Spinelli , persino la sua). Oppure La morte di fa star bene, la vita ti fa star male (il gatto morto e risorto). Ma quella niente, a stare con gli umani... come si dice? Chi va con lo zoppo... 
Allora decide di intervenire con gli effetti speciali, non l'avesse mai fatto! La ragazza gli tiene testa, ma papà non è un pivello. Spatabum, spatabam, prima due sberle e poi parliamo (quando ce vò, ce vò). Funziona e lei comincia a ricordare chi è: la classe non è acqua, l'onore nemmeno, buon sangue non mente (coi luoghi comuni non mi batte nessuno) 
Quindi pentimento, redenzione ma, ovviamente, penitenza.  Insomma happy end.
Ecco, era solo questo che volevo raccontare. Ma, se non è arrivato, devo aver fatto un gran pasticcio. 
Ci devo lavorare, se fai quello che sai, rimani quello che sei.
Dunque ancora grazie, ragazzi  :love3:
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Re: [H23] Redenzione

6
A me è piaciuto :) All'inizio non si capisce bene cosa stia succedendo, tra gatti che risuscitano, strane apparizioni e via dicendo, ma si capisce che hai in serbo qualcosa e si segue volentieri lo svolgersi degli avvenimenti.
Mi piace come hai descritto il tran tran quotidiano, in tutta la sua comica noiosità.
E ho adorato il colpo di scena finale, un po' alla Neil Gaiman, con la figlia del diavolo che è "scappata di casa" per divertirsi un po', ma poi accetta la sua vera natura e riprende a far danni nella sua forma originale, con tanto di corna e zoccoli 😄

Ti segnalo un paio di passaggi che non mi hanno convinta:

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Si frega le mani e guarda lo sfavillio che finisce a terra. È in splendida forma.[/font]

Qui credo che lo "sfavillio" sia il vestito di cui parli dopo, però non è chiarissimo.


D’altra parte, la sposa è di quattro mesi, una bella femminuccia, tale e quale al cognato

In che senso è di quattro mesi? Si conoscono solo da quattro mesi? E in che senso è tale e quale al cognato?


In generale, però, è stata una bella lettura! Hai uno stile molto veloce e scorrevole, che apprezzo :)

Re: [H23] Redenzione

7
Ciao, @Lizz 
Allora, lo sfavillio non riguarda l'abito, ma proprio quello che esce dalle mani di Lilith quando le strofina e che segnala il completo recupero della sua natura demoniaca.
La sposa di quattro mesi è in effetti una forma colloquiale usata per riferirsi a una gravidanza, da cui la bella femminuccia che, somigliando al fratello dello sposo, si presume sia frutto di una tresca tra i due. Insomma tutte anime belle  :diavolo2:
Grazie del passaggio, felice che ti sia piaciuto  <3
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Re: [H23] Redenzione

8
Sono d'accordo, c'è troppa carne al fuoco, ma c'è anche il racconto che come un filo rosso si dipana in maniera ironica e divertente. La frustrazione dell'impiegata che diventa la frustrazione della figlia del diavolo, la redenzione grazie al papino e infine la somma soddisfazione di rientrare nei propri panni per fare quello che si sa fare meglio: farsi gli affari degli altri e seminare terrore e distruzione.
Doveva essere molto meno dettagliato oppure molto piú lungo per essere perfetto, ma in ogni caso ho letto con grande soddisfazione e molto divertimento.Grazie

Re: [H23] Redenzione

9
aladicorvo ha scritto: dom nov 05, 2023 12:57 pmCiao, @Lizz 
Allora, lo sfavillio non riguarda l'abito, ma proprio quello che esce dalle mani di Lilith quando le strofina e che segnala il completo recupero della sua natura demoniaca.
La sposa di quattro mesi è in effetti una forma colloquiale usata per riferirsi a una gravidanza, da cui la bella femminuccia che, somigliando al fratello dello sposo, si presume sia frutto di una tresca tra i due. Insomma tutte anime belle  :diavolo2:
Grazie del passaggio, felice che ti sia piaciuto  <3
Grazie per le spiegazioni 😄 Insomma, la protagonista è andata a distruggere un matrimonio di gentaglia che neanche su beautiful  :asd:

Re: [H23] Redenzione

11
Ciao @aladicorvo, il racconto mi è piaciuto parecchio  :D ho apprezzato particolarmente la prima parte e il crescendo di tensione, ho creduto la protagonista fosse vittima di una qualche maledizione che ha accidentalmente evocato; un po' meno la seconda, con Lilith e suo padre, a tinte un po' troppo fantasy per i miei gusti: comunque divertente, ma meno spaventoso.
A rileggerci!  :)

Re: [H23] Redenzione

12
Ciao @alad@aladicorvo  
a me questo racconto ha divertito parecchio, mi sono persino immedesimata con Lilith e ho pensato che per far prima, invece dell'auto sul sagrato avrebbe dovuto aspettare la processione di auto strombazzanti del dopo cerimonia, tutte paraurti contro paraurti e mandare un tir impazzito dietro, uno che frena di botto davanti e op, altro che 50. O anche un incendio nella sala della festa di matrimonio... (si capisce che mi piacciono molto i ricevimenti di nozze? :asd: )
La vena comica prevale su quella "de paura", è vero, ma come ho già detto in altro commento, l'horror comico è un genere a tutti gli effetti, e con un seguito fedele.
Il mio passaggio preferito in assoluto è quello del gatto: sei chiuso nell'armadio? ah no, ci sei morto! Adoro i gatti, e non solo i miei, ma mi sono spanciata.
Tra l'altro, non so se sia voluto, ma l'inizio con la radio sveglia mi ha fatto pensare al film "Ricomincio da capo", la cui trama è agli antipodi da questa, e la cosa rende il tutto ancora più divertente.
Un saluto
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: [H23] Redenzione

14
Ciao @aladicorvo. :)

Buona prova di scrittura, non avevo dubbi visti i precedenti. ;)
E tuttavia c'è qualcosa che mi lascia un po' perplesso.

Il racconto è ben strutturato, lo stile curato, spigliato, interessante.
Ma noto un improvviso cambio di tono dalla seconda metà in poi (essenzialmente dalla comparsa del padre "satanasso" della protagonista).
Sebbene la trovata sia piuttosto originale, ho trovato l'espediente poco efficace: sento l'effetto di una "promessa non mantenuta" nello sviluppo, mi aspettavo X e mi ritrovo Y. Che non è necessariamente un male, ma forse andava gestito diversamente, almeno secondo i miei gusti.

Per il resto è un testo ben realizzato, si fa leggere ed è vivace, piacevole, chiaro.
Non vedo l'ora di avere sotto mano il prossimo.

A rileggerti. :D

Re: [H23] Redenzione

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Ciao @aladicorvo, arrivo a fine contest, mi dispiace.
Il tuo racconto mi è piaciuto. Una bella idea: la diavoletta ribelle mi ricorda molto le adolescenti che siamo state e quelle che verranno. Poi arriva la consapevolezza della maturità e addio bei sogni di libertà.
Nel testo ci sono alcune cose che ti hanno fatto notare anche negli altri commenti, con le quali io sono d'accordo. Il satanasso padre, per esempio, ci ha messo un po' troppo a palesarsi e lei un po' troppo a capire i messaggi di papino. Insomma bella l'idea del gatto che resuscita, le unghie che cadono, la puzza che emana,  ma durante la lettura ho cominciato a chiedermi perché lei da la colpa alla stanchezza, torna perfino al lavoro e non pensa mai a sentire un medico. Insomma troppi eventi che sembravano non avere risvolto. Accorcerei i tempi, e la farei tornare alla consapevolezza di essere quello che è e a riconoscere suo padre un poco prima.
Al prossimo contest!  

 

Re: [H23] Redenzione

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Ciao @Albascura.
Hai proprio ragione: i padri dovrebbero piantarla di lasciare tutta questa briglia sul collo dei figli. 
Come ha detto qualcuno "un bel calcio in culo vale più di cento parole", ma subito. Fai una cazzata? Pam! Ne fai un'altra? Aripam!
Vedresti allora come si darebbero una svegliata, invece di dare sempre la colpa agli altri: alla società, allo stress...
Scusami, lo so che le tue osservazioni erano tecniche, ma mi divertiva troppo fare questa sparata vintage :P
E comunque concordo davvero: questo papi è rimasto un po' troppo in modalità Montessori. 
Grazie del passaggio, cara  :rosa:
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Re: [H23] Redenzione

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Ma che simpatica questa storiella su Lilith, che sceglie una vita normale, di tragica routine femminile, quasi intrappolata in un loop temporale, per sottrarsi agli altissimi doveri che la tradizione le assegna! (L'ho sempre detto io, che è una pervertita!)
Ah! Il suo dannatissimo padre! Quante preoccupazioni, povero diavolo...
Mi hai proprio divertito con questa interpretazione ironica della carta: il contrasto fra l'orrenda figura e il sentimento genitoriale del demone è piuttosto efficace.

Va bene, salvo il fatto che la piega presa dal racconto, alla fine, è troppo distante dall'horror.
Ridere per ridere, tanto valeva esagerare con la punizione che il padre le infligge. Cento anime sono pure un lieto fine, per la miseria!

Rimandata al prossimo anno anche tu!

Re: [H23] Redenzione

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Sua Putritudine @Stregone, ne convengo: il mio racconto vira per altri lidi. Ma tant'è, a ognuno l'arti sue. Spiacente che qualcosa abbiate comunque gradito, mi impegnerò a deludervi in modo migliore la prossima volta. Saltuariamente vostra Ala
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