[H23] Damnatio sanguinis

1
Traccia: percorso della consapevolezza

― Scusa ma non riesco a pronunciare questo nome!
― Non pronunciarlo allora.
― Cos’è quest’odore strano?
― L’odore del cielo.
― Non dire sciocchezze per favore, Elias!
― Qui il cielo è più pulito. Non sono ancora riusciti…
― Risparmiami i tuoi pensieri sul complotto! Ho già la nausea di queste curve!
― L’odore delle piante, della terra allora. Sotto questo cielo.
― Va bene. Come vuoi. Ripetimi il nome del tuo paese, non l’ho mai capito da quando ti conosco.
― Baujanas
― Vuol dire qualcosa?
― Come tutte le parole del mondo in una lingua diversa dalla tua.
― Cosa?
― Non so renderlo in italiano. Più o meno può essere guado, passaggio delle streghe o delle fate.
― Ci sono le streghe allora? Non mi sembra che stiamo andando a Disneyland…
― Ci credi che gli americani volevano davvero costruirla qui Disneyland?
― Sarebbero stati dei pazzi! Chi ci sarebbe mai venuto in un posto del genere? Ti rendi conto che saranno cento chilometri che non abbiamo incontrato un paese o un cartello stradale?
― Hai ragione Shantall.
― Piuttosto guarda se Leo sta bene.
― Sto guidando Shantall. Nello specchietto vedo che dorme. Tu puoi girarti, puoi toccarlo se vuoi.
Shantall si girò sbuffando e fissò per un attimo Leo, il loro bambino, che dormiva nei sedili posteriori  nascondendo come sempre metà del suo volto sfigurato.
― Siamo quasi arrivati.
Shantal vide in lontananza un gruppo di case bianche abbarbicate sul fianco di una montagna.
― Non è che ci sparano addosso? Mi dicevi di certe questioni… Non ci ho capito mai niente. Qualcuno ce l’ha con te?
Elias non rispose. Guardava Shantall con la coda dell’occhio, sentiva il suo profumo.  Lui aveva tentato di avere e di offrire un po’ di felicità. Aveva preteso troppo, ma la colpa non era di Shantall era tutta sua.
Entrarono in paese; case di pietra, vecchi portoni borchiati che davano dentro piccoli cortili,  stradine laterali che  salivano nei quartieri verso la montagna o scendevano in pianura, in fondo alla quale in lontananza luccicava il mare. Qualcuno si girava a guardarli.

― Non mi dire che quello è l’albergo. Andiamo in un altro.
― È l’unico.
― Ma non avevi una casa?
― Lascia perdere.

― Scommetto che sei Elias… ― disse un uomo anziano seduto davanti a un giornale che aveva abbassato sentendo qualcuno che entrava. Non sembrava sorpreso e non sorrideva.
―Scommetto che sei Salbestru. Sempre giovane!
Salbestru annuì con un mezzo sorriso.
― Tiriamo avanti. Viene poca gente, ma qualcuno viene. Comunque vivo di altro, lo sai. 
Parlava come se Elias non se ne fosse mai andato,
― Hai fatto bene. Avrei dovuto rimanere anche io.
― Avresti dovuto farlo Elias.
Salbestru tacque vedendo entrare Shantall che trascinava un bambino che si ostinava a camminare tenendo il viso voltato da una parte. Quando fu costretto a mostrarsi si vide metà faccia bruciata che lo deturpava, facendogli sporgere l’occhio in modo anomalo.
― A un certo punto si deve tornare ― rispose Elias guardando l'uomo che rispose ― Era l’unica cosa giusta che potevi fare.
Comparve Marta, la moglie di Salbestru,  riconobbe Elias con un sorriso che non scomparve nel vedere il bambino deforme. Solo un rapido sguardo negli occhi di Elias, che fece un lieve cenno di assenso.
― Venite ― disse Marta a Shantall.  ― Ho preparato la stanza migliore. Ne abbiamo solo sette ma carine!
― Pensi tu alle valigie Elias? Non mi sembra che qui ci sia personale.
― Ci penso io, Shantall.

― C’è troppo silenzio qui. Mi gira la testa ― disse Shantall quando Elias salì in camera con le valigie.
― Ti passerà. Starai bene e anche Leo. Vedi che è rosso in faccia?
― Ha un po’ di febbre. C’è un pediatra in paese?
― Qui la gente non ha tempo per ammalarsi e quando  si ammala…
― Va all’ospedale? Muore?
― Chiama le Janas, quelle buone che fanno guarire. Ne vado a chiamare una, la loro Majstra. Poi devo parlare con Geremia.
― Della bibbia?
― È un eremita che conosce le erbe e che curerà Leo.
― Ma dico: sei serio?  Perché chiami gente strana? Cos’è questa storia?
― Per nostro figlio, Shantall.
― E me lo dici adesso? Mi avevi detto che volevi rivedere il tuo paese.
― È il mio paese che voleva rivedermi.
Shantall scosse la testa. Parlò sottovoce per non essere sentita da Leo ― Le abbiamo provate tutte, e va bene: proviamo anche le erbe. Non gli faranno male, eh?
― Lo guariranno. Tornerà com’era prima dell’incidente.
Shantall ebbe una serie di singhiozzi, si avvinghiò a Elias soffocando il pianto per non farsi sentire da Leo, che nel frattempo era entrato in bagno. ― Non mi prendere in giro così! Non sono sciocca come credi! Siamo stati dappertutto! Rimarrà così per sempre ci hanno detto.
― E hanno anche voluto abbondanti parcelle per dirlo.
― Quell’americano era disposto a operarlo, ti sei opposto.
― Perché non ci sarebbe riuscito.
― Come fai a dirlo?
― Uomini che si fanno pagare per sanare le sofferenze dei loro simili…
― Sei sempre stato pazzo!
― Assolutamente sì. Ma questa volta, solo per questa volta ti prego, ascoltami Shantall! Devi fidarti di me!
Lo sguardo di Elias era lucido, febbricitante, sembrava un altro. Shantall fece un passo indietro. ― Va bene, te l’ho detto. Proviamo anche le erbe.
― Devo andare. Non ci sarò quando verrà la Jana Maistra e il vecchio Geremia. Verranno per tre giorni, ogni sera. Tu lasciali fare. Puoi contare sull’aiuto di Marta, la moglie del padrone dell’albergo.  Al terzo giorno… Leo tornerà a essere un bambino bellissimo, come prima dell’incidente.
― Ma… e tu dove devi andare scusa?
― Per un po’ sarai sola qui ma sei in un buon posto con brava gente. Ho un appuntamento.
― Con chi? ― la voce di Shantall si era alterata.
― Non pensare quello che pensi. Lo sai che non m’importa nulla delle altre donne. Sarai solo tu per sempre. Non ho mai scherzato su questo, lo sai bene.
All’improvviso Elias, contrariamente al suo modo di fare, trascinò a sé Shantall e la baciò. La donna sentì  ancora quello strano odore che aveva sentito in macchina, sapeva di selvatico. Elias si scostò da lei, arretrò fino alla porta dicendo ― Fidati di me. Vedremo tutti e due Leo con il suo volto di angelo! Me lo farai vedere, vero?
― Elias..!

La sera seguente, cominciava a imbrunire, Marta bussò ed entrò in camera con una donna anziana. Alta, vestita di nero, severa. Il fazzoletto sul capo, decorato con rose rosse e azzurre aveva cucite ai lati delle monete d’oro d’altri tempi.
― Questa è la Jana Maistra  che ti ha detto Elias.
― Buonasera ― disse Shantall, ma la Jana non rispose. Si diresse verso Leo che stava nel letto, allungando una mano verso di lui.
Il bambino urlò coprendosi il viso. La donna ritrasse la mano con delicatezza. Socchiuse gli occhi. Un rivolo di sangue uscì dal naso di Leo che svenne. Marta sorresse Shantall che stava per accasciarsi. La Jana uscì. Entrò un uomo. Poteva avere cento anni, avvolto in un cappotto di orbace nero, la barba bianca e incolta. Reggeva tra le mani diversi fasci di erbe il cui odore permeò la stanza. Le gettò su un tavolo. Dal tascapane che aveva a tracolla estrasse un mortaio e un pestello di pietra,  sminuzzò le erbe e cominciò a pestarle lento, con cura, senza parlare, senza guardare nessuno.
Shantall tamponava il sangue che usciva dal naso di Leo. Voleva parlare,  ma Marta con un lieve sorriso fece cenno di no con la testa. Era molto dolce nella sua imposizione. Dall’esterno si sentiva rumore di folla. Shantall, vedendo che Leo non sanguinava più dal naso e che respirava tranquillo, diede uno sguardo dalla finestra. Nella strada erano calate le ombre della notte, qualche  lampione con la sua luce giallastra rompeva a tratti l’oscurità, mostrando alcune sagome scure di uomini intabarrati e addossati ai muri di pietra delle case. Avevano qualcosa in testa, sembravano maschere di buoi, altre di caproni, entrambi con alti arabeschi di corna che si profilavano in alto. Avevano alzato la testa all’unisono e guardavano Shantall con enormi occhi vivi di esseri viventi, emanando un odore che Shantall riconobbe come quello che aveva sentito su Elias. Rabbrividì e fece cenno a Marta di avvicinarsi, mostrandole la strada. Ma non c’era più nessuno.
Il vecchio Geremia aveva ridotto le erbe a una poltiglia. Si avvicinò a Leo, che continuava a dormire,  gli spalmò l’unguento sul viso, dopo essersi sputato sulla mano. Shantall voleva intervenire ma Marta, sempre in silenzio, la tenne dolcemente per le mani. Il vecchio rimase a guardare il bambino con la parte lesa del viso cosparsa  dell’unguento. Si voltò verso Marta dicendo poche parole incomprensibili, Marta chinò il capo.
― Tornerà per altre due volte. Come ti ha detto Elias.
― Ma Elias dov’è? Quando torna?
― È stato Elias a permettere questo. Non avere paura.

La stessa cosa si ripeté la sera dopo e quella successiva.
Ogni giorno che passava, la pelle di Leo sembrava rinascere.  Shantall piangeva dalla gioia ma chiedeva sempre di Elias, senza ottenere risposta. Al calar della notte sotto la finestra della sua stanza si radunava la folla di persone con i volti di caproni e di buoi. Ogni volta si dileguavano nel nulla. Dopo il terzo giorno che il vecchio Geremia aveva spalmato la poltiglia di erbe non c’erano più tracce di bruciature sul volto di Leo, l’occhio che prima sembrava sporgere era di nuovo inserito normalmente nell’arcata sopraccigliare.  Il viso di un bambino davvero bello. Leo riprese a vivere. Chiedeva di suo padre, voleva che lo vedesse, voleva abbracciarlo.

― Perché Elias non viene se è lui che ha permesso questo? Vi prego, ditemi cosa sta succedendo! Aveva detto che avrebbe visto il bambino assieme a me una volta risanato! ― diceva Shantall a Marta e Salbestru.

L’uomo le si avvicinò comprensivo. Emanava un forte odore di tabacco e di vino. E un altro odore che Shantall riconobbe come quello che aveva sentito l’ultima volta su Elias, come la ventata che gli era arrivata dagli uomini nella strada. Istintivamente si ritrasse.
Salbestru annuì comprensivo.
― Vedo che hai un buon istinto, anche se sei forestiera. Altrimenti Elias non ti avrebbe  scelto.
― Cosa vuol dire?
― Però devi imparare ancora molte cose. Ci vuole tempo.
― La prego: mi dica qualcosa, mi faccia capire. Sto diventando matta!
Salbestru sorrise. ― No. Stai solo ragionando come sai. L’odore che hai sentito in me, che ancora non mi lascia, l’ho avuto per molto tempo. E per molto tempo lo avrà Elias.
― Cosa vuol dire? Cosa vuol dire?
― Qui, noi a Baujanas, abbiamo una condanna. Un tempo abbiamo bruciato le Janas come streghe, ingannati da una buona religione comandata da uomini cattivi. Molta gente ha sofferto nel passato e soffre ancora oggi per colpa di questi uomini cattivi. Ma noi abbiamo obbedito. Noi dobbiamo pagare. Le Janas buone ci hanno perdonato e ci aiutano. Le Janas arrabbiate non ci hanno mai perdonato. Il nostro sangue deve pagare. Viene il giorno che dobbiamo assumere la forma di bove e di caprone e vagare tutta la notte per anni e anni.
― Ma anche lei…
― Anche io ho dovuto pagare per le colpe del mio sangue. Ogni notte, fin da giovane, mi trasformavo in boe muliache – bue mugghiante – anche se il corpo rimaneva umano. Altri si trasformano in caproni. La condanna è uguale.
― Ogni notte… e di giorno?
― Di giorno sei uomo normale, puoi vivere, puoi stare a casa, ma devi essere lontano dalla tua gente prima che scenda la notte. Potresti fare del male, perché hai l’istinto di animale. Una sofferenza è che, anche trasformato in bestia, l'uomo ricorda che era uomo e quando è uomo ricorda che deve diventare bestia. Non vivi più, devi stare lontano. È meglio.
― Questo è… questo è assolutamente…
― Assolutamente vero. Come è vero che tuo figlio è guarito e nessuna scienza poteva farlo.
― Ma Elias se ne era andato da qui… Faceva un’altra vita.
― Gli è stato permesso. Ma sapeva che doveva tornare. Però lui non voleva tornare. Ti ama tanto, devi saperlo. Ma lo sai. Ha ricevuto un avvertimento per tornare.
― Un avvertimento?
Salbestru mosse appena il capo in direzione di Leo. ― Elias sapeva che solo qui poteva guarire il bambino. È dovuto tornare per quello. E per scontare la sua condanna.
Shantall piangeva e ansimava, abbracciata a Leo. ― Assurdo! Assurdo! Pazzesco!
Salbestru osservava. ― Elias mi ha detto di dirti queste cose. Se tu lo  vuoi, se tu me lo chiedi, posso far sapere a Elias che di giorno può venire con il suo aspetto di uomo per vedere te e il bambino. Ma devi volerlo tu.
― Sì! Sì! Lo voglio! Ti prego, digli di tornare!
― Potrà stare poco con te.
― Va bene, va bene.

L’alba era bella, la luce del sole  attraversava le tendine bianche della finestra illuminando la stanza a festa. Qualcuno bussò alla porta. Shantall andò ad aprire e si trovò davanti Elias, vestito con abiti scuri, i capelli spettinati, la barba di alcuni giorni che gli ombreggiava il viso. Lo abbracciò  e baciò piangendo e anche Elias piangeva ― Perdonami, perdonami. Non mi avresti mai creduto… perdonami!
Leo era sceso dal letto, illuminato alle spalle dalla luce del sole che lo faceva apparire evanescente e corse sorridendo incontro a suo padre. Elias si inginocchiò davanti a lui e aprì le braccia per stringerlo al suo petto.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [H23] Damnatio sanguinis

2
Eccomi @Alberto Tosciri, tra i primi a commentare il tuo brano. :) 

Perché, come ai vecchi tempi, sono qui per imparare dalla tua naturalezza nel descrivere il cuore e le anime dei personaggi. ;)



E infatti non sbagli un colpo, nemmeno qui.



Pulci e insetti vari:
Alberto Tosciri ha scritto: sab nov 04, 2023 7:59 pm[...]
Shantall vide in lontananza un gruppo di case bianche abbarbicate sul fianco di una montagna.
[...]
Aveva preteso troppo, ma la colpa non era di Shantall, era tutta sua.
Entrarono in paese; case di pietra, vecchi portoni borchiati che davano su piccoli cortili,  stradine laterali che  salivano nei quartieri verso la montagna o scendevano in pianura, in fondo alla quale in lontananza luccicava il mare. Qualcuno si girava a guardarli.
[...]
― Scommetto che sei Elias… ― disse un uomo anziano seduto davanti a un giornale che aveva abbassato sentendo qualcuno che entrava. [Questa frase è un po' troppo convoluta: subordinata relativa implicita (seduto), che regge un'altra relativa (un giornale che), che regge una terza relativa (qualcuno che). Da rivedere.]
[...]
― A un certo punto si deve tornare ― rispose Elias guardando l'uomo che rispose: ― Era l’unica cosa giusta che potevi fare.
[...]
― Chiama le Janas, quelle buone che fanno guarire. Ne vado a chiamare una, la loro Majstra. Poi devo parlare con Geremia.
― Della Bibbia? [credo vada in maiuscolo]
[...]
Il fazzoletto sul capo, decorato con rose rosse e azzurre aveva cucite ai lati delle monete d’oro d’altri tempi. [Non chiaro. Forse manca un punto prima di "aveva cucite"?]
[...]
Il vecchio Geremia aveva ridotto le erbe a una poltiglia. Si avvicinò a Leo, che continuava a dormire. Gli spalmò l’unguento sul viso, dopo essersi sputato sulla mano.
[...]
In ogni caso poca roba, anche se ti avverto che non sono il massimo a scovare refusi.

Ci sono anche delle istanze di spazi multipli, ma quelli sono difficili da evidenziare in un commento.



Ho notato in certi punti l'abuso di vocaboli un po' generici (fare, ecc.), e di frasi forzate o convolute, con molte subordinate, e di una punteggiatura un po' troppo libera (qui sopra ho segnalato solo quella che ritenevo indispensabile correggere, ma ci sono altri segni di punteggiatura che andrebbero forse rivisti).

Il racconto è ben scritto, ma per questi motivi mi ha dato l'impressione di aver bisogno di un'ulteriore lavoro di lima.



Detto ciò, altre considerazioni più strutturali.



Parto dai punti di forza.

Primo: come detto, per quanto riguarda emozioni e sentimenti dei personaggi, non sbagli un colpo. Soprattutto per Elias e Shantall. Ben caratterizzati, il lettore li sente vicini e può provare naturale empatia nei loro confronti.

Secondo: bellissima l'idea di dover scontare le colpe del sangue, in maniera speculare alle "maledizioni generazionali" bibliche: "Egli perdona l'iniquità e il peccato, ma non lascia impunito il colpevole, punendo l'iniquità dei padri sui figli, fino alla terza e alla quarta generazione". Non so se tu ti sia rifatto a qualche leggenda o se sia frutto della tua immaginazione. In ogni caso, bellissimo spunto.



Poi, un paio di cose secondo me migliorabili.

Primo: dialoghi "sospesi nel vuoto". Soprattutto l'inizio del racconto è una sequenza di discorso diretto senza riferimenti che aiutino il lettore a creare la scena nella sua testa. La storia comincia con due personaggi che parlano, ma non sappiamo chi siano, né dove siano, né cosa stiano facendo. Per alcune battute sono come "teste indefinite che parlano nel vuoto". Il primo nome di un personaggio (Elias) compare alla quinta battuta. Il primo riferimento spaziale (curve) alla settima, con un accenno all'azione in corso (viaggio in auto) che però non viene confermato se non alla ventunesima battuta. Per l'autore è facile ricreare la scena, perché l'ha pensata. Ma un lettore fa fatica a capire cosa accade senza riferimenti. Quindi il mio consiglio sarebbe quello di aggiungere una frase all'inizio del dialogo, o almeno tra le prime 2-3 battute. Qualcosa tipo:
Alberto Tosciri ha scritto: sab nov 04, 2023 7:59 pmL'auto percorreva curve e tornanti senza sosta. Shantall pareva esasperata.
― Scusa ma non riesco a pronunciare questo nome!
― Non pronunciarlo allora ― rispose Elias, alla guida.
Non dico che sia la soluzione migliore, ma almeno stabilisce la scena nel giro di tre righe, e il lettore ha chiaro chi dice cosa e chi sta facendo cosa nel momento in cui ogni personaggio compare. Ci sono forse altri due dialoghi così nel testo, ma il problema principale, secondo me, è quello dell'incipit, anche perché è il più lungo.



Il secondo appunto riguarda la tensione narrativa.

Tutta la tensione si concentra in due elementi: la cura di Leo e l'assenza di Elias, ma si risolve per entrambi senza grandi conflitti. Manca l'elemento di suspense tipico di un horror, di un thriller o di un mystery.

Questa non è una vera e propria critica al testo: il racconto funziona, ma il suo genere mi sembra più un "fantastico soprannaturale".



Detto questo, sono contento di essere tornato a leggere uno dei tuoi scritti, dopo tanti anni. :)

Sei riuscito a produrre un racconto con un tocco di speranza nel futuro, in mezzo a tanti testi di disperazione e dannazione eterna.



Mi ha fatto davvero piacere ritrovarti qui.



A rileggerti. :)

Re: [H23] Damnatio sanguinis

3
Ciao @Mid e grazie per il tuo preziosissimo e particolareggiato commento.
Mid ha scritto: sab nov 04, 2023 9:43 pmPerché, come ai vecchi tempi, sono qui per imparare dalla tua naturalezza nel descrivere il cuore e le anime dei personaggi. ;)
Sono lusingato, ma non pensare che io sia troppo bravo, capita che a volte mi arrangio alla buona su basi mie personali molto semplici, molto vissute,  rimaneggiate e trasformate,  magari diverse da altre basi con altre peculiarità e maestrie superiori.
Mid ha scritto: sab nov 04, 2023 9:43 pmDella Bibbia? [credo vada in maiuscolo]
Certamente. Mea culpa davvero.
Mid ha scritto: sab nov 04, 2023 9:43 pmIl racconto è ben scritto, ma per questi motivi mi ha dato l'impressione di aver bisogno di un'ulteriore lavoro di lima.
Assolutamente sì. Tieni conto che prima ne avevo scritti altri due di racconti in questi giorni, tutti molto diversi ma non mi convincevano, i caratteri non mi bastavano. Questo l'ho scritto oggi, lungo tutto il pomeriggio, l'ho riscritto varie volte ma certamente ha bisogno di variazioni e sgrossature.
Il fatto è che ho sempre difficoltà con i caratteri.
Mid ha scritto: sab nov 04, 2023 9:43 pm"sospesi nel vuoto". Soprattutto l'inizio del racconto è una sequenza di discorso diretto senza riferimenti che aiutino il lettore a creare la scena nella sua testa. La storia comincia con due personaggi che parlano, ma non sappiamo chi siano, né dove siano, né cosa stiano facendo. Per alcune battute sono come "teste indefinite che parlano nel vuoto". 
Ho abbreviato il tuo riferimento, ma lo condivido tutto. Cercavo di immettere informazioni mano a mano che si delineava la scena, non amo troppo dare spiegazioni tipo "teatro elisabettiano", ma, essendo anche appassionato di cinema, forse avevo in mente una immagine troppo cinematografica già delineata in partenza, troppo visiva, senza considerare che è opportuno porre prima l'impalcatura dove si svolgerà la scena.
Mid ha scritto: sab nov 04, 2023 9:43 pmTutta la tensione si concentra in due elementi: la cura di Leo e l'assenza di Elias, ma si risolve per entrambi senza grandi conflitti. Manca l'elemento di suspense tipico di un horror, di un thriller o di un mystery.

Questa non è una vera e propria critica al testo: il racconto funziona, ma il suo genere mi sembra più un "fantastico soprannaturale".
È vero. Pur amando  leggere l'horror, il thriller e il mistery, non mi sento portato a scriverne.
Prediligo di più il realismo magico tipico  dei maesti sudamericani come Màrquez.
Mid ha scritto: sab nov 04, 2023 9:43 pmDetto questo, sono contento di essere tornato a leggere uno dei tuoi scritti, dopo tanti anni. :)

Sei riuscito a produrre un racconto con un tocco di speranza nel futuro, in mezzo a tanti testi di disperazione e dannazione eterna.



Mi ha fatto davvero piacere ritrovarti qui.
Grazie delle bellissime parole. Un tempo ero più pessimista e facevo quasi sempre morire i personaggi che creavo con tanta fatica. Poi ho capito che la morte, anche letteraria, non è il massimo da ricercare, ma è più bello indagare nei meandri delle vite, anche quelle più dolorose ma con una sorta di speranza.

Anche a me ha fatto tanto piacere ritrovarti, come ai vecchi tempi.

Un abbraccio.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [H23] Damnatio sanguinis

4
ciao @Alberto Tosciri . Certo, parlare di horror non è appropriato, ma di fatato sì. In fin dei conti, gli elementi per farne un racconto sanguinoso, magari li potevi trovare, ma sarebbe stata un'altra storia. La nostra leggendaria storia millenaria ha creato quella meravigliosa, misteriosa, montagna calcarea dimora delle streghe. Comunque sei stato molto abbottonato, sono certo che incubi nella testa ne hai finché troppi, e che avresti potuto rappresentare.
Ciao a presto
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [H23] Damnatio sanguinis

5
@bestseller2020
Sì vero. Non riesco, non mi piace scrivere di horror e poi non ne sono capace, come non sono capace a entusiasmarmi di quelle trasmissioni incentrate su ricostruzioni  con attori di fatti orribili e sanguinosi che purtroppo investono la vita quotidiana.

Qualcuno  di molto istruito, un mistico, con cui ebbi modo di avere a che fare nel passato per andare oltre la grammatica della lingua araba, mi disse che Dio aveva concesso agli uomini الكلمة - al kalimat - la parola,  che allevia molti mali, ma non tutti gli uomini amano parlare e per questo aveva concesso الكتابة - al kitabat - la scrittura, alla quale trasmettere i propri tormenti per alleviare l'anima. Chi non riesce a parlare e nemmeno a scrivere dei propri tormenti nella sua vita, un giorno avrà la possibilità di liberarsi davanti a Dio. 
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [H23] Damnatio sanguinis

6
@Alberto Tosciri
mi è piaciuta davvero molto la storia della condanna, del pentimento di avere bruciato le streghe, dell'odore selvatico. Molto bello, non horror, ma sicuramente fuori dagli schemi.
La trama in generale l'ho apprezzata tutta.
Lo stile della scrittura non è propriamente il mio genere, ho difficoltà a centrare il punto per spiegarti dove non mi trovo.
Ci provo:
I dialoghi forse sono troppo realistici. Non alzano il livello del lettore, sembra di sentire parlare dei vicini di corsia al supermercato, non colgo ricercatezza. Magari è un pregio, ma a me lascia un po' insoddisfatta.
Quando poi passi al racconto indiretto invece, sembra di leggere un copione per gli attori, oppure il testo per i non vedenti, per descrivere le immagini, ma non nel senso "mostrami, non raccontarlo", leggo esattamente la descrizione delle scene.
Mi rendo conto di non riuscire ad esprimere bene le sensazioni, spero però di esserti utile in qualche modo.
Rimane comunque che l'idea mi è molto piaciuta.
A rileggerti 
<3

Re: [H23] Damnatio sanguinis

8
@Alberto Tosciri , ciao!

Bel racconto dive spiccano le tue qualità di ambientazione e contesto rurale. I personaggi si muovono sul filo di un racconto fatto d’attesa. Sono plausibili e quindi funzionano.
La storia manca, a parer mio, di un climax che attanagli il lettore: ogni cosa procede quasi per inerzia, senza una vera suspence, o un conflitto da risolvere.

La tua scrittura è sempre efficace e piacevole.
Un paio di dettagli che il mio gusto mi fa esprimere:
Alberto Tosciri ha scritto: sab nov 04, 2023 7:59 pm- Hai ragione Shantall.
― Piuttosto guarda se Leo sta bene.
― Sto guidando Shantall. Nello specchietto vedo che dorme. Tu puoi girarti, puoi toccarlo se vuoi.
Shantall si girò sbuffando e fissò per un attimo Leo,
Passi dal non nominare la protagonista a ripeterne il nome tre volte in quattro righe.
Secondo me è plausibile (nel flusso del discorso) solo la seconda volta: 
- Hai ragione.
- piuttosto guarda se Leo sta bene.
-Sto guidando Shantall….
Lei si girò….ecc.
 Anche questo dialogo non mi convince del tutto:
Alberto Tosciri ha scritto: sab nov 04, 2023 7:59 pm― C’è troppo silenzio qui. Mi gira la testa ― disse Shantall quando Elias salì in camera con le valigie.
― Ti passerà. Starai bene e anche Leo. Vedi che è rosso in faccia?
― Ha un po’ di febbre. C’è un pediatra in paese?
― Qui la gente non ha tempo per ammalarsi e quando  si ammala…
― Va all’ospedale? Muore?
― Chiama le Janas, quelle buone che fanno guarire. Ne vado a chiamare una, la loro Majstra. Poi devo parlare con Geremia.
― Della bibbia? [color defaultattr=]— provò a ironizzare lei, ma Elias rimase tremendamente serio:[/color]
― È un eremita che conosce le erbe e che curerà Leo.
Ma dico: Sei serio?  Perché chiami gente strana? Cos’è questa storia?
― Per nostro figlio, Shantall.
― E me lo dici adesso? Mi avevi detto che volevi rivedere il tuo paese.
― È il mio paese che voleva rivedermi.
Non so se siano idee utili o meno, ma mi piaceva condividerle con te.

Ancora complimenti!

A rileggerti

Re: [H23] Damnatio sanguinis

9
Ciao @Alberto Tosciri 
Anche tu, come me, hai scritto un racconto con riferimenti a delle leggende. 
Io credo che in ogni storia antica ci sia un fondo nascosto di verità.
Chi erano le Janas che hanno alimentato questa leggenda? Non lo sapremo mai. 
Avrei voluto vedere l'immagine che ti ha ispirato ma guardandole tutte credo di aver capito qual è.
Come, anche altri, ti hanno detto di horror neanche l'ombra, mistero un po' si però.
A me piace molto come scrivi e anche le storie che crei, ma questa volta ho trovato qualcosa di diverso.
Non so spiegare nel dettaglio cosa mi ha lasciato la lettura, per questo non ho commentato subito, non so se è qualcosa che mi è mancato per via delle aspettative che avevo da un tuo scritto oppure sia la tecnica nel costruire la trama. Mistero! Anche qui.
Provo a spiegarti. 
Alberto Tosciri ha scritto: sab nov 04, 2023 7:59 pmQui, noi a Baujanas, abbiamo una condanna. Un tempo abbiamo bruciato le Janas come streghe, ingannati da una buona religione comandata da uomini cattivi. Molta gente ha sofferto nel passato e soffre ancora oggi per colpa di questi uomini cattivi. Ma noi abbiamo obbedito. Noi dobbiamo pagare. Le Janas buone ci hanno perdonato e ci aiutano. Le Janas arrabbiate non ci hanno mai perdonato. Il nostro sangue deve pagare. Viene il giorno che dobbiamo assumere la forma di bove e di caprone e vagare tutta la notte per anni e anni.
― Ma anche lei…
― Anche io ho dovuto pagare per le colpe del mio sangue. Ogni notte, fin da giovane, mi trasformavo in boe muliache – bue mugghiante – anche se il corpo rimaneva umano. Altri si trasformano in caproni. La condanna è uguale.
― Ogni notte… e di giorno?
― Di giorno sei uomo normale, puoi vivere, puoi stare a casa, ma devi essere lontano dalla tua gente prima che scenda la notte. Potresti fare del male, perché hai l’istinto di animale. Una sofferenza è che, anche trasformato in bestia, l'uomo ricorda che era uomo e quando è uomo ricorda che deve diventare bestia. Non vivi più, devi stare lontano. È meglio.
― Questo è… questo è assolutamente…
― Assolutamente vero. Come è vero che tuo figlio è guarito e nessuna scienza poteva farlo.
― Ma Elias se ne era andato da qui… Faceva un’altra vita.
― Gli è stato permesso. Ma sapeva che doveva tornare. Però lui non voleva tornare. Ti ama tanto, devi saperlo. Ma lo sai. Ha ricevuto un avvertimento per tornare.
― Un avvertimento?
Salbestru mosse appena il capo in direzione di Leo. ― Elias sapeva che solo qui poteva guarire il bambino. È dovuto tornare per quello. E per scontare la sua condanna.
Shantall piangeva e ansimava, abbracciata a Leo. ― Assurdo! Assurdo! Pazzesco!
Salbestru osservava. ― Elias mi ha detto di dirti queste cose. Se tu lo  vuoi, se tu me lo chiedi, posso far sapere a Elias che di giorno può venire con il suo aspetto di uomo per vedere te e il bambino. Ma devi volerlo tu.
― Sì! Sì! Lo voglio! Ti prego, digli di tornare!
― Potrà stare poco con te.
― Va bene, va bene.
Tutta la spiegazione che Salbestru sciorina mi sembra un modo sbrigativo per metterci al corrente di cosa accade a Elias e qui si smonta l'atmosfera cupa, si entra in una normalità, tutta esclusiva di quel posto, ma pur sempre normalità, che per Shantall dovrebbe essere  devastante, ecco, forse la sua reazione è una delle cose che non mi hanno convinto.
Alberto Tosciri ha scritto: sab nov 04, 2023 7:59 pm― Vedo che hai un buon istinto, anche se sei forestiera. Altrimenti Elias non ti avrebbe  scelto.
Da cosa lo vede? È normale che se ho davanti uno che puzza io mi scansi.
Alberto Tosciri ha scritto: sab nov 04, 2023 7:59 pm― Elias mi ha detto di dirti queste cose. Se tu lo  vuoi, se tu me lo chiedi, posso far sapere a Elias che di giorno può venire con il suo aspetto di uomo per vedere te e il bambino. Ma devi volerlo tu.
Perché deve volerlo lei? Di giorno Elias è un uomo. Poteva spiegare tutto lui a sua moglie.
È molto bello il racconto legato alle misteriose fate ma non serve metterci carichi che non hanno spiegazioni razionali, che non servono alla storia.

Per spiegarmi meglio: quando Shantall vede le sagome scure nella strada, sotto la sua finestra, li potrebbe accadere qualcosa che le fa intuire che Elias è una di quelle persone mascherate, potrebbe cominciare a capire  fino a che Elias  non le dà qualche spiegazione al riguardo, il giorno dopo o il giorno dopo ancora. Che lui vada a trovare il figlio nelle sembianze normali non avrebbe avuto nessun risvolto negativo, credo. Sempre che le Janas glielo permettano, si sa loro gestiscono come deve essere scontata la condanna.

La fine: l'alba che emana una luce di festa, mi è sembrata un po' troppo hollywoodiano.
Avrei  calcato la mano su un finale ancora più misterioso, il fatto è che non possono più partire da quel paese, cosa accadrà al bambino? Da grande sarà condannato anche lui alla stessa sorte del padre?  e la madre? Come affronterà i giorni a venire? 
Avrei lavorato su questo aspetto per fornire un finale un pochino più incerto.

Devo, però, dire che la tua scrittura da sempre spunti di riflessione, è sempre carnosa, soddisfacente alla fine, per me leggerti è stato un bell'esercizio.
Grazie. 
 

Re: [H23] Damnatio sanguinis

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Siamo in piena leggenda, o racconto folkloristico come direbbero quelli bravi.
La storia mi è piaciuta molto. mi interroga la strana grafia di Shantall (è un riferimento a quelli che chiamano i figli con comi da film americano senza saperli scrivere? Rappresenta l'umanità  contemporanea, che so quanto poco ti convinca, in contrasto alla ruralità e alla tradizione del mondo di Elias?)
Ci sono alcuni periodi in cui si susseguono le subordinate rette da "che": alcune sarebbero facilmente evitabili, e penso che l'effetto della narrazione ne gioverebbe ancora.
Alberto Tosciri ha scritto: sab nov 04, 2023 7:59 pmmetà faccia bruciata che lo deturpava,
la frase non mi convince: deturpata dalle cicatrici di enormi bruciature? la pelle del viso deformata da vecchie bruciature?
se proprio vuoi usare l'espressione faccia bruciata, non credo che specificare che questo lo deturpava sia necessario.
Alberto Tosciri ha scritto: sab nov 04, 2023 7:59 pml’occhio che prima sembrava sporgere era di nuovo inserito normalmente nell’arcata sopraccigliare.
Forse "nell'orbita", perché l'occhio non sta nell'arcata sopraccigliare, ci sta sotto. O allora "di nuovo in linea con l'arcata sopraccigliare?" o "non sporgeva più rispetto all'arcata sopraccigliare"? Non so.

Mancano tutte le virgole dei vocativi nei dialoghi, ma tanto io te lo dico ogni volta e ogni volta tu mi dici che non ti piacciono :lol: e ci sono anche altri utilizzi "apocrifi" della punteggiatura qui e là, ma su quella non mi sbilancio troppo per non dire più castronerie del necessario.
Complimenti anche per la scelta della carta, molto suggestiva.
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: [H23] Damnatio sanguinis

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@Modea72 
Grazie per il commento.
Modea72 ha scritto: lun nov 06, 2023 2:32 amLo stile della scrittura non è propriamente il mio genere, ho difficoltà a centrare il punto per spiegarti dove non mi trovo.
Sì, immagino. Penso di avere uno stile che non si rifà a canoni riconoscibili, classificabili. Non so se possa essere una cosa buona o meno, scrivo come sento, come sono, e anche come vorrei leggere, difficile anche per me da spiegare.
Modea72 ha scritto: lun nov 06, 2023 2:32 amI dialoghi forse sono troppo realistici. Non alzano il livello del lettore, sembra di sentire parlare dei vicini di corsia al supermercato, non colgo ricercatezza. Magari è un pregio, ma a me lascia un po' insoddisfatta.
Ti do ragione, i dialoghi sono il mio cruccio, ci lavoro molto, cerco sempre di limitare ed evitare modi di dire più standard, accettati, che vanno per la maggiore nei romanzi moderni e nei film, ma che personalmente non mi convincono, non mi piacciono a dire la verità. I motivi sono molteplici.
Modea72 ha scritto: lun nov 06, 2023 2:32 amQuando poi passi al racconto indiretto invece, sembra di leggere un copione per gli attori, oppure il testo per i non vedenti, per descrivere le immagini, ma non nel senso "mostrami, non raccontarlo", leggo esattamente la descrizione delle scene.
Un altro dei miei difetti. Avrei voluto essere uno sceneggiatore (regista era troppo ambizioso) ma nella vita non tutti riescono a raggiungere i propri obiettivi. Rimangono le nostalgie.
Modea72 ha scritto: lun nov 06, 2023 2:32 amMi rendo conto di non riuscire ad esprimere bene le sensazioni, spero però di esserti utile in qualche modo.
Rimane comunque che l'idea mi è molto piaciuta.
Mi sei stata molto utile. Anche io ho molti dubbi e ripensamenti su quello che scrivo e non sono mai pienamente convinto. Mi fa piacere che l’idea ti sia piaciuta.


@Almissima 
Ti ringrazio per il tuo apprezzamento  :)

@L'illusoillusore 
Grazie.
L ha scritto: lun nov 06, 2023 11:41 amle tue qualità di ambientazione e contesto rurale.
Sì, mi piacciono i contesti rurali, le attese infinite.
L ha scritto: lun nov 06, 2023 11:41 amLa storia manca, a parer mio, di un climax che attanagli il lettore: ogni cosa procede quasi per inerzia, senza una vera suspence, o un conflitto da risolvere.
 Ti do ragione sulla mancanza di climax, me ne rendevo conto man mano che scrivevo, ma avrei avuto bisogno di maggior spazio per far muovere i personaggi, mostrarli nella loro introspezione totale, nel loro vissuto, nelle loro attese e paure.
Condivido le tue notazioni e correzioni, alcune parole che ho messo non sono prettamente utili e si possono certo eliminare. Spesso amo dilungarmi.
Ancora grazie.

@Albascura 
Ciao e grazie. Mi piace il tuo nuovo nome. Una bella evocazione per una bella storia.
Albascura ha scritto: lun nov 06, 2023 12:02 pmAnche tu, come me, hai scritto un racconto con riferimenti a delle leggende. 
Sì, amo fare riferimento alle leggende. C’è un motivo: la storia vera spesso viene mistificata mentre le leggende, considerate favole per bambini, rimangono pressoché intatte e qui possiamo ragionare nei meandri di quanto possa essere veramente accaduto.
Albascura ha scritto: lun nov 06, 2023 12:02 pmCome, anche altri, ti hanno detto di horror neanche l'ombra, mistero un po' si però.
Niente horror, per quanto ami il vecchio genere alla Bram Stoker. Non riesco a immedesimarmi, ad appassionarmi nell’horror moderno dei giorni nostri, mentre nel mistero, imperscrutabile, mi trovo meglio. Certo, non è il massimo per una partecipazione a un contest con tema specifico.
Albascura ha scritto: lun nov 06, 2023 12:02 pmNon so spiegare nel dettaglio cosa mi ha lasciato la lettura, per questo non ho commentato subito, non so se è qualcosa che mi è mancato per via delle aspettative che avevo da un tuo scritto oppure sia la tecnica nel costruire la trama. Mistero! Anche qui.
Sai, confesso che mi ha fatto piacere sapere che avevi delle aspettative addirittura da un mio scritto… come se fossi davvero qualcuno che assomiglia a uno scrittore, ma io non lo sono; a volte scrivo qualcosa di buono, altre volte meno.
Albascura ha scritto: lun nov 06, 2023 12:02 pmTutta la spiegazione che Salbestru sciorina mi sembra un modo sbrigativo per metterci al corrente di cosa accade a Elias e qui si smonta l'atmosfera cupa, si entra in una normalità, tutta esclusiva di quel posto, ma pur sempre normalità, che per Shantall dovrebbe essere  devastante, ecco, forse la sua reazione è una delle cose che non mi hanno convinto.
Per quanto riguarda la spiegazione di Salbestru a Shantall, sì: ammetto che è sbrigativa. Avrei voluto che Shantall arrivasse lentamente, dalle sue deduzioni e osservazioni su quello strano paese, su Elias, a trarre le sue conclusioni. Ma ci sarebbe voluto troppo spazio, ho cercato di condensare pur di dare una spiegazione che era necessaria.
Albascura ha scritto: lun nov 06, 2023 12:02 pmDa cosa lo vede? È normale che se ho davanti uno che puzza io mi scansi.
La reazione di Shantall è istintiva nell’allontanarsi dall’odore di selvatico, ma lo aveva già sentito in auto, senza associarlo a Elias, che si stava avvicinando al momento della trasformazione, quindi dovrebbe essere un materiale allontanamento per l’odore, certo, ma anche una perplessità, un’interrogazione su questo “già sentito” e questo intende dire Salbestru nell'affermare che ha un buon istinto.
Dovevo però spiegarlo meglio nel racconto.
Albascura ha scritto: lun nov 06, 2023 12:02 pmPerché deve volerlo lei? Di giorno Elias è un uomo. Poteva spiegare tutto lui a sua moglie.
Non è una spiegazione semplice da dare. Non è come spiegare che ci si deve assentare per un impegno di lavoro. Elias aveva bisogno che Shantall credesse in lui e l’unico modo era che Leo guarisse dalle sue deturpazioni. Dopo sarebbe stato più ovvio l’approccio con questa realtà “altra” che aveva permesso questo, di conseguenza sarebbe stata più propensa a decidere di rivedere Elias e accettare anche la sua storia personale.
Albascura ha scritto: lun nov 06, 2023 12:02 pmLa fine: l'alba che emana una luce di festa, mi è sembrata un po' troppo hollywoodiano.
Avrei  calcato la mano su un finale ancora più misterioso, il fatto è che non possono più partire da quel paese, cosa accadrà al bambino? Da grande sarà condannato anche lui alla stessa sorte del padre?  e la madre? Come affronterà i giorni a venire? 
Avrei lavorato su questo aspetto per fornire un finale un pochino più incerto.
Il finale hollywoodiano non lo avrei voluto ma pazienza: hai ragione.
In quanto al finale intero, tutte le cose che hai detto sono ottime come epilogo, potevo darne un cenno, ma per me sarebbe stato complicato condensare

Albascura ha scritto: lun nov 06, 2023 12:02 pmPer spiegarmi meglio: quando Shantall vede le sagome scure nella strada, sotto la sua finestra, li potrebbe accadere qualcosa che le fa intuire che Elias è una di quelle persone mascherate, potrebbe cominciare a capire  fino a che Elias  non le dà qualche spiegazione al riguardo, il giorno dopo o il giorno dopo ancora. Che lui vada a trovare il figlio nelle sembianze normali non avrebbe avuto nessun risvolto negativo, credo. Sempre che le Janas glielo permettano, si sa loro gestiscono come deve essere scontata la condanna.

Ho pensato alla soluzione che suggerisci, Elias poteva certo palesarsi anche dalla strada, quando era con gli altri condannati, ma Shantall non sarebbe stata ancora in grado di riconoscerlo fisicamente e forse le Janas, creature imprevedibili anche quando sono buone non lo avrebbero permesso.

Ti ringrazio ancora per i tuoi complimenti.


@Edu 
Grazie del tuo apprezzamento. Sono lusingato.

@Bef 
Ciao, come stai?
Confesso che anche in questa occasione, come pure tempo fa, non mi aspettavo un tuo commento, che mi ha fatto piacere; te lo dico affinché non venga preso del tutto per un asociale, anche se per molti versi lo sono, e questo fatto ha contribuito a darmi da me stesso la zappa sui piedi in alcune occasioni.
Ma da parecchio tempo, come dice la canzone Campo de’ fiori di Venditti: “Io non corro più”…
  ha scritto:Befmi interroga la strana grafia di Shantall (è un riferimento a quelli che chiamano i figli con comi da film americano senza saperli scrivere? Rappresenta l'umanità  contemporanea, che so quanto poco ti convinca, in contrasto alla ruralità e alla tradizione del mondo di Elias?)
Sono contento che la storia ti sia piaciuta. Hai anche colto il fatto del nome Shantall, tra l’altro un bellissimo nome ma che contrasta con il troppo “biblico” Elias. Due mondi diversi che però si incontrano e penso che alla fine si capiranno. 

Sì: la modernità non mi convince, ma non perché rimpiango i calessi a cavallo o le lampade a petrolio, anche allora c’era la cattiveria, ma almeno avevano la consapevolezza che alla fine l’avrebbero pagata, oggi la cattiveria è aumentata e che la si debba pagare suscita ilarità. È questo che non amo.
  ha scritto:Bef

la frase non mi convince: deturpata dalle cicatrici di enormi bruciature? la pelle del viso deformata da vecchie bruciature?
se proprio vuoi usare l'espressione faccia bruciata, non credo che specificare che questo lo deturpava sia necessario.
Sì giusto, dire che la bruciatura lo deturpava non è necessario essendo implicito.
  ha scritto:Bef

Forse "nell'orbita", perché l'occhio non sta nell'arcata sopraccigliare, ci sta sotto. O allora "di nuovo in linea con l'arcata sopraccigliare?" o "non sporgeva più rispetto all'arcata sopraccigliare"? Non so.
Sì. Giusto.
  ha scritto:BefMancano tutte le virgole dei vocativi nei dialoghi, ma tanto io te lo dico ogni volta e ogni volta tu mi dici che non ti piacciono :lol: e ci sono anche altri utilizzi "apocrifi" della punteggiatura qui e là, ma su quella non mi sbilancio troppo per non dire più castronerie del necessario.
Anche questo molto vero, come pure la punteggiatura. Però mi ha fatto piacere che me lo hai fatto notare ancora…  Mi ha fatto piacere che la storia ti sia piaciuta.  :)
Ciao.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [H23] Damnatio sanguinis

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Per mille caproni infuriati, @Alberto Tosciri , questa è la parte bella (e che, quindi, mi ha fatto venire una fastidiosissima eruzione cutanea) di una storia horror che potrebbe essere terribile!
Alberto Tosciri ha scritto: sab nov 04, 2023 7:59 pm Una sofferenza è che, anche trasformato in bestia, l'uomo ricorda che era uomo e quando è uomo ricorda che deve diventare bestia. Non vivi più, devi stare lontano. È meglio.
Dannazione, mio pavidissimo Impavido, si può far narrare in modo così piano una condanna simile?
Lo so, sosterrai che questa gente ha la rassegnazione nel sangue. Una rassegnazione che non è resa, ma consapevolezza di colpa che scorre nelle vene, unita ad atavica forza.
Ma questo non t'impediva certo di forzare la tua ispirazione e la tua scrittura, per mostrare la disperazione che quella calma consapevolezza nasconde! Il terrore di fare qualcosa d'irreparabile a chi si ama, la necessità, addirittura, per alcuni di abbandonare per sempre le persone amate (perché non tutti, voglio sperare, potranno controllare così razionalmente la propria bestialità: la punizione, ingiustamente inflitta, non manifesta i propri effetti nella stessa misura su tutti. Che poi è altra disperazione: la punizione colpisce pure in modo incomprensibilmente difforme i condannat!)
Questo racconto ha un potenziale horror favoloso! E tu l'hai buttata sul risvolto morale, mostrandomi la forza di gente fatta alla maniera di una volta e il misterioso potere di possibili rimedi alternativi a quelli dati per veri e unici.

Che desolazione! questo era un contest horror nel quale tutto ciò che vuoi dire scrivendo doveva (e poteva) coesistere con il terrifico!

Menzione all'interpretazione della carta, strali sullo spreco dell'idea!
 
Non mi resta che andarmi a fare impacchi d'unguento. In parti del corpo ch'è meglio non dire, maledizione a me, a te, e ai racconti come questo!

Re: [H23] Damnatio sanguinis

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Devo darti melanconicamente ragione @Stregone
Potevo vertere molto più sul terrore, sull'orrore, anche in uno spazio così ristretto. Io non ce la faccio però a scrivere standard, per sommi capi, di punto in bianco, per luoghi comuni che funzionano d'impatto. Può essere un diffetto, condivido.
Ho bisogno di spaziare, amo digressioni che mi avrebbero portato a parlare fin dell'infanzia dei protagonisti, delle loro ombre e terrori, nonchè condanne all'ombra di paesi semideserti ma pieni di antiche vitalità e tragedie che continuavano a trascinarsi sull'acciottolato illuminato dalla luna. Ovvio che non potevo riscirci in un recinto delimitato. Ovvio per me, per te e per tutti. Vero. 
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
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