Il tramonto dell'Occidente, di Oswald Spengler

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Io non ho ancora letto quest'opera di Spengler... anche perché è "bella tosta", circa 1500 pagine :D ma in ogni caso qualcuno di voi l'ha letta? Se qualcuno l'ha letta potrebbe esprimere un commento a tal proposito in questo topic? Fare una specie di introduzione a questa grande... opera; per chi come me non l'ha ancora letta, ma ne è interessato diciamo.
Comunque mi piacerebbe che questa discussione fosse anche una discussione sull'Occidente in generale; ossia: l'Occidente, ai giorni nostri, sta tramontando? Sono in crisi i valori dell'Occidente... cristiani o meno? Sta avvenendo, come dicono, un'islamizzazione dell'Occidente? Cosa ne pensate? Grazie :)         
Forse, a mio modesto parere, l'Occidente ha toccato "l'apice della disfatta", se si può dire così, il massimo della sua decadenza, nella seconda guerra mondiale; comunque ho trovato una frase molto interessante al riguardo su Wikipedia, che dice così:

"Quello che teme Spengler, oltre alla crisi della spiritualità e della religiosità, sono le nuove forme politiche nascenti, come la democrazia e il socialismo, che alterano i rapporti "naturali", o piuttosto tradizionali, di potere."





P.S. Forse la discussione va in Agorà, non lo so; nel caso, chi di dovere provvederà a spostarla :D              
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Enrico Ruggeri, Diverso dagli altri

Re: Il tramonto dell'Occidente, di Oswald Spengler

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Letturina leggera eh? :D

Non posso esserti di molto aiuto: ho provato a iniziarlo (avevo trovato un'edizione in offerta su Kindle, tempo fa), ma non sono andato oltre l'introduzione e un centinaio di pagine: testo troppo speculativo per i miei gusti.

Sono un amante della Storia, ma non della Filosofia della Storia.
Io sono più empirico, preferisco un approccio "bottom-up", per usare un inglesismo di moda. Non cerco di trovare un significato teleologico nella successione degli eventi, perché non credo ce ne sia uno. Semplicemente mi interessa studiarne l'evoluzione.

Il tramonto dell'Occidente cerca di dare una visione "top-down" della Storia, proponendo modelli e possibili significati.
Si nota tantissimo il contesto in cui è stato scritto (durante la Prima Guerra Mondiale o giù di lì, se non ricordo male). C'è un pessimismo di fondo evidente già fin dalle prime pagine.
Ho inoltre un ricordo confuso di un mix di "concetti ancora validi" e "concetti invecchiati male", nel senso che parevano già datati e figli di quella precisa epoca, ma la mia memoria fa cilecca e il fatto che il testo non fosse propriamente chiarissimo (per me) non aiuta.

Mi spiace di non poterti aiutare di più.
Se ti piace costruire ipotesi e modelli sull'evoluzione della civiltà può essere una lettura interessante. Ma, a mio parere, non è un "libro della buonanotte" da tenere sul comodino. :asd:
Va letto con attenzione, e probabilmente studiato, per essere capito. Io non ce l'ho fatta e l'ho mollato.

Re: Il tramonto dell'Occidente, di Oswald Spengler

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Il tramonto dell'Occidente è uno di quei libri che tutti citano ma che nessuno ha letto, vista la mole del suddetto. E' uno dei testi fondamentali della cosiddetta Rivoluzione conservatrice europea (i cui esponenti principali furono Martin Heidegger, Ernst Junger, Carl Schmitt e l'italiano Julius Evola), dalla quale si svilupparono gli embrioni del fascismo e del nazismo. Il nume tutelare di tutto ciò fu, ovviamente, Friedrich Nietzsche con il suo peculiare disprezzo per il mondo moderno che considerava decadente e corrotto (se qualcuno sta pensando a Putin, ha perfettamente ragione).
Uno dei concetti fondamentali espressi da Spengler è il fatto che le civiltà non seguono un percorso lineare e progressivo (teoria che ritroviamo nel positivismo, nello scientismo, e nella visione escatologica del cristianesimo cattolico), bensì uno sviluppo circolare e ciclico (l'eterno ritorno dell'eguale di nicciana memoria), attraverso il quale si passa da un'iniziale età dell'oro a un'inevitabile decadenza, e così via per l'eternità.
Durante i famigerati anni di piombo, chi si fosse avventurato a chiedere in prestito tale testo in una biblioteca sarebbe stato automaticamente schedato dalla Digos. In seguito, Roberto Calasso sdoganò gli autori della rivoluzione conservatrice (compreso il nazi-chic René Guénon), inserendoli nel catalogo Adelphi. E' curioso notare la coincidenza che ha portato, in anni recenti, Il tramonto dell'Occidente a divenire un feticcio di Aleksandr Dugin, ideologo di Putin, nonché di Steve Bannon, sulfureo maitre à penser di Donald Trump: curioso, no? E' toujours l'eterno ritorno dell'eguale.
A ogni modo, ci sarebbero ancora milioni di cose da dire sull'argomento.

Re: Il tramonto dell'Occidente, di Oswald Spengler

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Il libro non l'ho letto, però visto che ti interessa anche:
Daniel P. ha scritto: una discussione sull'Occidente in generale; ossia: l'Occidente, ai giorni nostri, sta tramontando?
secondo me l'Occidente, con tutti i suoi limiti e difetti, è ancora la parte di mondo in cui si vive meglio, sia dal punto di vista materiale che da quello dei diritti, e la prova è che la grande maggioranza dei flussi migratori avviene verso l'Europa occidentale e il Nord America. 
Quando vedremo barconi carichi di svedesi, francesi, tedeschi e canadesi che cercheranno di sbarcare in Africa, Cina, India e Russia, vorrà dire che l'Occidente è tramontato, ma mi sembra un giorno ancora lontano.

L'Eterno Ritorno mi è sempre sembrato un'idea forse suggestiva ma senza alcun fondamento: non sono mai esistite età dell'oro, né corsi e ricorsi, questa visione della Storia un po' da giostrina, che fa un giro e poi ricomincia uguale da capo è davvero assai poco convincente. 
La Storia, se proprio vogliamo trovare una metafora, sembra più una salita faticosa, con tratti ripidi, spianate, contropendenze, ma una direzione sembra averla, (poi chi lo sa, eh...)
Emiliano S. ha scritto: compreso il nazi-chic René Guénon)
Di Guenon invece mi è capitato di leggere "Il Re del Mondo" (confesso che lo lessi per curiosità, per la canzone omonima di Battiato). Per poterne dare un giudizio con cognizione di causa bisognerebbe conoscere almeno cinque o sei lingue morte (sanscrito, aramaico, ebraico, persiano antico, greco antico, etc.) perché le sue affermazioni derivano (deriverebbero) da uno studio comparato degli antichi testi sacri di vari popoli, che andrebbe verificato nelle rispettive lingue originali. 
Insomma alla fine del libro si rimane con l'interrogativo: serio studio sincretistico o fantasioso guazzabuglio? L'impressione personale è la seconda.

Re: Il tramonto dell'Occidente, di Oswald Spengler

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Emiliano S. ha scritto: Rivoluzione conservatrice europea (i cui esponenti principali furono Martin Heidegger, Ernst Junger, Carl Schmitt e l'italiano Julius Evola), dalla quale si svilupparono gli embrioni del fascismo e del nazismo.
Interessante. Se hai voglia Emiliano S., spiegami ancora meglio questo punto. Grazie.
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Re: Il tramonto dell'Occidente, di Oswald Spengler

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La Rivoluzione conservatrice nasce sulle ceneri fumanti della Prima guerra mondiale in seguito alla quale crollano gli Imperi centrali, e la Russia zarista viene travolta dalle orde bolsceviche. E' la fine del mondo tradizionale, con le sue monarchie d'ascendenza divina e le società gerarchiche dominate dalle caste guerriere e sacerdotali; in effetti, è il compimento di Kali Yuga (l'età nera degli Hindù), cominciata con la pace di Westfalia, e perpetratasi con la Rivoluzione francese che ha determinato l'avvento dello stato borghese e della deriva industriale.
Scrittori sofisticati come Ernst Junger o dadaisti filosofi come Julius Evola, forgiatisi nelle tempeste d'acciaio della Grande guerra, divengono animatori di un cenacolo controrivoluzionario (il cui padre nobile è il reazionario ultracattolico Joseph de Maistre) che cerca di risvegliare lo spirito europeo tradizionale per ripristinare il cosmos originario in contrapposizione al caos ctonio causato dalla massa informe del Terzo e del Quarto stato.
A tale controrivoluzione, che si sviluppa in ambienti germanofoni, aderiscono romanzieri come Thomas Mann, filosofi come Martin Heidegger (atterrito dall'angoscioso mistero dell'epoché dell'Essere, nonché ossessionato dal ritorno alla luminosità della Grecia classica), o giuristi come Carl Schmitt (spregiatore delle democrazie e acerrimo avversario di Hans Kelsen, teorico della Repubblica di Weimar).
Spengler si inserisce in questo milieu culturale a cui contribuisce con la sua monumentale opera Il tramonto dell'Occidente che ripercorre l'ascesa e la caduta ciclica di svariate civiltà; inoltre, introduce i concetti di Kultur (ossia il patrimonio artistico-culturale delle società tradizionali, connotato da una profondità metafisica ormai perduta) e di Zivilisation (ovvero il sapere tecnico-scientifico che caratterizza le società moderne e che possiede una mera valenza quantitativa e fenomenica). Tali questioni sono riprese e sviluppate, in contesti sapienziali e fondamentalmente esoterici, dal francese René Guénon e dall'italiano Julius Evola che, pur non riscuotendo grande credito in contesti italici, è di casa presso l'Herrenklub di Berlino.
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