Ciao a tutti!
Vi chiedo un consiglio...
un filosofo combattivo che sta dalla parte del popolo, vi sembra più adatto all'archetipo del saggio o del mago?
se dovessi mischiare entrambi gli archetipi sarei in difficoltà, dato che già lo devo mischiare all'archetipo dell'orfano...
Fatemi sapere!
Vi ringrazio.
Luca.
Re: Quale archetipo scegliere per un filosofo?
2Direi quello del saggio.
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
https://www.lestradedeimondi.com/
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Re: Quale archetipo scegliere per un filosofo?
3Nelle sue vesti, penso ne abbia da fare di magie.
Re: Quale archetipo scegliere per un filosofo?
4@Lucky83
A rigore, né il saggio né il mago né l'orfano sono "archetipi" in senso propriamente detto (piuttosto immagini archetipiche o aspetti archetipici).
Quello che chiami "mix" è proprio una caratteristica intrinseca degli archetipi, dato che un archetipo è tipicamente ambivalente e proteiforme (ad esempio, l'archetipo junghiano della "Kore" è una dea dell'amore e della morte, ed è al tempo stesso madre e figlia). I veri archetipi non si possono modificare a tavolino, né "mixare" in modo cosciente, in quanto sono già plurivoci in sé stessi: semmai si possono esplicare, facendo emergere più alcune caratteristiche rispetto ad altre, a seconda del contesto, come nella lettura dei tarocchi, in cui una stessa carta assume diverse - e persino opposte - connotazioni.
Comunque, per rispondere alla tua domanda: ciò che determina le caratteristiche archetipiche di un personaggio letterario non è la forma esteriore statica (il nome, l'aspetto fisico, il ruolo sociale) bensì la sua dinamica, le sue azioni, le sue funzioni, come insegna la Morfologia della Fiaba di Propp. A prescindere che il tuo personaggio sia un filosofo o altro, l'essere "combattivo" è una funzione archetipica del giovane eroe (e del suo antagonista, il drago, la sua Ombra paterna), non del mentore, del vecchio saggio/mago, i quali agiscono in altri modi, e non sono "combattivi" né sono figure vicine al "popolo" (è vero che a volte il ruolo del mentore si può sovrapporre a quello dell'ombra, così come nelle fiabe la baba-jaga è al tempo stesso aiutante e antagonista dell'eroe, ma sono casi particolari, che vanno calibrati nell'intreccio. Bisognerebbe capire, di base, qual è la funzione archetipica del tuo personaggio, se agisce come un "eroe", come un mentore di un eroe, o come un anti-eroe, cioè un antagonista di un personaggio principale).
Per me ci sta che un filosofo "combattivo" sia un orfano (dato che l'eroe combattivo è archetipicamente l'orfanello delle fiabe), mentre non è affatto detto che abbia le caratteristiche funzionali del "wise old man", cioè del saggio/mago, del mentore dell'eroe, per il mero fatto di essere un filosofo, più o meno vecchio che sia dal punto di vista esteriore. Piuttosto, potrebbe avere alcune caratteristiche tipiche del "trickster" (eroe-briccone), per il fatto di essere "popolare", e per la sua natura attiva, e non solo contemplativa. A questo proposito, potrebbe venire in mente lo Zarathustra di Nietzsche, che pur essendo un filosofo non ha le caratteristiche del "wise old man", bensì ha alcune caratteristiche dell'eroe, quindi dell'orfano, e altre del "briccone", essendo un filosofo irriverente verso gli stessi filosofi.
Spero di esserti stato d'aiuto.
A rigore, né il saggio né il mago né l'orfano sono "archetipi" in senso propriamente detto (piuttosto immagini archetipiche o aspetti archetipici).
Quello che chiami "mix" è proprio una caratteristica intrinseca degli archetipi, dato che un archetipo è tipicamente ambivalente e proteiforme (ad esempio, l'archetipo junghiano della "Kore" è una dea dell'amore e della morte, ed è al tempo stesso madre e figlia). I veri archetipi non si possono modificare a tavolino, né "mixare" in modo cosciente, in quanto sono già plurivoci in sé stessi: semmai si possono esplicare, facendo emergere più alcune caratteristiche rispetto ad altre, a seconda del contesto, come nella lettura dei tarocchi, in cui una stessa carta assume diverse - e persino opposte - connotazioni.
Comunque, per rispondere alla tua domanda: ciò che determina le caratteristiche archetipiche di un personaggio letterario non è la forma esteriore statica (il nome, l'aspetto fisico, il ruolo sociale) bensì la sua dinamica, le sue azioni, le sue funzioni, come insegna la Morfologia della Fiaba di Propp. A prescindere che il tuo personaggio sia un filosofo o altro, l'essere "combattivo" è una funzione archetipica del giovane eroe (e del suo antagonista, il drago, la sua Ombra paterna), non del mentore, del vecchio saggio/mago, i quali agiscono in altri modi, e non sono "combattivi" né sono figure vicine al "popolo" (è vero che a volte il ruolo del mentore si può sovrapporre a quello dell'ombra, così come nelle fiabe la baba-jaga è al tempo stesso aiutante e antagonista dell'eroe, ma sono casi particolari, che vanno calibrati nell'intreccio. Bisognerebbe capire, di base, qual è la funzione archetipica del tuo personaggio, se agisce come un "eroe", come un mentore di un eroe, o come un anti-eroe, cioè un antagonista di un personaggio principale).
Per me ci sta che un filosofo "combattivo" sia un orfano (dato che l'eroe combattivo è archetipicamente l'orfanello delle fiabe), mentre non è affatto detto che abbia le caratteristiche funzionali del "wise old man", cioè del saggio/mago, del mentore dell'eroe, per il mero fatto di essere un filosofo, più o meno vecchio che sia dal punto di vista esteriore. Piuttosto, potrebbe avere alcune caratteristiche tipiche del "trickster" (eroe-briccone), per il fatto di essere "popolare", e per la sua natura attiva, e non solo contemplativa. A questo proposito, potrebbe venire in mente lo Zarathustra di Nietzsche, che pur essendo un filosofo non ha le caratteristiche del "wise old man", bensì ha alcune caratteristiche dell'eroe, quindi dell'orfano, e altre del "briccone", essendo un filosofo irriverente verso gli stessi filosofi.
Spero di esserti stato d'aiuto.