Ragazzi (di ogni età), premetto che, personalmente, l'ho sempre aborrito, anzi tendevo a fare la maestrina stizzita come davanti a un indicativo al posto di un congiuntivo o un gli invece di le. Dopo aver letto questa discussione, ben argomentata (e ricca di obiezioni di Marcello

), sul WD, e confrontato le fonti, mi sono ritrovata a fare un mea culpa.
"Gli" in questo caso non è una forzatura di "gli = a lui" nata dall'imprecisione del parlato, ma "gli=a loro" nato dal dativo latino "illis" (mentre loro deriva dal genitivo "illorum") e rappresenta anche la forma enclitica o proclitica di "a loro" (mi, ti, gli, ci, vi e gli).
"Gli = a loro" esiste da quando esiste l'italiano, è stato usato dai grandi autori della nostra letteratura, da Boccaccio a Manzoni e poi, per svariate ragioni caduto in disuso per essere rispolverato in tempi più recenti. Ma non è una storpiatura moderna.
Cito il Dizionario italiano Sabatini Coletti (1997) che lo dice meglio di me: «come pl. gli (come esito del dativo latino plurale illis) è assai freq. in quanto forma più chiaramente atona (e quindi proclitica o enclitica) rispetto a loro [...]". Dunque, a parte la ragione etimologica a tale uso (loro invece deriva dal genitivo plurale illorum), esiste una giustificazione "pratica", dovuta al fatto che per le altre persone esiste la possibilità di scegliere tra pronome enclitico e proclitico: mi dice / dice a me; ti dice / dice a te; gli dice / dice a lui; ci dice / dice a noi; vi dice / dice a voi; per la terza persona plurale questa possibilità non esiste: dice (a) loro e non *(a) loro dice: il pronome "mancante" viene, nell'uso, sostituito da gli.»
Questo giusto per chiarire che non è un effetto linguistico degli "o tempora o mores" che imbrattano la lingua, ma un utilizzo di "gli" corretto e attestato dalla storia della lingua italiana.
Il che non impedisce in nulla il vostro (e anche il mio) diritto di trovarlo brutto e preferire non usarlo, sia chiaro e ribadito
(Spero che si capisca che non ci sono intenti polemici, non voglio aver ragione, era solo per chiarire cosa dica la regola, al di là delle sacrosante preferenze individuali. Lo specifico perché, nella comunicazione scritta, mi capita di essere interpretata con intenzioni aggressive e saccenti che non ho. Sono befana ma non bisbetica, non troppo, diciamo

)