Sillaba e divisione in sillabe

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«La sillaba è la più piccola unità fonica (di suono) in cui si possono considerare divise le parole.» (Enciclopedia Treccani)

La sillaba si compone di un nucleo vocalico, o centro, o apice, (in italiano composto unicamente da una o più vocali, dittonghi o trittonghi, ma in altre lingue può comportare anche una lettera consonante con valore vocalico) cui si aggiungono una o più consonanti.
Nella lingua italiana esistono sillabe costituite unicamente dal nucleo: o-ra; uo-mo; ecc.
e sillabe costituite dal nucleo preceduto e/o seguito da una consonante, un dittongo o un trittongo: lu-ce; bra-vo; stra-no; stram-bo; ecc.
Le sillabe che terminano con una vocale (come quelle di re-mo-to) sono definite sillabe aperte o libere.
Quelle che terminano con una consonante (come la prima di ban-co) sono definite chiuse o implicate.
La divisione in sillabe è particolarmente importante nello scritto. Ogni lingua, infatti, ha le proprie regole convenzionali che determinano come spezzare le parole alla fine di una riga scritta e andare a capo in quella successiva.
Dall’enciclopedia Treccani:
«In italiano, per es., la divisione in s. in fin di riga è regolata da tre norme empiriche: a) si uniscono alla vocale seguente, e non a quella precedente, tutte le consonanti che potrebbero trovarsi riunite in principio di parola (per es., co-strin-ge-re, ap-pre-sta-re); b) le consonanti finali apostrofate fanno s. con la parola seguente (per es., nes-sun’a-mi-ca), mentre le consonanti finali non apostrofate fanno s. con la parola precedente (per es., nes-sun - a-mi-co); c) non si divide mai una parola in modo che la s. a inizio di riga cominci per vocale (per es., buo-no, chie-sa, trau-ma, non bu-ono, chi-esa, tra-uma). Nessuna delle tre norme è assoluta […]»
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: Sillaba e divisione in sillabe

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Marcello ha scritto:
viag-gio

Giusto. Direi anch'io così, però alcuni vocabolari ammettono (anche) vi-ag-gio. Probabilmente il punto sta nel determinare se c'è iato tra I e A. Per esempio, paura viene sillabata in pa-u-ra proprio perché c'è iato tra A e U, cioè päura. Il Treccani dice vïaggio, che dovrebbe esitare in vi-ag-gio. Altri dicono viaggio (senza iato). Alla fine non ci ho capito più niente, dunque accetto la tua opzione come l'unica vera in quanto tu sei più degno di fede di un vocabolario, IMHO :)
Il Sommo Misantropo

Re: Sillaba e divisione in sillabe

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dyskolos ha scritto: Alla fine non ci ho capito più niente, dunque accetto la tua opzione come l'unica vera in quanto tu sei più degno di fede di un vocabolario, IMHO :)
:rofl:  :rosa: 
Un esempio classico, riportato spesso nelle grammatiche, è quello dei derivati del sostantivo via: se infatti via prevede la scansione vi-a (con la i vocale e quindi uno iato), i derivati come viale, viaggio, viandante ecc. tendono a essere pronunciati con la i semiconsonante e quindi a produrre un dittongo con conseguente divisione in sillabe via-le, viag-gio, vian-dan-te, ma fuor-vi-an-te; aggiungiamo tra i casi di pronuncia semivocalica e quindi di dittongo anche gra-tui-to, cir-cui-to (ma cir-cu-ì-to, participio passato di circuire). Altri esempi in cui invece si hanno pronunce vocaliche di i e u (e quindi iato) anche se atone, possono essere cru-en-to,  ri-tu-a-le, du-el-lo.
Così la Crusca.
Puoi trovare l'intero trattatello qui:  https://accademiadellacrusca.it/it/cons ... illabe/302
https://www.facebook.com/nucciarelli.ma ... scrittore/
https://www.instagram.com/marcellonucciarelli/
https://www.linkedin.com/in/marcello-nu ... -bbb4805b/

Re: Sillaba e divisione in sillabe

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Marcello ha scritto: Così la Crusca.
Puoi trovare l'intero trattatello qui:  https://accademiadellacrusca.it/it/cons ... illabe/302

Ti ringrazio per il trattatello, che non conoscevo e conferma quello che pensavo io, cioè che lo iato gioca un ruolo (a proposito, ruo-lo) importante nella questione; e, siccome mi piace complicarmi la vita, sono andato a vedere la Commedia di Dante Alighieri. Il novantunesimo verso dell'Inferno è questo: A te convien tenere altro viaggio, dove viaggio è sillabato in vi-ag-gio. Ciò andrebbe contro la tua idea e contro quella del trattatello della Crusca. In ogni caso, per me rimane valido viag-gio nell'italiano moderno (come dici anche tu). :)
Forse bisogna dare credito a una cosa che lessi tempo fa, ossia che le regole di suddivisione in sillabe sono cambiate nel corso del tempo. Anche il trattatello cruschiano sembra farne cenno. La cosa riguarda in particolare le parole che iniziano per un suffisso monosillabico. Per fare qualche esempio, inutile era sillabato anticamente come in-u-ti-le, mentre modernamente come i-nu-ti-le. Disabile era sillabato anticamente in dis-a-bi-le, mentre modernamente in di-sa-bi-le, ecc… Come se i prefissi fossero parte della parola e non sintagmi autonomi.

Rimane qualche dubbio su neologismi come transgenere. Tran-sge-ne-re (come direbbe la Crusca) o trans-ge-ne-re (all'antica)? Secondo me la prima è accettabile in quanto esistono parole che cominciano per sge. Sono pochissime e tutte derivate da sgelare. Il Treccani dà anche un mai usato (almeno da me) sgessare (nel senso di liberare un arto o una sua parte da un apparecchio o bendaggio gessato). Però il mio dubbio è: bastano pochissime parole per stabilire una regola? Magari sono le famose eccezioni che confermano la regola.
Il Sommo Misantropo

Re: Sillaba e divisione in sillabe

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dyskolos ha scritto: Il novantunesimo verso dell'Inferno è questo: A te convien tenere altro viaggio, dove viaggio è sillabato in vi-ag-gio. Ciò andrebbe contro la tua idea e contro quella del trattatello
@dyskolos  :)

Non credo sia così. Posto che di sicuro La Divina Commedia è tutta in endecasillabi, la divisione in sillabe metriche è:

- A te convien tenere altro viaggio:  A-te-con-vien-te-ne-re- al-tro-viag-gio.

dove non si legano re e al come per sinalefe, in quanto, per accento, li separa la dialefe.

Combinazione, anche la semplice divisione in sillabe grammaticali coincide.  :)
Quindi, non capisco la tua considerazione. 
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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Re: Sillaba e divisione in sillabe

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Poeta Zaza ha scritto: dove non si legano re e al come per sinalefe, in quanto, per accento, li separa la dialefe.
Ciao Zaza :)
Di questo non sono proprio convinto. Infatti, se fosse così, allora ci sarebbero parecchi versi della Commedia che non hanno undici sillabe. Tra l'altro, come dicevo, le regole cambiano con il tempo, si evolvono con la lingua. Dicevo anche che per me viag-gio va superbene nell'italiano moderno. Ai tempi del signor Alighieri magari era come dici tu e, in quel caso, tu hai ragione e io torto. Può essere :)
Il De Mauro ammette entrambe le divisioni: https://dizionario.internazionale.it/parola/viaggio


Poeta Zaza ha scritto: Quindi, non capisco la tua considerazione.
Forse perché non ho detto tutto :)
In alcune edizioni della Commedia, il verso "incriminato" è a te convien tenere altro vïaggio, dove la dieresi sulla I indica esplicitamente che la divisione è vi-ag-gio.
Comunque ti prometto che approfondirò la questione :)
Il Sommo Misantropo

Re: Sillaba e divisione in sillabe

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dyskolos ha scritto: Di questo non sono proprio convinto. Infatti, se fosse così, allora ci sarebbero parecchi versi della Commedia che non hanno undici sillabe. 
Dante ha scritto un poema intero di perfetti endecasillabi. Questo è assodato da esperti in metrica degli ultimi otto secoli.
Bisogna conoscere, tra l'altro, la dialefe e la sinalefe, per capire la sillabazione metrica.

Nessun Rimario o Contatore di sillabe di ausilio può essere tarato con l'orecchio umano e quindi sbaglia. 
Personalmente, ho provato a caricare diversi versi danteschi e il nostro li corregge: ergo, non è attendibile.

Se vuoi, dammi un verso di Dante che non ti "quadra" e te lo mostro endecasillabo.  :)

Perché Dante è il sommo Vate e non sbaglia. 

Ti faccio un esempio:
-  tant'era pien di sonno a quel punto 

è di undici sillabe per la dialefe:

- tan-t'e-ra - pien-di-son-no-a-quel-pun-to

Anche in questo caso, la sillabazione grammaticale coincide con quella metrica, . Cosa che spesso non avviene, per via delle sinalefi che uniscono le vocali adiacenti.

P.S.: la dieresi su viaggio Dante non l'ha scritta, per quello che ne sappiamo.

@dyskolos 
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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Re: Sillaba e divisione in sillabe

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Poeta Zaza ha scritto: Dante ha scritto un poema intero di perfetti endecasillabi. Questo è assodato da esperti in metrica degli ultimi otto secoli.
Bisogna conoscere, tra l'altro, la dialefe e la sinalefe, per capire la sillabazione metrica.

Nessun Rimario o Contatore di sillabe di ausilio può essere tarato con l'orecchio umano e quindi sbaglia. 
Personalmente, ho provato a caricare diversi versi danteschi e il nostro li corregge: ergo, non è attendibile.

Se vuoi, dammi un verso di Dante che non ti "quadra" e te lo mostro endecasillabo.  :)

Volentieri :)
Dante Alighieri ha scritto un poema in endecasillabi, certo. Non lo metto in dubbio. A me piace "un casino". Poi tu sei una poetessa e certamente ne sai più di me, così mi affido a te :)
La parola viaggio ricorre sei volte (se la memoria non m'inganna) nel poema. Uno di questi versi è

là dove io son, fo io questo viaggio

Te lo chiedo per curiosità, e da qui si capisce che non sono un poeta: questo verso come si sillaba?
Se vale la regola che dicevi prima (riguardo alla posizione dell'accento), allora la sillabazione sarebbe "là-do-ve-i-o-son-fo-i-o-que-sto-viag-gio (13 sillabe?).
In sostanza, io dà I-O oppure IO?

E questo:
Facemmo adunque più lungo viaggio ?

Fa-cem-mo^a-dun-que-più-lun-go-viag-gio non dà 10 sillabe?
Se però divido viaggio in vi-ag-gio, allora le sillabe sono undici (come sarebbe corretto).

Illuminami :)



P.S.: il signor Alighieri utilizzò anche rime imperfette, le cosiddette rime siciliane. Confermi?
Il Sommo Misantropo

Re: Sillaba e divisione in sillabe

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dyskolos ha scritto: P.S.: il signor Alighieri utilizzò anche rime imperfette, le cosiddette rime siciliane. Confermi?
Parto dalla fine. No, di queste non so nulla e, ignorando la lingua siciliana, non mi cimenterò a conoscerle.  ;)
dyskolos ha scritto: là dove io son, fo io questo viaggio
là-do-ve-io-son-fo-io-que-sto-viag-gio
dyskolos ha scritto: Facemmo adunque più lungo viaggio ?
Fa-cem-mo-a-dun-que-più-lung-go-viag-gio?

(la dialefe non ti fa unire mo con a)


P.S.: perché mai spezzare IO?
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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Re: Sillaba e divisione in sillabe

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Poeta Zaza ha scritto: là-do-ve-io-son-fo-io-que-sto-viag-gio
Dunque la parola io dà IO (una sillaba) e non I-O (due sillabe)?
Però così smentisci il trattatello cruschiano che mi ha indicato Marcello. Smentisci anche il De Mauro. Se è così, grazie. :) Mi piacciono le persone che con sapienza (e non per ignoranza) vanno contro certe regole. :)

Poeta Zaza ha scritto: Fa-cem-mo-a-dun-que-più-lung-go-viag-gio?
Dunque non c'è sinalefe in mo-a?
La regola qual è, visto che a volte c'è e a volte non c'è?
Per quello che dici su, dato che non c'è accento, dovrebbe essere mo^a (con sinalefe)?
Interessantissimo, davvero! :)
Poi magari ti mostro qualche verso di una mia poesia in endecasillabi e mi dici se le sillabe sono corrette o no? Io, ovviamente, spero di sì, ma tu sei il Giudice Supremo :)


Quanto alle rime siciliane, nel decimo canto dell'Inferno, il Sommo fa rimare "come" con "lume".
Il Sommo Misantropo

Re: Sillaba e divisione in sillabe

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dyskolos ha scritto:
Dunque la parola io dà IO (una sillaba) e non I-O (due sillabe)?
Però così smentisci il trattatello cruschiano che mi ha indicato Marcello. Smentisci anche il De Mauro. Se è così, grazie. :) Mi piacciono le persone che con sapienza (e non per ignoranza) vanno contro certe regole. :)


Dunque non c'è sinalefe in mo-a?
La regola qual è, visto che a volte c'è e a volte non c'è?
Per quello che dici su, dato che non c'è accento, dovrebbe essere mo^a (con sinalefe)?
Interessantissimo, davvero! :)
Poi magari ti mostro qualche verso di una mia poesia in endecasillabi e mi dici se le sillabe sono corrette o no? Io, ovviamente, spero di sì, ma tu sei il Giudice Supremo :)


Quanto alle rime siciliane, nel decimo canto dell'Inferno, il Sommo fa rimare "come" con "lume".
Caro @dyskolos - certo che se non ti informi sulla differenza su dialefe e sinalefe c'è poco da spiegarti...

E l'accento non è solo quello di città, ma è quello dove "cade" la pronuncia, cioè dove ti fa "staccare" per forza, per inciampo, due vocali una dall'altra.

Citando sempre Dante:

O Alberto tedesco ch'abbandoni

O-Al-ber-to-te-de-sco-ch'ab-ban-do-ni 

Capisci adesso?

Mentre la sinalefe non sente inciampi nel verso:

Mi ritrovai per una selva oscura

Mi-ri-tro-vai-per-u-na-sel-vao-scu-ra
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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Re: Sillaba e divisione in sillabe

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dyskolos ha scritto: Poi magari ti mostro qualche verso di una mia poesia in endecasillabi e mi dici se le sillabe sono corrette o no? Io, ovviamente, spero di sì, ma tu sei il Giudice Supremo :)
Il mio Maestro in metrica è Dante. 
Comunque, io non attaccherei un discorso se non fossi sicura di quello che affermo al  99 per cento, mentre tu vedo che non ti fai di questi problemi.  :P

Sei proprio un discolo! @dyskolos    :D
Ultima modifica di Poeta Zaza il gio dic 30, 2021 4:18 pm, modificato 1 volta in totale.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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Re: Sillaba e divisione in sillabe

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dyskolos ha scritto: Dunque non c'è sinalefe in mo-a?
La regola qual è, visto che a volte c'è e a volte non c'è?


sinalefe

La pronuncia monosillabica di due vocali o dittonghi appartenenti a due parole diverse venute a contatto nel verso: per es. nell'endecasillabo dantesco
E quind i u scimm o a riveder le stelle, la pronuncia unitaria delle vocali i-u e o-a riduce a 11 il numero delle sillabe che altrimenti sarebbero 13.


dialefe

Dialefe (dal greco dialéipho, "separo"), è una figura metrica che consiste nel tenere distinte, nel computo delle sillabe, due vocali, di cui una alla fine di una parola e una all’inizio della successiva (la dialefe è dunque il contrario della sinalefe). Si applica spesso in presenza di monosillabi o di sillabe fortemente accentate.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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Re: Sillaba e divisione in sillabe

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Poeta Zaza ha scritto: Comunque, io non attaccherei un discorso se non fossi sicura di quello che affermo al  99 per cento, mentre tu vedo che non ti fai di questi problemi.  :P

Sei proprio un discolo! @dyskolos    :D
Hai proprio ragione, o mia poetessa ;)

Poeta Zaza ha scritto:
sinalefe

La pronuncia monosillabica di due vocali o dittonghi appartenenti a due parole diverse venute a contatto nel verso: per es. nell'endecasillabo dantesco
E quind i u scimm o a riveder le stelle, la pronuncia unitaria delle vocali i-u e o-a riduce a 11 il numero delle sillabe che altrimenti sarebbero 13.


dialefe

Dialefe (dal greco dialéipho, "separo"), è una figura metrica che consiste nel tenere distinte, nel computo delle sillabe, due vocali, di cui una alla fine di una parola e una all’inizio della successiva (la dialefe è dunque il contrario della sinalefe). Si applica spesso in presenza di monosillabi o di sillabe fortemente accentate.

Thank you, Zaza. :)
Proverò da solo a capire perché a volte c'è l'una e a volte c'è l'altra. Ci rifletterò meglio :)
Di solito, quando cambio idea su qualcosa, immagino una persona che vuole sapere il motivo del cambio, e io devo riuscire a spiegarglielo in maniera convincente e sicura. In questo caso, non c'è un vero e proprio cambio, ma comunque immagino qualcuno che mi chiede spiegazioni sulla questione del facemmo adunque, perché tu lì fai la dialefe tra O e A, cosa che io non farei, anzi farei il contrario, che mi sembra più logico, cioè fa-cem-mo^a-dun-que. Secondo quello che spieghi, sia la dialefe sia la sinalefe possono essere applicate a questo caso.
Solitamente, per stabilire che cosa applicare, mi baso sulla pronuncia. Per esempio, se leggo "come io", immagino di dirlo e lo direi "co-mìo", non "co-me-ìo". Tra l'altro "com'io" (apostrofato) ricorre spesso nella Commedia e nella poesia antica. Passando a "facemmo adunque" (sillabato come dicevi, fa-cem-mo-a-dun-que, sei sillabe), lo direi "facemmadùnque" (sillabato, fa-cem-ma-dùn-que, cinque sillabe). In questo, il mio orecchiuccio bello bello è guidato dalla forma più moderna "facemmo dunque" (sempre cinque sillabe e non sei come nella tua sillabazione).
A quello che eventualmente mi chiede spiegazioni, be', non saprei che dire.
L'unica spiegazione sarebbe che c'è un "accento metrico" sulla terza o sulla quarta sillaba, cioè sulla O o sulla A, che permette la "dialefe O-A". Ma poi il tizio mi farebbe notare che nel primo verso ("nel mezzo del cammin di nostra vita") il primo accento metrico corrisponde con l'accento grammaticale e si trova sulla seconda sillaba, non sulla terza o sulla quarta. E io che gli dico?  :grat:  :grat:


Poeta Zaza ha scritto: P.S.: perché mai spezzare IO?

Ah, boh! Per me va bene senza "spezzatura" (non "spazzatura" ;) ), allora andrei nell'Aldilà e lo domanderei direttamente a Tullio De Mauro. Lui l'ha messo sul Vocabolario :)



Per fortuna scrivo prosa, dunque la divisione in sillabe mi tange appena. Prometto che non farò mai il poeta. Sì, le ultime parole famose :P :P
Prima dicevo che non avrei mai letto un'autobiografia, ma la settimana scorsa ne ho comprato una :P
Il Sommo Misantropo
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