Mettereste un accento per indicare la pronuncia corretta, e forse ovvia, del titolo in latino di un romanzo?
Problema non da poco, soprattutto se qualcuno incorre nell'errore nelle recensioni su You Tube.
Non faccio il nome della peccatrice, e non so neppure se avvisarla. Forse dovrei, prima che lo facciano altri.
Non mi sento di citare e pubblicizzare la recensione, e mi dispiace perché il libro è piaciuto.
Che ne pensate?
Re: Accento tonico nel titolo in latino
2Se a tuo parere la pronuncia è ovvia non mi farei troppi problemi, soprattutto se ha "peccato" soltanto una persona.
Non ho capito però se è una tua pubblicazione. Alla peggio, se non vuoi esporti, chiedi a un amico di postare un commento con la correzione, e come ultima spiaggia invia alla iutùber un bel vocabolario di latino (pacco rigorosamente anonimo).
Non ho capito però se è una tua pubblicazione. Alla peggio, se non vuoi esporti, chiedi a un amico di postare un commento con la correzione, e come ultima spiaggia invia alla iutùber un bel vocabolario di latino (pacco rigorosamente anonimo).
Re: Accento tonico nel titolo in latino
3Non sarebbe corretto fare nomi, e neppure citare il titolo. Così, tanto per farti sorridere, ti giro tutto in privato. Ciao!
Re: Accento tonico nel titolo in latino
4Non sono un esperto di fonetica, ma qui (http://www.liceoclassicodettori.it/User ... etica).pdf) si possono trovare interessanti novelle sulla differenza tra la pronuncia scolastica e quella classica. Il mio prof di lettere al liceo (classico!) si ostinava, una cinquantina di anni fa, a convincerci ad adottare quella classica, anche se la scelta non comportava un cambio di valutazione.
La mia personalissima opinione è che in latino non esistono accenti tonici, e che il nostro modo di pronunciare dipenda solo da una interpretazione.
Per intenderci: nessuno di noi ha mai sentito parlare i romani di duemila anni fa.
Qualcuno afferma che la "peccatrice presunta e recensora" di cui sopra è una toscana, e che questo basta per giustificare la sua corretta pronuncia. Sì, perché stiamo parlando di un termine che in greco antico avrebbe avuto un accento, e in latino un altro. Uso il condizionale perché è ovvio che il ragionamento sul latino parlato è valido anche per il greco. Supponendo che la pronuncia in greco sia quella corretta, in latino sarebbe stata cambiata e, dato che l'italiano deriva dal latino, meglio sarebbe rifarsi al vocabolo in latino. Tuttavia, a parte i dubbi, c'è anche una questione di eufonia: il mio orecchio, e non è il solo, si ribella a spostare l'accento. Di uso comune e più frequente in italiano (forse non in toscano?) è la pronuncia greca.
Insomma, se volete rendervi conto: https://www.treccani.it/vocabolario/priapo/
https://it.forvo.com/word/priapo/
Ammesso e non concesso che il nome di una divinità greca cambi accento passando al latino, quale sarebbe, secondo voi, la pronuncia "migliore"?
Corretta riterrei che nessuno possa saperlo...
Ringrazio @nanoFatato , @Poeta Zaza e @Marcello
La mia personalissima opinione è che in latino non esistono accenti tonici, e che il nostro modo di pronunciare dipenda solo da una interpretazione.
Per intenderci: nessuno di noi ha mai sentito parlare i romani di duemila anni fa.
Qualcuno afferma che la "peccatrice presunta e recensora" di cui sopra è una toscana, e che questo basta per giustificare la sua corretta pronuncia. Sì, perché stiamo parlando di un termine che in greco antico avrebbe avuto un accento, e in latino un altro. Uso il condizionale perché è ovvio che il ragionamento sul latino parlato è valido anche per il greco. Supponendo che la pronuncia in greco sia quella corretta, in latino sarebbe stata cambiata e, dato che l'italiano deriva dal latino, meglio sarebbe rifarsi al vocabolo in latino. Tuttavia, a parte i dubbi, c'è anche una questione di eufonia: il mio orecchio, e non è il solo, si ribella a spostare l'accento. Di uso comune e più frequente in italiano (forse non in toscano?) è la pronuncia greca.
Insomma, se volete rendervi conto: https://www.treccani.it/vocabolario/priapo/
https://it.forvo.com/word/priapo/
Ammesso e non concesso che il nome di una divinità greca cambi accento passando al latino, quale sarebbe, secondo voi, la pronuncia "migliore"?
Corretta riterrei che nessuno possa saperlo...
Ringrazio @nanoFatato , @Poeta Zaza e @Marcello
Re: Accento tonico nel titolo in latino
5Fraudolente ha scritto: Ammesso e non concesso che il nome di una divinità greca cambi accento passando al latino, quale sarebbe, secondo voi, la pronuncia "migliore"?Come ti dicevo in privato, io ho sempre detto Prìapo, quindi ho sorriso pensando a uno svarione della recensitrice... della recensora... di quella che ha fatto la recensione, insomma.
Corretta riterrei che nessuno possa saperlo...
Poi però ho fatto un salto a controllare su Treccani e... ho deciso di chiamarla "quella valle lì" da ora in poi.
Ma tu, scusa, non potevi ambientare il romanzo in Val di Non? Sarebbe stato tutto più facile, pensa: un palindromo di tre lettere
Re: Accento tonico nel titolo in latino
6Marcello ha scritto: Ma tu, scusa, non potevi ambientare il romanzo di in Val di Non?Farò presente il tuo appunto al mio editor, affinché provveda.
Re: Accento tonico nel titolo in latino
7Fraudolente ha scritto: Farò presente il tuo appunto al mio editor, affinché provveda.
Re: Accento tonico nel titolo in latino
8Salue, @Fraudolente! Argomento molto interessante! Non dimentichiamo che per oltre un millennio il latino è stato l'unica lingua franca e lingua di cultura in Europa
Per me il latino è la lingua del futuro. Mica il dialetto angloamericano che si usa adesso. Quello è ricco, sì, ma di soldi. Il latino è pure ricco, sì, ma di cultura.
Un esempio è in questa canzone in cui la frase "lupi vestigia ovis videt in terra" viene pronunciata come nell'italiano "lupi uestighia ouis uidet in terra". Te la metto qua sotto.
Un altro esempio lo trovi qua (con cantante, credo, nederlandese):
Vero, certo. Però è altrettanto vero che sono stati fatti tanti studi in merito con metodi soprattutto linguistici e filologici, e alla fine hanno ricostruito la probabile reale pronuncia dei Romani.
Guarda qua:
Esatto! Proprio perché l'italiano deriva(va) dal latino, laddove è ammessa la doppia dizione, uso rifarmi al vocabolario latino, così preferisco edèma a èdema, flogòsi a flògosi, ecc… e quindi Priàmo a Príamo (anche se è molto molto più comune Príamo ).
Dicevo "derivava" perché, secondo molti tecnici del campo, dopo la seconda guerra mondiale pare che l'italiano derivi le parole molto di più, e sempre di più, dall'inglese. Prima della seconda guerra mondiale invece succedeva l'opposto: l'inglese era rarissimo mentre latino e greco erano molto molto più frequenti. Al momento, infatti, non saprei dire se l'italiano è una lingua neo-latina o neo-inglese. Boh! Per me è sempre più neo-inglese, ma so che, d'altronde, l'inglese prende molto lessico (più del 50%) dal latino, specie attraverso il francese. Insomma, che confusione assoluta! Una lingua germanica, come l'inglese, che diventa forse sempre più neo-latina e una lingua neo-latina (romanza), come l'italiano, che sta diventando sempre di più neo-inglese!
È che li mettevano piccoli piccoli nella iscrizioni per il pubblico in modo da facilitare la pronuncia orale. Molti quindi non sono giunti a noi, ma, se guardi quelle meglio conservate, vedi che sulle vocali lunghe mettevano un apice, almeno nelle lapidi marmoree. Ecco, se non proprio l'accento, uno potrebbe segnalare la lunghezza delle vocali dove serve. Nell'esempio di Priamo, uno potrebbe scrivere "Priāpus". Che è come mettere l'accento secondo le regole note. Se il latino fosse una lingua moderna, secondo me qualche segno diacritico, specie su nomi e cognomi, esisterebbe e sarebbe comunemente accettato e usato.
Oppure non metti l'accento né altri segni e ognuno lo legge come vuole
Per me il latino è la lingua del futuro. Mica il dialetto angloamericano che si usa adesso. Quello è ricco, sì, ma di soldi. Il latino è pure ricco, sì, ma di cultura.
Fraudolente ha scritto: Il mio prof di lettere al liceo (classico!) si ostinava, una cinquantina di anni fa, a convincerci ad adottare quella classicaIo preferisco quella internazionale, che viene insegnata in tutto il mondo tranne che in Italia, dove invece si preferisce la pronuncia ecclesiastica nell'insegnamento (chissà perché :hm: ).
Un esempio è in questa canzone in cui la frase "lupi vestigia ovis videt in terra" viene pronunciata come nell'italiano "lupi uestighia ouis uidet in terra". Te la metto qua sotto.
Un altro esempio lo trovi qua (con cantante, credo, nederlandese):
Fraudolente ha scritto: Per intenderci: nessuno di noi ha mai sentito parlare i romani di duemila anni fa.
Vero, certo. Però è altrettanto vero che sono stati fatti tanti studi in merito con metodi soprattutto linguistici e filologici, e alla fine hanno ricostruito la probabile reale pronuncia dei Romani.
Guarda qua:
Fraudolente ha scritto: Sì, perché stiamo parlando di un termine che in greco antico avrebbe avuto un accento, e in latino un altro. Uso il condizionale perché è ovvio che il ragionamento sul latino parlato è valido anche per il greco. Supponendo che la pronuncia in greco sia quella corretta, in latino sarebbe stata cambiata e, dato che l'italiano deriva dal latino, meglio sarebbe rifarsi al vocabolo in latino. Tuttavia, a parte i dubbi, c'è anche una questione di eufonia: il mio orecchio, e non è il solo, si ribella a spostare l'accento. Di uso comune e più frequente in italiano (forse non in toscano?) è la pronuncia greca.
Insomma, se volete rendervi conto: https://www.treccani.it/vocabolario/priapo/
https://it.forvo.com/word/priapo/
Ammesso e non concesso che il nome di una divinità greca cambi accento passando al latino, quale sarebbe, secondo voi, la pronuncia "migliore"?
Esatto! Proprio perché l'italiano deriva(va) dal latino, laddove è ammessa la doppia dizione, uso rifarmi al vocabolario latino, così preferisco edèma a èdema, flogòsi a flògosi, ecc… e quindi Priàmo a Príamo (anche se è molto molto più comune Príamo ).
Dicevo "derivava" perché, secondo molti tecnici del campo, dopo la seconda guerra mondiale pare che l'italiano derivi le parole molto di più, e sempre di più, dall'inglese. Prima della seconda guerra mondiale invece succedeva l'opposto: l'inglese era rarissimo mentre latino e greco erano molto molto più frequenti. Al momento, infatti, non saprei dire se l'italiano è una lingua neo-latina o neo-inglese. Boh! Per me è sempre più neo-inglese, ma so che, d'altronde, l'inglese prende molto lessico (più del 50%) dal latino, specie attraverso il francese. Insomma, che confusione assoluta! Una lingua germanica, come l'inglese, che diventa forse sempre più neo-latina e una lingua neo-latina (romanza), come l'italiano, che sta diventando sempre di più neo-inglese!
Fraudolente ha scritto: in latino non esistono accenti toniciEhmm… are you certus? Io non tanto
È che li mettevano piccoli piccoli nella iscrizioni per il pubblico in modo da facilitare la pronuncia orale. Molti quindi non sono giunti a noi, ma, se guardi quelle meglio conservate, vedi che sulle vocali lunghe mettevano un apice, almeno nelle lapidi marmoree. Ecco, se non proprio l'accento, uno potrebbe segnalare la lunghezza delle vocali dove serve. Nell'esempio di Priamo, uno potrebbe scrivere "Priāpus". Che è come mettere l'accento secondo le regole note. Se il latino fosse una lingua moderna, secondo me qualche segno diacritico, specie su nomi e cognomi, esisterebbe e sarebbe comunemente accettato e usato.
Oppure non metti l'accento né altri segni e ognuno lo legge come vuole
Il Sommo Misantropo
Re: Accento tonico nel titolo in latino
9dyskolos ha scritto: Per me il latino è la lingua del futuro. Mica il dialetto angloamericano che si usa adesso. Quello è ricco, sì, ma di soldi. Il latino è pure ricco, sì, ma di cultura.Condivido. Accipicchia se condivido!
dyskolos ha scritto: Io preferisco quella internazionale, che viene insegnata in tutto il mondo tranne che in Italia, dove invece si preferisce la pronuncia ecclesiastica nell'insegnamento (chissà perché :hm: ).Perché, sino a pochi decenni fa, la Messa era in latino: io me la ricordo.
Don Giovanni Faitanini (tanto per non fare nomi), già parroco del Cerreto e in seguito di Santa Maria di Scacciano, era noto per l'intransigenza di avvocato Tribunalis Rotae Romanae.
"Figlio mio, perché vuoi sposarti in chiesa?" mi chiese.
"Per fare contenti i genitori."
Difetto o vizio della volontà, perpìapo o perpriàpo!
E non mi sposò.
Mi rifugiai nella parrocchia di mia moglie, dove il buon francescano chiese dispensa al vescovo, che saggiamente concesse il nullaosta.
Perché don Giovanni? Perché pronunciava gli uomini i vomini, e confondeva la u e la v un po' ovunque quando si sforzava di parlare in italiano. Ed era dotto e sapeva di "latinorum" ecclesiastico come pochi altri.
Alla faccia del bicarbonato di sodio!
Re: Accento tonico nel titolo in latino
10Fraudolente ha scritto: Perché, sino a pochi decenni fa, la Messa era in latino: io me la ricordo.Anche io perché la fanno ancora. Addirittura in Vaticano, in certe ricorrenze particolari, fanno i matrimoni con rito latino e a volte officia il Papa in persona, o almeno così mi dicono.
Fraudolente ha scritto: Perché don Giovanni? Perché pronunciava gli uomini i vomini, e confondeva la u e la v un po' ovunque quando si sforzava di parlare in italiano. Ed era dotto e sapeva di "latinorum" ecclesiastico come pochi altri.
Alla faccia del bicarbonato di sodio!
Mai confondere u e v
Il Sommo Misantropo
Re: Accento tonico nel titolo in latino
11Fraudolente ha scritto: Mettereste un accento per indicare la pronuncia corretta, e forse ovvia, del titolo in latino di un romanzo?Credo di sì, però mi è venuta in mente una cosa a proposito. In latino le vocali possono essere lunghe o corte. Alcuni vocabolari latini o etimologici usano segnare gli accenti sui lemmi per indicare se le vocali sono brevi o lunghe. Per esempio, mettono l'accento grave per indicare che la vocale è lunga e quello acuto per significare che la vocale è breve. Tra l'altro, gli stessi Romani antichi (da non confondere con i Romagnoli antichi ) usavano nelle incisioni marmoree mettere degli apici, del tutto identici ad accenti, sulle vocali lunghe. Questi segni erano piccolissimi e dunque sono andati perduti con il trascorrere del tempo.
Il Sommo Misantropo