Non esiste in letteratura un genere che annoveri tante varianti (sottogeneri), dai confini spesso molto sfumati, quante sono presenti nel “giallo”.
Il giallo – che ha questa denominazione soltanto in italiano, per il colore delle copertine della prima collana ispirata al genere – ruota essenzialmente attorno a uno o più crimini e alle persone che vi sono in qualche modo coinvolte: vittime, criminali, sospetti, testimoni, investigatori. Nella stragrande maggioranza dei casi il romanzo si sviluppa nell’assidua ricerca tesa a scoprire il colpevole e il movente alla base del crimine, ma non è sempre così: esistono gialli in cui l’identità del criminale è nota fin da subito, “Plenilunio” di Muñoz Molina ne è uno splendido esempio.
Sgombriamo innanzitutto il campo da un equivoco comune: giallo e thriller non sono sinonimi. Dall’inglese “thrill”, brivido, il thriller è un romanzo – non necessariamente giallo – che tramite un’azione senza sosta e frequenti colpi di scena si propone di generare eccitazione, se non addirittura ansia, nel lettore. Questo accade in molti libri gialli, ma non in ognuno: un’inchiesta del commissario Maigret è un giallo a tutti gli effetti, ma non certo un thriller.
Liberiamoci dunque delle definizioni anglofone (gli americani hanno una particolare passione per inventare nuovi generi letterari un giorno sì e uno no) e cerchiamo di individuare i principali filoni, o sottogeneri che dir si voglia.
– il giallo indiziario o deduttivo, in cui il detective, spesso un investigatore privato o addirittura un dilettante (pensate a Poirot e Miss Marple della Christie, tanto per fare qualche nome), giunge alla soluzione destreggiandosi tra indizi spesso fuorvianti. I gialli delle origini rientrano quasi per intero in questa casistica; i contemporanei che più si avvicinano al genere sono forse quelli di P.D. James;
– il poliziesco, in cui l’indagine è condotta dalle forze dell’ordine, dove si arriva alla soluzione dell’enigma quasi sempre tramite un’inchiesta rigorosa, spesso condotta da un’intera squadra, e assai di rado per il “colpo di genio” improvviso di un singolo; Simenon tra i classici e Mankell tra i moderni, secondo un parere del tutto personale, sono gli esponenti più rappresentativi del filone;
– il noir, dove più della risoluzione dell’enigma (non di rado del tutto assente), a contare è l’ambientazione: pensate alla Los Angeles di Ellroy o alla Marsiglia di Izzo, tra i tanti. Sono storie in genere violente, dove spesso il comportamento dei “buoni” è tanto efferato quanto quello dei “cattivi”, e ambientate di frequente in periferie degradate, preda della criminalità sia spicciola sia organizzata. I crimini legati alla droga e alla prostituzione prevalgono in questo genere;
– il giallo sociale, spesso un sottogenere del poliziesco ma presente anche in altri filoni, dove vittime e colpevoli fanno parte molto spesso dei paria della società. Tra i classici impossibile non citare la coppia Sjöwall – Wahlöö, i coniugi fondatori del poliziesco scandinavo, che nel corso di dieci romanzi con protagonista l’ispettore Martin Beck si proposero di denunciare il decadimento della società svedese; tra i moderni Petros Markaris, con il commissario Kostas Charitos, porta in scena tutte le difficoltà economiche della società greca odierna.
Meritano poi una menzione:
– il giallo giudiziario, nel quale è il dibattito processuale a farla da padrone. Giudici e, soprattutto, avvocati sono sempre tra i protagonisti. Stanley Gardner, con il suo Perry Mason, è il più famoso tra gli autori classici, John Grisham tra i contemporanei;
– il giallo medico-biologico, dove la soluzione dell’enigma scaturisce quasi sempre da prove scientifiche e in cui le figure dell’anatomopatologo e del medico-legale occupano posizioni di rilievo. Forse più di ogni altro, il successo di questo filone è amplificato dalle trasposizioni per la tv, piuttosto che per il grande schermo. I nomi da citare qui sono davvero tantissimi, in gran parte statunitensi; mi limito a segnalare: Robin Cook, il precursore del genere, Tess Gerritsen, Patricia Cornwell, Kathy Reichs e Simon Beckett tra gli europei;
– il giallo psicologico, dove l’indagine si addentra nei meandri della mente di vittime e sospetti. Anche questo è un filone che investe più generi, in particolare il poliziesco. Patricia Highsmith ne è considerata la fondatrice, mentre tra i contemporanei abbondano gli autori nordici (Henning Mankell, Håkan Nesser e Arnaldur Indriðason, per fare qualche nome), favoriti dall’ambientazione che si addice a una prosa più lenta e riflessiva, tipica del genere.
Chiudo questa lunga introduzione, citando la figura del serial killer, che è trasversale e investe tutti i generi e sottogeneri citati sopra: un criminale dalla mente disturbata, che uccide vittime in serie seguendo un rituale messo a punto in maniera meticolosa, molto spesso legato direttamente alla patologia che lo affligge. Tra i tanti autori che sfruttano di preferenza questa figura corre l’obbligo di citare James Patterson.
In questo laboratorio vi consiglio di attenervi ai generi evidenziati sopra ed evitare la contaminazione tra macro generi, quali il giallo storico, il giallo sentimentale o il giallo fantascientifico, dove l’elemento giallo di frequente è preso a pretesto con scopi diversi, ma che raramente si possono definire “gialli” tout-court.
Portate in scena un crimine e il conflitto tra protagonista e antagonista, fatecelo vivere sotto forma di un’inchiesta poliziesca, di un’indagine affidata a un investigatore, di un processo dai toni aspri o in qualsiasi altro modo la fantasia vi ispiri. Fateci provare ribrezzo per l’efferatezza del crimine, ammirazione per le facoltà deduttive dell’investigatore, sorpresa per la soluzione imprevedibile dell’enigma... Insomma, sbizzarritevi tra tutte le possibili componenti del giallo e, soprattutto, stupiteci!
Per chi non è abituato a scrivere racconti gialli, vi svelo quale sarà la difficoltà più ardua da superare: l’esiguità dei caratteri a disposizione. Dovrete cercare di rendere la trama interessante e plausibile, evitando di infarcirla di troppi personaggi che non troverebbero spazio adeguato e finirebbero per confondere il lettore; non è impresa facile, lo so per esperienza personale...
Buon lavoro a tutti voi.