Labocontest n.11 - Discussione generale - Bambini e ragazzi

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La letteratura per bambini e ragazzi non esiste, e se proprio deve esistere, è un genere letterario a se stante che si suddivide a sua volta in mode, per esempio realismo o fantasy.
Bambini e ragazzi non sono tutti uguali, anzi, sono persone molto diverse tra loro, soprattutto a seconda della loro età. Avete presente che cambiamenti avvengono in una persona tra i 3 e i 18 anni? E non solo dal punto di vista fisico.
In principio, non sappiamo leggere, qualcuno legge per noi, poi iniziamo a incespicare su frasi semplici, poi i testi si fanno via via più complicati, così come i contenuti.
Per questo, e per motivi di mercato che non indagheremo, esistono le fasce d’età che determinano i temi, i personaggi, il linguaggio, la presenza di illustrazioni e la lunghezza dei testi.
Prime letture 6-7 anni: sono veri e propri romanzi brevi di 10-15 cartelle basati su piccoli conflitti quotidiani. Le frasi sono semplificate, corte, i temi sono familiari, i personaggi hanno la stessa età del lettore.
Esempio: A scuola di mostri di Sabrina Guidoreni
Prime letture 7-8: la strutturaa è un po’ più complessa, così come le tematiche che seguono lo sviluppo emotivo del bambino. La lunghezza è di circa 20 cartelle. La trama è lineare e semplice, non c’è sottotrama, il tema è quotidiano. I personaggi mantengono l’età del lettore.
Esempio: Stargirl di Jerry Spinelli
Middle grade 9-12: questo è il momento dello sviluppo fisico, ed è anche il momento in cui si perdono i lettori forti, perché in Italia manca la realtà dello sviluppo dalla letteratura per ragazzi. Lunghezza 100-120 cartelle, 3 o 4 cartelle a capitolo, tematiche anche storiche, biografie. Molto gettonato è l’umorismo da scuole medie. I personaggi sono leggermente più grandi del lettore.
Esempio: 7 minuti dopo la mezzanotte di David Almond (nasce come middle grade ma in Italia viene venduto per più grandi)
Young adult 13+: la lunghezza si aggira intorno alle 150-200 cartelle, di solito i romanzi sono composti da 30/32 capitoli di 3/5 cartelle l’uno. Il pubblico è in maggioranza femminile e i romanzi hanno sempre una storia d’amore. Le tematiche si aggirano nel mondo adolescente, nella scuola, le prime esperienze sessuali, tradimenti, vacanze da soli, conflitto con i genitori e tutto quello che vi viene in mente. I personaggi hanno sempre un paio d’anni in più dei lettori.
Esempio: Colpa delle stelle John Green
TIPS
Al centro della struttura ci sono il personaggio, il suo difetto e il suo background.
La crescita, intesa come cambiamento emotivo, del personaggio è obbligatoria.
Evitare la didattica e la morale.
Non scrivete per i genitori.
Non atteggiatevi a giovani se non lo siete: indagate.
Eliminate gli adulti ingombranti dalla storia, lasciate autonomia ai personaggi.
Rompete i tabù, evitate gli automatismi, fate attenzione ai pregiudizi.
Ponete molte domande, fornite poche risposte.
Chiedetevi continuamente che cosa volete dire con la vostra storia.
La scrittura per ragazzi è simile alla scenografia: scrivete per immagini.


Dieci ingredienti per la buona riuscita di un romanzo/racconto per ragazzi:
  1. Personaggi: il protagonista deve rispettare le indicazioni di età della fascia d’età dei lettori e questo determina quasi tutto il resto.
  2. Genere e sesso: devono essere funzionali alla storiaa perché ci forniscono innumerevoli elementi, inclusi tabù che possiamo decidere di infrangere o rispettare.
  3. Nome: deve esserre funzionale alla storia, evitiamo nomi inflazionati.
  4. Problemi e difetti: portano i conflitti che determinano l’arco narrativo del personaggio e tutta la trama. Il problema si presenta fin dal principio.
  5. La voce del personaggio: non è mai quella dell’autore. Tutto quanto si può rendere in forma di dialogo va messo in dialogo. Sono da evitare i blocchi di testo.
  6. Ambientazione: in stretto contatto con il personaggio che è molto influenzato dal luogo in cui nasce e cresce. È funzionale aalla narrazione.
  7. Conflitto: è sempre legato al carattere del personaggio. C’è un conflitto principale e uno portato dal difetto principale del protagonista.
  8. Turning points: piccoli eventi, sempre relativi all’evento scatenante, che mandano avanti la trama. La reazione del protaagonista porta a conseguenze ed effetti. Lo scopo è portare il protagonista a risolvere il suo problema.
  9. Show don’t tell: più si mostra, meglio è. Non usiamo le descrizioni per dire quello che potremmo mostrare, meglio ancora se è possibile inserirlo in un dialogo.
  10. Finale: contrapposto all’incipit in cui abbiamo fatto una promessa al lettore e definiamo in che storia ci troviamo. Nel finale è contenuta la visione che l’autore ha del tema.
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Re: Labocontest n.11 - Discussione generale - Bambini e ragazzi

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Kikki ha scritto: Chiedetevi continuamente che cosa volete dire con la vostra storia.
Kikki ha scritto: Finale: contrapposto all’incipit in cui abbiamo fatto una promessa al lettore e definiamo in che storia ci troviamo. Nel finale è contenuta la visione che l’autore ha del tema.
Ecco, cara @Kikki , cosa vorrei sottolineare in aggiunta ai suggerimenti, consigli (perché quel Tips?) che ci hai gentilmente fornito.  <3

Ogni storia per bambini/ragazzi deve contenere una morale, un dettame positivo e universale. Insegnare, ad esempio,  che un atteggiamento positivo
e operoso aiuta a superare le difficoltà, aiuta a costruire un fattivo amor proprio. Aiutare gli altri nel momento del bisogno secondo le proprie capacità, saper chiedere aiuto per sé stessi. I bambini di ogni epoca ne hanno bisogno.

Senza essere didascalici: lasciare trapelare il messaggio positivo dai fatti raccontati.

Insomma la "morale della favola", a lettura conclusa, dovrebbe restare nel cuore dei piccoli lettori.  :libro:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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Re: Labocontest n.11 - Discussione generale - Bambini e ragazzi

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Poeta Zaza ha scritto: Ogni storia per bambini/ragazzi deve contenere una morale, un dettame positivo e universale.
Ognuno è libero di scrivere la storia che gli è più congeniale, ma sento di poter dire con tutta tranquillità che a bambini e ragazzi non piace leggere storie che gli insegniamo come vivere e come comportarsi, a meno che non si tratti di Cappuccetto Rosso. 
Scriviamo per divertire, per questo sottolineo che è bene chiedersi perché scriviamo quello che stiamo scrivendo e a chi ci stiamo rivolgendo. Un bambino amerà leggere se la storia saprà coinvolgerlo, emozionarlo e divertirlo e commuoverlo. Se la storia gli insegnerà qualsiasi cosa, magari anche sottolineando involontariamente un suo atteggiamento che la storia definisce sbagliata, il bambino preferirà tornare su Tik Tok.
Questa è la mia opinione, discutibile e non condivisibile  :)
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Re: Labocontest n.11 - Discussione generale - Bambini e ragazzi

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Kikki ha scritto: ma sento di poter dire con tutta tranquillità che a bambini e ragazzi non piace leggere storie che gli insegniamo come vivere e come comportarsi
Non si tratta di "spiegarglielo", o di "insegnarglielo", secondo me, ma di scrivere una storia, per esempio, su un loro coetaneo che si trova in una brutta situazione, e dai comportamenti di questo personaggio riuscire a fargli capire (autonomamente) dei messaggi positivi. Senza essere didascalici: lasciando "parlare i fatti".
Parlo della fascia di bambini dai sette ai nove anni, che hanno bisogno di esempi, di riconoscersi in paure e fantasmi e di vedere come qualcuno come loro riesce a superarli.
Parlo di scrivere per i bambini un racconto che, dopo qualche paura, lasci il cuore rasserenato: oggi più di ieri ce n'è tanto bisogno.  :hug:
Di sabbia e catrame è la vita:
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Re: Labocontest n.11 - Discussione generale - Bambini e ragazzi

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Kikki ha scritto: Se la storia gli insegnerà qualsiasi cosa, magari anche sottolineando involontariamente un suo atteggiamento che la storia definisce sbagliata, il bambino preferirà tornare su Tik Tok.
Quindi devo stare attenta a non insegnare, ma comunicare? Si può mettere in scena una punizione o un problema che nasce da comportamenti che noi adulti consideriamo sbagliati? 
Per esempio: si sta svolgendo una festa di compleanno in una struttura dove si organizzano feste per bambini; tipo al Mc Donald's. quattro o cinque ragazzine vanno in bagno e si ammazzano di risate: srotolano la carta igienica, spingono ripetutamente il dosatore del sapone, allagano i pavimenti...
Si sono divertite da morire, la storia va avanti e la trama continua. Si diverte sicuramente anche il piccolo lettore che cose come quelle le fa nella realtà. 
I ragazzini si divertono parecchio a fare cose sbagliate. 

Come fare in modo che il ragazzo avverta che quelle cose non si fanno? Che bisogna avere cura delle proprietà altrui? 
L'autore farà meglio a tagliare la scena che creava un momento di trasgressione nato dalla pura voglia di strafare che hanno tutti i ragazzi? Che serviva a caratterizzare in modo individuale il gruppo di cinque compagne di scuola. 
È sbagliato, quindi, o non conveniente inserire nella storia qualsiasi scena  nata dalla conseguenza del loro comportamento? Sarebbe come sottolineare che quella cosa è sbagliata e farebbe scappare i lettori?

   

Re: Labocontest n.11 - Discussione generale - Bambini e ragazzi

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  ha scritto:SineddocheA mio personale avviso è proprio da evitare questo approccio.
Non devo pormi il problema, da autore, di insegnare cosa si fa e cosa no. Esattamente come non pretendo di insegnare nulla a un adulto attraverso la narrativa.
Forse, @Sineddoche,  col mio esempio sopra, ho creato confusione. La scena descritta non vuole insegnare che certe cose non si fanno, la scena che ho inventato serve a un eventuale autore, per far conoscere meglio le cinque ragazzine. Raccontata dal punto di vista della protagonista, vissuta in prima persona. Lei, chiamiamola Viola, si trova coinvolta in un gioco nato dall'estemporaneità del momento, loro vogliono solo divertirsi, Viola, come le altre, gioca e si diverte. Ora io non dico che nella storia debbano essere sgridate, che arrivi qualcuno col dito alzato contro di loro, no, ma vorrei che accada qualcosa che le faccia riflettere su ciò che hanno fatto. Le ipotesi sono diverse potrei elencarne tre o quattro ma porto questi esempi:

Masha ne combina una dietro l'altra, Orso, discreto, la salva decine di volte, senza essere invadente, paziente e sempre comprensivo lui non insegna, agisce, ma la morale arriva eccome!  La puntata del mal di denti, per dirne una, insegna che lavarsi i denti conviene e i bambini vanno matti per quel cartone, e pure io. 

Ron Weasley e i suoi fratelli, nella camera dei segreti, rubano la macchina del loro padre per salvare Harry Potter e arrivare a Hogwarts in tempo.
Ron viene sgridato in pubblico da una inopportuna strillettera spedita dalla signora  Weasley. Che vogliamo dire, la scena della strillettera mi ha fatto morire e stiamo parlando di Harry Potter...

Re: Labocontest n.11 - Discussione generale - Bambini e ragazzi

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Albascura ha scritto: vorrei che accada qualcosa che le faccia riflettere su ciò che hanno fatto.
Credo che dipenda dal tipo di opera e dal target. Alcune possono far riflettere nel modo che descrivi. Altre no. Non tutte le opere si prestano a questo processo moralizzatore.

Il mio amico Jan di P. Pohl è uno dei più bei libri per ragazzi degli ultimi quarant'anni, a mio avviso, e ha vinto con merito molti premi. Eppure, non solo i protagonisti fanno cose "che non si dovrebbero fare", ma lo Jan del titolo è il personaggio che fa le cose più audaci, pericolose e "illegali", e viene descritto come l'idolo del gruppo.
La storia non mostra nessuna conseguenza diretta per queste bravate, semplicemente perché non è nello spirito dell'opera: fa riflettere in maniera diversa.

Niente di male se, nella Camera dei Segreti, Ron riceve la Strillettera per il guaio combinato con l'auto del padre. Ma non tutte le storie per ragazzi si prestano a quel tipo di narrazione, e infilarcela a forza quando non c'entra rischia solo di straniare i lettori.

Nel tuo esempio, Viola potrebbe assistere a una conseguenza alla sua bravata come no. Più facile che ci sia una conseguenza diretta se la storia è per un pubblico più infantile e/o se ha un tono diretto e una trama lineare. Ma già dal middle-grade le storie diventano più complesse e sfumate, e questo tipo di conseguenze potrebbe non essere nello spirito del libro.

Re: Labocontest n.11 - Discussione generale - Bambini e ragazzi

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Sineddoche ha scritto:
La reazione al comportamento sbagliato può esserci, ma non deve essere avvertita come obbligatoria dall'autore. Anzi dovrà valutare se ci sta o se "stona". 
Già... Occhio a non fare leva su causa e effetto con persone che devono ancora formarsi e che devono farlo da soli, senza pressioni. Per carità! 
Mica ne hanno bisogno!

:noo:
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Re: Labocontest n.11 - Discussione generale - Bambini e ragazzi

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Secondo me, il nodo sta nell'intenzione dello scrittore e della storia che sta scrivendo, è quello che viene chiamato tema della storia, banalmente, di che cosa parliamo.
In una qualsiasi storia, il protagonista/la protagonista deve affrontare delle difficoltà per fare in modo che la narrazione risulti interessante e anche per riuscire a far cambiare e crescere lui/lei stesso/a. Quindi, è normale che i nostri personaggi compiranno delle scelte e delle azioni sbagliate, diranno cose offensive, faranno piangere qualcuno, gli faranno del male. 
È anche normale che il nostro personaggio abbia il famoso fatal flaw, cioè un difetto che, in un qualche modo, condizionerà lui/lei e anche noi che scriviamo la storia. Proprio questo difetto dell'eroe farà da base alla storia e alle sue dinamiche, quindi è da pensare bene bene.
Poeta Zaza ha scritto: Parlo della fascia di bambini dai sette ai nove anni, che hanno bisogno di esempi, di riconoscersi in paure e fantasmi e di vedere come qualcuno come loro riesce a superarli.
Zaza, perdonami, ma sento di dovermi discostare da questo pensiero. I bambnini dai sette ai nove anni sono proprio quelli che rientrano nella fascia delle prime letture, sono cioè coloro che stanno imparando a leggere in autonomia, quindi stanno facendo una gran fatica e hanno bisogno di storie divertenti che li invoglino a scoprire cosa nasconde la parola seguente. Imparare è bellissimo, ma si fa una gran fatica.
Albascura ha scritto: Quindi devo stare attenta a non insegnare, ma comunicare? Si può mettere in scena una punizione o un problema che nasce da comportamenti che noi adulti consideriamo sbagliati? 
Ogni storia insegna qualcosa, ogni azione, ogni parola, ogni pensiero, sia nella vita reale che in quella sulle pagine. Sta in chi legge, ascolta, guarda cogliere qualcosa al di là delle lettere e sta all'autore scrivere in una maniera abbastanza interessante da far riflettere il lettore. Secondo me, bisogna stare attenti a divertirsi, a scrivere una di quelle storie che ci sarebbe piaciuto scrivere da piccoli, pensate a Roal Dahl, a Calvino, a Rodari... tutte le loro storie insegnano qualcosa, ma come si potrebbe mai definirle didattiche? @Albascura certo che puoi mettere in scena punizioni e problemi e comportamenti sbagliati.
Albascura ha scritto: Come fare in modo che il ragazzo avverta che quelle cose non si fanno? Che bisogna avere cura delle proprietà altrui?
questo sta a te scoprirlo. Ora, non so di preciso come funzioni la storia che hai in mente, ma: rompere le cose è bellissimo e molto catartico, fa sentire il protagonista pieno di energia e di esaltazione. Peccato che la sua mamma/la ragazza che gli piace/il nonno/il fratello piangano disperati perché hanno perso il loro tesoro più grande. Questo porta senso di colpa nel protagonista distruttore. Che cosa fa dopo? Se ne frega e continua a distruggere? Può essere, può essere che abbia bisogno di uccidere un animale o ferire se stesso prima di capire che ci sono altre strade o può essere che non lo capirà mai, ma questo porterà dei cambiamenti anche sul protagonista che non è più positivo a questo punto e il lettore lo sa.
Sineddoche ha scritto: Non devo pormi il problema, da autore, di insegnare cosa si fa e cosa no. Esattamente come non pretendo di insegnare nulla a un adulto attraverso la narrativa.
Da questo approccio è facile che escano storie interessanti, coinvolgenti e divertenti.
Mid ha scritto: Il mio amico Jan di P. Pohl è uno dei più bei libri per ragazzi
Non lo conosco, vado a cercarlo. Grazie del consiglio!
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Re: Labocontest n.11 - Discussione generale - Bambini e ragazzi

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Il mio approccio alla letteratura per l'infanzia nasce banalmente dall'aver contribuito alla procreazione di tre marmocchi. Dal cercare di farli addormentare il prima possibile dopo una giornata estenuante. Ricordo che questo non succedeva ai miei cuginetti in Puglia, quando d'estate da piccolo andavo in vacanza con i miei genitori trapiantati nel milanese. A sette o otto anni loro lavoravano già per dieci ore, chi nei forni, chi dai carrozzieri oppure a fare i camerieri nei bar, per cui alla sera si addormentavano subito senza aver bisogno della fiaba della buonanotte.
Ma la prova più dura per me, diventava quella che, dopo aver letto una fiaba e aver spento la luce, le creature erano ancora sveglie e pretendevano che al buio gli raccontassi un'altra storia. Come dire di no. Allora partivo dal c'era una volta... senza sapere come cavolo continuare. Alla fine venivano fuori storie strampalate, animali inventati, situazioni rovesciate rispetto la realtà e notai come tutto questo li divertiva a tal punto che la storia al buio diventò un rituale. Con, potete immaginare, una fatica immane.
Avevo scoperto l'acqua calda: i bambini si divertivano ascoltando storie fantasiose, divertenti, dove la logica delle cose comuni poteva essere ribaltata. Per questi motivi prenderei con il battipanni quelle maestre, (e non sono poche) che sgridano i bambini perché non colorano di verde le foglie o di marrone i tronchi.
Poi la bravura di un autore è quella, partendo da queste situazioni divertenti, di riuscire a stimolare la sfera emotiva del bambino, la curiosità, iniziare a fargli porre qualche domanda, fargli notare che le cose non sono uguali dappertutto.
Concordo con il messaggio che non bisogna insegnargli nulla. Spesso saranno loro a insegnarci, con domande spiazzanti, il senso delle cose.
Purtroppo oggi si assiste a delle scene molto tristi: bambini anche di cinque anni con il cellulare in mano che passano delle ore in giochini con motivetti ripetuti , con l'unica scusa di tenerli buoni e in silenzio. Non so se erano peggio gli sfruttamenti lavorativi minorili o l'apatia di fronte agli aggeggi tecnologici.

Re: Labocontest n.11 - Discussione generale - Bambini e ragazzi

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Kikki ha scritto: Ora, non so di preciso come funzioni la storia che hai in mente, ma: rompere le cose è bellissimo e molto catartico, fa sentire il protagonista pieno di energia e di esaltazione
Non avevo in mente una storia, è solo una scena. Sono d'accordo sul fatto che i libri sono scritti per intrattenere. A insegnare devono pensarci i genitori, questo è certo. Ma se descrivo cinque ragazzine che si divertono a rompere le cose, devo dare alla rappresentazione un significato che va al di là degli oggetti delle risate?  è che il significato della scena si potrebbe scrivere in versioni diverse. 
Credo che modificando l'atmosfera, colori, odori, linguaggio, dalla stessa scena potrebbero venir fuori diversi significati, la scena è la stessa ma il significato è diverso.  Non didattico, Ok, ma non può essere nemmeno totalmente asettico. La mia è solo una riflessione, preciso, non voglio apparire polemica.

Approfitto di questo post per chiedere  anche a @Poldo:
Possiamo scegliere la fascia di età a cui rivolgere i nostri racconti?  Ci sarà una traccia obbligata?

Re: Labocontest n.11 - Discussione generale - Bambini e ragazzi

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Albascura ha scritto: Possiamo scegliere la fascia di età a cui rivolgere i nostri racconti? 
Ottima domanda. Direi che è possibile scegliere una delle fasce di età tra quelle elencate da @Kikki nel primo post di questa discussione. Mi hai dato lo spunto per poter inserire una indicazione che varrà per tutti e che posterò sul Topic ufficiale; ovvero quella di inserire all'inizio del racconto la fascia di età a cui è riferito.
Albascura ha scritto: Ci sarà una traccia obbligata?
Sì, è stata specificata all'inizio del Topic ufficiale: "giochi" In qualsiasi accezione si possano interpretare.

Re: Labocontest n.11 - Discussione generale - Bambini e ragazzi

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Per me, il succo del discorso sta in questo:
Kikki ha scritto:Ponete molte domande, fornite poche risposte.
Io ho sempre adorato i libri per ragazzi proprio perché sentivo che volevano solo intrattenermi e non miravano a rifilarmi una morale.
Questo non significava poi che quelle storie non mi insegnassero niente di utile, ma solo che potevo essere io a decidere quale messaggio volevo ricavare da quello che leggevo.


Invece, parlando strettamente di comportamenti catartici/negativi: se da un lato capisco che per i bambini davvero piccoli sia liberatorio leggere storie in cui si può combinare di tutto senza che ci siano conseguenze, dall'altro mi chiedo: non sarebbe meglio far loro capire che, nel mondo reale, ogni cosa poi porta delle conseguenze?

Re: Labocontest n.11 - Discussione generale - Bambini e ragazzi

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Ci sono storie che, secondo me, andrebbero lette insieme ai genitori. O quantomeno discusse con loro.

Il libro che ho citato in questo topic (Il mio amico Jan) ne è un esempio. In teoria il target è middle-grade (Salani lo ha indicato dagli 11 anni in su), ma è... pesante per quell'età, diciamo così. Non a caso viene classificato come un thriller. Tratta di violenza con toni molto cupi, ed è angoscioso, anche più di certi thriller per adulti.

Quando lavoravo come aiuto bibliotecario, ricordo di che lo avevamo dato in prestito una dozzina di volte, incluso me. Quando lo restituivano i ragazzini, dicevano che gli era piaciuto molto ma non l'avevano capito bene. Quando lo riportavano gli adulti, erano tutti preoccupati perché lo avevano capito meglio, e non lo ritenevano adatto a ragazzini di quell'età. Ma il fatto che tutti i giovani lettori lo apprezzassero comunque indica che, in fondo, era adatto a loro.

Tuttavia posso condividere le preoccupazioni degli adulti. Se mio figlio leggesse un libro come quello, io vorrei che condividesse con me le esperienze che il libro gli ha trasmesso. Non fosse altro che per spiegargli meglio l'angoscia e la violenza presenti nella storia.

Quello è solo un esempio. Sono conscio che i giovani lettori dovrebbero imparare a leggere in autonomia, e che in fondo l'esperienza di "vivere una storia" è personale. Ma ritengo anche che un genitore dovrebbe quantomeno guidarli nel percorso, soprattutto per quel che riguarda certe letture più "complesse" di altre.

Una storia non dovrebbe "fare la morale" a un giovane lettore, perché si suppone che ogni giovane lettore abbia un adulto che possa spiegargliela, se necessario.

Re: Labocontest n.11 - Discussione generale - Bambini e ragazzi

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Mid ha scritto: Una storia non dovrebbe "fare la morale" a un giovane lettore, perché si suppone che ogni giovane lettore abbia un adulto che possa
A trovali genitori che si mettono a spiegare e a leggere i libri dei loro figli. 
Le mie figlie a dodici e quattordici anni hanno voluto leggere, a ogni costo, La casa d'inferno di Richard Matheson. 
Io lo avevo giá letto, nel caso potevo aiutarle. 
Quel libro fa paura, non è adatto a ragazzine di quell'etá. Ho ceduto pechè pensavo che lo avrebbero abbandonato, invece no, erano entusiaste, non vedevano l ora di continuare a leggerlo, rimane il fatto che non era adatto a loro. Il fatto che un libro  piaccia ai ragazzi non è indice de fatto che sia una lettura adatta per quella etá. 

Infatti poi ho fatto leggere loro Momo per stemperare l'atmosfera. 

Re: Labocontest n.11 - Discussione generale - Bambini e ragazzi

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Albascura ha scritto: Il fatto che un libro  piaccia ai ragazzi non è indice de fatto che sia una lettura adatta per quella etá. 
Indubbiamente, ma se i protagonisti sono ragazzi dell'età dei lettori, la prosa è pensata per quell'età e i temi sono comunque resi in maniera tale che possano essere affrontati da lettori di quell'età, allora è probabilmente un libro adatto a quell'età.

Certamente Hell House non rientra in questa definizione.   :asd:

Certi temi possono essere piuttosto pesanti, ma questo non significa che non siano adatti a dei ragazzi.
Penso per esempio a Un ponte per Terabithia della Paterson (anche se, a mio avviso, è mooooolto più "leggero" de Il mio amico Jan).

A un certo punto anche i ragazzi crescono, e credo sia giusto che inizino a leggere libri dai temi più adulti.
La morte, il lutto, la violenza, l'angoscia, la paura... Sono tutte cose che fanno parte del nostro mondo, e che possono essere addolcite solo fino a un certo punto. Per questo sarebbe bello se i genitori potessero dedicare tempo ai loro figli quando si imbattono in questi temi per la prima volta, con la speranza che si tratti solo di un libro per ragazzi.
Albascura ha scritto: Infatti poi ho fatto leggere loro Momo per stemperare l'atmosfera. 
Gran bella scelta! <3 
Cavolo, mi hai fatto venire voglia di rileggerlo. :P 

Re: Labocontest n.11 - Discussione generale - Bambini e ragazzi

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Lizz ha scritto: Invece, parlando strettamente di comportamenti catartici/negativi: se da un lato capisco che per i bambini davvero piccoli sia liberatorio leggere storie in cui si può combinare di tutto senza che ci siano conseguenze, dall'altro mi chiedo: non sarebbe meglio far loro capire che, nel mondo reale, ogni cosa poi porta delle conseguenze?
Secondo me, in un modo o nell'altro, il pensiero dell'autore esce sempre, almeno un pochino, dalle righe di una storia. Se ci pensi bene, i bambini sanno benissimo che le azioni portano conseguenze: vengono messi in punizione e sgridati e gli viene detto di no. Loro lo sanno, quando leggono possono anche credere di essere in grado di uccidere draghi e scovare tesori e volare sopra i tetti.

Scrivere per bambini, molto più che non scrivere per ragazzi, è difficilissimo. Si crede, erroneamente, che sia facile perché sono bambini, ma è una bugia. Se non vi impegnate, sia sulla trama che sulla lingua che sullo stile, un bambino ci mette un secondo a buttare di lato la vostra storia, proprio perché non sa ancora leggere bene e anche perché non ha il bagaglio di esperienza dell'adulto che potrebbe pensare di leggere ancora qualche riga per vedere se la storia ingrana.

Fate frasi corte e chiare, usate immagini vivide, usate i colori, gli odori, i sapori, i rumori, i cinque sensi, insomma. Pensate al mondo di un bambino di 7 anni, se scriverete per la fascia delle prime letture, rispettate quel mondo e metteteci qualcosa in più. 

Per quanto riguarda quando un libro sia adatto o meno a una certa fascia d'età, questo è un discorso soggettivo per ogni persona io credo. Alcuni bambini leggono molto e sono in grado di affrontare trame più complesse, altri no.
Le tematiche sono sempre in discussione perché si cerca di addolcire la storia per i bimbi, ma loro sanno tutto, non credete! Sanno e capiscono più di noi, siamo noi che abbiamo bisogno di qualcuno che ci spiega perché esiste la morte, per i bambini la morte fa parte del ciclo della vita.
In ogni caso, le tematiche sono personali e voi le affronterete secondo la vostra moraale, credenza e sensibilità, c'è spazio per tutto e per tutti, soprattutto nell'editoria per ragazzi. La fascia delle prime letture è sempre alla ricerca di testi nuovi, divertenti e coinvolgenti su cui i bambini imparino a leggere.

Le fasce d'età, per tornare al discorso di prima, sono una questione di mercato e di scaffale. Sono proprio storicamente nate per mettere ordine nelle librerie e indirizzare i librai e gli editori nella vendita e nel marketing del prodotto. 
Secondo me, e sottolineo che questa è solo la mia opione, la lettura dovrebbe essere a libero accesso. Tante cose si comprendono, tante altre no. Qualcuna si domanda, altre nemmeno si notano.

Ai bambini piace spaventarsi, molto meglio spaventarsi su un libro che non nella vita vera, è un gran bel palliativo. Io ricordo ancora l'impressione e la paura che provavo quando leggevo It e avevo 11 anni. L'ho letto più di una volta, ora so che volevo spaventarmi e che sapevo di poterlo fare perché ero al sicuro, avrei chiuso il libro e la paura sarebbe rimasta là dentro.
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Re: Labocontest n.11 - Discussione generale - Bambini e ragazzi

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Una domanda (a @Kikki o @Poldo).
Dal momento che il laboratorio è puramente di scrittura, immagino che una storia accompagnata da illustrazioni non vada bene.

Penso ad esempio a Il Piccolo Principe, che richiede illustrazioni dato che il testo stesso vi fa riferimento. Ma ci sono altri testi in cui le illustrazioni sono imprescindibili, specie per bambini delle primarie.

Chiedo perché mi piacerebbe partecipare, ma l'unica storia che mi è venuta in mente finora ha bisogno di immagini. :) 
E nel regolamento non se ne fa menzione.

Ovviamente se non è possibile non fa nulla, penserò ad altro se faccio in tempo.
Tra l'altro ho visto che già è stato cambiato il regolamento per eliminare il minimo di caratteri, quindi vorrei evitare di incasinare ulteriormente la vita agli organizzatori.
Però chiedere non costa nulla, quindi... chiedo. :P 

Re: Labocontest n.11 - Discussione generale - Bambini e ragazzi

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Dire che non sia un problema dell'autore dare insegnamenti, si scontra con l'etica che, a mio parere, dovrebbe avere chiunque abbia il privilegio di comunicare alla massa, in particolar modo se si rivolge ad una fascia di età in piena formazione cognitiva.
Vediamo sugli adulti il risultato di trent'anni di programmi televisivi distrattivi, che hanno sdoganato sessismo, bullismo, aggressività a tutti i livelli, tutto ben mescolato in contenitori da grandi risate.
Ripeto, è una mia personale opinione, ma se cogliamo la difficoltà di attrarre e mantenere l'attenzione del giovane lettore, consci del rischio che torni sul cellulare, considerato il padre di tutti i mali, dovremmo metterci l'impegno di una fatica maggiore, per creare una storia divertente, accattivante, ma non togliendoci la responsabilità di non dare cattivi insegnamenti, solo perché saremmo più "vendibili/leggibili".
Ogni comportamento ha delle conseguenze, non mi sentirei onesta nello scrivere mirabolanti scorribande sbagliate, senza minimamente fare cenno alle conseguenze.
E vi assicuro che sono convinta che dai giovani possiamo imparare tantissimo, confido moltissimo nelle nuove generazioni con tanta vergogna per la società che gli abbiamo lasciato. 
Vorrei evitare di influire negativamente sulla loro formazione.
<3

Re: Labocontest n.11 - Discussione generale - Bambini e ragazzi

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@Mid
La domanda ha tutto il suo senso trattandosi di racconti rivolti all'infanzia. Per questo motivo prima di risponderti mi sono rivolto allo staff per avere le opinioni di tutti.
Ci sono diversi problemi nell'immaginare di inserire in un contest come questo un testo illustrato. In primo luogo il fatto che si verrebbe a creare una notevole discrepanza tra chi utilizzerebbe immagini e chi no. Già così com'è avremo di sicuro una grossa eterogeneità dei lavori che verranno presentati.
In ogni caso le eventuali immagini dovrebbero essere assolutamente originali, ovvero disegnate dall'autore. Andare a caccia di immagini nel web (fatto salvo il fatto di non incappare in immagini coperte da copyright) toglierebbe significato al compito.
In sintesi, per questo contest sarà meglio limitarsi al testo, ma la tua riflessione mi stimola a ragionare su altre eventualità, visto che nel forum abbiamo anche una sezione dedicata alle contaminazioni.
Chissà, se son rose ...
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