Ho finito il mio primo libro e ora mi tocca scriverne un altro.

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Buongiorno a tutti e tutti. 

Torno a partecipare al forum dopo una lunga pausa dovuta alla fine dell'anno scolastico per chiacchierare un po' con voi con questo post, che è un po' uno sfogo, un po' una ricerca di una guida (perché sono sicuro di non essere l'unico in questa situazione) un po' perché siamo tutti come Guccini, che se siam d'umore nero allora scriviamo.

Fatta la noiosa premessa iniziamo. 

Tempo fa ho messo la parola "fine" al mio primo romanzo. Non starò lì a parlarne, dato che esiste già QUESTO messaggio dove chiedevo a qualche anima pia del forum se volesse farmi da beta reader.

L'ho messa davvero per la settima volta, nel senso che con tolkeniana meticolosità l'ho rimaneggiato sette volte da che l'ho finito perché volevo esser davvero sicuro che non ci fossero buchi di trama, che tutto tornasse, che tutti gli indizi necessari per i colpi di scena e le risoluzioni finali fossero lì fin dall'inizio, perché mi piace l'idea che un futuro lettore, alla seconda lettura, possa dire "caspita, ma allora sta cosa era lì dalla prima pagina!”.

Potrei farvi il panegirico di quanto e cosa questo libro sia per me, ma mi limiterò a dire che l'ho iniziato a scrivere mentre ero all'estero in Spagna, e l'ho terminato (la prima volta) mentre ero di nuovo a vivere all'estero, in Polonia. Ha dentro di sé non solo alcuni dei luoghi e delle persone che ho incontrato sulla strada, ma anche le ore seduto alla caffetteria dove l'ho finito di scrivere, dopo aver finito di scrivere la tesi di laurea; ha dentro la tendente ad entrambi i polsi che ancora mi porto dietro, e ha dentro il vecchio computer che ho fritto a furia di scrivere e riscrivere.
Insomma, come per tutti noi e per tutti i nostri libri, ci sono tanto affezionato.

L'ho finito per la settima volta, dicevo, e ho deciso che era pronto. Non una virgola necessitava più di essere modificata: era giunto il momento di fare il passo successivo, la pubblicazione. Pubblicazione che non c'è ancora stata, salvo una proposta con una CE che non menzionerò perché è una di quelle che vive di "pesci piccoli e disperati", che ho contattato più per farmi due risate non starò qui a parlare della parte della ricerca di una CE, editor e di tutto il resto).

Arriviamo ora al punto del posto.

Qualche tempo fa, ad un anno dopo dalla "settima fine", ho trovato un'anima pia che me l'ha letto da capo a fondo, e il suo commento, per quanto secco, è stato qualcosa di simile a questo: 
“È molto bello, intrigante, ma è tanto lungo; è un lavoro che apprezza senz'altro chi è appassionato di lettura e sa riconoscere certi occhiolini, ma non so se potrebbe piacere al grande pubblico Non so se troverai una casa editrice disposta a pubblicarlo".

Ed è vero, e ne ero e ne sono consapevole, solo che detto da una lettrice fa strano. 

Sono cosciente che le dimensioni e il genere del mio romanzo non invogliano alla lettura, (ed è questo il motivo, forse, per cui non ho trovato beta reader sul forum). Stiamo parlando di ~1'200'000 battute spazi inclusi di un genere che mi ostino a definire Realismo onirico perché il termine "fantasy" è oramai stato così diluito da essere diventato un calderone insensato. Nel riscriverlo l'ho anche articolato in modo che possa essere letto come trilogia, ma non credo ci siano là fuori CE disposte a pubblicare una trilogia come primo lavoro di uno sconosciuto. 


Queste considerazioni mi hanno fatto realizzare che questo non sarà mai il mio primo libro pubblicato, nonostante sul mio curriculum da scrittore ci sia qualche apparizione in più in antologie di racconti bervi e la pubblicazione di traduzione di una poesia inedita in Italia.
Nonostante in questo libro ci siano tre anni della mia vita, ma la vita dello scrittore è anche questo: imparare ad abbandonare.

Per cui che dire, ho finito il mio primo libro e ora mi tocca scrivere un altro se voglio partecipare di nuovo al gioco. 

Solo che ovviamente, ora che so un po' meglio come funziona questo mondo, ho mille altri dubbi: riuscirò a trovare una buona idea, a trovare qualcosa che sia un buon compromesso tra quello che vuole il mercato e quello che voglio io, imparerò mai ad essere meno prolisso, e altre domande che sono sicuro tutti voi vi siete fatti e continuate a farvi.

Ho finito il mio primo libro e ora mi tocca scriverne un altro, per cui quello faccio.
Anzi, li sto scrivendo, perché uno, seguito morale di questo, si sta avvicinando alla fine, ma siamo già intorno alle 700'000 battute, e ho paura che venga fuori una cosa gigantesca e non pubblicabile come il suo precedente, anche perché il genere è sempre quella cosa un po' borderline tra reale e fantastico che tanto mi piace e che a mio parere non viene abbastanza apprezzato; l'altro ho un po' di riluttanza a continuarlo visto che è ispirato a storie vere (ovviamente con la dovuta clausola che "qualsiasi riferimento fatti o persone realmente esistite è puramente casuale). 

E niente, non so nemmeno io cosa mi abbia spinto a volere scrivere questo post. Forse il punto di questo post era solo di sfogarmi, condividere i miei confusi e prolissi pensieri, sapere se qualcunə di voi è mai stato o è stata nella stessa situazione, chiacchierare, sentire parte amiche o dure, scelta vostra, io prendo tutto. 

Per adesso il mio romanzo rimane qua, al sicuro. Vedremo cosa succederà. Di sicuro non demorderò, né lo cancellerò. 
Ho finito il mio primo libro, e voglio scriverne un altro 

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Re: Ho finito il mio primo libro e ora mi tocca scriverne un altro.

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Innanzitutto complimenti, il traguardo lo hai raggiunto pure se gli editori non te lo vogliono pubblicare. La soddisfazione resta uguale.
Per il resto concordo con te, il testo è troppo lungo e fai bene ad aver chiare le idee. La possibilità che una casa editrice te lo pubblichi è remota. Però c’è un ma in questa storia.
Un libro del genere potrebbe interessare tanti lettori in self. Ci sono appassionati di fantasy, anche se per te non lo è, voraci di pagine e storie lunghe. Lì dove il costo della carta è proibitivo per una stampa, arrivano gli ebook. E Kindle Unlimited se mi permetti un suggerimento.
Altrimenti, se proprio non puoi fare a meno di un editore, allora cercalo in digitale. Penso a Delos, ma ce ne saranno altri più adatti al tuo libro. La carta costa, ma siamo nel 2023 e c’è spazio anche per il tuo lavoro da oltre un milione di caratteri.

Re: Ho finito il mio primo libro e ora mi tocca scriverne un altro.

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Zouks ha scritto: Sono cosciente che le dimensioni e il genere del mio romanzo non invogliano alla lettura, (ed è questo il motivo, forse, per cui non ho trovato beta reader sul forum). Stiamo parlando di ~1'200'000 battute spazi inclusi d
Non sarei così pessimista: il mio secondo romanzo era di un milione e centomila caratteri, eppure quando l'editore iniziò a leggerlo (quello che aveva pubblicato il primo nel frattempo era fallito...) mi chiamò per chiedermi se era ancora libero, perché gli stava piacendo ma non voleva rischiare di arrivare in fondo e sentirsi dire che nel frattempo mi ero legato a un'altra casa editrice. Poi me lo ha pubblicato senza battere ciglio (e anche tutti i successivi).
Con tutto ciò, molti editori lo scarteranno in partenza. Però qualcuno si trova, dai...
https://www.facebook.com/nucciarelli.ma ... scrittore/
https://www.instagram.com/marcellonucciarelli/
https://www.linkedin.com/in/marcello-nu ... -bbb4805b/

Re: Ho finito il mio primo libro e ora mi tocca scriverne un altro.

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@Fabioloneilboia grazie mille. Questo post è stato anche motivato da una mattinata a leggere tutte le discussioni sulle agenzie presenti qua sul forum (e domani ho deciso che mi spulcerò qualcosa tra gli editor e le case editrici) che mi hanno un po' fatto capre come la carta, avevo dei costi sia per le CE, sia per gli autori (ahimè!), e stavo proprio pensando di passare direttamente al digitale, per cui se hai dritte sono ben lieto di ascoltarti. 

Conosco un paio di persone che hanno pubblicato all'epoca il loro primo lavoro il self, tuttavia devo dire che fino ad un po' di tempo fa non mi convinceva più di tanto; mi era sempre sembrato una delle "ultime, disperate spiagge", ma ora comprendo invece che potrebbe essere anche un buona piattaforma di lancio, dato che uno ora ha un secondo romanzo con Rizzoli e l'altra con una CE di cui non ricordo il nome, ma che ricordo avere uno stand bello grosso e visitato al Salone del Libro. Anche qua, se avete consigli da condividere sono ben accetti :) 

Re: Ho finito il mio primo libro e ora mi tocca scriverne un altro.

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@Marcello grazie, la tua esperienza mi da speranza <3 Se posso chiedere, che casa editrice era? Inoltre ho visto il tuo post sul forum per il tuo lavoro di editing; posso contattarti in privato per avere due info? 


[Off topic: perché dopo avere modificato un messaggio una volta scompare il tasto "modifica" dal messaggio? Ho notato ora che nel post originale l'autocorrettore del computer mi ha corretto "tendente" con  "tendente" ma non riesco a modificare ^^' . ]

Re: Ho finito il mio primo libro e ora mi tocca scriverne un altro.

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Zouks ha scritto: E niente, non so nemmeno io cosa mi abbia spinto a volere scrivere questo post. Forse il punto di questo post era solo di sfogarmi, condividere i miei confusi e prolissi pensieri, sapere se qualcunə di voi è mai stato o è stata nella stessa situazione, chiacchierare, sentire parte amiche o dure, scelta vostra, io prendo tutto. 
Da compare millennial posso dirti che il tuo è pressapoco lo stesso muro su cui sono andato a cozzare io alcuni anni fa (d'altronde dicono che siamo una generazione uscita con lo stampino, figli degli stessi traumi e bla bla bla): stesse modalità, stessa mole, stesse ispirazioni... porca paletta, persino lo stesso genere mi sa, anche se io lo spacciavo i primi tempi come realismo magico e in un secondo tempo come una più soft narrativa bianca sulle orme di Murakami (tra l'altro sono appena andato a spulciare la tua trama: c'è stata qualche Fine del mondo e Paese delle meraviglie d'ispirazione, per caso?).

C'è poco da aggiungere perché le conclusioni che hai tratto ritengo siano le più sane e corrette: anziché incancrenirsi su un lavoro, meglio andare avanti. Che anche senza pubblico non è stato tempo buttato: tutti noi getta-inchiostro abbiamo bisogno di campi di prova dove affinare la penna. Senza parole non c'è evoluzione.

E niente poi ti vieta di andare a ripescarlo dal cassetto tra un qualche anno, quando ormai la storia avrà sedimentato e tu stesso riuscirai a leggere con occhi nuovi ed estranei, e non a memoria come capita in lavori di così lunga gestazione. E magari si accenderà quella lampadina che ti farà intravedere nuovi schemi. Perché se c'è qualcosa che la mia breve e risibile esperienza mi ha insegnato è che nessuna struttura è tanto rigida da non poter sopportare modifiche, installazioni o tagli di sorta. Ma questa è una mia personale opinione, s'intende.

All in all, bisogna sapersi staccare. E impiegare le energie in altri modi funzionali, in nuovi mondi o bagni di realtà.

Re: Ho finito il mio primo libro e ora mi tocca scriverne un altro.

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@Ben Lo Svelto assolutamente d'accordo; come diceva Fabioloneilboia, il libro c'è e sono fiero di esso, e sicuramente non se ne andrà da nessuna parte: adesso sto seriamente valutando l'opzione del Self o del Digitale, vediamo come va; sicuramente prima necessita di un editing, dato che sicuramente ci sarà qualche svista che io mi sono perso. 

Come dicevo, sono già al lavoro su altri due romanzi, devo solo decidere quale strada prendere, se continuare uno di questi due a cui sto lavorando, tenendo conto delle conoscenze che ho ora, di quali sono le difficoltà e le richieste del mondo dell'editoria e via discorrendo, oppure ripartire da zero –  e per fortuna non ho mai avuto grosse a farmi venire idee.

Certo che il problema delle dimensioni è uno scoglio che devo imparare a gestire mentre scrivo, e su quello ho ancora un po' di problemi ^^'
Ben Lo Svelto ha scritto: gio lug 13, 2023 10:27 pmc'è stata qualche Fine del mondo e Paese delle meraviglie d'ispirazione, per caso?
In realtà no, quando mi sono trasferito in Spagna stavo finendo di leggere Vento&Flipper, ma a parte il protagonista senza nome e il "mood" del romanzo non c'è molto di Murakami – in realtà è più presente lo zampino di Lovecraft ^ ^'. L'idea di rinominare le cose sì è un po' à la Murakami (più Marquez, quando … il mondo era così nuovo e molte cose erano prive di nome), come il protagonista fa con il Ratto. 
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