Riscontri e frustrazione

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Carissime/i,

un post per capire come affrontate e reagite a riscontri negativi su quanto scrivete.

Il fatto: una nuova e piccola casa editrice, dopo 6 mesi, mi ha scritto dicendo che non intendono pubblicare il manoscritto che gli avevo sottoposto.
Ci sta, ci mancherebbe.
Innanzitutto è da rilevare come positivo il fatto che diano una risposta, al contrario della quasi totalità degli editori.
Tuttavia il loro commento sul testo  ha iniziato a far gemmare nella mia testa dubbi sulla mia capacità di scrivere.
Ecco la riga che mi hanno mandato: "Le idee di base sono molto buone, ma l’intreccio narrativo non risulta convincente/incisivo. In particolare abbiamo trovato poco apprezzabile l’abuso dell’intervento dell’autore, che appiattisce la narrazione e ne aumenta la prevedibilità".
A parte che non capisco a cosa si riferiscano con "intervento dell'autore", dato che l'autore non interviene mai nel testo; semmai si riferiscono al narratore. In ogni caso il giudizio è lapidario.

Ora, so bene che quel che scriviamo non può piacere a tutti. Del resto per questo stesso romanzo, dopo l'invio a loro, ho sottoscritto un contratto di rappresentanza con un'agenzia letteraria che lo ha inviato a big e medie. Quindi se l'agenzia ci mette la faccia, vuol dire che crede nel testo.
Tuttavia ricevere un commento del genere non può non generare dubbi in chi scrive.

Voi come reagite alle critiche? Vi viene mai il dubbio che se qualcuno vi dice che scrivete da schifo magari ha ragione, anche se altri vi dicono il contrario?

Re: Riscontri e frustrazione

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@Angelo Non è mia abitudine chiedere valutazioni, né gratuite, né a pagamento, su quello che scrivo: invio le mie opere direttamente alle CE e il risultato è stato, per tre volte, la pubblicazione, e in tutti gli altri casi assenza di risposta oppure le solite due righe precompilate del tipo la sua opera non è compatibile coi nostri programmi editoriali, e simili.
Una sola volta, a seguito di un acceso dibattito sul WD con un editor verboso, noioso e supponente, ho accettato il suo invito ad inviargli un mio testo perché potesse fare le sue considerazioni: stroncatura su tutta la linea. Venendo da un soggetto che infarciva di errori i suoi post e che parlava ogni tanto di grassa (scritto proprio così) ignoranza, l'ho considerato un complimento.
Comunque, se qualcuno, dopo avermi letto, mi dicesse che scrivo da schifo, non mi offenderei, a patto che sia in grado di spiegarmi perché con termini appropriati e convincenti: dopodiché, cercherei di valutare le sue ragioni e, se fondate, porre rimedio. 
Mario Izzi
2025 - Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni
Dea
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: Riscontri e frustrazione

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Angelo ha scritto: In ogni caso il giudizio è lapidario.
Ma no, non mi pare.
Non leggo di carenze grammaticali e sintattiche, quasi impossibili da sanare in età adulta, né tantomeno di trame farraginose e prive di logica, dal momento che si parla di idee molto buone.
Se il giudizio è tutto condensato in quelle poche righe, desumo quindi che le mancanze siano a livello di stile, l'elemento della scrittura più suscettibile – forse l'unico – di miglioramenti significativi, grazie all'esperienza, alla lettura, al confronto e ancor più, se possibile, al lavoro sul testo con un professionista del settore.
Dal momento che faccio l'editor, ti prego di non prendere le ultime parole come un tentativo di accalappiare un nuovo cliente (sono oberato di lavoro e non accetto proposte fino alla primavera del prossimo anno, per cui non è proprio il caso); intendevo soltanto dire che, se le basi linguistiche sono buone e la trama dell'opera è interessante, lavorando fianco a fianco con un buon professionista si ottengono risultati evidenti in tempi anche relativamente brevi. 
Aggiungo alle premesse indispensabili di cui sopra, che a fare la differenza è spesso l'atteggiamento dell'autore, che deve accettare di mettersi in gioco, senza il timore che il proprio romanzo ne esca stravolto. Se c'è questa disponibilità, i progressi a volte sono sorprendenti perché, in fin dei conti, si tratta quasi sempre di acquisire tecniche di scrittura che rendono l'opera più scorrevole e incisiva, quindi più accattivante. Mi capita spesso di lavorare su secondi romanzi di autori per i quali ho curato l'editing dell'opera prima e ti garantisco che nella gran parte dei casi il salto di qualità è facilmente riscontrabile già a un primo sguardo.
Quindi il consiglio è di non lasciarsi abbattere da un giudizio negativo e di non perdere fiducia nelle proprie possibilità.
Buon lavoro. 
https://www.facebook.com/nucciarelli.ma ... scrittore/
https://www.instagram.com/marcellonucciarelli/
https://www.linkedin.com/in/marcello-nu ... -bbb4805b/

Re: Riscontri e frustrazione

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Angelo ha scritto: "Le idee di base sono molto buone, ma l’intreccio narrativo non risulta convincente/incisivo. In particolare abbiamo trovato poco apprezzabile l’abuso dell’intervento dell’autore, che appiattisce la narrazione e ne aumenta la prevedibilità".
A me sembra che, secondo quanto scrivono, ti manchino alcune tecniche narrative, in grado poi di rendere il testo più simile a quanto richiesto in un romanzo. Esistono diversi libri a tal proposito per affinare le proprie capacità. Anche una persona di talento se non ben indirizzata e seguita nello studio rischia di perdersi. Alla base di tutto, quindi, occorre una certa disciplina, passione e studio. Io credo anche che tutti i commenti sui propri lavori, negati o positivi che siano, possono aiutarci nella nostra fase di crescita. Innanzitutto, come scrivevano altri utenti, bisogna comprendere perché ci viene fornito quel tale giudizio, nel caso di questa CE, non c'è nessun secondo fine, anzi, risulta un parere abbastanza sincero, che sprona a fare meglio. Esistono poi diversi modi di raccontare la stessa storia, forse, nel tuo caso, potresti lasciare più spazio ai personaggi, in modo tale da permettere poi al lettore di intuire come vada a finire la storia.  
Mi permetto qualche digressione... Molto spesso ci lamentiamo del silenzio degli editori, ma il più delle volte questi preferiscono non dare risposta agli autori per non dare adito a polemiche. Sono poche le persone capaci di accettare delle critiche, soprattutto quando si tratta di valutazioni soggettive, ovvero quando si parla di un romanzo brutto o bello, senza dare riferimenti oggettivi. Ad esempio, quando parliamo di un errore grammaticale c'è ben poco da disquisire, ma se "la trama diventa prevedibile", bisogna dare alla storia quel tocco di originalità, che può rappresentare anche il marchio di fabbrica dello scrittore. 
Il fatto poi di rivolgersi a un'agenzia letteraria, nel tentativo di pubblicare qualcosa che potrebbe non funzionare, diciamo che non mi convince completamente. Quest'agenzia letteraria come ha valutato il tuo romanzo?Gli interessa solo il lato economico della vicenda?
I tuoi beta reader (meglio se non parenti) cosa dicono? Hai altri giudizi più o meno qualificati?
Non per intimorirti, ma fuori c'è una giungla di lettori pronti a farne pezzetti del tuo romanzo, specie se hanno pagato e non sono per niente soddisfatti. Io penso che bisogna avere una corazza adeguata per poi andare in guerra. 

Re: Riscontri e frustrazione

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Uanema ha scritto: A me sembra che, secondo quanto scrivono, ti manchino alcune tecniche narrative, in grado poi di rendere il testo più simile a quanto richiesto in un romanzo. Esistono diversi libri a tal proposito per affinare le proprie capacità. Anche una persona di talento se non ben indirizzata e seguita nello studio rischia di perdersi. Alla base di tutto, quindi, occorre una certa disciplina, passione e studio. Io credo anche che tutti i commenti sui propri lavori, negati o positivi che siano, possono aiutarci nella nostra fase di crescita. Innanzitutto, come scrivevano altri utenti, bisogna comprendere perché ci viene fornito quel tale giudizio, nel caso di questa CE, non c'è nessun secondo fine, anzi, risulta un parere abbastanza sincero, che sprona a fare meglio. Esistono poi diversi modi di raccontare la stessa storia, forse, nel tuo caso, potresti lasciare più spazio ai personaggi, in modo tale da permettere poi al lettore di intuire come vada a finire la storia.  
Mi permetto qualche digressione... Molto spesso ci lamentiamo del silenzio degli editori, ma il più delle volte questi preferiscono non dare risposta agli autori per non dare adito a polemiche. Sono poche le persone capaci di accettare delle critiche, soprattutto quando si tratta di valutazioni soggettive, ovvero quando si parla di un romanzo brutto o bello, senza dare riferimenti oggettivi. Ad esempio, quando parliamo di un errore grammaticale c'è ben poco da disquisire, ma se "la trama diventa prevedibile", bisogna dare alla storia quel tocco di originalità, che può rappresentare anche il marchio di fabbrica dello scrittore. 
Il fatto poi di rivolgersi a un'agenzia letteraria, nel tentativo di pubblicare qualcosa che potrebbe non funzionare, diciamo che non mi convince completamente. Quest'agenzia letteraria come ha valutato il tuo romanzo?Gli interessa solo il lato economico della vicenda?
I tuoi beta reader (meglio se non parenti) cosa dicono? Hai altri giudizi più o meno qualificati?
Non per intimorirti, ma fuori c'è una giungla di lettori pronti a farne pezzetti del tuo romanzo, specie se hanno pagato e non sono per niente soddisfatti. Io penso che bisogna avere una corazza adeguata per poi andare in guerra. 
Grazie!
In effetti ho ringraziato l'editore perchè hanno risposto con tanto di giudizio, per quanto breve.
In realtà l'agenzia (seria) lo ha preso in carico dopo che avevo deciso di fare coaching con loro. Naturalmente avevano messo subito in chiaro che il coaching non comportava rappresentanza. Lavorando con l'editor poi invece il testo gli è piaciuto, tanto che lo hanno preso in carico. Diciamo che è stato uno sviluppo naturale della collaborazione. E ti assicuro che l'editor con cui lavorato è parecchio "tosto", oltre che capace.
I beta (seri) avevano dato giudizi positivi. Mi chiedo se un giudizio del genere possa essere legato ad una modalità narrativa che usa molto il "telling", mentre ora va per la maggiore lo "showing".
Peraltro nella trama ci sono parecchi colpi di scena (muore anche uno dei protagonisti).
La verità è che di fronte ad un giudizio espresso in quel modo purtroppo verrebbe voglia di approfondire con chi lo ha formulato pre meglio capire, cosa naturalmente non possibile. Forse è per questo che diventa complesso ragionarci sopra.

Re: Riscontri e frustrazione

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Angelo ha scritto: "Le idee di base sono molto buone, ma l’intreccio narrativo non risulta convincente/incisivo. In particolare abbiamo trovato poco apprezzabile l’abuso dell’intervento dell’autore, che appiattisce la narrazione e ne aumenta la prevedibilità".
L'autore sei tu. Secondo le regole, nella maggior parte dei casi (escluso, per esempio ma non sempre, l'io narrante) l'autore dovrebbe essere trasparente, senza neppure comparire tra le righe. Non è mai così, perché è impossibile, ma talvolta la sua presenza è troppo avvertibile. Credo sia questo il problema che ti è stato evidenziato, cioè che tu, autore, sbuchi ovunque nel tuo romanzo ad appiattire la narrazione e ad aumentarne la prevedibilità. Se fossi in te, proverei a verificare se la critica corrisponda al vero e, nel caso così fosse, la prenderei come un consiglio.

Marcello ha scritto: Mi capita spesso di lavorare su secondi romanzi di autori per i quali ho curato l'editing dell'opera prima e ti garantisco che nella gran parte dei casi il salto di qualità è facilmente riscontrabile già a un primo sguardo.
Posso testimoniare che finire tra le grinfie di @Marcello  è più istruttivo di un corso di scrittura. 

Re: Riscontri e frustrazione

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Cheguevara ha scritto: Una sola volta, a seguito di un acceso dibattito sul WD con un editor verboso, noioso e supponente, ho accettato il suo invito ad inviargli un mio testo perché potesse fare le sue considerazioni: stroncatura su tutta la linea. Venendo da un soggetto che infarciva di errori i suoi post e che parlava ogni tanto di grassa (scritto proprio così) ignoranza, l'ho considerato un complimento.
Ho il vago sospetto di sapere a chi tu stia alludendo...

Re: Riscontri e frustrazione

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Fraudolente ha scritto: Posso testimoniare che finire tra le grinfie di @Marcello  è più istruttivo di un corso di scrittura. 
Me lo dice sempre anche quell'imbrattacarte di Follett, quando cerco di sistemare i suoi manoscritti sconclusionati...  :eheh:  :facepalm: 
Grazie @Fraudolente  :arrossire: ma vediamo di non esagerare, eh  xD
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Re: Riscontri e frustrazione

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Angelo ha scritto: Ecco la riga che mi hanno mandato: "Le idee di base sono molto buone, ma l’intreccio narrativo non risulta convincente/incisivo. In particolare abbiamo trovato poco apprezzabile l’abuso dell’intervento dell’autore, che appiattisce la narrazione e ne aumenta la prevedibilità".
È molto insolito che un editore motivi un rifiuto (mi è successo solo due volte). Nonostante in teoria sia auspicabile avere una risposta personalizzata e non un freddo "non rientra nelle nostre linee editoriali" ottenere una risposta di un paio di righe secondo me è peggio, perché il rischio è appunto di creare solo confusione all'autore, senza però spiegare in dettaglio cosa non ha convinto.
In questo caso, da quanto si legge, si potrebbe pensare che il narratore tende a spiegare o anticipare in qualche modo ciò che verrà dopo (il che sarebbe deleterio se il romanzo fosse un giallo/thriller). Ma è un commento troppo generico e, senza aver letto il libro, è impossibile dire se sia realistico o meno.
Angelo ha scritto: Ora, so bene che quel che scriviamo non può piacere a tutti. Del resto per questo stesso romanzo, dopo l'invio a loro, ho sottoscritto un contratto di rappresentanza con un'agenzia letteraria che lo ha inviato a big e medie.
Un mio romanzo ha ricevuto ben tre pareri negativi (due agenzie gratuite e un editore) e avevano motivazioni completamente diverse: dalla credibilità della trama, allo stile, ai personaggi. Poi ha trovato un editore piccolo ma buono (almeno sulla carta). I pareri, anche dei cosiddetti "esperti" sono sempre soggettivi e parziali (uno di loro aveva letto solo l'inizio, un altro alcuni capitoli qui e là). Tieni conto che un editore non leggerà mai l'intero romanzo, a meno che i primi capitoli non l'abbiano già convinto che è pubblicabile, quindi è probabile che ciò che ti è stato fatto notare fosse all'inizio (e rivedere l'inizio, anche con l'aiuto di lettori beta o altri, è sempre utile).
Di recente ho avuto modo di vedere anche una risposta di un editore a un'altra autrice, di cui avevo letto il romanzo come beta, e con molte osservazioni non ero d'accordo (in questo caso ero imparziale, non essendo un lavoro mio). Tra l'altro, la piccola CE in questione (o meglio il lettore esterno che ha redatto la scheda, con chissà quali qualifiche) le diceva, in tono distaccato e superficiale, che il romanzo era buono come idea ma da riscrivere da capo. Sono rimasta allibita. Molto meglio non rispondere, o usare frasi fatte, che dire a un autore agli inizi cose del genere.
È anche vero però che alcune critiche che lì per lì mi avevano dato fastidio le ho poi capite più avanti, con l'esperienza (anche dopo mesi o anni). A volte si è convinti di aver fatto tutto bene, ma rivedendo il libro si trovano sempre ripetizioni evitabili, personaggi che forse non sono stati fatti emergere così come li avevamo in testa, frasi o dettagli che non aggiungono niente e si possono tagliare.
Insomma, le critiche danno sempre fastidio, ma se sono sincere e disinteressate andrebbero quantomeno prese in considerazione, perché a volte risultano utili, sempre che siano costruttive e comprensibili (cosa che in questo caso mi pare dubbia).
Angelo ha scritto: Mi chiedo se un giudizio del genere possa essere legato ad una modalità narrativa che usa molto il "telling", mentre ora va per la maggiore lo "showing".
Non mi pare, da come è stata formulata la risposta. Pare che il problema sia più che si dica troppo in anticipo, più che si narri troppo. Ma essendo un giudizio formulato magari in fretta, non si può mai sapere. Quella dello "show don't tell" è una regola che per me sta diventando un'ossessione inutile. Ci sono dei momenti, o interi generi letterari, dove la voce e le riflessioni del narratore sono importanti quanto le scene d'azione.
Una minuscola agenzia, non si sa quanto seria (che però valutava gratis) mi consigliò di inserire dialoghi nel primo capitolo. È vero che non c'erano dialoghi, ma veniva delineata l'ambientazione, attraverso gli occhi e i pensieri dei due protagonisti e, cosa più importante, l'evento che metteva in moto il conflitto principale del romanzo. L'azione (intesa come movimento) vera e propria era poca, ma non serviva. Aggiungere dialoghi inutili o forzati "solo perché ci stanno bene" non era un buon consiglio. Mi fece però notare anche un piccolo errore di stile che tendo a fare davvero.
Quindi ogni critica va presa con le molle, chiedendosi da chi viene, se è sincera o interessata e se, anche nel caso sia stata fatta in modo superficiale, ci possa essere del vero. L'importante è non farsene condizionare.
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