Re: Perché si scrive?

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Chissà che il Kafka non abbia invece bruciato lui per distrazione, sfortuna nel sistemare in casa. 
Nel mio piccolo, ho un disco masterizzato con su dei miei vecchi scritti. Non riesco più ad aprirlo con niente (risulta vuoto). Se un dì sarò famoso, potrò sempre dire d'aver chiesto di bruciarli (uno dei miei personaggi ricorrenti si chiama L., ci può stare).
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CANTITU APPURATE - G. Domenico Lupo

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Re: Perché si scrive?

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Io ho pensato a Kafka solo perché ho letto di recente un romanzo che ne parlava. Non lo conosco bene, se non per qualche lettura scolastica. Ma l'idea di lasciare che siano i posteri a decidere cosa fare dei propri scritti, che sono nel bene o nel male parti di sé (è chiaro che se li avesse davvero odiati o ripudiati li avrebbe bruciati lui stesso) mi sembra sempre più sensata.
L'autore "puro" (Levi ne parla nel punto 1 dell'articolo riportato) scrive quel che vuole, si esprime come vuole, non ha lo stress di dover piacere a qualcuno. Una volta morto non gli importerà più in che modo i suoi lavori verranno giudicati. Forse verranno buttati, o forse qualcuno li apprezzerà, magari anche senza capirli o dandogli significati distorti, ma non sarà più un problema suo. L'autore in questo caso guadagna una libertà superiore che la maggior parte di chi scrive non ha, perché si sente sempre tirato da una parte o dall'altra: può essere autentico e soddisfatto di sé o scendere a compromessi e ricevere approvazione dagli altri. Se si cerca di andare nelle due direzioni contemporaneamente si rischia di restare fermi.
Nell'articolo che ho citato si parla di grandi autori che scrivevano soprattutto per denaro, come Dostoevskij. Possiamo vedere i suoi romanzi come capolavori, ma a me viene spontaneo chiedermi: quante altre cose avrebbe potuto dire se non fosse stato legato al pensiero corrente e alla necessità di essere compreso e accettato (e pagato)? Quanti altri autori geniali avranno magari lasciato scritti che sono stati distrutti per loro volere o perché i loro discendenti li hanno giudicati cartaccia senza valore?
Chi è nel settore dell'editoria vede gli autori come persone che fanno qualcosa che permette anche a loro di vivere. Io scrivo, qualcuno guadagna editando, qualcun altro facendo il grafico, qualcun altro l'editore (spesso improvvisato), qualcun altro l'esperto di marketing. Ma scrivere (come qualunque altra attività creativa) non dovrebbe avere niente a che fare con le logiche di mercato. Finisce inevitabilmente per entrarci, come tutto il resto, ma non significa che sia un sistema sano o sostenibile. È un'opinione mia, ma preferisco i tempi in cui autori geniali chiedevano di bruciare i loro scritti a quelli in cui autori improvvisati e superficiali si affannano a far sembrare i propri come capolavori a colpi di statistiche di vendita.
Di sicuro sono nata nell'epoca sbagliata
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
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Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
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Re: Perché si scrive?

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Volendo sintetizzare, direi che possiamo dividere gli scrittori in tre categorie.

1. Lo scrittore emotivo, ovvero il narratore.
Si tratta della categoria più comune; il soggetto in questione scrive perché animato dal bisogno emotivo di prendersi una pausa dalla realtà e dallo stress della vita, tant'è vero che si dedica quasi esclusivamente alla fiction, quindi romanzi, racconti e poesie, libri attraverso i quali può sfogarsi facendo emergere le sue emozioni.
Di solito, se gli chiedono "perché scrivi?", non sa dare una risposta immediata o coerente, in quanto scrive appunto per emotività e quindi da un punto di vista spesso astratto e molto soggettivo.

Esempi di scrittori emotivi sono i grandi narratori (William Shakespeare, Charles Dickens, Oscar Wilde...) che vengono ricordati per la loro capacità di parlare al cuore dei lettori.

2. Lo scrittore logico, ovvero il saggista.
Categoria meno comune e quasi inesistente nei forum di scrittura; il soggetto in questione scrive per esporre idee e concetti ben ancorati alla realtà, spesso in tono di critica; si dedica quasi esclusivamente alla non-fiction, ovvero alla saggistica, dal saggio divulgativo di 500 pagine al pamphlet polemico più sintetico e "militante".
Di solito, se gli chiedono "perché scrivi?", sa dare una risposta immediata o coerente, in quanto scrive per un motivo preciso (criticare una posizione filosofica o dimostrare un fatto/evento accaduto, ad esempio).

Esempi di scrittori logici sono i grandi saggisti (Sigmund Freud, Friedrich Nietzsche, Senòfane...) che hanno saputo far ragionare i lettori, dando una nuova prospettiva sul mondo.

3. Lo scrittore gadget, ovvero il VIP.
Categoria diventata sempre più presente negli ultimi anni; il soggetto in questione non ama la scrittura e di solito non è nemmeno un buon lettore, ma svolge alcune attività che gli permettono di vendere facilmente qualsiasi prodotto voglia creare, dalla maglietta con la sua faccia al libro incentrato sulla sua biografia, spesso scritto da un ghostwriter.
Di solito, se gli chiedono "perché scrivi?", risponde con "è stata sempre la mia passione fin da piccolo", anche se in realtà, prima di diventare noto, potrebbe non aver mai scritto o letto niente.

Esempi di scrittori gadget sono i vari youtuber, opinionisti TV e personaggi pubblici in generale che usano i libri come gadget da vendere assieme agli altri.


Ovviamente, possiamo trovare anche autori ibridi, ovvero scrittori che si dedicano sia alla narrativa che alla saggistica, come Umberto Eco o Isaac Asimov, ad esempio, ma di solito una parte (emotiva o logica) è dominante; Asimov, ad esempio, lo considero uno scrittore logico, in quanto anche nei suoi romanzi rimane una certa impronta da saggista che spiega le cose in modo analitico.

Per quanto mi riguarda, rientro nella categoria di scrittore logico, in quanto, anche se ho iniziato il mio percorso di scrittura con la narrativa, ho scritto anche saggi e penso che continuerò su questa strada, poiché mi si addice di più avendo una mente molto analitica e razionale, per cui rappresento una minoranza su questo e altri forum di scrittura, frequentati prevalentemente da narratori.
Social Media Manager per editori e scrittori.
Ho lavorato per un editore e 30 autori (dato aggiornato a marzo 2023).

- Curriculum su LinkedIn.
- Articolo in cui spiego cosa faccio.
- Profilo Instagram.

Re: Perché si scrive?

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@Francesco Avella

Hai dimenticato la categoria dello scrittore avulso (in senso lato),

uno scrittore che ha già il libro stampato nella sua testa, con le pagine alla rinfusa. Ogni mattina si sveglia, saluta il leone e la gazzella e sistema al posto giusto una delle pagine. Quando le ha sistemate tutte, non ci pensa più e passa al nuovo,

Se gli chiedono perché scriva, risponderà offrendo una tazza di caffè, tassativamente macchiato e spiegherà perché non è corretto o semplice: la sua testa sarà altrove, il suo cuore a sorseggiare una bevanda calda in compagnia.
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Re: Perché si scrive?

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Buon pomeriggio a tutti,

devo dire che mi ritrovo molto nei punti dall'1 al 6 di Levi ad eccezione, come pare per la maggior parte di noi, del n. 4.
I numeri 7 e 8 sono certamente una questione da un lato di fortuna e da un lato forse di talento innato o almeno una parte di me crede sia così.
L'abitudine spero di non raggiungerla mai mi dà l'impressione che sia la tomba della scrittura e la assimilerei al senso del dovere.

Mi piacciono molto invece gli spunti aperti come il  "vivere molte vite anziché una sola" nel mio caso, però, lo tramuterei in rivivere la mia vita facendo scelte più sagge e assennate o almeno provandoci oppure nel cercare di dare consigli per evitare errori classici in cui tutti noi, o quasi, ci siamo imbattuti.

Condivido, inoltre, lo scrivere per comunicare, per raccontare e per raccontarsi credo che sia uno dei principali ingredienti per produrre qualcosa di vero e autentico. Personalmente reputo molto importante regalare una parte di noi stessi al nostro testo anche se mi rendo conto che non sia sempre semplice e/o immediato.

La mia spinta a scrivere è arrivata durante la quarantena di marzo 2020. Inizialmente ho passato giorni e giorni a negare a me stessa il bisogno di dare luce a quello che era un desiderio a lungo tenuto nascosto: quello di raccontarmi ma, fortunatamente, alla fine l'istinto, il desiderio e il bisogno hanno prevalso e mi hanno regalato quello che oggi è il mio obiettivo: aver scritto il mio primo libro.

E quindi vi pongo un nuovo quesito, ammesso di non andare OT, qual è il motivo per cui avete iniziato a scrivere?
Chi non cambia mai la propria opinione ha il dovere assoluto di essere sicuro di aver giudicato bene sin da principio.


- Pride and Prejudice -

Re: Perché si scrive?

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Ho iniziato a scrivere per me stesso a quindici anni. A diciotto ho smesso perché dovevo darmi da fare per vivere e, dai ventuno, per mantenere una famiglia. Intorno ai quarantacinque, avendo intrapreso una libera attività che non mi imponeva orari, ho ripreso a scrivere, sempre per me stesso. Intorno ai cinquanta ho distrutto tutto, passato e presente, preso da un raptus. Intorno ai settanta ho iniziato a scrivere per essere letto, perché pensavo di avere qualcosa da dire che potesse interessare alla gente. Oggi, più vicino agli ottanta che ai settanta, ho un paio di pubblicazioni all'attivo e ne sto preparando una terza. Credo che continuerò, finché dura il mio tempo.
Mario Izzi
2025 - Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni
Dea
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: Perché si scrive?

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Marcello ha scritto: Per scrivere il romanzo che ho di dentro
Perché la vita mi ha già messo al muro
(cit. Facchinetti - Negrini)
L'ho ascoltata proprio ieri... (è nella mia playlist "Meglio ignorare il mondo e cantare a squarciagola belle canzoni tristi di trent'anni fa", titolo che l'ha spuntata su "Canzoni da giornate no", perché leggermente più ottimista) :asd: Comunque il mio verso preferito è quello subito dopo "o perché in un mondo falso è un uomo vero".
Fawks ha scritto: qual è il motivo per cui avete iniziato a scrivere?
Una bella domanda, perché quasi tutti quelli che scrivono riescono bene o male a dire perché, ma spesso è difficile trovare la motivazione originaria  :) 
Nel mio caso il motivo probabilmente è che sono una rompi**lle. Spesso anche nei libri altrui c'erano dettagli che avrei cambiato. Quindi a un certo punto ho pensato che avrei potuto scriverne uno io, non dico migliore ma più vicino ai miei gusti. Dall'idea alla messa in pratica sono passati molti anni, ma la traccia era lì, nel proverbiale cassetto (in realtà una scatola di cartone), e appena ho avuto un pc ho iniziato a scriverla. In realtà, in seguito, mi sono chiesta spesso non perché avessi iniziato a scrivere, ma perché mai non l'avessi fatto prima.
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
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Il tredicesimo segno (Words)

Re: Perché si scrive?

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Wanderer ha scritto:
Te ne avrei dati almeno una ventina in meno...  :o
Una conferma che leggere (e scrivere) mantiene giovani a lungo. 
Ti ringrazio. Credo però che per mantenere un certo grado di efficienza fisica e mentale, nel mio caso, sia stata importante anche l'attività marinara e campagnola: il lavoro manuale, oltre che al fisico, fa bene alla mente.
Mario Izzi
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Re: Perché si scrive?

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Cheguevara ha scritto: Credo che continuerò, finché dura il mio tempo.
Lunga vita a tutti! :)
Anch'io continuerò fino a quando riesco. Ultimamente ho cominciato a non riuscirci più, ma cerco di andare avanti. Comunque hai colto il punto. La mia domanda è: perché continuate a scrivere? Cioè, va bene il primo libro, però poi uno, dopo il primo, scrive il secondo; e, dopo il secondo, il terzo; e, dopo il terzo, il quarto; e via scrivendo. 
Il Sommo Misantropo

Re: Perché si scrive?

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dyskolos ha scritto: perché continuate a scrivere? Cioè, va bene il primo libro, però poi uno, dopo il primo, scrive il secondo; e, dopo il secondo, il terzo; e, dopo il terzo, il quarto; e via scrivendo.
Io ho cominciato a scribacchiare con altri dilettanti, pubblicavamo pezzi brevi su opuscoli gratuiti. 
Poi il primo romanzo, una ciofeca  che mi costò una fatica boia (non dimentichiamo che non è semplice portare a termine un romanzo di centinaia di pagine, o no?), poi il secondo, bruttarello,  e adesso ho il terzo in corso. Vorrei concludere qualcosa che assomigli a un romanzo vero.
Continuo a scrivere perché sono testarda.
Già.

Re: Perché si scrive?

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Beh, io continuo perché mi è piaciuto scrivere il mio primo romanzo. Il tempo è quello che è, ma andrò avanti finché posso.
Non nego, però, di aver avuto una grossa spinta a proseguire grazie ai feedback estremamente positivi di chi lo ha letto. Alla fine si può scrivere per se stessi fin quanto ci pare, ma se si pensa di poter scrivere anche per gli altri non può mancare un riscontro positivo.
Quindi continuo a scrivere principalmente perché mi piace, ma pure perché spero di avere successo come scrittore. Ho studiato molto e fatto tante cose nella vita e, di certo, ho dovuto faticare per riuscirci. Ma diamine, per scrivere il mio romanzo ho dovuto spremere fino all'ultima goccia della mia linfa vitale.

Re: Perché si scrive?

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Secondo gli antichi greci i poeti scrivevano per ispirazione divina. L'artista percepisce una storia e sa che deve raccontarla, è suo compito. Ho sempre trovato questa immagine sensata, oltre che molto bella. 
Non mi riferisco all'aspetto religioso in sé (sono molto agnostica), ma all'idea che l'ispirazione sia al di fuori del proprio controllo, un bisogno che si prova di raccontare una storia che è nata dentro di sé, di esprimere determinate immagini, di dare vita a questo o quel personaggio. 
Fa parte del "bisogno emotivo" di cui parla Francesco, e sicuramente è un parto della nostra mente che lavora in background, ma ha un che di magico vederla come gli antichi greci. 
Alla fine, la maggior parte delle persone non hanno molto da raccontare, al di là delle proprie esperienze. E quando lo fanno, diventano i famosi influencer/scrittori/venditori di fumo che pubblicano libri scritti da qualcun altro (proprio da un ghostwriter, oppure da loro stessi con un collage più o meno elegante di idee già avute da altri e il più delle volte già scritte meglio). Poi il lettore italiano le compra, magari convinto che sia una lettura di livello o comunque non spazzatura (insomma, se è un libro di successo vorrà dire che è scritto bene!) e si disinnamora sempre di più della letteratura.
Tutto questo per dire che scrivo perché nella mente mi nascono delle storie, e più mi piacciono più mi viene voglia di raccontarle :)
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