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by Alberto Tosciri
Ricordo a memoria qualcosa sulla trascendenza in filosofia.
Che centra? Di sicuro quasi niente ma qualcosa di trascendente, non essendo riconducibile a determinazioni dettate dall'esperienza, sussiste indipendentemente dalla realtà, per quanto ne sia il presupposto, al contrario dell'immanenza.
Detto in soldoni, io cerco di evitare le codificazioni date per dogmi in letteratura, pur senza esagerazioni plateali naturalmente. La letteratura non è una formula matematica. Condivido che sia fastidiosa una continua ripetizione ad esempio del termine "disse", per quanto questo verbo sia quasi invisibile, ma può risultare fastidioso reiterato e allora io metto i dialoghi fra due personaggi ognuno con la sua riga, facendo capire chi è che parla fra Tizio e Caio da quello che ognuno dice e solo ognuno di loro può dire o parlare in un determinato modo, riconoscibile e riconducibile a lui da informazioni date in precedenza al lettore. Si possono fare dieci cartelle di botta e risposta fra due o anche più personaggi senza nemmeno dire disse, quando le argomentazioni sono chiare fin dall'inizio.
Forse un esegeta apprezzerebbe sostituire i vari disse con i sinonimi di word?
Li ho copiati. Sono: pronunciò, proferì, enunciò, dichiarò, ribadì, affermò, sostenne, ripetè...
Qualche volta qualche sinonimo ci sta benissimo, beninteso. Ma qualche volta. A metterli a ogni dialogo produrrebbero un vago effetto di comicità.
Ammiro la sintesi delle leggi scritte in cuneiforme su tavolette d'argilla del codice di Hammurabi che senza tante fisime descrivono un mondo.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)