Re: Labocontest n.2 - Discussione generale - POV in prima persona
2Ecco, parliamone. Ho una bella storia in mente da un po' di tempo, l'ho cominciata in terza limitata ma non sono soddisfatta.
Allora vado in giro sulla rete cercando informazioni e ho trovato questo:
Il punto di vista in narrativa è la prospettiva dalla quale il narratore guarda e racconta la vicenda.
Prima persona semplice: per tutto il racconto la narrazione sarà in prima persona dal punto di vista del protagonista. Avremo una sorta di immedesimazione del narratore con il personaggio principale; ogni volta che si sceglie la prima persona l‘autore rimane bloccato sull’io narrante e sulla sua visione dei fatti. Il narratore ne sa quanto il suo personaggio e viene a conoscenza delle vicende man mano che si svolgono. Come esempio chiarificatore pensiamo alla Coscienza di Zeno.
Prima persona con punto di vista multiplo: la narrazione assumerà di volta in volta il punto di vista di diversi personaggi. Questo tipo di scelta può servire per far partecipare il lettore alla storia, per fargli decifrare somiglianze e differenze tra le diverse versioni.
Prima persona periferica: la narrazione assumerà il punto di vista di un personaggio secondario. È utile quando il protagonista non è consapevole delle proprie azioni o quando riteniamo che il suo punto di vista sia viziato e desideriamo dare una visione esterna e più imparziale dei fatti.
Prima persona inattendibile: questa scelta può creare un effetto di sorpresa e stordimento nel lettore che si accorge di non poter credere al narratore. Un esempio: Ne “Il cuore rivelatore” di E.A. Poe il lettore capisce, dopo poche frasi, che il narratore è un folle per cui nella lettura sarà impossibile distinguere tra illusioni del protagonista e realtà.
E questo è solo ciò che riguarda la prima persona. Io, già solo leggendo le prime righe, c'ho l'ansia. Così, sono ferma al terzo capitolo da giorni.
Sembra che i romanzi moderni debbano essere scritti tutti in prima, specialmenti quelli per un target giovane ( Young Adult). Leggendo vari articoli e guardando vari video ho avuto questa impressione, ma alla fine, come si fa a capire qual'è il punto di vista che va a genio alla storia che stiamo scrivendo?
Allora vado in giro sulla rete cercando informazioni e ho trovato questo:
Il punto di vista in narrativa è la prospettiva dalla quale il narratore guarda e racconta la vicenda.
Prima persona semplice: per tutto il racconto la narrazione sarà in prima persona dal punto di vista del protagonista. Avremo una sorta di immedesimazione del narratore con il personaggio principale; ogni volta che si sceglie la prima persona l‘autore rimane bloccato sull’io narrante e sulla sua visione dei fatti. Il narratore ne sa quanto il suo personaggio e viene a conoscenza delle vicende man mano che si svolgono. Come esempio chiarificatore pensiamo alla Coscienza di Zeno.
Prima persona con punto di vista multiplo: la narrazione assumerà di volta in volta il punto di vista di diversi personaggi. Questo tipo di scelta può servire per far partecipare il lettore alla storia, per fargli decifrare somiglianze e differenze tra le diverse versioni.
Prima persona periferica: la narrazione assumerà il punto di vista di un personaggio secondario. È utile quando il protagonista non è consapevole delle proprie azioni o quando riteniamo che il suo punto di vista sia viziato e desideriamo dare una visione esterna e più imparziale dei fatti.
Prima persona inattendibile: questa scelta può creare un effetto di sorpresa e stordimento nel lettore che si accorge di non poter credere al narratore. Un esempio: Ne “Il cuore rivelatore” di E.A. Poe il lettore capisce, dopo poche frasi, che il narratore è un folle per cui nella lettura sarà impossibile distinguere tra illusioni del protagonista e realtà.
E questo è solo ciò che riguarda la prima persona. Io, già solo leggendo le prime righe, c'ho l'ansia. Così, sono ferma al terzo capitolo da giorni.
Sembra che i romanzi moderni debbano essere scritti tutti in prima, specialmenti quelli per un target giovane ( Young Adult). Leggendo vari articoli e guardando vari video ho avuto questa impressione, ma alla fine, come si fa a capire qual'è il punto di vista che va a genio alla storia che stiamo scrivendo?
Re: Labocontest n.2 - Discussione generale - POV in prima persona
3Alba359 ha scritto: Come si fa a capire qual'è il punto di vista che va a genio alla storia che stiamo scrivendo?La domanda è interessante, ma non credo che possa avere una risposta univoca. La prima cosa che mi viene in mente è chiedere: " che tipo di storia voglio scrivere?".
In questo Labocontest partiamo da una prospettiva rovesciata. Ovvero: "se scrivo in prima persona che tipo di storia verrà fuori?"
In questo senso sperimentare i diversi punti di vista potrebbe in parte orientare le nostre scelte.
Re: Labocontest n.2 - Discussione generale - POV in prima persona
4Grazie, @Alba359.
Mi piace molto usare la prima persona, mi trovo a mio agio con questo punto di vista.
L'unico romanzo che ho scritto è in prima persona. La scelta del tempo è il presente lungo tutto il romanzo, anche quando l'azione si riferisce al passato.
Non so se sia una mia sensazione, ma mi pare che la prima persona si sposi bene con il presente, dà molta immediatezza alla storia e costringe ad essere concreti nella narrazione delle azioni e delle descrizioni.
Quanto alla scelta tra prima e terza persona, io di solito uso l'istinto, come sempre quando scrivo.
Mi piace molto usare la prima persona, mi trovo a mio agio con questo punto di vista.
L'unico romanzo che ho scritto è in prima persona. La scelta del tempo è il presente lungo tutto il romanzo, anche quando l'azione si riferisce al passato.
Non so se sia una mia sensazione, ma mi pare che la prima persona si sposi bene con il presente, dà molta immediatezza alla storia e costringe ad essere concreti nella narrazione delle azioni e delle descrizioni.
Quanto alla scelta tra prima e terza persona, io di solito uso l'istinto, come sempre quando scrivo.
Re: Labocontest n.2 - Discussione generale - POV in prima persona
5Poldo ha scritto: Ovvero: "se scrivo in prima persona che tipo di storia verrà fuori?"Sì, è vero, per il contest è necessario partire dal punto di vista. Sarà molto interessante leggere i racconti che scriveremo.
Re: Labocontest n.2 - Discussione generale - POV in prima persona
6ivalibri ha scritto: Non so se sia una mia sensazione, ma mi pare che la prima persona si sposi bene con il presente, dà molta immediatezza alla storia e costringe ad essere concreti nella narrazione delle azioni e delle descrizioni.Sì, però penso che abbia sempre vantaggi e svantaggi, per esempio un vantaggio è che l'empatia col protagonista è immediata, uno svantaggio potrebbe sessere che, restando sempre nel cervello del protagonista, a volte la narrazione risulti didascalica.
Re: Labocontest n.2 - Discussione generale - POV in prima persona
7Vero, @Alba359
Infatti ogni punto di vista è come una visione limitata della storia. Tranne il narratore onnisciente che ha la facoltà di vedere tutto con gli occhi di tutti, ogni altro pov è una scelta che limita il campo di azione di chi scrive.
Per quanto mi riguarda, infatti, nel momento in cui scrivo mi aiuta avere un campo limitato entro cui muovermi: è come avere un corridoio da percorrere e mi aiuta a non disperdermi.
Questo però è riferito esclusivamente alla fase creativa. Diverso è il discorso dell'effetto che ha sul lettore.
Da lettrice amo le storie in prima persona. Le trovo intime e allo stesso tempo rapide e immersive.
Forse per evitare di essere didascalici bisogna comunque prediligere una narrazione che mostra e non spiega. Regola valida sempre, eccetto per i grandi scrittori.
Infatti ogni punto di vista è come una visione limitata della storia. Tranne il narratore onnisciente che ha la facoltà di vedere tutto con gli occhi di tutti, ogni altro pov è una scelta che limita il campo di azione di chi scrive.
Per quanto mi riguarda, infatti, nel momento in cui scrivo mi aiuta avere un campo limitato entro cui muovermi: è come avere un corridoio da percorrere e mi aiuta a non disperdermi.
Questo però è riferito esclusivamente alla fase creativa. Diverso è il discorso dell'effetto che ha sul lettore.
Da lettrice amo le storie in prima persona. Le trovo intime e allo stesso tempo rapide e immersive.
Forse per evitare di essere didascalici bisogna comunque prediligere una narrazione che mostra e non spiega. Regola valida sempre, eccetto per i grandi scrittori.
Re: Labocontest n.2 - Discussione generale - POV in prima persona
8Penso che il punto di vista possa essere considerato come un luogo, uno spazio, dove chi scrive voglia collocare il lettore affinché veda, assista alla sua storia. Una posizione all’interno di questo spazio dove il lettore assista alla costruzione che gli viene presentata.
Questa posizione è come un setaccio attraverso il quale far passare alcune notizie e magari altre no, informazioni, visualizzazioni calibrate, dosate con cura oppure elargite in forma tumultuosa e frenetica; lì decide la sensibilità o le esigenze particolari alla narrazione di chi sta scrivendo, in base a cosa voglia rappresentare o rendere. Il punto di vista può essere oggettivo, didascalico, impersonale, direi al limite del descrittivo ma senza mostrare sentimenti, senza giudizi, paragoni, una morale. Oppure può essere soggettivo, critico, interpretativo, filtrato dalla personalità, dall’intento dello scrittore, sempre di quello che vuole rappresentare, rendere.
Descrivere da un punto di vista, in questo caso in prima persona, è come allestire una scena teatrale con dei precisi addobbi che devono essere rappresentati con gli eventuali personaggi facenti parte della loro storia. In mancanza di personaggi, perché no, possono esserci i pensieri in prima persona dell’autore, i suoi giudizi, la sua visione della realtà, di quel dato momento, della vita. Ecco: raccontarsi nell’intimo, nel suo modo di vedere le cose e di esprimersi.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
(Apocalisse di S. Giovanni)
Re: Labocontest n.2 - Discussione generale - POV in prima persona
9Spero di dare un contributo che possa interessare qualcuno di voi.
Ho trovato questi esempi di errata gestione del POV in prima persona:
Il link di riferimento è questo: https://immersivita.it/il-punto-di-vista-pov/
Questo l'estratto:
Scrivere in prima persona è particolarmente difficile perché significa calarsi al 100% nell’eroe: pensare con la sua testa, guardare coi suoi occhi, parlare col suo registro e il suo bagaglio di conoscenze. Per questo motivo è facile, specie se si è alle prime armi, commettere incoerenze. Esempio:
Mi sfilo lo scaldacollo e spingo la porta a vetro del negozio. Giancarlo armeggia col registratore di cassa. Alza gli occhi, mi abbaglia con un sorriso a trentadue denti.
«Ma buongiorno!», urla. È tornato lo sfigato, pensa. Ma perché viene qui ogni santo giorno?
L’errore sta nel fatto che il personaggio POV, cioè la voce narrante, non può sapere cosa pensano gli altri personaggi. Voi riuscite a leggere nel pensiero?
Aprii l’armadio e m’infilai tra le camicie con un fruscio. Richiusi l’anta; buio totale, e un lieve profumo di lavanda.
Martino si precipitò nella stanza. Strizzò gli occhi e si guardò intorno. Lo sguardo cadde sulle macchie di sangue che avevo lasciato sul materasso.
Qui assistiamo a un altro tipo di errore, altrettanto comune. Il personaggio punto di vista si nasconde in un armadio, eppure vede perfettamente i gesti di Martino. È possibile che senta i passi, certo, ma niente di più.
Mando giù una forchettata di arrosto. Squisito, Elettra si è superata. Nel frattempo, lei approccia il portone di casa. Tira fuori le chiavi dalla borsa.
La narrazione in prima persona non vuole mai un cambio di luogo o un qualsiasi allontanamento dal personaggio POV; è come se uscissimo dal nostro corpo in un’esperienza extrasensoriale. Potrebbe essere accettabile solo in una simile, curiosa evenienza.
Ma vediamo un altro esempio. Siamo nella Roma antica.
Il padrone afferrò lo scudiscio. «Prendi, Nicia. Così imparerai la disciplina». Mi sferzò la schiena.
«Ahia! Ma sei matto?», gridai. «Hai mai pensato a una terapia di gestione della rabbia?».
Il padrone mi frustò di nuovo. «Silenzio, stupido schiavo!».
Iniziai a piangere. Proprio un padrone nevrotico mi doveva capitare!
Qui c’è un altro errore classico e terribilmente grave: il registro. Ai tempi dei Romani non esistevano concetti moderni come nevrosi, terapie per la gestione della rabbia o cose simili, né ci si esprimeva come nelle commedie americane.
Ancora:
«Tanti auguri Gigino!». Mamma mi prende in braccio. «Tre anni! Ti stai facendo grande».
Mi sfugge una risata amara. «Grazie. Spero di crescere come si deve e di non commettere i vostri errori».
Mamma mi rimette giù. Il suo caldo abbraccio mi viene subito a mancare, e si tramuta in gelida nostalgia.
Può mai un bambino di tre anni parlare o pensare in questi termini? Scusabile solo nel caso in cui ci trovassimo nel mondo di Un genio in pannolino, forse il peggior film della storia.
Mi rigirai il portatile tra le mani. Non avevo mai toccato un computer prima d’ora. Roba da sfigati.
Presi il cacciavite e aprii lo sportello inferiore. Estrassi la batteria e la scheda RAM. Sollevai la tastiera: ecco la ventola e il processore. Soffiai via la polvere dalla scheda video.
Bene, se quest’uomo non ha mai toccato un computer, come fa a saperlo aprire (cosa non scontata coi portatili) e a conoscere così bene i componenti? Impossibile. Incoerente. Dovete attenervi al personaggio. Fatelo e non sbaglierete.
Ho trovato questi esempi di errata gestione del POV in prima persona:
Il link di riferimento è questo: https://immersivita.it/il-punto-di-vista-pov/
Questo l'estratto:
Scrivere in prima persona è particolarmente difficile perché significa calarsi al 100% nell’eroe: pensare con la sua testa, guardare coi suoi occhi, parlare col suo registro e il suo bagaglio di conoscenze. Per questo motivo è facile, specie se si è alle prime armi, commettere incoerenze. Esempio:
Mi sfilo lo scaldacollo e spingo la porta a vetro del negozio. Giancarlo armeggia col registratore di cassa. Alza gli occhi, mi abbaglia con un sorriso a trentadue denti.
«Ma buongiorno!», urla. È tornato lo sfigato, pensa. Ma perché viene qui ogni santo giorno?
L’errore sta nel fatto che il personaggio POV, cioè la voce narrante, non può sapere cosa pensano gli altri personaggi. Voi riuscite a leggere nel pensiero?
Aprii l’armadio e m’infilai tra le camicie con un fruscio. Richiusi l’anta; buio totale, e un lieve profumo di lavanda.
Martino si precipitò nella stanza. Strizzò gli occhi e si guardò intorno. Lo sguardo cadde sulle macchie di sangue che avevo lasciato sul materasso.
Qui assistiamo a un altro tipo di errore, altrettanto comune. Il personaggio punto di vista si nasconde in un armadio, eppure vede perfettamente i gesti di Martino. È possibile che senta i passi, certo, ma niente di più.
Mando giù una forchettata di arrosto. Squisito, Elettra si è superata. Nel frattempo, lei approccia il portone di casa. Tira fuori le chiavi dalla borsa.
La narrazione in prima persona non vuole mai un cambio di luogo o un qualsiasi allontanamento dal personaggio POV; è come se uscissimo dal nostro corpo in un’esperienza extrasensoriale. Potrebbe essere accettabile solo in una simile, curiosa evenienza.
Ma vediamo un altro esempio. Siamo nella Roma antica.
Il padrone afferrò lo scudiscio. «Prendi, Nicia. Così imparerai la disciplina». Mi sferzò la schiena.
«Ahia! Ma sei matto?», gridai. «Hai mai pensato a una terapia di gestione della rabbia?».
Il padrone mi frustò di nuovo. «Silenzio, stupido schiavo!».
Iniziai a piangere. Proprio un padrone nevrotico mi doveva capitare!
Qui c’è un altro errore classico e terribilmente grave: il registro. Ai tempi dei Romani non esistevano concetti moderni come nevrosi, terapie per la gestione della rabbia o cose simili, né ci si esprimeva come nelle commedie americane.
Ancora:
«Tanti auguri Gigino!». Mamma mi prende in braccio. «Tre anni! Ti stai facendo grande».
Mi sfugge una risata amara. «Grazie. Spero di crescere come si deve e di non commettere i vostri errori».
Mamma mi rimette giù. Il suo caldo abbraccio mi viene subito a mancare, e si tramuta in gelida nostalgia.
Può mai un bambino di tre anni parlare o pensare in questi termini? Scusabile solo nel caso in cui ci trovassimo nel mondo di Un genio in pannolino, forse il peggior film della storia.
Mi rigirai il portatile tra le mani. Non avevo mai toccato un computer prima d’ora. Roba da sfigati.
Presi il cacciavite e aprii lo sportello inferiore. Estrassi la batteria e la scheda RAM. Sollevai la tastiera: ecco la ventola e il processore. Soffiai via la polvere dalla scheda video.
Bene, se quest’uomo non ha mai toccato un computer, come fa a saperlo aprire (cosa non scontata coi portatili) e a conoscere così bene i componenti? Impossibile. Incoerente. Dovete attenervi al personaggio. Fatelo e non sbaglierete.
Re: Labocontest n.2 - Discussione generale - POV in prima persona
10Secondo me, scrivere in prima persona, è essenzialmente legato alla esperienza personale: nella autobiografia. Credo che sia la migliore occasione per cimentarsi o mettersi in prima fila con il racconto stesso. Credo che sia una forma intimista di scrittura. Esporsi al confronto con se stessi. Diversamente non credo torni utile. Peccato che sto affogando nel lavoro, mi sarebbe piaciuto partecipare al labcontest. Ciao.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
Re: Labocontest n.2 - Discussione generale - POV in prima persona
11Credo che l'uso della prima persona sia utile soprattutto quando all'autore interessa trasmettere molto, molto nel dettaglio sensazioni e pensieri della voce narrate; il più grande vantaggio che ne deriva è proprio quello di poter inserire in maniera libera e diretta pensieri ed impressioni del personaggio, e personalmente credo che non proprio tutte le storie si sposino benissimo con una narrazione in prima persona
Opinione che ripeto essere assolutamente personale: più la storia verte sui sentimenti e sulle emozioni dei personaggi, più giova l'uso della prima persona, perché ci permetterebbe di descriverli in maniera più approfondita e diretta al lettore, attenzione che non parlo solo di storie d'amore, ma anche di racconti che abbiano riflessioni profonde e personali come fulcro (esempio che mi viene in mente: un soldato nazista che si interroga sulla deportazione degli ebrei); più invece la storia verte sulle azioni dei personaggi e le loro implicazioni, più penso sia utile una terza persona, perché trasmette, almeno a me, la sensazione di assistere al racconto di eventi importanti
Quanto agli errori presentati da @Poeta Zaza, in generale trovo che siano tutti giusti e che, per la mia limitatissima esperienza con questo genere di narrazione, siano sempre in agguato; però credo che in generale, come per ogni cosa, vadano contestualizzati all'interno della vicenda che si sta narrando, perché come ogni "errore", anche quelli grammaticali, spesso si può trovare un modo per inserirli in un racconto senza che siano sbagliati:
Opinione che ripeto essere assolutamente personale: più la storia verte sui sentimenti e sulle emozioni dei personaggi, più giova l'uso della prima persona, perché ci permetterebbe di descriverli in maniera più approfondita e diretta al lettore, attenzione che non parlo solo di storie d'amore, ma anche di racconti che abbiano riflessioni profonde e personali come fulcro (esempio che mi viene in mente: un soldato nazista che si interroga sulla deportazione degli ebrei); più invece la storia verte sulle azioni dei personaggi e le loro implicazioni, più penso sia utile una terza persona, perché trasmette, almeno a me, la sensazione di assistere al racconto di eventi importanti
Quanto agli errori presentati da @Poeta Zaza, in generale trovo che siano tutti giusti e che, per la mia limitatissima esperienza con questo genere di narrazione, siano sempre in agguato; però credo che in generale, come per ogni cosa, vadano contestualizzati all'interno della vicenda che si sta narrando, perché come ogni "errore", anche quelli grammaticali, spesso si può trovare un modo per inserirli in un racconto senza che siano sbagliati:
Poeta Zaza ha scritto: Mi sfilo lo scaldacollo e spingo la porta a vetro del negozio. Giancarlo armeggia col registratore di cassa. Alza gli occhi, mi abbaglia con un sorriso a trentadue denti.Qui, ad esempio, di certo c'è un cambio di PoV, a meno che la voce narrante non ci spieghi, e può farlo penso in maniera più semplice ed elegante di un narratore onnisciente, perché l'altra persona sembra dare questa impressione. Magari se ne possono descrivere gesti, oppure il PoV può dire direttamente, perché sa, perché l'altro personaggio lo reputa una seccatore
«Ma buongiorno!», urla. È tornato lo sfigato, pensa. Ma perché viene qui ogni santo giorno?
Re: Labocontest n.2 - Discussione generale - POV in prima persona
12Bardo96 ha scritto: Credo che l'uso della prima persona sia utile soprattutto quando all'autore interessa trasmettere molto, molto nel dettaglio sensazioni e pensieri della voce narrate; il più grande vantaggio che ne deriva è proprio quello di poter inserire in maniera libera e diretta pensieri ed impressioni del personaggio, e personalmente credo che non proprio tutte le storie si sposino benissimo con una narrazione in prima personaIo la uso soprattutto nei racconti brevi, anche per la moda che vuole questo tipo di narrazione più immediata e quindi meno "appesantita" da descrizioni o riflessioni. Cosa che torna utile quando si hanno pochi caratteri a disposizione. Concordo che non sia adatta a ogni storia (anzi, è adatta a poche, e spesso se ne abusa in storie che vedrebbero meglio la terza), ma avrei difficoltà a spiegare in base a cosa decido se scrivere una storia in prima o in terza persona, perché di solito lo faccio e basta.
Di tutti i romanzi che ho scritto, solo uno è in prima persona, ed è in effetti una storia molto intima, perché il protagonista racconta la propria vita: ogni avvenimento è filtrato dai suoi occhi, quindi la prima persona era quasi obbligata. Il problema maggiore che ho riscontrato è stato descrivere le reazioni emotive più forti. Il romanzo si alterna tra passato e presente, ma mentre il passato è facile da raccontare (anche perché l'io narrante lo cambia o razionalizza) il presente è più ostico: anche quando la mente del protagonista è totalmente stravolta dalla rabbia o dalla disperazione, deve continuare lo stesso a raccontare, perfino i propri cambiamenti fisici ed emotivi man mano che avvengono. Il rischio di uscire dalla credibilità (anche solo facendo una considerazione troppo lucida) è alto.
In generale, credo che l'uso della prima persona comporti delle sfide non indifferenti.
Per prima cosa il/la protagonista, che è anche voce narrante, deve essere ben definito. Non può avere la voce dell'autore, né una voce piatta e neutra. Ogni cosa che descrive o commenta deve avere l'impronta del suo carattere, quindi l'autore deve conoscere molto bene il personaggio (è sempre importante, ma in questo caso lo è di più), sapere cosa penserebbe o direbbe, o come reagirebbe di fronte a ogni situazione che gli si presenta davanti.
Deve poi riuscire simpatico o almeno gradevole al lettore, altrimenti non lo seguirà per centinaia di pagine.
La prima persona comporta anche molte restrizioni: non si può dire cosa pensino o facciano altri personaggi che non sono in scena, quindi la storia resta molto concentrata sul protagonista. Si possono però trovare scappatoie:
Poeta Zaza ha scritto: Mi sfilo lo scaldacollo e spingo la porta a vetro del negozio. Giancarlo armeggia col registratore di cassa. Alza gli occhi, mi abbaglia con un sorriso a trentadue denti.Qui ad esempio basterebbe scrivere: «Ma buongiorno!», urla. Posso quasi leggergli in faccia ciò che pensa, dietro quel sorriso falso: È tornato lo sfigato. Ma perché viene qui ogni santo giorno?
«Ma buongiorno!», urla. È tornato lo sfigato, pensa. Ma perché viene qui ogni santo giorno?
Rispetto alla versione in terza persona, più obiettiva, qui entra in gioco il carattere: la sua deduzione è realistica, magari in base ad altri episodi, o è un po' paranoica? Pur essendo una restrizione, dà comunque l'opportunità di andare più a fondo nella visione del mondo del nostro io narrante.
Altro rischio, più emotivo ma non per questo meno presente, è di farsi coinvolgere dall'io narrante al punto da dargli involontariamente caratteristiche nostre. Serve una costante e lucida presa di distanza per capire se davvero è il personaggio a parlare e non l'autore.
Secondo me usare la prima persona è un ottimo esercizio di scrittura, perché costringe a trovare soluzioni ai problemi che si presentano di volta in volta, che non sono mai insormontabili ma richiedono uno sforzo. Uno scrittore poi può avere una preferenza per un POV o un altro, ma credo che dovrebbe provarli tutti (prima, terza limitata, narratore onnisciente, ecc.), anche solo per fare esperienza.
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)
Re: Labocontest n.2 - Discussione generale - POV in prima persona
13Bardo96 ha scritto: Credo che l'uso della prima persona sia utile soprattutto quando all'autore interessa trasmettere molto, molto nel dettaglio sensazioni e pensieri della voce narrate; il più grande vantaggio che ne deriva è proprio quello di poter inserire in maniera libera e diretta pensieri ed impressioni del personaggioQuesto però è raggiungibile anche con una terza persona immersa, mi pare. Il plus della prima persona è che fa direttamente entrare nella pelle del narratore, trasferisce il lettore nel tempo esatto dell'azione, creando così dei paraocchi che rendono l'interpretazione dei fatti realizzata dal narratore l'unica esistente e possibile, almeno finchè si resta immersi nella lettura. Il che rende la prima persona perfetta se si sceglie di avere un narratore inaffidabile (o forse bisognerebbe dire che l'uso della prima persona rende per definizione inaffidabile, poichè parziale, il narratore).
Re: Labocontest n.2 - Discussione generale - POV in prima persona
14narrare in prima persona è abbastanza difficile, personalmente parlando, forse perché limita il punto di vista e non permette di spaziare sulla storia, sull'approfondimento dei personaggi. A meno che non si scriva una vicenda dove ci sono diversi protagonisti e ognuno affronta la storia presentando i fatti tramite la propria esperienza.
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
https://www.lestradedeimondi.com/
https://www.lestradedeimondi.com/
Re: Labocontest n.2 - Discussione generale - POV in prima persona
15Mi piace scrivere in prima persona e, in genere, utilizzo il presente indicativo. Non necessariamente per un’auto biografia. È un esercizio di immedesimazione, come un lavoro di preparazione teatrale. Dopo aver scritto, a volte, resto qualche ora imbambolata come se il personaggio mi avesse trasportato nel suo mondo. È una sensazione straniante ma molto appagante cosa che non provo scrivendo in terza. Certo è tutto più complicato e sopratutto lo trovo più adatto a un lavoro breve a meno di non essere super super bravi e saper padroneggiare il ritmo narrativo alla grande per non annoiare il lettore.
Re: Labocontest n.2 - Discussione generale - POV in prima persona
16Silverwillow ha scritto: Anche quando la mente del protagonista è totalmente stravolta dalla rabbia o dalla disperazione, deve continuare lo stesso a raccontare, perfino i propri cambiamenti fisici ed emotivi man mano che avvengonoApprofitto di questa affermazione per introdurre una riflessione che intreccia POV e show/tell (mi perdonerà @silverwillow se questo deforma quanto intendeva con la sua frase): la scrittura in prima persona a mio parere deve limitare tantissimo la parte di racconto e concentrarsi piuttosto sulla trasmissione di percezioni e stimoli relativi all'hic et nunc del narratore. A meno che il narratore non sia una persona molto abituata a sovra-analizzare se stessa e a svolgere lunghi soliloqui allo specchio (a voi quanto spesso capita? Non così di frequente, dai) quello che bisognerebbe narrate dovrebbero essere le reazioni del soggetto a determinati stimoli o rivelazioni. Ad esempio, con un pov in prima persona proverei a evitare di scrivere "mi arrabbio" ma userei una sequela di improperi o di maledizioni ("che possa finire sotto un bus, ora, adesso, ma di quelli a due piani, quello schifoso"). La prima persona vive la vita e nella vita non esistono quasi mai riassunti o astrazioni.
Re: Labocontest n.2 - Discussione generale - POV in prima persona
17Gualduccig ha scritto: la scrittura in prima persona a mio parere deve limitare tantissimo la parte di racconto e concentrarsi piuttosto sulla trasmissione di percezioni e stimoli relativi all'hic et nunc del narratoreHo letto diversi romanzi in prima persona che hanno molte parti riflessive o raccontate. Mi pare anzi che vadano moltissimo nei concorsi più importanti. Per fare un solo esempio: "Tutto chiede salvezza", che è arrivato in finale allo Strega.
Per me un romanzo in prima persona è per sua natura più riflessivo, perché le persone oltre ad agire e parlare spesso riflettono. Un protagonista che non si ferma ogni tanto a riflettere sulla situazione che sta vivendo diventerebbe poco credibile e poco umano.
Se ho capito bene quello che intendi col mostrare solo i fatti e le reazioni, secondo me può andar bene per alcuni generi più d'azione (thriller, avventura, fantasy) ma non per tutti. Non parlo di lunghi soliloqui, ovviamente, che risulterebbero fastidiosi sempre.
Gualduccig ha scritto: Ad esempio, con un pov in prima persona proverei a evitare di scrivere "mi arrabbio" ma userei una sequela di improperi o di maledizioniSu questo sono d'accordo, ma vale un po' per tutti i POV: le emozioni andrebbero il più possibile mostrate, mai nominate. Quello che intendevo è che è più facile mostrarle dall'esterno (ad esempio con un narratore onnisciente) che dall'interno. Ma se si riesce a farlo bene il risultato probabilmente è più coinvolgente per chi legge.
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)
Re: Labocontest n.2 - Discussione generale - POV in prima persona
18Silverwillow ha scritto: Per me un romanzo in prima persona è per sua natura più riflessivo, perché le persone oltre ad agire e parlare spesso riflettonoLa maggior parte della gente lo fa di rado, purtroppo. ;-D
Battute a parte, hai ragione quando dici che quel che ho scritto è più rilevante per certi rami della narrativa che per altri, ed è altrettanto vero che sulla valutazione che ho riportato impatta molto la mia personale idiosincrasia per i testi in cui i narratori tendono a perdersi troppo spesso in riflessioni filosofiche (quanto sia il "troppo" lo stabilisco io). Oltretutto, questi testi tendono ad essere molto apprezzati, ultimamente, se guardiamo in particolare lo Strega (quindi il problema è poi tutto mio).
Mi verrebbe però da puntualizzare - sono un rompiballe - che le riflessioni di cui parliamo qui sono esprimibili in maniera analoga con un POV in 1° persona così come con uno in 3° persona immersa. A me addirittura verrebbe ad dire che la 3° immersa si presti di più proprio per la sua natura "obliqua e interstiziale". In altre parole, se io volessi scrivere una storia in cui il protagonista si ferma (relativamente) spesso a riflettere su quanto gli succede, probabilmente sceglierei una 3° persona immersa.
In questa scelta ha anche impatto, almeno ai miei occhi, il tempo verbale scelto per narrare la storia: il presente con POV 1° persona rende difficile la divagazione, impone (mi pare) che sia concisa e relativa a fatti importanti; per gli aspetti meno fondamentali, mi verrebbe da trattare la comparsa alal mente del narratore del risultato della riflessione quasi come un'epifania di cui lui stesso è semi-inconsapevole.
Il passato invece mi pare molto più adatto perchè pone di suo una distanza rispetto al contingente e favorisce maggiormente la craezione di uno spazio di riflessione su quanto è accaduto (nel passato del narratore) e sta venendo scoperto (nel presente del lettore).
Re: Labocontest n.2 - Discussione generale - POV in prima persona
19Non sono del tutto d’accordo che una storia in prima persona debba essere più “riflessiva”, se con questo intendiamo che il narratore punto di vista “fermi” la narrazione per esporre le sue riflessioni e ragionamenti al lettore
È possibile, ed in determinati contesti anche necessario, ma si può fare anche con la terza persona, immersa o meno
Concordo invece col dire che, se la narrazione è al presente in prima persona, allora è più difficile inserire queste riflessioni senza spezzare il “velo narrativo”: di sicuro una persona normale riflette prima di agire, nella maggior parte dei casi, ma troverei strano che queste riflessioni siano così frequenti, a meno che non si tratti di una storia che cerca di scavare a fondo nell’animo nel protagonista, o di un personaggio particolarmente filosofico
È possibile, ed in determinati contesti anche necessario, ma si può fare anche con la terza persona, immersa o meno
Concordo invece col dire che, se la narrazione è al presente in prima persona, allora è più difficile inserire queste riflessioni senza spezzare il “velo narrativo”: di sicuro una persona normale riflette prima di agire, nella maggior parte dei casi, ma troverei strano che queste riflessioni siano così frequenti, a meno che non si tratti di una storia che cerca di scavare a fondo nell’animo nel protagonista, o di un personaggio particolarmente filosofico
Re: Labocontest n.2 - Discussione generale - POV in prima persona
20Partecipo volentieri alla discussione. Anni prima della pandemia, avevo scritto un racconto (stranissimo!) usando solo la prima persona onnisciente: ho scoperto che è una tecnica facile da usare, a patto di avere una chiara visione globale della storia. Successivamente, ho scoperto che per il mio mondo narrativo, sembra essere più efficace il narratore onnisciente che racconta tutto in terza persona.
Re: Labocontest n.2 - Discussione generale - POV in prima persona
21In prima persona ho scritto alcuni racconti brevi e uno lungo, al presente, che è poi divenuto il primo, a mo' di introduzione, di una raccolta pubblicata. Gli altri erano in terza persona. E mi ero posta il problema di @bardo, aggirandolo con l'espediente -l'editor lo approvò- di attribuire alla protagonista, voce narrante, la stesura di una sorta di diario in cui prendeva nota degli eventi per un futuro romanzo
se la narrazione è al presente in prima persona, allora è più difficile inserire queste riflessioni senza spezzare il “velo narrativo ha scritto:
" ...con mano ferma ma lenta sollevò la celata. L'elmo era vuoto." (Calvino)
Pagina autrice fb: virginialess/21 Blog "Noi nonne": https.//virginialess.wordpress.com
Re: Labocontest n.2 - Discussione generale - POV in prima persona
22Luca Canetti ha scritto: la prima persona onniscienteTemo sia un mio limite, ma credo che una prima persona onnisciente sia una sorta di controsenso:
una persona normale, a meno di non raccontare si in prima persona, ma al passato, non dovrebbe essere in grado di conoscere tutto di tutti, ed ancora meno dovrebbe inserirsi nel racconto per spiegare ed esporre queste cose
Sarà che io sono abbastanza contrario al narratore onnisciente, che trovo più dannoso che altro, ma secondo me prima persona e narratore onnisciente si sposano malissimo in qualsiasi racconto; poi, come sempre, lietissimo di essere smentito
Re: Labocontest n.2 - Discussione generale - POV in prima persona
23Luca Canetti ha scritto: avevo scritto un racconto (stranissimo!) usando solo la prima persona onniscientedal titolo "io sono Dio"?
Re: Labocontest n.2 - Discussione generale - POV in prima persona
24Gualduccig ha scritto: dal titolo "io sono Dio"?No! In realtà non aveva titolo
Re: Labocontest n.2 - Discussione generale - POV in prima persona
25Luca Canetti ha scritto: No! In realtà non aveva titoloPerò sono curioso, come funzionava?