Emanuela Sommi_Mens Rea_Recensione CdM

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Titolo: Mens Rea
Autore: Emanuela Sommi
Editore: ilmiolibro.kataweb.it
Pagine: 188
Genere: giallo
Prezzo: 4,49€ ebook, 12,00€ cartaceo

Trama
A Torrescura, cittadina immaginaria tra le colline della campagna laziale, Giada Trovarelli viene uccisa in casa sua. A trovare il corpo è Armida, l’energica governante di Laura Spada che abita sullo stesso pianerottolo. Saranno le due donne ad avventurarsi nel mondo delle congetture, sorrette dalla passione per le serie crime, molto fantasticando, più spesso ragionando, mentre il commissario Amilcare Petroni tenta di portare avanti le sue indagini. Ma quello che sembra un giallo, e lo è, inutile negarlo, vuole raccontare anche qualcosa in più, come spesso accade in questi casi. È la storia di un rimorso che diventa colpa e conduce sulla china dell’autodistruzione; di un ritorno là, dove tutto è iniziato, per saldare il debito di una coscienza mai nata; di un dolore disperato che è diventato inferno. Specchio e nemesi di tutto questo è la discarica di Campomorto che, nell’indifferenza generale, impesta l’aria e smaschera coi suoi liquami infetti ipocrisie e avidità.

Recensione
Premessa: questa non è una recensione vera e propria perché richiede una competenza che io non ho. Non sono “del mestiere” come gli agenti letterari, editori, critici ecc. Quindi esprimo solo un parere amatoriale che deve essere preso per quello che è. Nulla di più probabile che altri diano pareri opposti al mio.

Nei criteri per giudicare una storia (romanzo, film, teatro, fiction TV…) il più importante per me è la trama. Linguaggio, grammatica, ortografia sono cose secondarie anche perché un refuso o uno strafalcione grammaticale lo si corregge in un attimo, un intreccio incoerente lo aggiusti solo riscrivendo l’intera storia.

Parlando appunto di trama devo segnalare che ci sono dei problemi o forse cose che non ho capito io.

1) Il colpo di scena finale, la scoperta di chi è l’assassino, non mi ha sorpreso perché lo avevo capito da alcuni capitoli. Me lo ha fatto comprendere la scena in cui lo zio si presenta a casa di Laura con il vestito strappato e lui stesso si schernisce dicendo che è stato in giro a squartare donne. Depistare il lettore con la successiva descrizione del litigio col tossico non ripara il buco. Anche perché abbiamo tutti una grossa esperienza di gialli e sappiamo che il colpevole non è mai il primo e il più ovvio sospettato, ma si deve puntare su un insospettabile. E Giacomo è l’unico rimasto. Quindi era meglio che lui non facesse quella battuta o al massimo la facesse dopo aver raccontato la (finta) aggressione del tossico; magari con un “avrei preferito farmi sti tagli squartando donne che affrontando un drogato” … (sempre che fosse necessario che lui confessasse in quel modo). Dopo aver preso a sospettare dello zio, il colpo di grazia viene dal coltello nel cassetto: a quel punto è ovvio perché l’assassino è un uomo e l’unico uomo che ha libero accesso in quella casa è Giacomo che un paio di capitoli prima si era alzato da tavola per andare a prendere la boccetta dei medicinali in camera di Laura. Troppo semplice… speravo di venire piacevolmente smentito ma invece era proprio così.

2) Accettato che lo zio sia il colpevole non tornano i conti dell’omicidio della fidanzata del ragazzo che si è costituito, Tiziana Scaleri. Quando l’assassino la va a trovare alla discarica le dice che ha pagato per quello che ha detto in TV. E cosa avrebbe detto in TV che potesse spingere Giacomo ad ucciderla? Fino a che si dà ad intendere al lettore che gli omicidi siano legati alle speculazioni sui terreni della discarica, ci può stare che la sua apparizione in TV abbia allarmato qualcuno ma se poi è solo la vendetta per l’incidente d’auto, non funziona molto bene. Forse sono io che non l’ho capito.

3) La storia inizia con Armida che arriva a casa di Laura dicendo che ha trovato il corpo di Giada. Si suppone che fosse a casa di Giada… ma poi a pagina 29 Armida dice “Uccisa, mutilata e buttata in discarica come uno straccio” frase che suppongo si riferisse a Giada visto che non si parla di altre vittime precedenti. Ma allora dove è il corpo della vittima? A casa sua o alla discarica? Già alla prima intervista ai telegiornali parlano di Giada e di un possibile serial killer. Ma perché? Quali altri omicidi ci sarebbero stati prima di quello di Giada?

4) A pagina 62 troviamo “Ma chi sono i Marinelli? Quella bionda palestrata col marito cornuto… ecc.” Chi siano i Marinelli se lo chiede il lettore. Sono una coppia incredibilmente simile ai Trovarelli, lei “allegra” per cui “C’è da stupirsi se poi la trovano morta ammazzata?”, lui “cornuto” che viaggia continuamente… quindi in quel condominio c’è stato un altro omicidio in un’altra coppia con gli stessi problemi e dinamiche dei Trovarelli?! O magari è un refuso e inizialmente la vittima e il marito si chiamavano Marinelli ma poi si è deciso di cambiare il nome in Trovarelli ma ci si è dimenticato di modificare pagina 62?

5) Manca lo sviluppo della sottotrama di Amilcare con Elisa. A pagina 98 si accenna che, pur essendo legato a Laura, Amilcare abbia avuto una avventura con la migliore amica di Laura. La cosa sembra non essere nota a quest’ultima perché di tante schermaglie tra i due, questa è l’unica che non emerge. Laura potrebbe dirgliene di cotte e di crude per averla tradita con la sua migliore amica ma non lo fa e gli rinfaccia altro. Non era obbligatorio svilupparlo e Laura può rimanere ignara della breve tresca, ma è un’occasione perduta per arricchire la trama e complicarla.

6) L’incidente d’auto alla base dei traumi di quasi tutti, ha una dinamica che è chiara solo nel finale. Non avevo afferrato che Laura fosse ritenuta alla guida e quindi colpevole di quelle morti; solo nel finale è apparso chiaro. Ma forse mi è sfuggito un pezzo. Detto ciò, ci sta che Giacomo avesse fatto credere che era Laura a guidare per non finire lui nei guai. E che Laura fosse caduta nell’inganno perché troppo ubriaca per ricordarsi. Ma allora nei guai doveva finirci lei: guida ubriaca e ammazza un bel po’ di persone e non finisce in carcere ma solo in ospedale? Poi ho trovato un po’ debole la motivazione della pazzia di Giacomo: volersi vendicare su Laura perché negli anni successivi si è data all’alcol? Non avendo responsabilità sull’incidente (e Giacomo lo sa) perché odiarla così tanto da volerla morta? E perché dissanguare le altre vittime? Capisco la portinaia che ha ficcanasato, ma non si capisce perché anche Sandro. Quest’ultimo ha trovato la scarpa rossa quando gli casca la borsa sotto la pioggia. Si suppone sia quella della Scaleri ma come ha fatto ad arrivare lì? L’assassino le ha prese entrambe alla discarica, quindi vuol dire che poi ne ha persa per strada una? E anche fosse, il fatto che la trovi Sandro perché dovrebbe trasformarlo in un pericolo tale per Giacomo da spingere quest’ultimo a farlo fuori dissanguandolo?

Magari non ho capito io… fammi sapere se ho travisato gli eventi.

Altro fattore importante sono i personaggi. Qui ho meno obiezioni perché i principali sono ben delineati nel loro carattere e motivazioni. Ad eccezione, come detto sopra, di Giacomo che non mi convince al 100%. Molto bello il rapporto tra Laura e Armida. È la parte migliore del racconto.
Poi mi piace il tono ironico, sarcastico, anche cinico, dei protagonisti ma, se posso suggerire una miglioria, ci starebbe bene un personaggio che facesse da contraltare. Perché questo tono è onnipresente. Tutti sono cinici, tutti sono sarcastici ad iniziare dal narratore. Di solito è molto utile la presenza di un personaggio che controbilanci in senso opposto. Non è necessario uno nuovo, magari basta ridisegnare uno vecchio. Ad esempio Armida è il personaggio più adatto perché quello meno pessimista, sprezzante, disilluso, depresso ecc. Renderlo più solare non cambia il tono generale del racconto ma crea un contrasto che gli gioverebbe. Anche perché ad essere deprimente e marcio ci si mette pure l’ambiente visto che il paese è dominato da una discarica che alla fine esplode sommergendo mezzo paese, quindi a maggior ragione in tanta sporcizia ci stava bene un personaggio non solo “pulito” e solare ma che di lavoro fa proprio le pulizie.

Stile e linguaggio. Qui più che mai si entra nel campo dei gusti personali. Molti “esperti” del settore smontano i romanzi che vengono loro proposti tirando fuori la classica critica del narratore onnisciente. Io non ritengo sia una legge universale. Non credo che esistano regole necessarie o sufficienti perché un romanzo sia vincente. Però entro certi limiti è una regola valida. O comunque un consiglio molto utile.
Il narratore può descrivere “dall’esterno” le azioni di tutti i personaggi anche se avvengono in luoghi e momenti diversi, ma quando entra nella loro testa e ci espone i loro pensieri, qui si entra in un’area pericolosa. Se si adotta il punto di vista di un personaggio, come ad esempio Laura, ci sta bene che il narratore riporti i suoi pensieri e le sue considerazioni, ma farlo con tutti per me è troppo. Anche perché un’altra regola scritta dai “saggi” è il famoso detto “show, don’t tell”. In questo testo troppo spesso la voce narrante ci racconta cosa prova Tizio e cosa Caio anziché farglielo provare in diretta in modo che lo provi anche il lettore. Per fare un esempio positivo, si prenda la litigata tra Laura e Armida di pagina 33 e seguenti: quella parte funziona molto bene. Oppure il capitolo dell’interrogatorio tra Amilcare e Sandro. In entrambi i casi si rivanga il passato o si spiegano al lettore degli antefatti, ma siccome escono fuori come botta e risposta tra personaggi, acquistano tridimensionalità. Funzionano egregiamente. Se invece è l’io narrante ad illustrare i pensieri, le angosce, il passato e il presente di tutti i personaggi, finisce che il lettore non si immedesima più in Laura o Amilcare; resta ad oscillare tra i personaggi e l’invadente io narrante. Prendi ad esempio i film: quanto volte si sente la voce fuori campo che descrive le cose, le emozioni, i pensieri? Mai, perché causerebbe la fine della “sospensione dell’incredulità”.

Quest’ultimo parallelo col cinema mi porta ad un’altra considerazione sullo stile: si vede che è molto influenzato da quello cinematografico. Quando guardi un film, in due secondi la scena può cambiare e si passa da un personaggio che dice “ah che infanzia tremenda che ho avuto”… dissolvenza… parte una musica diversa…entra in scena un attore bambino che impersona il protagonista molti anni prima…e via coi ricordi. Al cinema funziona perché occhi e orecchie ti fanno capire al volo il “cambio di scena”, il cambio di piano temporale, e così via. In un testo scritto invece è molto più faticoso. Non è stato facile seguire questi salti temporali improvvisi e non preannunciati. Se un flashback fosse inserito come inizio di un nuovo capitolo ci potrebbe stare, ma invece qui sono quasi sempre alternati al racconto in diretta al giorno d’oggi. Per l’autrice sarà anche chiaro di cosa si parla ma forse non per i lettori.

Grammatica e ortografia. Buona proprietà di linguaggio, punteggiatura ecc. I dialoghi sono ben scritti e verosimili. Anche per questo ripeto il suggerimento di ridurre il peso del narratore e passare più testo possibile nei dialoghi o nelle azioni: funzionano meglio. Per il resto segnalo qui alcuni refusi.
Pag 13: la verità è sono un killer
Pag 31: È successa un cosa orribile
Pag 33: «Ma dici, che cazzo dici!
Pag 56: E che c’è si strano?
Pag 80: c’e
Pag 86: sta farsi invischiare
Pag 105: un brutta vita
Pag 155: indispendabile
Pag 175: ma che ci troverai in coglione.
Pag 180: Non non vorrei che cadessi
Pag 184: su un carrelli
Sempre a proposito di refusi, sul sito di ilmiolibro dove si presenta l’opera c’è la citazione “Non c'è peggior sordo di chi è sordo davvero” ma nel testo la frase non è presente.

In conclusione, per quello che valgono, io ho preferito dare consigli o sollevare dubbi sulle cose che non funzionano nella speranza di aiutare a migliorare il prodotto o lo stile. Di solito mi soffermo poco sui pregi perché quelli possono restare così come sono. Comunque riassumendo, il punto di forza è la caratterizzazione dei personaggi, l’ironia e il sarcasmo del linguaggio, mentre dovrebbe essere migliorata la costruzione della trama (sempre che non sia io ad averla travisata).

In bocca al lupo per ciò che scriverai in futuro…

Re: Emanuela Sommi_Mens Rea_Recensione CdM

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Grazie  @EmilyR , i tuoi commenti sono un regalo davvero prezioso, non immagini quanto.
Chissà se riuscirò a farne tesoro.
Detesto quelli che dicono: «Non hai capito.» La verità è che non ti sei fatto capire, dato che chi usa un mezzo di comunicazione dovrebbe sentirsi responsabile della sua efficacia.
Tuttavia, parafrasando Alberto Sordi, direi che a me m’ha rovinato Molly Bloom. Nel senso che sto cercando un registro narrativo diverso, più somigliante al nostro sentire, invece che al nostro ragionare, cosa che in un meccanismo a orologeria, come dovrebbe essere un giallo, ammetto che sia quantomeno temerario.
Mi hai fatto capire che la strada è lunga. E così dev’essere.
Mi chiedi di segnalarti se hai travisato gli eventi. Solo in parte.
Quello che va a trovare Tiziana Scaleri in discarica non è l’assassino, ma Sandro, che infatti viene visto mentre raccatta le sue scarpe rosse sotto la pioggia. E questo è anche il motivo per cui Giacomo decide di utilizzarlo. Uso questo termine in quanto per lui, dissanguare le sue vittime, è prima di tutto un modo per tenere in vita le persone care, dunque una forma di negazione non solo della loro morte, ma della morte tout court. Un sacrificio purificatore sull’altare della Vita, che ritiene sacra e che Laura ha sistematicamente profanato con la sua condotta.
La scelta dei soggetti da utilizzare è spesso casuale. A pag29 il notiziario ipotizza l’azione di un serial killer (da cui il commento di Armida) e lo stesso Giacomo, a pag37, possiede in frigo un vasto assortimento di pezzi con tanto di etichetta. Altre volte, come nel caso della Scaleri, di Sandro o della portiera, è imposta dalla necessità di proteggere il suo tempio segreto.
Ma queste sono tutte cose che tu già sai. Evidentemente non sono stata in grado farle funzionare a dovere.
Dunque ancora grazie  :love:
 
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Re: Emanuela Sommi_Mens Rea_Recensione CdM

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Beh sono felice che tu non l'abbia presa male. I libri son come i figli e a nessuno piace sentirseli criticare, soprattutto da estranei. Io comunque cerco di dare consigli costruttivi e rispettare l'autore...almeno nella misura in cui lui rispetta i lettori, cosa che non sempre avviene.

In merito all'incomprensione volevo allora aggiungere una considerazione: l'aver confuso i due personaggi è stata la conseguenza della loro eccessiva somiglianza. Fino alla scena della discarica ci viene descritto quello che si intuisce essere l'assassino, come "un uomo"...che fa questo, fa quello ecc. Mai un nome e mai un segno distintivo. Questo allo scopo di mantenere il mistero. Ma quando poi Sandro va alla discarica mi pare che anche in quel caso di lui non si dica nulla di più che "un uomo trova un cadavere e gli parla". Come fa allora il lettore a distinguerlo dall'altro? Entrambi i misteriosi personaggi sono descritti per un unica caratteristica distintiva: sono abbastanza pazzi da parlare con morti, magari pure squartati e non esserne turbati. 
E' quindi naturale che, senza altri indizi che li distinguano, il lettore li creda la stessa persona. Già è molto raro incontrare nella vita reale una persona pazza al punto di parlare coi cadaveri come fossero vivi...figuriamoci trovarne due! Quindi di fatto il lettore non ha nessuna ragione per credere che siano due personaggi diversi.
Tanto per dirne una, gli editori consigliano spesso di non dare a due personaggi dei nomi che abbiano la stessa iniziale (Simona, Sara e Sandra ad esempio) perchè rende difficile al lettore distinguerli. Quindi a maggior ragione dare a due personaggi la stessa rara perversione crea dei problemi.

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Come soluzione del problema potresti associare ai due "uomini" qualche descrizione fisica specifica. Senza farne il nome, provare a fare capire che sono diversi. Certo che non è facile farlo se contemporaneamente non se ne vuole svelare l'identità. Però a questo punto mi chiedo: ma perchè non svelare almeno che quello alla discarica è Sandro? E' necessario lasciarlo nell'ombra?[/font]
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