Il professor Rinoldi - Pt.1

1
viewtopic.php?f=20&t=661&p=5271#p5271

Avviso agli eventuali lettori: il contenuto di questo racconto è fortemente hard per l'argomento toccato e le situazioni descritte. Essere maggiorenni non garantisce una serenità di lettura.
Quindi consiglio di proseguire unicamente se la propria sensibilità lo consiglia.
Lettore avvisato, mezzo salvato.


Tratto da: "Le memorie del collegio"

Il professor Rinoldi Pt.1

Il professor Rinoldi rappresentava l'archetipo dell'uomo sexy alla soglia della maturità, univa un fisico giovanile e prestante al carisma dell'uomo fatto.
Quando ti veniva accanto, con quel suo profumo di note calde e muschiate, sentivi frullare qualcosa nel diaframma che bloccava il respiro.
Restavi ammutolita e confusa come una scolaretta, pietrificata come il topolino che verrà mangiato dal serpente.
In realtà il serpente che turbava tuoi pensieri, non era un rettile velenoso e vorace, ma quello che immaginavi grosso e lungo celato nei suoi pantaloni.

In quei momenti desideravi che ti divorasse con esasperante lentezza: ti assaliva un caldo sdilinquimento al basso ventre che lasciava le mutandine umide e appiccicose.
La mattina presto, nella bella stagione, ci svegliavamo anzitempo e si correva alla finestra per vederlo passare al galoppo sul grande viale che veniva dal maneggio, montando Lucky lo stallone nero, il magnifico fiore all'occhiello della nostra scuderia.
Infatti il collegio tra le sue varie prerogative, era anche attrezzato di un maneggio che offriva, alle allieve che lo desiderassero, il corso d'equitazione.
Io non montavo, era un'attività sportiva che non mi attraeva, in realtà i cavalli mi mettevano un po' paura, la loro dimensione fisica imponente, la grande forza animale e quella vitalità imprevedibile mi inquietavano.
Un pomeriggio passeggiando per il nostro parco ero giunta allo spiazzo del maneggio: all'interno del corral stazionava una coppia di cavalli.
Si trattava di una femmina di baio dal manto bruno e un magnifico morello maschio: erano con evidenza in estro, lui appariva smanioso, con quell'enorme sesso, teso come un ramo d'albero e quel glande, di forma singolare, lucido di umori.
A un certo punto l'avevo visto montare la femmina montandole in groppa con un assalto potente: sprofondando, con impeto, quella virilità congestionata nella vulva tumida di lei.
Il coito fu breve e violento, l'eiaculazione finale fu straordinariamente copiosa: mi provocò una sensazione di ripugnanza frammista di un'attrazione insana.
Assistere a quell'accoppiamento tanto crudo mi aveva turbata in modo profondo, nonostante il fastidio non mi era però riuscito di distoglierne lo sguardo.
Rinoldi, uscendo in quel momento dal paddock, dove aveva lasciato alla posta Lucky, mi vide intenta a osservare la scena e notando l'espressione che avevo in volto, sorrise divertito del mio imbarazzo.
Rimasi davvero impressionata da quello spettacolo insolito, al punto che, una notte di qualche giorno dopo, avevo sognato che il professor Rinoldi, abbigliato nella sua consueta tenuta da equitazione, mi conduceva con lui nella stalla all'interno del box di Lucky, lo stallone arabo.
La bestia era splendida: il manto bruno, lucido come velluto, mandava riflessi argentati come accade col guscio di qualche coleottero esotico.
Aveva l'aria irrequieta, soffiava nervoso dalle froge ed emetteva nitriti acuti: ero spaventata e nel sogno desideravo solo di fuggire da quel posto.
Ma Rinoldi mi trattenne, disse che non potevamo andar via, eravamo nella stalla con il compito di calmare il nervosismo dell'animale, solo dopo avremo potuto allontanaci.

Io mi sentivo intimorita e confusa, non capivo inoltre in che maniera la nostra presenza potesse giovare all'umore instabile del cavallo.
Era notte, la luce nel box era esigua, tutto il luogo era cupo e immerso nel silenzio, l'aria nell'ambiente era calda e il sentore della paglia, impregnata dalle deiezioni degli animali, ti prendeva alla gola.
Mi sentivo profondamente a disagio e nauseata da quell'olezzo, mentre dentro mi montava un'ansia crescente.
Rinoldi sempre elegante, portava pantaloni color sabbia da cavallerizzo, infilati in alti stivali di lucido cuoio bruno, sopra indossava una impeccabile polo nera.
Imperturbabile, appariva perfettamente a suo agio in quell'ambiente, prese a carezzare amorevolmente il cavallo, lisciandogli la criniera e parlandogli con dolcezza.
L'animale, pareva rispondere a quelle attenzioni quietando la sua agitazione.
- Buono Lucky , guarda chi ti ho portato. Ti piace questa bella giovinetta vero piccolo mio? - sussurrò con tono suadente all'orecchio dello stallone, nel farlo mi lanciava sguardi di complicità che non sapevo come interpretare.
Infine, si rivolse a me: - Avvicinati cara, non avere timore. Vedi: è mansueto. I cavalli sono animali intelligenti e molto sensibili, ha solo bisogno di coccole per tranquillizzarsi. -
Vedendo il persistere della mia ritrosia, mi cinse alla vita col braccio tirandomi a sé: l'aroma conturbante della sua colonia mi avvolse caldo e rassicurante.

Tenendo con grazia la mano sulle mie reni mi sospinse dolcemente fino che mi trovai a contatto fisico col cavallo.
- Coraggio – aggiunse - Non ti farà nulla con me al tuo fianco. -
Quelle parole mi rassicurarono, pensai che in fin dei conti la mia paura fosse del tutto irrazionale, non avevo mai avuto un reale motivo per quella fobia.

Nessun cavallo mi aveva mai fatto del male o molestato in alcun modo: il mio era solo un puerile rifiuto psicologico. Ritenni fosse giunto il tempo di affrontare questa paura infantile e ora se ne presentava la migliore occasione.
Fiduciosa per la presenza di Rinoldi a sostenermi, mi avvicinai all'animale.
Non ero mai stata tanto vicina a un cavallo, aveva una statura e una mole imponenti: Lucky nella fattispecie era un esemplare magnific, il pelo corto e lucido come seta, la muscolatura armoniosa e guizzante, emanava un odore forte, muschiato e pungente come l'odore del selvatico o del sudore e del sesso.
Rinoldi si pose alle mie spalle, sentivo il suo corpo sfiorare la mia schiena, la cosa mi procurò un brivido d'emozione che mi fece avvampare.
- Cosa devo fare professore? - Chiesi con voce incerta.
- Carezzagli il collo e la criniera, fallo lentamente senza timore. -
Percepivo il suo fiato caldo dietro l'orecchio, la sua vicinanza era rassicurante e carezzevole, il clima del sogno era cambiato: non avvertivo più alcuna ansia, mi sentivo serena e rilassata. Una piacevole sensazione di calore mi avvolgeva le membra, la stalla stessa, con i sui miasmi, mi appariva ora accogliente come un nido.
Nel mio profondo desideravo sentire addosso le sua mani: che mi toccasse, con la stessa soavità impiegata nel blandire il cavallo.
Con la massima cautela, allungai la mano sul collo della bestia, la feci scorrere per tutta la sua lunghezza, Lucky reclinò il capo con uno sbuffo soddisfatto, mostrando di gradire la carezza.
Confortata da quell'incoraggiante risultato, aggiunsi anche l'altra mano a carezzare la folta criniera: la bestia gongolante inarcava il lungo collo, come un grosso micio che si bei dei grattini.
- Brava! - Disse Rinoldi - Continua così, non fermarti, lo vedi che è facile. -
Proseguì per qualche lungo momento, ero felice di aver superato quella mia paura insensata, Lucky, pur essendo il nostro primo incontro, mi aveva accettata e nitriva di piacere.
- Ora senza smettere, ripeti le carezza lungo il corpo, sul fianco. - sussurrò il professore e mi guidò le mani dal collo del cavallo a più in basso.
Poi aggiunse: - Ti sei chiesta perché ti abbia condotta qui questa notte? - l'interrogativo mi colse alla sprovvista, certo che mi ero posta la domanda, ma la trepidazione causata dalla sua presenza e quella inaspettata situazione, l'avevano fatta scomparire dalla mia mente.
- Si, professore, ma non so farmi un'idea. Contavo che lei mi spiegasse... - conclusi la frase non riuscendo e a non arrossire.
- Vedi ragazza mia, ti ho osservata davanti al maneggio, mentre assistevi alla monta dei due cavalli. - nel parlare si era accostato ancora di più a me, il suo corpo aderiva alle mie natiche: trattenni il respiro.
- Mi sei parsa, come dire: molto interessata. Dico bene? -
- Io, si... sono rimasta impressionata, questo è vero. - risposi con voce malferma, mentre l'aria della stalla pareva essere divenuta caldissima e il corpo si imperlava di traspirazione.

(Continua)
Rispondi

Torna a “Contenuti Over 18”

cron