La scelta Pt.1
Posted: Fri Aug 15, 2025 5:38 pm
[CN24] Natale a quattro zampe - Costruttori di Mondi
La scelta Pt.1
Ci eravamo conosciuti con una modalità che aveva, a dir poco, dell'incredibile.
Quelle cose che trovi solo nei film scollacciati di serie B o nell'immaginario erotico, un po' puerile, dei maschi adolescenti.
La prima volta che l'avevo vista si stava spogliando alla finestra del secondo piano di casa sua.
Lavoravo in una azienda che aveva sede nell'edificio d'una vecchia fabbrica, ristrutturato per renderlo un moderno centro uffici in "service", la cui facciata guardava su una piccola via cieca al fondo.
La via era costeggiata nella lunghezza da un ramo di raccordo ferroviario tra la stazione di Porta Susa e la vicina stazione di Porta Nuova.
Il cui tratto si sviluppava all'interno d'una galleria sotterranea, attraversando mezza città e venendo alla luce all'angolo della via traversa con il grande corso dal quale si dipartiva.
La massicciata ferroviaria, separata dalla via da una bassa siepe e una recinzione di spalliere in cemento, scorreva in un canalone ribassato rispetto al piano stradale.
Di là dalla ferrovia, una piccola via, gemella per lunghezza e dimensioni ed estesa in parallelo, ospitava due caseggiati di tre piani ciascuno, piccoli condomini di edilizia popolare.
Alle sette e mezza d'un mattino, per un'urgenza operativa sul mio consueto orario di lavoro, percorrevo in auto la piccola via per raggiungere il mio ufficio.
Giunto alla metà di essa credetti di subire un'allucinazione.
Nella via parallela oltre la ferrovia, dietro una finestra al terzo piano del secondo condominio, c'era una ragazza che si spogliava con movenze sensuali.
Sorpreso e incredulo inchiodai la macchina una ventina di metri oltre il punto della scena.
Orientandolo specchietto retrovisore mi accertai di non aver sognato: la cosa stava accadendo realmente.
Stavo vivendo una di quelle esperienze che reputavo esistere solo nelle fantasie dei quindicenni, o nei film e i romanzetti erotici dozzinali.
La giovane che eseguiva quella performance non doveva avere più d'una ventina d'anni, non era molta alta, fisicamente florida e piacente, era dotata, tra l'altro, d'un seno decisamente generoso.
Per essere interamente visibile nella cornice della finestra, era certamente salita su una scaletta pieghevole.
Compiva una specie di danza su quel supporto rialzato, muovendosi sinuosamente al ritmo d'una musica che solo lei poteva udire.
La cosa durò una decina di minuti, poi scese dal suo rialzo, serrò le tende della finestra e scomparve.
Ero rimasto basito e anche fisicamente turbato da quel breve intrigante spettacolo.
La cosa mi aveva colpito, non tanto per ciò che avevo potuto osservare, benché quella visione fosse risultata piacevole, ma per la straordinarietà del fatto in sé.
Chi avrebbe mai creduto, a volerlo raccontare, ciò che avevo visto in quella modalità così singolare?
Era qualcosa tanto assurda e fantasiosa che io stesso stentavo a convincermi d'averla vissuta.
Inevitabilmente lungo il giorno quell'immagine nuda e danzante mi tornava alla mente, distraendomi dal lavoro.
A tarda notte, a letto con mia moglie, alla quale certo non potevo raccontare l'episodio, rischiando d'entrare in qualche fastidioso loop di indagine e terzo grado giudiziario, data la sua gelosia endemica, continuavo a pormi domande e vagliare congetture.
Chi era questa bella e misteriosa ragazza?
Ma soprattutto, cosa induceva una giovane della sua età a cimentarsi in quello spettacolino alla finestra di casa? Viveva da sola, o stava in famiglia?
Certo era che a quell'ora fosse sola, probabilmente i famigliari erano al lavoro, altrimenti non avrebbe potuto allestire quella esibizione.
Farlo e era possibile e poco rischioso perché a quell'ora la via risultava deserta e priva di traffico.
Il suo caseggiato aveva una posizione isolata e il rischio d'essere veduta da qualche mezzo o pedone in transito era remoto.
Infatti il mio essere lì in quel momento del mattino era del tutto accidentale, gli altri colleghi sarebbero sopraggiunti solo un'ora più tardi, ergo la giovane aveva studiato con cura i tempi e la vita della zona..
Ma perché attuare quella complicata esibizione senza un pubblico?
Questo mi risultava difficile da comprendere.
Avrebbe, ad esempio, avuto senso se quello strip lo avesse inscenato per qualcuno, magari per il proprio ragazzo se ne aveva uno, ma così, senza nessuno. Boh?
Chissà che passava in quella giovane testa coronata di fluenti capelli corvini?
Forse soffriva d'un disturbo della personalità, una pulsione esibizionistica che appagava in quel modo solitario ed estemporaneo?
Tutto in quella situazione mi faceva pensare più a un disagio psicologico che a uno show erotico.
Queste domande senza risposta ogni tanto mi tornavano in mente anche nei giorni seguenti.
Non ero certo scandalizzato per quell'insolito spettacolo, se la cosa stava bene a lei non era un mio problema, ma la curiosità di comprenderne il motivo mi pungolava.
Dal mio ufficio, al primo piano dell'azienda, avevo di fronte la finestra dell'abitazione della giovane, inutile dire che sovente mi scappava lo sguardo verso quei vetri.
Ma lei non si affacciava mai, né avevo memoria di averla vista prima, sia alla finestra che sul piccolo balcone di casa, pareva quasi non vivere lì.
Il pensiero di lei stava divenendo ricorrente, la curiosità insoddisfatta mi premeva più come un gioco, lo sfizio di capire, di capirla.
Era una sorta di sfida mentale, odiavo le cose che non riuscivo a spiegarmi razionalmente, a comprendere le motivazioni che le generavano.
Il fatto stava divenendo un po' una mania, presi anche a giungere in ufficio con un'ora d'anticipo diverse volte alla settimana.
Non che fossi ossessionato, ormai sulla trentina avevo superato le frenesie adolescenziali verso le cose del sesso, certo non mi sarebbe spiaciuto rivederla, lo spettacolo era gratuito e gradevole, fosse accaduto avrebbe ripagato le levatacce mattutine.
Ma negavo che desiderare di rivederla nuda fosse il motivo principale, continuavo a dirmi che m'interessasse unicamente capire perché lo faceva.
Per alcune settimane non accadde nulla, mi stavo convincendo che si fosse trattato d'un episodio unico senza replica.
Decisi che, se alla fine del mese non fosse accaduto nulla, sarei tornato al mio regolare orario d'entrata in ufficio.
Tre settimane più tardi, quando ero prossimo a gettare la spugna, ricomparve.
Vidi le tende della finestra aprirsi e comparire il mezzo busto di lei: si muoveva intenta ad attrezzare ciò che usava per elevarsi ed essere visibile a figura intera.
Questa volta volli osservare la scena con la dovuta calma.
Arrestata l'auto nel punto della volta precedente e orientato che ebbi lo specchietto retrovisore, mi accesi una sigaretta e mi disposi a godermi lo spettacolo.
Il quale si svolse uguale alla volta precedente, secondo un copione evidentemente consolidato.
La ragazza indossava un corto babydoll e un succinto perizoma, iniziò la sua danza liberandosi con movenze sensuali degli indumenti.
I gesti ricordavano gli spogliarelli che in quel momento, a tarda notte, imperversavano su tutte le neonate TV private del paese.
Avrei scommesso che fosse da quegli stuzzicanti spettacoli che la ragazza avesse tratto ispirazione.
Nell'osservarla ebbi la sensazione che il suo sguardo si orientasse verso la strada sottostante, a quella distanza non potevo esserne certo, ma ci avrei quasi giurato.
Forse quello spogliarello non era, come avevo creduto fine a sé stesso, ma in favore di qualcuno che come me lo stava guardando.
Colto da questa ipotesi mi venne di fare una cosa stramba: avviai l'auto, con un rapido retromarcia riguadagnai l'imboccatura della via raggiungendo il corso in cui affluiva, poi svoltai a destra nel controviale, superai il sottopasso ferroviario e imboccai l'entrata alla via parallela.
Qui procedendo lentamente vidi subito una vecchia 127 Fiat, d'un improbabile color aragosta e dalla carrozzeria fatiscente, ferma sul lato adiacente la ferrovia, proprio in prossimità della finestra con la ragazza.
Il conducente di cui vedevo solo le spalle e la testa, era un individuo di circa cinquant'anni con una incipiente calvizie e una barba non rasata.
Giunsi a una decina di metri da lui, che a naso in su e le mani presumibilmente intente ad altro, si era neppure accorto del mio arrivo.
La cosa poi precipitò rapidamente: avvertendo la presenza della mia auto ormai a pochi metri.
Come un fulmine avviò il motore, inserì la marcia e sgommando, come un fuggiasco da telefilm americano all'arrivo della polizia, mi sfilò rapido al fianco e scomparve oltre il fondo della strada
Alzai gli occhi, la ragazza si era eclissata, la tenda era già tornata a oscurare la finestra, non si percepiva alcun movimento e la via, salvo la mia presenza, risultava silente e deserta.
Ora tutto era chiaro: il maturo maiale aveva in qualche modo irretito la giovane, la quale per compiacerlo gli offriva periodicamente quegli estemporanei spettacoli.
Oltre ad avergli interrotto la distrazione mattutina, al pelato adescatore avevo aver procurato una pesante dose di fifa: aveva probabilmente pensato fossi un congiunto della ragazza, o un agente della buoncostume in borghese.
In ogni caso era sparito e con lui terminarono anche i frizzanti spettacolini.
La cosa un poco mi dispiacque.
(Continua)
La scelta Pt.1
Ci eravamo conosciuti con una modalità che aveva, a dir poco, dell'incredibile.
Quelle cose che trovi solo nei film scollacciati di serie B o nell'immaginario erotico, un po' puerile, dei maschi adolescenti.
La prima volta che l'avevo vista si stava spogliando alla finestra del secondo piano di casa sua.
Lavoravo in una azienda che aveva sede nell'edificio d'una vecchia fabbrica, ristrutturato per renderlo un moderno centro uffici in "service", la cui facciata guardava su una piccola via cieca al fondo.
La via era costeggiata nella lunghezza da un ramo di raccordo ferroviario tra la stazione di Porta Susa e la vicina stazione di Porta Nuova.
Il cui tratto si sviluppava all'interno d'una galleria sotterranea, attraversando mezza città e venendo alla luce all'angolo della via traversa con il grande corso dal quale si dipartiva.
La massicciata ferroviaria, separata dalla via da una bassa siepe e una recinzione di spalliere in cemento, scorreva in un canalone ribassato rispetto al piano stradale.
Di là dalla ferrovia, una piccola via, gemella per lunghezza e dimensioni ed estesa in parallelo, ospitava due caseggiati di tre piani ciascuno, piccoli condomini di edilizia popolare.
Alle sette e mezza d'un mattino, per un'urgenza operativa sul mio consueto orario di lavoro, percorrevo in auto la piccola via per raggiungere il mio ufficio.
Giunto alla metà di essa credetti di subire un'allucinazione.
Nella via parallela oltre la ferrovia, dietro una finestra al terzo piano del secondo condominio, c'era una ragazza che si spogliava con movenze sensuali.
Sorpreso e incredulo inchiodai la macchina una ventina di metri oltre il punto della scena.
Orientandolo specchietto retrovisore mi accertai di non aver sognato: la cosa stava accadendo realmente.
Stavo vivendo una di quelle esperienze che reputavo esistere solo nelle fantasie dei quindicenni, o nei film e i romanzetti erotici dozzinali.
La giovane che eseguiva quella performance non doveva avere più d'una ventina d'anni, non era molta alta, fisicamente florida e piacente, era dotata, tra l'altro, d'un seno decisamente generoso.
Per essere interamente visibile nella cornice della finestra, era certamente salita su una scaletta pieghevole.
Compiva una specie di danza su quel supporto rialzato, muovendosi sinuosamente al ritmo d'una musica che solo lei poteva udire.
La cosa durò una decina di minuti, poi scese dal suo rialzo, serrò le tende della finestra e scomparve.
Ero rimasto basito e anche fisicamente turbato da quel breve intrigante spettacolo.
La cosa mi aveva colpito, non tanto per ciò che avevo potuto osservare, benché quella visione fosse risultata piacevole, ma per la straordinarietà del fatto in sé.
Chi avrebbe mai creduto, a volerlo raccontare, ciò che avevo visto in quella modalità così singolare?
Era qualcosa tanto assurda e fantasiosa che io stesso stentavo a convincermi d'averla vissuta.
Inevitabilmente lungo il giorno quell'immagine nuda e danzante mi tornava alla mente, distraendomi dal lavoro.
A tarda notte, a letto con mia moglie, alla quale certo non potevo raccontare l'episodio, rischiando d'entrare in qualche fastidioso loop di indagine e terzo grado giudiziario, data la sua gelosia endemica, continuavo a pormi domande e vagliare congetture.
Chi era questa bella e misteriosa ragazza?
Ma soprattutto, cosa induceva una giovane della sua età a cimentarsi in quello spettacolino alla finestra di casa? Viveva da sola, o stava in famiglia?
Certo era che a quell'ora fosse sola, probabilmente i famigliari erano al lavoro, altrimenti non avrebbe potuto allestire quella esibizione.
Farlo e era possibile e poco rischioso perché a quell'ora la via risultava deserta e priva di traffico.
Il suo caseggiato aveva una posizione isolata e il rischio d'essere veduta da qualche mezzo o pedone in transito era remoto.
Infatti il mio essere lì in quel momento del mattino era del tutto accidentale, gli altri colleghi sarebbero sopraggiunti solo un'ora più tardi, ergo la giovane aveva studiato con cura i tempi e la vita della zona..
Ma perché attuare quella complicata esibizione senza un pubblico?
Questo mi risultava difficile da comprendere.
Avrebbe, ad esempio, avuto senso se quello strip lo avesse inscenato per qualcuno, magari per il proprio ragazzo se ne aveva uno, ma così, senza nessuno. Boh?
Chissà che passava in quella giovane testa coronata di fluenti capelli corvini?
Forse soffriva d'un disturbo della personalità, una pulsione esibizionistica che appagava in quel modo solitario ed estemporaneo?
Tutto in quella situazione mi faceva pensare più a un disagio psicologico che a uno show erotico.
Queste domande senza risposta ogni tanto mi tornavano in mente anche nei giorni seguenti.
Non ero certo scandalizzato per quell'insolito spettacolo, se la cosa stava bene a lei non era un mio problema, ma la curiosità di comprenderne il motivo mi pungolava.
Dal mio ufficio, al primo piano dell'azienda, avevo di fronte la finestra dell'abitazione della giovane, inutile dire che sovente mi scappava lo sguardo verso quei vetri.
Ma lei non si affacciava mai, né avevo memoria di averla vista prima, sia alla finestra che sul piccolo balcone di casa, pareva quasi non vivere lì.
Il pensiero di lei stava divenendo ricorrente, la curiosità insoddisfatta mi premeva più come un gioco, lo sfizio di capire, di capirla.
Era una sorta di sfida mentale, odiavo le cose che non riuscivo a spiegarmi razionalmente, a comprendere le motivazioni che le generavano.
Il fatto stava divenendo un po' una mania, presi anche a giungere in ufficio con un'ora d'anticipo diverse volte alla settimana.
Non che fossi ossessionato, ormai sulla trentina avevo superato le frenesie adolescenziali verso le cose del sesso, certo non mi sarebbe spiaciuto rivederla, lo spettacolo era gratuito e gradevole, fosse accaduto avrebbe ripagato le levatacce mattutine.
Ma negavo che desiderare di rivederla nuda fosse il motivo principale, continuavo a dirmi che m'interessasse unicamente capire perché lo faceva.
Per alcune settimane non accadde nulla, mi stavo convincendo che si fosse trattato d'un episodio unico senza replica.
Decisi che, se alla fine del mese non fosse accaduto nulla, sarei tornato al mio regolare orario d'entrata in ufficio.
Tre settimane più tardi, quando ero prossimo a gettare la spugna, ricomparve.
Vidi le tende della finestra aprirsi e comparire il mezzo busto di lei: si muoveva intenta ad attrezzare ciò che usava per elevarsi ed essere visibile a figura intera.
Questa volta volli osservare la scena con la dovuta calma.
Arrestata l'auto nel punto della volta precedente e orientato che ebbi lo specchietto retrovisore, mi accesi una sigaretta e mi disposi a godermi lo spettacolo.
Il quale si svolse uguale alla volta precedente, secondo un copione evidentemente consolidato.
La ragazza indossava un corto babydoll e un succinto perizoma, iniziò la sua danza liberandosi con movenze sensuali degli indumenti.
I gesti ricordavano gli spogliarelli che in quel momento, a tarda notte, imperversavano su tutte le neonate TV private del paese.
Avrei scommesso che fosse da quegli stuzzicanti spettacoli che la ragazza avesse tratto ispirazione.
Nell'osservarla ebbi la sensazione che il suo sguardo si orientasse verso la strada sottostante, a quella distanza non potevo esserne certo, ma ci avrei quasi giurato.
Forse quello spogliarello non era, come avevo creduto fine a sé stesso, ma in favore di qualcuno che come me lo stava guardando.
Colto da questa ipotesi mi venne di fare una cosa stramba: avviai l'auto, con un rapido retromarcia riguadagnai l'imboccatura della via raggiungendo il corso in cui affluiva, poi svoltai a destra nel controviale, superai il sottopasso ferroviario e imboccai l'entrata alla via parallela.
Qui procedendo lentamente vidi subito una vecchia 127 Fiat, d'un improbabile color aragosta e dalla carrozzeria fatiscente, ferma sul lato adiacente la ferrovia, proprio in prossimità della finestra con la ragazza.
Il conducente di cui vedevo solo le spalle e la testa, era un individuo di circa cinquant'anni con una incipiente calvizie e una barba non rasata.
Giunsi a una decina di metri da lui, che a naso in su e le mani presumibilmente intente ad altro, si era neppure accorto del mio arrivo.
La cosa poi precipitò rapidamente: avvertendo la presenza della mia auto ormai a pochi metri.
Come un fulmine avviò il motore, inserì la marcia e sgommando, come un fuggiasco da telefilm americano all'arrivo della polizia, mi sfilò rapido al fianco e scomparve oltre il fondo della strada
Alzai gli occhi, la ragazza si era eclissata, la tenda era già tornata a oscurare la finestra, non si percepiva alcun movimento e la via, salvo la mia presenza, risultava silente e deserta.
Ora tutto era chiaro: il maturo maiale aveva in qualche modo irretito la giovane, la quale per compiacerlo gli offriva periodicamente quegli estemporanei spettacoli.
Oltre ad avergli interrotto la distrazione mattutina, al pelato adescatore avevo aver procurato una pesante dose di fifa: aveva probabilmente pensato fossi un congiunto della ragazza, o un agente della buoncostume in borghese.
In ogni caso era sparito e con lui terminarono anche i frizzanti spettacolini.
La cosa un poco mi dispiacque.
(Continua)