[MI178 fuori concorso] Che cosa attende? Parte 4 di 6 – Aurora

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Che cosa attende?
Parte 4 – Aurora

Il profumo lo riportò alla realtà: si versò una tazza colma di caffè e aprì un pacco di kanelboller. Arthur stava intervistando il libraio e trovò dell’altro su cui ficcanasare: gli fece il nome di Aurora, un’amica di infanzia di Isak che lo aveva abbandonato per partire per nave assieme alla famiglia.
La volta successiva che il giornalista si presentò dal vecchio, esordì con: «Così dopo avermi portata via, perfido, dalle are della mia patria, mi hai abbandonata in un lido deserto, perfido Teseo? Così andandotene, trascurata la legge degli Dei, immemore, ahimè, porti in patria gli spergiuri pronunciati? Nessuna considerazione ha potuto piegare la decisione della tua mente crudele? Non c’è stata nessuna clemenza in te da far avere al tuo animo crudele compassione per me? Ma non erano queste le promesse che un tempo mi hai offerto con voce affettuosa, non queste le cose che facevi sperare a me infelice, ma lieto connubio, ma desiderate nozze, che i venti disperdono all'aria completamente irrealizzate.»
«Certamente io, quando ti trovavi in mezzo al turbine della morte, ti ho tratto in salvo» ribatté il vecchio Isak.
«Come?»
«È scritto qui, vedi? Qualche riga più sotto.»
Si sentì il rumore di qualcosa che sbatteva, forse Arthur che chiudeva il libro. «Perché si siede qui e non al porto?»
«Perché diavolo dovrei stare al porto?»
«Per aspettare Aurora.»
«Ah! Questa è buona. Sentiamo.»
«Sta aspettando lei.»
Il vecchio scoppiò a ridere.
«È per questo che resta qui, in attesa del ritorno della sua amata, mi sbaglio?»
«Ti sbagli.»
«Ma mi ha mentito, quando ha detto di non avere mai avuto amori.»
«Avrò anche mentito, ma questo non fa di me un bugiardo. E no, non sto giocando sul paradosso del mentitore. È che eravamo ragazzi, è diverso.»
«E quindi non ha mai più avuto nessuna?»
«Già.»
«Capisce perché sono giunto a questa conclusione? È evidente: lei ha passato tutto questo tempo ad attendere il ritorno del suo primo, unico amore. Si è sentito tradito e abbandonato e non è più riuscito a connettersi a quel modo con altre persone al mondo. È per questo che evita i rapporti umani. L’ha detto lei, trova più semplice restare qui e guardare il cielo.»
«Su questo non ti sbagli.» La voce del vecchio Isak era un soffio. «Ma stai mancando il punto.»
«E qual è allora il punto?»
Silenzio.
«Qual è?» Incalzò. «Non ho diritto anche io alla verità?»
«Senti, ragazzo, sono già abbastanza paziente con te, sai?»
«Ma è evidente. Quando Aurora è partita e l’ha lasciato, lei ha smesso di credere e non ha mai più trovato qualcuna di abbastanza speciale che la facesse sentire in quel modo.»
«Non ho mai “creduto” all’amore, non usare quella parola.»
«E a cosa crede, allora?»
«Lascia che sia chiaro: la storia che stai costruendo non sta in piedi. Sì, io e Aurora siamo stati assieme da ragazzi, e sì, lei è partita, ma credi davvero che questo sia chissà quale problema, nel mondo moderno? Avrei potuto contattarla, mandarle una lettera o, per Dio, andare a trovarla. Non si è mica trasferita sulla Luna. E infatti l’ho rivista, poi. Perché mai avrei dovuto restare tutto il tempo qua ad aspettarla? Che senso ha? Ma ti senti quando parli? Se sei venuto per farmi domande più stupide di quelle che fanno i bambini, allora...»
«Stupido sarai tu!» La voce squillante di Liam, seguita dalle risate di Petra.
«Pesti!» Esclamò il vecchio Isak, con un colpo di tosse. «Da quant’è che siete qui?»
«Siamo appena arrivati. Di cosa parlavate?»
«Dei vecchi tempi, e di quando io ero piccolo come voi due.»
«Chiedo scusa» mormorò il giornalista.
«Vedi di pensare prima di aprire la bocca, piuttosto che chiedere scusa dopo.» La voce del vecchio Isak si ammorbidì. «Liam, Petra: volete un tè?»
«Mh...»
«Preferite della cioccolata calda?»
«Sì!»
«Dovreste bere anche del tè, ogni tanto.»
«Uffi...»
«I vecchi tempi» riprese il giornalista, «quando eravate piccoli tu, e Aurora.»
«Già.» Il vecchio espirò. «Non erano tanti i coetanei, quindi è naturale aver legato. Stavamo sempre assieme.» La voce, stanca a roca, assunse una sfumatura trasognata. «Prendevamo lezioni dallo stesso insegnante e il pomeriggio stavamo a giocare assieme. Portavamo a spasso i cani assieme e tutto il resto. A volte andavamo a dar fastidio agli adulti quando pescavano. Altre volte venivamo qua e lei tirava fuori dallo zaino un libro che aveva preso dalla biblioteca dei genitori e me lo leggeva ad alta voce.»
Per un po’ ci fu silenzio, e anche i bambini si calmarono, sorseggiando rumorosamente. Un fulmaro gridò lontano. Poi il giornalista chiese: «Perché è dovuta partire?»
«Lavoro. Sua madre aveva avuto un’offerta migliore e si sono trasferiti sulla terraferma.»
«A parte tutto, a parte l’intervista, signor Johansen... Isak. Mi dispiace, so cosa significa.»
«Grazie.» Sbuffò. «Temo che tutti quanti lo sappiano. Ma ormai è passato moltissimo tempo. Ho detto che non è andata sulla Luna, ma Dio sa se all’epoca non mi sembrò così.»
«Adesso? Adesso è piena?» Chiese Petra.
«Cosa?»
«La Luna.»
«No, non ancora. Ma manca poco.»
Arthur fece una piccola risata. Magnus s’immaginò quali pensieri dovessero essere passati nella mente del giornalista: per il vecchio Isak, Liam e Petra dovevano essere i fantasmi di sé stesso e Aurora.
«Non è lei che sto aspettando.» Isak fece un colpo di tosse. «Bene, sono stanco. Liam, Petra, Arthur: vi congedo.»
«Isak! L’aurora più forte della Luna piena... dici che la vedremo?» Domandò il bambino. «Mamma dice che nei prossimi giorni il vento solare sarà più forte.»
«Chissà. Lo spero.» Ancora, il tono del vecchio si fece serissimo.
Magnus decise che aver mangiato mezzo pacco di kanelboller era più che abbastanza: lo ripose, si versò un’altra tazza di caffè e si sedette in poltrona. Mandò avanti un poco la registrazione.
«Avevo ragione» la voce del giornalista, trionfante. «Sta aspettando Aurora.»
«Ancora? Dobbiamo ricominciare daccapo? Sono stanco, vecchio e quasi morto, non mi restano molte conversazioni da fare nella vita, e ci terrei a non avere due volte la stessa.»
«Mi confermi solo se quanto dico è corretto.»
«E va bene, se può farti cambiare idea.»
«Questo rifugio apparteneva alla famiglia di Aurora, prima che a lei.»
«È corretto.»
«Lei da bambino è quasi affogato. Un’onda se lo stava portando via.»
«E questo come lo sai?»
«Ho parlato con Elsa, la madre di Liam.»
«Elsa? E che c’entra? ... Oh, suo padre.»
«Suo padre era un infermiere. Si ricordava dell’episodio e l’ha raccontato alla figlia. Aveva un’ipotesi interessante ed Elsa la condivide. Lei viene qui perché ci ha quasi lasciato la vita. E quando guardi a lungo in un abisso anche l'abisso ti guarda dentro, giusto?»
«Questa...!»
«Ma io ho un’altra teoria. Ancora una volta, mi dica se è corretto. Quando l’oceano l’ha inghiottita, Aurora era qui in spiaggia con lei.»
Silenzio.
«Aurora ha chiamato i genitori. Loro hanno preso il kayak e l’hanno recuperata prima che fosse troppo tardi.»
Silenzio.
«Aurora le ha salvato la vita.»
«Un miracolo» mormorò il vecchio.
«E questo non ha fatto altro che rafforzare i suoi sentimenti per lei.»
«Ero piccolo e incosciente. Quest’isola è piena di pericoli, per dei bambini. Ad esempio, sai che ci sono più orsi che persone? È un posto magico e misterioso, è vero, ma per un bambino è anche noioso. Se persino una renna può ucciderti, è naturale finire per non far più nulla, e interessarsi a leggere libri. E ciononostante, anche in un posto sicuro come questo, un’onda ha finito per trascinarmi via. Ricordo ancora il freddo. La vita è così fragile. Non fosse stato per Aurora...»
«Dunque lei resta qui perché aspetta il ritorno della persona che l’ha salvato.»
«Ma hai la cera nelle orecchie, ragazzo? Ti ho detto che l’ho rivista. Abbiamo avuto una vita che non conosci, e poi è morta.»
«Come è morta?» Mormorò Arthur.
«E che importa? Era una vecchiaccia decrepita. Questa è un’altra storia.»
«Ma se non lei, allora si può sapere chi o cosa sta aspettando? Non ho più le forze di giocare. Perché non risponde?»
«Aurora è morta. Ma quando la mia attesa finirà, questo non avrà più importanza, e la gente smetterà di darmi del pazzo.»

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