[MI178 fuori concorso] Che cosa attende? Parte 2 di 6 – Il vecchio e il giornalista

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Che cosa attende?
Parte 2 – Il vecchio e il giornalista

Lo sceriffo staccò con rabbia il cavo e spense il computer.
«Magnus?» Ylva lo stava guardando, la guancia posata sullo stipite della porta. «Finiamo per oggi? È stata una lunga giornata, ed è già molto tardi.»
L’uomo si alzò in piedi e si stiracchiò. «Voi sì, avete fatto un ottimo lavoro.»
«E tu?»
«Mi fermo ancora un attimo.» Aprì il cassetto della scrivania e rovistò in cerca di cuffie. Vide che Ylva stava per protestare, e la precedette: «Anche io preferirei passare la serata con te, lo sai, ma mi fermo ancora un attimo. Prima capiamo cos’è successo, meglio è. Che figura faremmo, con la terraferma, se non riuscissimo a trovare il loro scrittore? Voglio evitare che mandino qui i loro investigatori. Siamo perfettamente capaci di gestire la situazione da soli, ed è quello che faremo, è chiaro?»
Ylva sorrise e si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. «Okay, capo. Dovesse servire qualcosa, telefonami a qualsiasi ora.»
«Ci conto.»
Quando restò solo nell’edificio, attaccò le cuffie al registratore di Arthur Carter, si sedette in poltrona e ascoltò.
«Okay, le valigie sono imbarcate, e sono al gate giusto.» Era la voce del giornalista, leggermente nasale. Magnus alzò il volume. «Spero di riuscire a vedere l’aurora. Be’, a parte questo: l’obiettivo è Isak Johansen. Nato e cresciuto laggiù, dicono che passi da sempre le giornate a guardare l’orizzonte del mare senza far nulla, specialmente da quando è in pensione. Una storia interessante, no? È l’unica occasione che ho per raccogliere materiale per il romanzo, visto che il cancro se lo sta portando via. O almeno, così dice il contatto di Julia. Devo ricordarmi il nome: Elsa. Gestisce l’unico albergo in paese.»
Magnus si portò le mani a massaggiarsi le tempie. Julia: doveva trattarsi dell’agente letterario di Arthur.
«Il piano è questo: farmi amico il vecchio, raccogliere materiale, scrivere un articolo strappalacrime, sulla sua vita e su quell’isola sperduta, e magari cavarne qualcosa di buono per il romanzo. Okay, stanno imbarcando. Chiudo.»
Stacco.
«Ci siamo, è lì in spiaggia, sto andando a parlargli. Questa non è gente facile o che chiacchiera volentieri, ma ho il metodo perfetto per approcciarlo: era un insegnante di lettere, devo puntare sulle affinità.»
Suono di passi sulla neve. «Posso?»
«Prego.» La voce del vecchio Isak sembrava venire dall’oltretomba.
Dalle cuffie si udì una serie di rumori, e Magnus immaginò il giornalista che si sedeva accanto al vecchio e posizionava il registratore per proteggerlo dal vento. Poi, il fruscio di pagine sfogliate.
Arthur si schiarì la voce e incominciò a leggere: «Se soltanto lo sapessero, quasi tutti gli uomini nutrono, una volta o l’altra, ciascuno nella sua misura, gli stessi sentimenti che nutro io verso l'oceano. Guardate la folla che contempla l’acqua. Che cosa vedete? Appostati come sentinelle silenziose tutto intorno alla città, stanno migliaia e migliaia di mortali perduti in sogni dell’oceano. Nulla li soddisfa se non il limite più estremo della terra. Devono avvicinarsi all’acqua quanto è più possibile senza caderci dentro.»
«Appassionato dei classici, vedo» commentò il vecchio.
«Esatto. Arthur Carter, lieto di fare la sua conoscenza.»
«Isak.»
«Posso farle qualche domanda?»
Silenzio.
«Mi piacerebbe intervistarla se non le dispiace, per scrivere un articolo. Chiedo il suo permesso formale.»
«Fa’ quel che vuoi, non mi importa.»
«Bene. Le piace proprio l’oceano, eh? ... Anche a me. È mai stato per mare?»
«Naturalmente.»
«Marinaio?»
«Per l’amor di Dio. Non ho mai fatto altro che insegnare. Vacanze, viaggi, quelli sì.»
«Ma è sempre tornato.»
«È casa mia.» La voce del vecchio s’indurì.
«Ha sempre vissuto qui?»
«Nato e cresciuto. All’epoca, non era altro che un villaggio di pescatori.»
«E lei?» Chiese il giornalista.
«Eh?»
«Pesca?»
«No» rispose il vecchio.
«Eppure è sempre qui in riva al mare, si dice. Perché l’affascina tanto l’oceano?» Il giornalista abbassò la voce. «Che cosa attende?»
Silenzio.
«Abita qui?»
«No, è solo un rifugio. Ho una casa verso il centro cittadino.»
«Sbaglio o è strano avere un rifugio così attaccato al paese? La maggior parte degli abitanti ne ha lontani da qui, raggiungibili solo in motoslitta, dove non c’è nulla per miglia e miglia attorno. O almeno, così ho letto. Perché qui?»
Magnus sogghignò. Il ficcanaso aveva fatto le sue ricerche.
«È il mio posto. È comodo, ed è da qui che ho sempre guardato l’oceano. E qui possono venire a giocare i bambini senza preoccuparsi degli orsi. Tutto qua.»
«Però ha un fucile.»
«Precauzione.»
«E i bambini? Le stanno simpatici?»
«Fanno molte domande. È importante farsi domande, ma lo è anche avere la pazienza di aspettare le risposte, sai? Anche tu sei come un bambino, e fai un sacco di domande. Senti, non so cosa ti aspetti, ma non ho una grande storia, non c’è niente da raccontare qui.»
Il giornalista tacque per un po’. Poi riprese: «Vive da solo?»
«Mh?»
«Vive da solo?»
«Sì.»
«Famiglia? Amici?»
«Qualche amico, ma...»
«Ma?»
«Guardami» rispose il vecchio, secco. «Non mi resta granché da vivere. Sono quasi tutti morti, eravamo gente di altri tempi.»
«Le va di parlare di quei tempi?»
«Non c’è molto da dire.»
«Mi parli del suo lavoro allora. Come mai l’insegnante? Come mai lettere?»
«Per conoscere il mondo, conoscere le verità altrui. Il loro modo di vivere e di leggere la realtà. Storie di viaggi, di grandi città, di piccoli paesi come questo, non importa: nessuno mai è arrivato alla verità, a quella divina almeno. Molti la rincorrono più veloce che possono, ma per quanto si avvicinino non la raggiungono mai, come nel paradosso di Achille e la tartaruga. Molti, qui, fingono di essere uomini duri, temprati dal ghiaccio e dall’oceano. La maggior parte non è nata qui, ma sono venuti a viverci richiamati da un segnale silenzioso. Qual è il motivo?» Tacque.
«Qual è?» Lo incalzò il giornalista.
«Dimmelo tu. Quando sei arrivato?»
«Stamattina.»
«E cosa vedi?»
«Vedo... Un cielo infinito, pieno di stelle. Una Luna luminosa. Un oceano nero e sconfinato. E neve, non ho mai visto così tanta neve in vita mia.» Rise.
«Bravo, ragazzo. Qui c’è uno scorcio del tutto e del nulla. Se togli le comodità della modernità, cosa rimane, qui al confine del mondo? Cosa rimane di oggettivo? Qual è l’essenza dell’uomo, della realtà, di Dio? Sono queste domande che ci spingono a chiamare casa quest’isola.»
Magnus si stava spazientendo di quei discorsi astratti. Quando i due incominciarono a parlare di romanzi d’avventura non resse più e mandò avanti la registrazione. Commenti di Arthur sulla cucina locale. Avanti ancora. Arthur che chiedeva a professori ed ex colleghi di Isak cosa pensassero di lui. Avanti ancora.
Si fermò all’incontro successivo tra i due.

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Re: [MI178 fuori concorso] Che cosa attende? Parte 2 di 6 – Il vecchio e il giornalista

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Pezzo molto interessante, che riesce bene a ricollegarsi al precedente ed a portare avanti la trama pur senza annoiare 
La conversazione tra lo scrittore e Isak fila molto bene, in modo naturale, cosa che non ha pesare al lettore questa parte di “raccordo” tra l’intro e quello che, credo, sia un capitolo dove esponi più nel dettaglio la vicenda su cui stai scrivendo 

Note alla forma non ne ho, è scritto bene e in modo chiaro, e anche il registro linguistico dei due è giustificato dalla loro professione, lui romanziere l’altro professore, quindi non si scade nel pescatore che parla come un libro stampato pur avendo letto mezzo libro in vita sua
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