[Lab 9] Clara (cap. n. 2 di 5)

1
Libero dei pantaloni, mi butto sul letto. Questa prima, lunga, giornata a Villa Elsa volge al termine: dedicherò ancora qualche minuto alle ragazze Cin Cin e mi consegnerò a Morfeo.
Afferro la bottiglia di Lete dal comodino. Il tappo viene via senza offrire resistenza: era già aperta. Probabilmente, un gesto di riguardo di “frau Bluchen”. L’acqua fresca che mi frizza in bocca pizzicandomi  la lingua e il palato è una meraviglia.
Domani sarà giorno di presentazioni alla Omnilabs: speriamo non si protraggano, non vedo l’ora di cominciare a fare sul serio.
Sbadiglio. Le palpebre sembrano serrande di metallo, tanto sono pesanti. Anche la tv ha perso ogni attrattiva; è diventata una scatola molesta che emette suoni incomprensibili. Gli abiti di paillettes e le ragazze scosciate nello schermo sfumano lentamente nell’oblio. Meglio andare a dormire. 

2. (21.03.2023)
I piatti e la bottiglia tintinnano mentre appoggio il vassoio su uno dei tavoli della mensa.
Il cibo alla Omnilabs non è affatto male; anche le tagliatelle alla bolognese che, proprio adesso, fumano sotto il mio naso, hanno un aspetto invitante.
Tagliatella m'hai provocato... Non posso fare a meno di sorridere al pensiero di emulare il grande Albertone nel suo cimento con la pasta.
«Rossi? Dottor Rossi?»
È Galli della Sezione 3. Ne riconosco la voce prima ancora di averlo visto. Si avvicina.
«Ti ho inviato l'esito degli ultimi test».
«Tutto qui?» Sorrido. «Mi lasci nel dubbio per guastarmi l'appetito?»
«Vedrai!» dice compiaciuto.
«Sono incoraggianti?»
«Altroché, se lo sono. Chiamami non appena gli avrai dato un'occhiata».
Lo vedo raddrizzarsi.
«Che fai? Torni in laboratorio?»
«No, adesso pranzo! Anche i topi di laboratorio come me fanno pausa ogni tanto».
Lo invito a farmi compagnia. Sgrana gli occhi, poi accetta. 

***
«Allora, come ti trovi?» chiedo al mio ospite.
«Adesso bene» risponde con una smorfia.
Deve essersi accorso del mio sguardo interrogativo perché riprende a parlare.
«Come, non lo sai? Stavamo sbaraccando, qui. La Omnilabs Italia stava per chiudere. Poi è arrivato Primieri e la Proprietà ha cominciato a fare piovere mucchi di quattrini sui suoi progetti».
«Probabilmente, c'entrano anche gli sponsor personali del professore».
«Può darsi. Quel che conta è che non rischio più il posto, il che, fattelo dire, è una gran cosa».
Annuisco. «E dimmi, tu che sei qui da un po', chi è il collaboratore con cui Primieri ha stretto di più?»
Mi guarda come se fossi scemo poi scoppia a ridere.
«Chi è il cocco del professore? Vediamo, conosco uno che è stato richiesto alla società da "lui" in persona; lo stesso tizio che vive in casa sua...» mi guarda di sbieco «Tu lo conosci?»
«Si dice questo di me? Che sono il cocco di Primieri?»
«Dai non prendertela: è inevitabile viste le circostanze».
Agita la mano per rispondere al saluto di un collega.
«Lo vedi quello? Lavora qui da quasi tre anni e non si è mai degnato di guardarmi. Ma adesso siedo al tuo tavolo e, d'improvviso..» fa una smorfia. «Ti servono altre prove della posizione di rilievo che hai nel team?»
La notizia è un po' scioccante: di solito l'ultimo arrivato, anche se stimato dal capo, non diventa subito il numero due. Possibile che l'organico di questo laboratorio sia così scadente? In tal caso lasciare la Glaxo potrebbe non essere stata questa gran trovata.
«Pensavo che il professore, nel tempo, si fosse circondato di una cerchia di collaboratori fidati, il suo...  "cerchio magico" se capisci cosa voglio dire». 
Galli ridacchia. «E come avrebbe potuto averne uno? Primieri è arrivato solo tre settimane prima di te».
Ora capisco. E se è vero che mi ha espressamente richiesto alla Proprietà, si comprende perché i colleghi mi ritengano il suo pupillo.
«Il nostro capo è un tipo alquanto... irrequieto» riprende Galli. «Prima di venire qui è stato due anni al Max Planck Institute, devi sentirlo parlare tedesco...» fa una smorfia di ammirazione «e prima ancora, altri due anni e mezzo alla Johns Hopkins. E poi è stato a Roma, Ordinario alla Sapienza e chissà in quanti altri posti».
«Uno zingaro di lusso!»
Galli allarga le braccia «Sono superstar della ricerca: chi le capisce!»
Lo vedo alzarsi.
«Te ne vai?»
«Già, torno al lavoro».
«Ok. Fine della pausa anche per me» chioso.

3. (31.03.2023)
«Va bene, passiamo alla Storia, adesso! Ce l’hai il libro?»
«Eccolo!»
«Allora… La volta scorsa eravamo arrivati a Giulio Cesare. Ricordi?»
Dalla mia postazione sul divano vedo il caschetto biondo di Clara fare giù e su.
«Cesare aveva stretto alleanza con Pompeo e Crasso… come si chiamava quell’alleanza?»
«Triumvirato».
«Triumvirato, brava!» 
Le voci, quella calma e condiscendente di Livia e quella argentina di Clara sono il sottofondo ai miei studi: potrà sembrare strano, ma mi concentro meglio con un po’ di rumore di fondo.
Le prime volte Livia pensava che il loro chiacchiericcio potesse disturbarmi, si era persino offerta di fare lezione alla bambina nella sua stanza, ma io l’ho fatta desistere. Ormai, entrambe non si curano più della mia presenza.
«Gli accordi tra Cesare, Pompeo e Crasso prevedevano, tra l’altro, che a Cesare avesse il comando delle operazioni in Gallia. Lì, il generale, riuscì con astuzia e capacità a sconfiggere le tribù di barbari e a conquistare nuovi territori per Roma. Ma il suo era un mandato a termine, così, alla scadenza, fu richiamato a Roma, dove i nemici lo attendevano, invidiosi dei suoi successi. Cesare non sapeva che fare...»
«Sì, lo so!»
Clara l’ha detto con una tale sufficienza che a me e a Livia, che mi ha lanciato uno sguardo divertito, viene spontaneo scoppiare a ridere.
«Non c’è niente da ridere, sapete?»
«Perciò, tu sai come finisce questa storia?» chiedo, avvicinandomi al tavolo delle lezioni. Ho un sorriso gigionesco stampato in faccia.
«Ah-ah. Proprio così!» fa lei seria. Si è voltata a guardarmi, un gomito sullo schienale della sedia e l’aria a metà tra il saputo e l’offeso.
«D’accordo, racconta» la sfida Livia, mentre con la coda dell’occhio spia i miei movimenti.
Clara che era seduta, si è messa in ginocchio sulla sedia guadagnando istantaneamente diversi centimetri, poi guardando un po’ me e un po’ Livia, attacca.
«Cesare, ad un certo punto, prese la sua decisione, disse che il “dado era tratto”, e superò col suo esercito un fiumiciattolo, il Rubi… Rubichello...»
«Rubicone» la corregge Livia, ridendo.
«Sì, quello. Superò il Rubicone e, siccome era vietato farlo, diventò nemico del Senato. Ma lui sconfisse tutti i suoi nemici e diventò il signore di Roma. Anzi, sembrava che lo era diventato...»
«Qui ci stava un “fosse”» commento, al che Clara sorride e si morde il labbro inferiore, vergognosa.
«… Che fosse diventato il padrone di Roma, ma un giorno, a tradimento, mentre era in senato, alcuni si avvicinarono e lo pugnalarono».
Accompagna le parole col gesto di affondare la lama; stampata sulle labbra una smorfia che vorrebbe essere cattiva e invece è soltanto buffa.
«Lo hanno colpito ventitré volte. C’è una filastrocca che aiuta a ricordare il numero esatto, sapete? Dice così...»  si morde ancora una volta il labbro, lo sguardo perso in alto, le sopracciglia arcuate; sta cercando di ricordare. «Ah, sì, allora… Pompeo nel gelido marmo sta zitto ma fra sé gongola Caio, sei fritto! E mentre il generale cade ai suoi pie', i buchi ei enumera son ventitré!»
«Hai capito?» fa Livia ammirata. Io fischio per sottolineare la sorpresa.
Clara scoppia a ridere come se l’avesse fatta grossa, invece è solo soddisfazione la sua.
«Ma quindi, furbacchiona, hai continuato a studiare la storia senza aspettarmi. Sei andata avanti».
«No, affatto» fa lei sorpresa «Queste cose le sapevo già, ve l’ho detto».
«E come facevi a saperle?» insiste Livia.
Clara diventa seria per un momento, poi scuote il capo. «Non lo so. Deve avermele raccontate papà. Quando non è al lavoro parliamo tanto e lui vuole sapere dei miei studi». Fa una pausa, poi riprende, stavolta con voce bassa, quasi stesse riflettendo. «Ci sono giorni che ricordo di sapere tante cose, mi capita ogni tanto, oggi è uno di quei giorni».

Re: [Lab 9] Clara (cap. n. 2 di 5)

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Pulsar ha scritto: «Il nostro capo è un tipo alquanto... irrequieto» riprende Galli. «Prima di venire qui è stato due anni al Max Planck Institute, devi sentirlo parlare tedesco...» fa una smorfia di ammirazione «e prima ancora, altri due anni e mezzo alla Johns Hopkins. E poi è stato a Roma, Ordinario alla Sapienza e chissà in quanti altri posti».
«Uno zingaro di lusso!»
Galli allarga le braccia «Sono superstar della ricerca: chi le capisce!»
Com'è che il Galli non parla del Nobel del suo capo?
Pulsar ha scritto: «Ma quindi, furbacchiona, hai continuato a studiare la storia senza aspettarmi. Sei andata avanti».
«No, affatto» fa lei sorpresa «Queste cose le sapevo già, ve l’ho detto».
«E come facevi a saperle?» insiste Livia.
Clara diventa seria per un momento, poi scuote il capo. «Non lo so. Deve avermele raccontate papà. Quando non è al lavoro parliamo tanto e lui vuole sapere dei miei studi». Fa una pausa, poi riprende, stavolta con voce bassa, quasi stesse riflettendo. «Ci sono giorni che ricordo di sapere tante cose, mi capita ogni tanto, oggi è uno di quei giorni».
Intrigante... Ci sto accoppiando quello che ho letto nel capitolo uno sul Primieri:
...fece parlare di sé per lo studio sul ruolo dell’ormone GnRH durante lo scatto puberale; una ricerca di fondamentale importanza per la comprensione dei meccanismi di maturazione sessuale nella specie umana.

Mi sembra di cominciare a capire l'arcano. Forse il titolo andrebbe cambiato almeno così: Lo scatto di Clara. Non trovi, @Pulsar ? O qualcosa che tocchi, anche se da lontano. la sua diversità.  :si:
Pulsar ha scritto: Clara virgola che era seduta, si è messa in ginocchio sulla sedia guadagnando istantaneamente diversi centimetri, poi virgola guardando un po’ me e un po’ Livia, attacca.
«Cesare, ad un certo punto, prese la sua decisione, disse che il “dado era tratto”, e superò col suo esercito un fiumiciattolo, il Rubi… Rubichello...»
:libro:  Sto leggendo capitolo per capitolo. Li salvo per postarli tutti insieme. Non so come finisce.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi
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