[Lab 9] Clara (cap. n. 5 di 5)

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La sua attenzione torna a Clara. Sul suo volto si disegnano le stesse espressioni della bambina; sembrano uno lo specchio dell’altra.
«Sta passando, tesoro» dice lanciando uno sguardo all’orologio «Ormai manca poco! Sei stata bravissima, come sempre».
«Insomma, che sta succedendo qui, me lo vuole dire?»
La mia voce risuona inopportuna, un elemento di disturbo in quella quiete nervosa.
Primieri inspira profondamente.
«Faccio quello che è desiderio di ogni padre: regalo alla mia bambina qualche anno di felicità in più! Può biasimarmi per questo?»
Sono confuso e il modo di fare di Primieri mi mette ansia.
«Ma che vuol dire? Non capisco!»
Il professore fruga in una delle tasche dei pantaloni e ne tira fuori il portafogli.
«Ecco, prenda!»
Mi porge una foto. Nell’immagine, Clara è tutto un sorriso: è seduta sulle ginocchia di una bella donna; probabilmente un’amica del professore, una collaboratrice, forse.
«La giri».
Clara a dieci anni, c’è scritto. E poi una data: 13.08.2001.
Non può essere! Guardo Clara, quella vera, sdraiata sul lettino e poi la ragazzina della foto: sono identiche.
«Quella è Lucia, mia moglie, la madre di Clara» dice Primieri.
E a quel punto il senso di oppressione alle tempie diventa una tenaglia che mi stritola il cranio come in una morsa. Sudo copiosamente, ma è sudore freddo, il prodotto dell’angoscia e della consapevolezza. Una consapevolezza agghiacciante.
«Sua moglie è morta vent’anni fa, me l’ha detto lei, perciò quella non può essere Clara!» Le viscere mi si contraggono come a formare una palla di stracci mentre lo dico.
«E perché no?» mi sfida Primieri.
Non capisco se il professore si stia prendendo gioco di me.
«Perché se fosse lei, oggi, dovrebbe avere trent’anni!»
Primieri annuisce lentamente.
«Ma…» Non riesco ad aggiungere altro.
«Ascolti» il professore si riappropria della foto. «Se le chiedessi di dirmi quando si è sentito veramente felice, l’ultima volta in vita sua, cosa risponderebbe? Badi bene, non la soddisfazione per un lavoro ben retribuito o per la macchina nuova; io parlo di felicità, di quando tutto è meraviglia e la vita ti sorride mostrandoti solo ciò che è bello». 
La felicità per me erano le corse a perdifiato nella campagna di zio Gianni, insieme con i cuginetti. Le nostre immaginarie esplorazioni. Il pranzo tutti insieme, la pasta al forno, i nostri genitori che ridono.
«All’età di sua figlia?» azzardo.
«Già!» Primieri si illumina. «La vita ci faceva collezionare piccole gioie, ogni giorno». Cambia espressione «Poi, crescendo, le cose sono cambiate e anche la nostra collezione. Abbiamo fatto la conoscenza di ansie e frustrazioni: le interrogazioni a scuola, i rifiuti del nostro piccolo oggetto del desiderio – quanto ci abbiamo sofferto da ragazzi – la ricerca di un lavoro che non c’era… Il mondo ha cominciato a diventare una cosa seria, peggio, un luogo inospitale. Perché questa è la verità: il mondo fa schifo! E questo senza il bisogno di arrivare alle brutture degli articolisti della cronaca nera».
«Perciò, lei sta ritardando artificialmente...»
Primieri annuisce con solennità.
«E la frequenza con cui cambia incarichi e città serve per impedire alle persone del suo entourage di accorgersi che Clara non invecchia!»
«È un giovane perspicace» annuisce «Sono contento di averla scelta tra i tanti papabili».
«Ma è innaturale, professore!» obietto.
Primieri sbuffa e allarga le braccia.
«Mi dica che c’è di naturale nella pratica medica, allora! Che facciamo con un paziente che ha in corso un’infezione? Lo adagiamo su una lettiga e aspettiamo di vedere se il suo organismo è più forte del batterio che ha scatenato la sepsi? No, gli somministriamo gli antibiotici! E questo non significa, forse, influenzare il corso naturale degli eventi? Non solo, intubiamo chi non riesce a respirare autonomamente, operiamo chi soffre di appendicite, ricuciamo un braccio a chi lo ha perso a causa di eventi traumatici, pratichiamo la FIVET alle donne che soffrono di infertilità... Ogni santo giorno e continuamente – mi scusi il francesismo – ce ne fottiamo di ciò che la Natura vuole».
«D’accordo, professore, ma tutte quelle persone erano consapevoli di ciò che avremmo fatto loro, erano d'accordo, Clara invece…»
«Clara è una minore!»
E’ la prima volta che il mio interlocutore mostra fastidio per quello che dico, tanto da non lasciarmi finire.
«Come avrebbe potuto esprimere un consenso consapevole a dieci anni? Sono i genitori che prendono le decisioni per loro, in questi casi. Lo dice la Legge!» taglia corto.
«Forse quando ha iniziato a somministrarle il “trattamento” aveva dieci anni, ma nel corso del tempo..»
Primieri sbuffa esasperato.
«Dottor Rossi, solo all’anagrafe Clara è maggiorenne, nella vita reale è una bambina. Le sue capacità cognitive sono quelle di una bambina e così quelle fisiche; e tali resteranno fintantoché le verrà somministrato il farmaco». Cambia tono. «Ma perché tanta difficoltà nell’accettare un gesto d’amore? Addirittura di clemenza? Lo sa anche lei quello che dispensa la nostra società, lo vediamo tutti i giorni al telegiornale. Davvero, vogliamo consegnare i nostri figli a questa realtà?»
«Ma ci sono anche cose buone nella società!»
«Me ne dica qualcuna, sono curioso» chiede con sarcasmo.
«L’amicizia» rispondo dopo un attimo.
«Ah, sì, gli amici. Quelli che al lavoro cercano di farti le scarpe? Se invece parliamo degli amici dei nostri figli… beh, chi li conosce? Lei pensa davvero di sapere chi sono quelle persone che i nostri ragazzi frequentano a scuola? In palestra? In discoteca? Sono tutti bravi finché non finiscono sulle prime pagine dei giornali. No, la verità è che una volta che diventano adolescenti, i ragazzi come le ragazze, diventa impossibile controllarli adeguatamente».
«Controllarli? Si riassume in questo il suo atto d’amore?»
«Controllarli, sì, ma per il loro bene!» Il tono di voce rivela esasperazione. «Come diceva Machiavelli? Il fine giustifica i mezzi!»
«Perciò, la soluzione è mantenerli bambini?»
«Già. Cosa mancherà mai a mia figlia finché ci sarò io? Non l’amore e men che meno i beni materiali».
«Ma lei non ci sarà per sempre, professore! Quanti anni ha? Sessanta? Ha già imboccato la parabola discendente della sua vita! E quando resterà sola, come farà Clara, l’adulta rimasta bambina, a rapportarsi alla tremenda realtà di cui parla? Professore la vita a cui sta condannando sua figlia non esiste, è pura finzione farmacologica!»
È furioso, lo percepisco.
«Conto di vivere ancora a lungo, dottor Rossi; più di lei, in effetti» mi sibila contro. «Crede davvero che il mio piano sia così mal pensato da non contemplare un accrescimento della mia longevità? Ma con chi crede di avere a che fare, con un ciarlatano? Si ricordi che io studio la vita, la biochimica che è dentro di noi...» allunga un braccio mentre, con l'altra mano ne sfiora le vene «quella che ci rende ciò che siamo, che ancora lei mangiava merendine; perciò la smetta di fare il professorino con me. Cerchi piuttosto di imparare da chi può insegnarle qualcosa, omuncolo presuntuoso!» 
Clara si lascia sfuggire un altro prolungato lamento. Le sue labbra si muovono.
«Fabio, aiutami».
«Sì, tesoro, ti porto via da qui».
Mi metto all'opera per slegarla e per un momento trascuro il tintinnare del metallo poco distante. E il rumore di passi concitati.
«Lei non porta via nessuno!»
Quando mi volto ho la fugace percezione di un lampo argenteo nella penombra, poi dal mio addome esplode un dolore acuto.
«Sei come tutti quegli altri meschini... Sei come loro!»
La saetta d'argento fa avanti e indietro, ancora e ancora, nelle mani di Primieri; ogni volta lo strazio delle mie carni si rinnova.
È tardi per pensare di difendermi; le forze mi stanno già abbandonando. Guardo in alto: il lettino chirurgico di Clara mi sovrasta. Devo essermi afflosciato.
Clara. Mentre tendo la mano verso di lei il mondo pian piano si spegne.

Re: [Lab 9] Clara (cap. n. 5 di 5)

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@Pulsar  Che bravo!   (y)

Adamo Primieri: il primo uomo che ha voluto circoscrivere la crescita umana allo "scatto" migliore. 

Il tuo stile di scrittura sa coinvolgere il lettore e trascinarlo in una storia di medicina fantascientifica originale e che fa meditare.

Mi hai fatto pensare questo: le luci e le ombre di ogni età che ho vissuto hanno reso il chiaroscuro della persona che sono oggi. 
E così ogni altra persona che ho avuto la ventura di conoscere, in qualsiasi stagione.
Non possiamo fermarci alla Primavera. Auguriamoci di attraversarle tutte!

Grazie di questa lettura, @Pulsar  :libro:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab 9] Clara (cap. n. 5 di 5)

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Caro @Pulsar sono interdetto. Premetto che la mia capacità di analisi di un testo è veramente a livello elementare (o elementari) e che le mie letture preferite siano state spy stories, thriller, fantascienza e qualche romanzo di Eco. Per questo mi permetto di commentare il tuo racconto, dato che questa tipologia di letture sviluppa il senso della ricerca del 'perchè' e del 'come'.
Considero il tuo soggetto molto, ma molto, interessante ma, forse, soffocato dalla limitatezza dei caratteri imposti dal contest. Parto dalle questioni di minore importanza.
Perché le date?  Messe così sembrano un diario o un appunto a sottolineare qualcosa di importante accaduto quel giorno. Con quale logica vengono scelti gli intervalli di tempo? Una settimana, dieci giorni, quindici giorni, quattro giorni?  Il secondo colloquio tra i due protagonisti avviene, nel racconto, dopo più di un mese, ed è una sfida in piscina.
Altra questione di secondaria importanza è: perché Primieri ha voluto Fabio nel suo staff? E perché ha deciso di ospitarlo in casa sua, sapendo dei 'rischi' che correva?
E veniamo al nodo centrale: Clara. Qui i dubbi che sorgono sono veramente tanti. 
Parto con uno legato alla trama. Nel secondo capitolo, il 31.03.2023 ( una quarantina di giorni dopo l'arrivo di Primieri in città) Livia e Fabio percepiscono qualcosa di strano, che ritorna dopo 3 capitoli. Nel mezzo, niente. 
Veniamo alla gente che viene in contatto con Clara. Perché Clara non è una reclusa, vero? Dopo tutto frequenta una piscina, ha una educatrice e una governante. Cosa che sarà accaduta anche nei 'due anni e mezzo alla Johns Hopkins'. Una bambina di dieci anni che ha lo stesso aspetto dopo due anni e mezzo (e abbiamo presente lo sviluppo che hanno le bambine a quell'età) non desta nessun sospetto? Nessuno si accorge di niente?  Primieri cambiava educatrice e governante ogni sei mesi? La bambina non frequentava coetanei? Non era mai stata inserita in qualche griglia burocratica? Come era passata attraverso tante frontiere?
Posso solo immaginare che cosa possa essere accaduto quando ha vinto il Nobel. Vuoi che 4 o 5 riviste non si siano interessate alla sua vita privata? Una moglie morta da 20 anni e una figlia di 30 che, al momento, ne dimostra 10.
Concludo sulla mente di Clara, sulla sua memoria. Se è scientificamente possibile (ma non sappiamo come farlo) bloccare l'invecchiamento intervenendo sui telomeri del DNA, evitando che si accorcino, questo non influisce sulla memoria. Ciò che Clara apprende resta nel suo cervello e dopo aver sentito parlare decine di volte del Rubicone è improbabile che non ricordi il nome del fiume attraversato da Cesare (cap.2 di 5).
Caro @Pulsar , come ti ho già detto, si tratta di un soggetto molto interessante, scritto molto bene, che ti invito a sviluppare in un contesto meno vincolante dei 40.000 caratteri imposti dal contest, forse, anche, in un romanzo breve.
A rileggerci.

Re: [Lab 9] Clara (cap. n. 5 di 5)

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@Poeta Zaza E grazie a te per essere passata a dare un'occhiata anche al mio raccontino. Vedo che hai un'inclinazione "completista": non solo hai passato in rassegna tutti i racconti del contest fin qui pubblicati, ma hai puntualmente analizzato ogni singolo capitolo di questi. You are the best!  (y) 

@maxgiglio Ciao e bentrovato a questo contest. È la prima volta che ci incrociamo, credo sia proprio il tuo debutto tra noi; è bello che nuovi aspiranti scrittori si uniscano alla comitiva. 
Vediamo se posso rispondere a qualche tuo dubbio, fermo restando che questo è un racconto per un contest estivo e che il controllo di coerenza non può essere accurato (né probabilmente vuole esserlo) come quello che si fa su un prodotto soggetto a  pubblicazione.

Perché le date?  Messe così sembrano un diario o un appunto a sottolineare qualcosa di importante accaduto quel giorno. Con quale logica vengono scelti gli intervalli di tempo?
Le date servono, unicamente, per dare al lettore un'idea circa l'estensione dell'arco temporale nel quale ricadono gli eventi raccontati. Nel caso specifico è di poco più di un mese. 
Non c'è una logica particolare per gli intervalli di tempo prescelti se non l'ovvia considerazione che per invitare qualcuno a venire in piscina con te (faccio questo esempio) è necessario prima averne la fiducia, cosa che richiede un po' di tempo (ed infatti, l'episodio della piscina, come tu stesso hai notato, occorre circa un mese dopo l'avvio degli eventi).

Il secondo colloquio tra i due protagonisti avviene, nel racconto, dopo più di un mese, ed è una sfida in piscina.
Ciò non significa, ovviamente, che i due si siano incontrati solo due volte in un mese: lavorano insieme. Semplicemente, ai fini della narrazione non era necessario dare conto di ogni loro singolo incontro.

perché Primieri ha voluto Fabio nel suo staff? E perché ha deciso di ospitarlo in casa sua, sapendo dei 'rischi' che correva?
Alla prima domanda è facile rispondere: Fabio è in gamba. Il professore è sincero, quando nel primo capitolo, ne loda le capacità.
Quanto al secondo quesito, mi hai beccato! Se avessi chiesto ad un lettore esterno, come te, di darmi un suo parere prima della pubblicazione non sarei caduto in questo errore. Si è trattato, più che altro, di una dimenticanza da parte mia. Al capitolo 5, la frase pronunciata da Primieri sarebbe dovuta essere: "Lei non dovrebbe essere qui» puntualizza Primieri "Non ha bevuto la sua acqua?"  
Il riferimento doveva essere al cap. 2  quando Fabio beve dalla bottiglia (che è già aperta) e, nonostante, l'intenzione di guardare ancora Colpo Grosso si addormenta quasi istantaneamente. In parole povere, Primieri ritiene di potere gestire il rischio intrinseco di avere un estraneo in casa: 1) perché il dott. Rossi è un ospite temporaneo (fino a quando non avesse trovato un'abitazione adeguata), 2) facilitando le cose con del sonnifero strategicamente versato nella bottiglia che la signorina Sarti, ogni sera, lascia in stanza all'ospite.

Nel secondo capitolo, il 31.03.2023 ( una quarantina di giorni dopo l'arrivo di Primieri in città) Livia e Fabio percepiscono qualcosa di strano, che ritorna dopo 3 capitoli. Nel mezzo, niente. 
L'episodio del "risveglio di Clara", alle prese con Cesare e la sua triste vicenda umana, si verifica dopo due settimane dall'arrivo del dott. Rossi a Villa Elsa. Questi risvegli, come la ragazzina dice espressamente, accadono saltuariamente, quindi è del tutto lecito che nelle due settimane successive non si siano manifestati nuovamente.

Veniamo alla gente che viene in contatto con Clara. Perché Clara non è una reclusa, vero? Dopo tutto frequenta una piscina, ha una educatrice e una governante. Cosa che sarà accaduta anche nei 'due anni e mezzo alla Johns Hopkins'. Una bambina di dieci anni che ha lo stesso aspetto dopo due anni e mezzo (e abbiamo presente lo sviluppo che hanno le bambine a quell'età) non desta nessun sospetto? Nessuno si accorge di niente?  Primieri cambiava educatrice e governante ogni sei mesi? La bambina non frequentava coetanei? Non era mai stata inserita in qualche griglia burocratica? Come era passata attraverso tante frontiere?
Ok, qui hai proprio deciso di farmi secco!  :D 
Allora... I bambini crescono rapidamente, giusto, ma le differenze tra una bambina di dieci anni e una di dodici non sono sempre così vistose. A volte, una ragazzina i dieci anni è più sviluppata della media, tanto da apparire più grande della sua età, talvolta, una di dodici, sembra più piccola dell'età anagrafica, ma pur sempre nella normale variabilità dei fenotipi umani. Su un periodo di tempo più lungo, evidentemente il gioco sarebbe stato insostenibile e per questo il buon Primieri, in media ogni due anni, cambia Città, luogo di lavoro, collaboratori e, sì, anche governante e istitutrice.
Quanto alle frequentazioni di Clara (coetanei e conoscenti occasionali in genere), queste sono limitate principalmente dal fatto che lei non va a scuola (che a quell'età, e non solo, è la più grande fabbrica di amicizie). Altri ragazzini che vivono vicino a Villa Elsa ce ne saranno, certo, ma di norma non è che ti chiedono di vedere la carta d'identità per fare gruppo con loro. E lo stesso dicasi per Fabio e Livia e la signorina Sarti e tutti quelli che per i più svariati motivi frequentano saltuariamente la dimora del professore o entrano in contatto con lui. A loro Clara viene presentata come "la figlia del professore" e tanto basta.
Per il resto, Clara è una trentenne che non lavora, non va a votare, non si è sposata... Né più, né meno quello che accade per metà, circa, delle trentenni di oggi. Questo per rispondere all'inserimento nelle griglie burocratiche. D'altro canto, non dimentichiamoci che c'è chi è riuscito, per anni, a riscuotere la pensione della nonna, semplicemente non denunciandone la scomparsa.  :D
Più seria, invece, è l'altra obiezione, quella relativa al passaggio delle frontiere dei diversi Paesi per seguire l'errabonda (ma strumentale allo scopo di nascondere la verità su di lei) carriera del padre. Posso immaginare che passaporti falsi possano risolvere il problema. D'altro canto, un'innocente bambina di dieci anni non è propriamente il soggetto che rende sospettoso l'ufficiale-tipo dell'immigrazione.

Concludo sulla mente di Clara, sulla sua memoria. Se è scientificamente possibile (ma non sappiamo come farlo) bloccare l'invecchiamento intervenendo sui telomeri del DNA, evitando che si accorcino, questo non influisce sulla memoria. Ciò che Clara apprende resta nel suo cervello e dopo aver sentito parlare decine di volte del Rubicone è improbabile che non ricordi il nome del fiume attraversato da Cesare (cap.2 di 5).
Qui, in realtà, non c'è molto da dire: siamo nel campo della fantascienza; ti chiedo di credere per fede (in me autore, ovvio) che questo si può fare. Del resto, hai creduto che uno scienziato, morbosamente protettivo verso la figlia, possa mantenerla bambina per vent'anni; fai uno sforzo in più.  :lol:

Grazie per essere passato @maxgiglio, è stata una chiacchierata molto piacevole e intrigante. Ovviamente, ricambierò la visita.  

  
   


 
 
Ultima modifica di Pulsar il dom ago 27, 2023 5:33 pm, modificato 1 volta in totale.

Re: [Lab 9] Clara (cap. n. 5 di 5)

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Ciao @pulsar dal mio punto di vista, un pregio consiste nel fatto che il racconto si legge in modo appassionante capitolo dopo capitolo. Aspettavo con trepidazione la sferzata, date le premesse iniziali,  che arriva nell'ultimo capitolo come un film horror ospedaliero (Di cui da ragazzo ero molto appassionato).
Costruisci molto bene la trama e l'attesa che si scatena senza freni nel finale,  terrificante. Mi sorge un dubbio riguardo a Clara: alla fine mentre è sul letto legata durante il trattamento, sembra che a un certo punto chieda aiuto a Fabio, chiedendogli di portarla via. Questo mi fa intuire che è cosciente di quello che le sta accadendo. Non sono riuscito a capire se è anche cosciente del fatto che è una trentenne con il corpo da bambina. Da qui potrebbero scaturire diverse riflessioni.
Complimenti per l'idea fantascientifica. Un racconto che conferma l'idea del binomio genio-pazzia. Non sono convintissimo dell'idea di avergli fatto vincere il Nobel poiché lo mette sotto i riflettori della notorietà. E in Italia la vita privata di un personaggio famoso non è poi così privata. Sarebbero sorta perlomeno una curiosità su tutti i suoi spostamenti e il suo stile di vita, e la famiglia.
A rileggerti.

Re: [Lab 9] Clara (cap. n. 5 di 5)

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Ciao @Pulsar

Un racconto notevole, dalle grandi prospettive per il quale i caratteri forniti non possono bastare, come nella maggior parte delle volte in cui si scrive, a cominciare da me.
L’idea che hai posto è davvero intrigante, mantenere un essere umano sempre alla stessa età, in questo caso quella infantile, a tempo indeterminato. E per di più a fare questo è proprio il padre, questo professor Adamo Primieri che, a giudicare dal suo discorso finale al povero Fabio Rossi, vuole difendere la figlia da una società che a dir poco giudica malsana e inaffidabile. Come dargli torto del resto, però secondo me ha esagerato un po’ nelle sue valutazioni.
Ma, pur stazionando nel campo della fantascienza io credo che non sarebbe bastato un “semplice” premio Nobel, per quanto straordinariamente versato e competente per fare questo lavoro immane.
Qui avremmo potuto invadere anche i campi di certa fantasy, mistery e forse non sarebbe stato male avvicinarsi ai pilastri della Cabala (appena ai pilastri: non basta una vita per potersi solo avvicinare a loro e comprenderli prima ancora di entrare nella costruzione, nel concetto).
Io mi sarei anche avvicinato al mito dell’Ebreo errante, ma si tratterebbe di digressioni che reclamerebbero anni di studi e migliaia e migliaia di pagine… esagero, lasciandomi trasportare dall’entusiasmo. Del resto faccio sempre così davanti a un testo dalle infinite potenzialità.
Il professor Primieri inizialmente confesso che mi ha ispirato simpatia, ma si avvertiva qualcosa di strano in lui, nella sua giovialità, fin dalla gara in piscina, nonostante abbia in apparenza accettato la sconfitta.
Mi ha fatto tenerezza Clara, descritta con accuratezza ma senza andare troppo a fondo nella sua introspezione, come secondo me il personaggio avrebbe meritato.
Un mio parere, non prenderlo per un consiglio tecnico, sapessi di quanti consigli avrei bisogno io, solo un parere da appassionato, avrei fatto usare al professore strumenti diversi per mantenere bambina la sua Clara, meno dolorosi, meno nascosti in segrete stile Ottocento. Lo vedrei bene ad armeggiare intorno a quell’apparecchio (che sono convinto esista davvero) che si vede nel film “Elysium”, nella stazione spaziale dove vive l’elite, una sorta di scanner in cui si posiziona il corpo umano che dopo la scannerizzazione viene riparato e guarito a livello molecolare da qualunque malattia e quindi, perché no, lo si potrebbe anche usare, modificare per mantenere un corpo sempre giovane.
Naturalmente qui sarebbe una trattazione abbastanza vasta, improponibile per pochi caratteri.
Mi è rimasta la curiosità di sapere qualcosa di più dell’istitutrice, la signorina Livia Sarti,vedere come potevano andare avanti le fantasie di Fabio nei suoi confronti. Il personaggio di Livia è ad ogni modo intrigante nel suo rapporto con la bambina e con il professore, viene voglia di saperne qualcosa di più, nel caso tu volessi lavorarci ulteriormente.
Le motivazioni del professore di preservare Clara dal mondo, che a lui evidentemente non piace, pur non essendo del tutto condivisibili sono per me comprensibili ad ogni modo. Ho anche io queste impressioni da quello che vedo intorno a me nonostante viva in un luogo, per quanto bello, piuttosto lontano dal consorzio umano e dalle sue spesso inutili esigenze. Tutte le idee meritano attenzione.
Un tempo per salvare le bambine dal mondo assurdo e crudele le chiudevano in convento.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab 9] Clara (cap. n. 5 di 5)

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ciao @Pulsar eccomi alla conclusione delle mie osservazioni.


La trama non è male, questo in linea generale. Il percorso narrativo che hai scelto è congruo e funziona. Ti ho segnalo le troppe incongruenze che ho trovato  a livello di particolari che andrebbero aggiustati. Giustamente non si può pretendere la perfezione e che ogni fatto, frase, incastri alla perfezione. Come dici giustamente tu, chi legge deve metterci del suo. Questo contest è stato impegnativo e chissà con quale sacrificio abbiamo scritto, magari ritagliando qualche ora libera. Di queste te ne segnalo alcune tanto per...

1) Durante questi giorni che dovrebbero essere di lavoro, molto racconti della vita concessa allo svago. Nessuna provetta, nessun microscopio, analisi, ect...  Quando per la prima volta parli di sotterranei e luoghi dove avviene la sperimentazione, si è arrivati alla fine della storia.

2)Nel lungo finale dove Primieri e Rossi si confrontano, non si parla di eventuali effetti avversi a lungo periodo e di quale reazione potrebbe innescarsi allo stop del trattamento. Potrebbe succedere che lei, rimasta bambina all'età di trenta anni, o magari a cinquanta,  possa morire di questo fine trattamento. Insomma, non è garantito che Clara possa vivere la sua vita da adulta dopo questa  infanzia abnorme e il padre dovrebbe esserne consapevole...

3)Un'altra cosa che ti segnalo è la scena dove Clara, legata al lettino, invoca aiuto a Fabio. Come mai, dato che soffre in certi momenti, non si ribella al piano malefico del padre? Non è credibile la sua totale passività e  inconsapevolezza verso i decenni che passano senza porsi una domanda... Clara è una bambina intelligente, e tale aspetto andrebbe chiarito, anche a riguardo della sua tolleranza a questo regime di vita impostogli, oltre alla sua rinuncia a voler crescere... Dovresti elaborare un piano psicologico adeguato per questo...
 
Ripeto che sono del tuo stesso avviso sul fatto che il contest è una occasione per proporsi e esporsi alle proprie aspirazioni. Se vorrai fare un vero lavoro su questa tua idea, credo che dovrai tenere conto di queste note. Ciao a presto.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Lab 9] Clara (cap. n. 5 di 5)

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Partecipo al forum in modo saltuario e trovo difficile commentare come si deve i racconti suddivisi. Il tuo in particolare perché i capitoli  che più avrebbero necessitato di interventi sono fuori vista e diventa macchinoso riprenderli. 
A mio parere hai infatti introdotto un eccesso elementi, cenni di sotto trame  e "diversivi" a scapito del filone principale: il lettore rischia di perdere  di vista lo svolgimento della storia. A vantaggio del percorso narrativo, avresti potuto utilizzare quelle battute per accentuare la "scientificità" del contesto, caratterizzare meglio alcuni personaggi, eccetera.
La trama contiene  comunque alcuni punti poco convincenti, già evidenziati nei commenti che precedono, per cui li tralascio. 
Giunto alla fase finale mi sei sembrato per così dire costretto a risolvere  tutta insieme la "follia" del grande cattedratico. E nella "orrifica"  scena conclusiva ho trovato poco convincenti  sia la piccola/non piccola vittima dolorante e quasi rassegnata (giusto un grido di aiuto)  che  il predicatore pseudo scienziato-pedagogo-padrone. Il protagonista riesce invece  credibile, obietta, tenta di opporsi e, lo si capiva, ci lascia le proverbiali penne.
Un elogio (finalmente!) alla scrittura, in genere scorrevole,  e allo stile efficace.
 
" ...con mano ferma ma lenta sollevò la celata. L'elmo era vuoto." (Calvino)
Pagina autrice fb: virginialess/21 Blog "Noi nonne": https.//virginialess.wordpress.com
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