[Lab 9] La legge di Eleonora cap 1 di 5

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La legge di Eleonora




Capitolo primo. Tesi di laurea.




Il Professor Della Monaca terminò di dare le ultime indicazioni agli studenti dell’ultimo anno del corso di giurisprudenza. Si mostrava rassicurante e soddisfatto per il lavoro fatto, verso quei ragazzi a cui aveva trasmesso tutte le sue competenze e i valori della professione. Dall’alto dei posti dell’auditorium i ragazzi lo seguivano attenti, ma già assaporavano la felice sensazione di aver finito il lungo ciclo di studi, che apriva alla fase finale per il conseguimento della laurea.
Martino se ne stava in disparte dal gruppo centrale e aveva ascoltato attentamente il discorso di conclusione. Sapeva che da lì a poco gli sarebbe arrivata una domanda dal suo docente. Quando l’aula si svuotò si alzò e scese verso la cattedra, dove lui lo aspettava.


“Allora, Martino. Sei rimasto solo tu che ancora non mi hai detto come imposterai la tua tesi.”
“Sì prof.”, rispose timidamente.
“Bene. E quindi cosa avresti deciso?”
“Vorrei impostare il discorso sull’uso strumentale della legge”.
“Me ne avresti dovuto parlare prima” , rispose quasi sorpreso.
“Perché prof?”
“Non ti vedo a scrivere di abusi del processo, fosse civile o penale. Mi sembra un argomento dove non avresti la possibilità di avanzare niente di innovativo. Sai bene che oramai la legge prevede mezzi di dissuasione e comunque anche l’aspetto giurisprudenziale non è affatto semplice. Poi se credi che al contrario possa elaborare qualcosa di decente per una tesi di laurea, vedi te. A tuo padre l’hai detto, poi? Non credo che sia stato lui a metterti questa idea in testa, dato che ha a che fare quotidianamente con simili atteggiamenti. Tuo padre è sempre stato un avvocato stimato e tu dovresti avere le idee chiare, dato che lui che ti ha sempre seguito in questi anni di studio, oltre me come insegnante”.


Il giovane parve indeciso se rispondere; poi si fece coraggio e disse : “Papà non sa niente di questa mia decisione. Io però non vorrei solo parlare dell’abuso del processo, o di abusi in genere, vorrei parlare di come si è evoluto l’utilizzo della legge da parte della gente.


“La tua idea mi pare più adatta alla rappresentazione sociologica della legge...Non mi convince.
Però è una tua decisione. Fammi una prima bozza e sottoponimela, poi vedremo”.


Martino fece un cenno con la testa e, dopo aver salutato il suo prof, abbandonò l’aula.
L’uomo rimase perplesso e lo guardò andarsene: il fare del giovane da qualche mese era cambiato. Non che fosse un grande chiacchierone, ma ultimamente sembrava essersi chiuso al dialogo e ai rapporti con il gruppo. Si domandò cosa mai lo preoccupasse e e pensò di richiamarlo per chiederglielo; ma poi ci rinunciò pensando a un’altra occasione.


Martino si incamminò per il lungo corridoio dell’ateneo e prese le scale per scendere al piano terra, verso l’uscita. Il passo lento e senza forza, mille pensieri per la testa che pesavano sulle gambe. Sul pianerottolo della prima rampa trovò Marcella e Sonia che parlavano a bassa voce in atteggiamento confidenziale. Quando lui le raggiunse le salutò, ma Marcella strattonò l’amica verso un lato come se volesse distanziarsi da un appestato. Martino si accorse dello sguardo severo di lei e abbozzò il tentativo di guardarla negli occhi. Lei raccolse il confronto visivo e tra i due ci fu un silenzioso leggersi in profondità. Lei continuò severa a scrutarlo e alla fine lui cedette al peso di tutte quelle parole non dette. Abbassò la testa e continuò a fare le scale sino all’uscita. Sonia guardò l’amica come se volesse chiederle come mai quell’atteggiamento freddo e distaccato, quasi di odio, che gli aveva rivolto, considerato il tenero che sempre c’era stato tra loro due. Marcella si limitò a dirle due parole: “lascia stare”.


Martino percorse il tratto di strada che tra Corso Umberto arriva a via Mezzocannone. Poi si immerse nei vicoli del centro storico di Napoli e, dopo dieci minuti, entrò dentro l’atrio del palazzo dove abitava con la sua famiglia sin da quando era nato.


Si incamminò per l’ampia scalinata decorata e carica di fregi in perfetto stile barocco. I gradini di pietra si accompagnavano alla linea circolare dell’ampio vano scala e avevano incastonati le singole colonnine di ferro modellate che sorreggevano il corrimano di mogano. Il padre Tullio Bellisai aveva ereditato l’immobile dal padre, anch’esso noto avvocato, appartenente a una famiglia di mezzo aristocratici, caduti in disgrazia all’epoca del secondo conflitto mondiale. Il lussuoso appartamento, che stava al secondo e ultimo piano, era rimasto miracolosamente intatto nonostante ben duecento raid aerei alleati contro la città. Martino, che conosceva la storia del palazzo, pensava che San Gennaro si fosse adoperato per proteggerlo.


Quando entrò dentro casa i suoi erano fuori per lavoro. Il padre per tribunali; la madre assisa nella sua cattedra di insegnante di matematica al liceo statale Elsa Morante. Andò direttamente verso la sua stanza e si buttò pesantemente sul letto facendolo sobbalzare dal peso del suo corpo sulla soglia dei novanta chili. Lo sguardo si fissò sui decori del soffitto; tra le anse delle foglie d’acanto dalle sfumature bianche e grigie. Dagli angoli partivano delle righe geometriche che riquadravano le pareti. I decori si incontravano al centro della volta tondeggiante, dove un medaglione di sgargianti fiori li riuniva. Si mise a pensare all’incontro con Marcella su per le scale, mentre un nervoso movimento delle dita sul materasso scandiva il tempo delle decisioni che doveva prendere. Fece un lungo respiro. Poi gli occhi si posarono sul pc sopra la scrivania. Si alzò alla fine rompendo gli indugi, con la solita tecnica di mettersi di fianco e far leva con le braccia sul letto per riuscire a sollevarsi. Andò a sedersi sulla poltroncina in pelle nera, e accese il pc. Aspettò che il sistema entrasse in modalità e digitò alcune parole come giustizia, legge, giudice.
Giustizia. Virtù sociale che consiste nella volontà di riconoscere e rispettare i diritti altrui attribuendo a ciascuno ciò che gli è dovuto secondo la ragione e la legge”.


Legge: atto normativo, giuridico, che ha come effetto la creazione, modificazione, abrogazione di norme generali e astratte di un determinato ordinamento giuridico in base alle norme sulla…”


Martino sbuffò e disse tra sé: “Che scoperta! Non so dove vado a parare di questo passo. Mi ci vorrebbe uno spunto adeguato per non cadere nel banale”.

Giudice: organo che svolge il compito di giudicare i fatti facendo applicazione di norme…”


Continuò a impostare diverse parole chiave senza nessuna convinzione e il motore di ricerca gli propose il variegato mondo argomentativo del web.
I giudicati” Che roba è?”, si domandò. Sarà il titolo di qualche libro che parla di processi o cose del genere”. Ci cliccò sopra per curiosità.


Durante i secoli medievali in Sardegna vigeva una particolare organizzazione governativa autonoma, unica in tutto il continente europeo e considerata da molti studiosi come il preludio agli Stati nazionali che successivamente si sarebbero sviluppati in Europa: il giudicato.”


Martino lesse tutto l’articolo: “Interessante… non sapevo di questo”.


Gli piacque molto la storia dell’ultima giudicessa di quella epoca sarda che aveva lottato per una idea di governo basata sulla autonomia da ogni imposizione dei monarca despoti che si avvicendavano a pretendere il possesso dell’isola e del suo popolo. L’eroina dal nome di Eleonora, discendente della casata dei Bar-Serra, governatori di gran parte dell’isola, era stata l’ultima combattente nella strenua difesa di tale organizzazione, che aveva fatto prosperare i quattro giudicati. L’eroina parve attirare l’attenzione del giovane che, quasi provando una strana attrazione, si fermò a pensare.

(continua)
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Lab 9] La legge di Eleonora cap 1 di 5

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bestseller2020 ha scritto: Marcella si limitò a dirle due parole: “Lascia lascia stare”.
La prima parola di un discorso diretto va scritta maiuscola.
bestseller2020 ha scritto: Martino percorse il tratto di strada che tra da Corso Umberto arriva a via Mezzocannone
bestseller2020 ha scritto: e avevano incastonati incastonate le singole colonnine di ferro modellate
Il soggetto è femminile 
bestseller2020 ha scritto: Lo sguardo si fissò sui decori del soffitto; tra le anse delle foglie d’acanto dalle sfumature bianche e grigie. Dagli angoli partivano delle righe geometriche che
Quel punto e virgola dopo "soffitto" è da sostituire con una semplice virgola.

Mi intriga la tua storia, @bestseller2020  :)

Dati i cinque capitoli, ti riservo il mio commento, sulla qualità e sulle scelte di narrazione che hai fatto, solo alla fine del quinto capitolo.
In questo e negli altri, do prevalenza alle note tecniche, che spero ti siano utili.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab 9] La legge di Eleonora cap 1 di 5

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bestseller2020 ha scritto: Il Professor Della Monaca terminò di dare le ultime indicazioni agli studenti dell’ultimo anno del corso di giurisprudenza. Si mostrava rassicurante e soddisfatto per il lavoro fatto, verso quei ragazzi a cui aveva trasmesso tutte le sue competenze e i valori della professione. Dall’alto dei posti dell’auditorium i ragazzi lo seguivano attenti, ma già assaporavano la felice sensazione di aver finito il lungo ciclo di studi, che apriva alla fase finale per il conseguimento della laurea.
Martino se ne stava in disparte dal gruppo centrale e aveva ascoltato attentamente il discorso di conclusione. Sapeva che da lì a poco gli sarebbe arrivata una domanda dal suo docente. Quando l’aula si svuotò si alzò e scese verso la cattedra, dove lui lo aspettava.
Periodare piuttosto faticoso e "sovrabbondante". 
Al posto di  terminò e ultime basterebbe "concluse le sue indicazioni agli studenti dell'ultimo anno". Che  corso sia lo si capisce subito dopo.
Toglierei anche per il lavoro fatto, e -te lo assicuro per esperienza personale, trasmettere "tutto" è impossibile-  "... .: a quei ragazzi aveva trasmesso, ne era convinto, non solo competenze, ma anche i valori della professione" . Anche il seguito andrebbe alleggerito, segno qualcosa. 
Non mi è chiarissimo quale pov  hai scelto.
Stesse  considerazioni "stilistiche" per i periodi successivi... Comunque la storia si va delineando e il tema appare promettente.
Mi associo a Poeta Zaza quanto a lettura e giudizio finale.
" ...con mano ferma ma lenta sollevò la celata. L'elmo era vuoto." (Calvino)
Pagina autrice fb: virginialess/21 Blog "Noi nonne": https.//virginialess.wordpress.com

Re: [Lab 9] La legge di Eleonora cap 1 di 5

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@sefora ciao e grazie del passaggio e degli utili consigli.
sefora ha scritto: Periodare piuttosto faticoso e "sovrabbondante". 
Hai ragione. Rompere il ghiaccio su come iniziare non è mai facile. Ho deciso di dedicare il primo capitolo interamente a Martino, trovandomi senza il bisogno di tagliare nulla. Ho lasciato tante parole inutili. Grazie ancora. :sss:
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Lab 9] La legge di Eleonora cap 1 di 5

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bestseller2020 ha scritto: Martino si incamminò per il lungo corridoio dell’ateneo e prese le scale per scendere al piano terra, verso l’uscita. Il passo lento e senza forza, mille pensieri per la testa che pesavano sulle gambe. Sul pianerottolo della prima rampa trovò Marcella e Sonia che parlavano a bassa voce in atteggiamento confidenziale. Quando lui le raggiunse le salutò, ma Marcella strattonò l’amica verso un lato come se volesse distanziarsi da un appestato. Martino si accorse dello sguardo severo di lei e abbozzò il tentativo di guardarla negli occhi. Lei raccolse il confronto visivo e tra i due ci fu un silenzioso leggersi in profondità. Lei continuò severa a scrutarlo e alla fine lui cedette al peso di tutte quelle parole non dette. Abbassò la testa e continuò a fare le scale sino all’uscita. Sonia guardò l’amica come se volesse chiederle come mai quell’atteggiamento freddo e distaccato, quasi di odio, che gli aveva rivolto, considerato il tenero che sempre c’era stato tra loro due. Marcella si limitò a dirle due parole: “lascia stare”.
Qui il punto di vista rimbalza tra Martino e Marcella all'interno dello stesso paragrafo: sarebbe meglio andare a capo quando si cambia punto di vista
bestseller2020 ha scritto: Il padre Tullio Bellisai
Detta così sembra si riferisca a una figura religiosa; troverei un altro modo di introdurre il nome del padre (se è necessario)
bestseller2020 ha scritto: appartenente a una famiglia di mezzo aristocratici
Refuso, "mezzi aristrocratici"
bestseller2020 ha scritto: Gli piacque molto la storia dell’ultima giudicessa di quella epoca sarda che aveva lottato per una idea di governo basata sulla autonomia da ogni imposizione dei monarca despoti che si avvicendavano a pretendere il possesso dell’isola e del suo popolo.
Spezzerei un pochino questo periodo, che toglie il fiato

Ciao @bestseller2020, è un piacere leggere questo tuo racconto ben pensato e realizzato  (y)
Primo capitolo interamente dedicato a Martino, e ci sta, apprezzo la scelta, apprezzo come ci fai entrare nel suo mondo. Il protagonista è delineato in maniera credibile. Lo stile è asciutto ed efficace, senza grossi scivoloni, anche se noto qua e là qualche imprecisione di punteggiatura (banalità che si possono sistemare con una seconda, terza, o quarta rilettura). Delle diverse informazioni che vengono presentate al lettore, trovo che alcune non siano riportate col massimo dell'eleganza, oltre a non essere particolarmente pertinenti né per lo svolgimento della trama né per il messaggio della storia. Ad esempio:
bestseller2020 ha scritto: Tuo padre è sempre stato un avvocato stimato e tu dovresti avere le idee chiare, dato che lui che ti ha sempre seguito in questi anni di studio, oltre me come insegnante
Qui siamo al limite del dialogo-infodump, c'è un po' troppa esposizione e la battuta suona un po' innaturale
bestseller2020 ha scritto: Si incamminò per l’ampia scalinata decorata e carica di fregi in perfetto stile barocco. I gradini di pietra si accompagnavano alla linea circolare dell’ampio vano scala e avevano incastonati le singole colonnine di ferro modellate che sorreggevano il corrimano di mogano. Il padre Tullio Bellisai aveva ereditato l’immobile dal padre, anch’esso noto avvocato, appartenente a una famiglia di mezzo aristocratici, caduti in disgrazia all’epoca del secondo conflitto mondiale. Il lussuoso appartamento, che stava al secondo e ultimo piano, era rimasto miracolosamente intatto nonostante ben duecento raid aerei alleati contro la città. Martino, che conosceva la storia del palazzo, pensava che San Gennaro si fosse adoperato per proteggerlo.
Questo paragrafo mostra che hai preparato i personaggi e il loro contesto in maniera meticolosa, ma la domanda è: per la storia è necessario riportare queste informazioni?
bestseller2020 ha scritto: la madre assisa nella sua cattedra di insegnante di matematica al liceo statale Elsa Morante
O il nome del liceo?
Comunque, un ottimo inizio

Re: [Lab 9] La legge di Eleonora cap 1 di 5

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@bestseller2020

Bentrovato, caro Raffaele. Ho letto con piacere e attenzione il primo capitolo del tuo racconto, e ti lascio qualche considerazione personale.
bestseller2020 ha scritto: mar ago 01, 2023 9:59 pmIl Professor Della Monaca terminò di dare le ultime indicazioni agli studenti dell’ultimo anno del corso di giurisprudenza. Si mostrava rassicurante e soddisfatto per il lavoro fatto, verso quei ragazzi a cui aveva trasmesso tutte le sue competenze e i valori della professione. Dall’alto dei posti dell’auditorium i ragazzi lo seguivano attenti, ma già assaporavano la felice sensazione di aver finito il lungo ciclo di studi, che apriva alla fase finale per il conseguimento della laurea.
L'incipit, di cui riporto le prime righe, presenta a mio parere alcuni aspetti da esaminare con cura, per apportare eventuali "aggiustamenti". 
Ciò che mi ha fatto sorgere delle perplessità consiste in questo: la sensazione che trasmetti attraverso le tue parole fa calare il lettore non in un'aula universitaria, ma in un'aula liceale. Soprattutto le facoltà di Giurisprudenza hanno la caratteristica di essere estremamente dispersive: mi pare pertanto inverosimile un rapporto così amichevole tra il professore e gli studenti. Auspicabile, certo, ma oso dire impossibile, almeno nelle grandi università. 
Dalle parole del professore, inoltre, che si accinge a "dare le ultime indicazioni agli studenti dell’ultimo anno del corso di giurisprudenza", sembra evincersi il concetto che egli ha seguito gli allievi per tutti gli anni di corso, mentre nella realtà accademica ciò non accade mai, perché gli insegnamenti sono molto diversificati. Se invece intendi che il professore ha seguito gli allievi solo per quell'anno di corso, si verifica un altro problema: non è detto che tutti gli studenti cui si rivolge siano laureandi, giacché una matricola può seguire qualunque corso (poi, magari, non può dare l'esame, nel caso si tratti di un corso che prevede un propedeutico). Accennare, inoltre, alle "ultime indicazioni" e al fatto che gli allievi "assaporavano la felice sensazione di aver finito il lungo ciclo di studi" fa pensare a un momento preciso dell'anno in cui tutta la "classe" si accinge a ragionare sulla tesi, come, ad esempio, quando tutta una classe liceale si prepara all'esame di maturità. Ma le dinamiche universitarie sono diverse.
Altra cosa: cosa intendi accennando ai "valori della professione"? Le professioni che si possono intraprendere dopo il conseguimento della laurea in Giurisprudenza sono molte, ma qui, come mi è parso di capire dalla passione di cui sono intrise parole del professore, tu ti riferisci alle due per eccellenza: avvocatura e magistratura. Per entrambe, però, me lo insegni, non basta la laurea, ma occorre un lungo e faticoso percorso. A quale professione, pertanto, si riferisce il professore?
bestseller2020 ha scritto: mar ago 01, 2023 9:59 pm“Allora, Martino. Sei rimasto solo tu che ancora non mi hai detto come imposterai la tua tesi.”
“Sì prof.”, rispose timidamente.
“Bene. E quindi cosa avresti deciso?”
“Vorrei impostare il discorso sull’uso strumentale della legge”.
“Me ne avresti dovuto parlare prima” 
Anche il rapporto tra docente e allievo mi conferma nelle perplessità cui accennavo sopra: non mi paiono realistici né l'uso del "tu" né l'appellativo "prof", strettamente liceale (e non da tutti accettato). Inoltre, nell'affermazione "sei rimasto solo tu (...)", ravviso di nuovo quell'idea di "classe" che mi pare consona, per l'appunto, a un ambiente liceale ma non a un ambito universitario.
Vorrei precisare, in ogni caso, che sto ragionando sulla falsariga dei grandi atenei statali, e mi pare che tu abbia ambientato la storia nella Federico II: vi sono accademie private nelle quali, con tutta probabilità, la realtà è molto diversa, di certo più raccolta. Io ho studiato alla Sapienza Lettere Classiche, alla facoltà di Lettere e Filosofia: da noi si poteva parlare di "classi", perché gli iscritti non erano molti. Ma se raggiungevo mia sorella, ora avvocato, che frequentava Giurisprudenza a pochi passi da Lettere, allora si entrava in un altro universo, dove lo studente era un numero. E così, almeno per i primi anni, è ancora; va tenuto conto, inoltre, che la suddivisione annuale è rimasta esente dal 3+2. Se, però, hai notizie certe che a Napoli, in quell'ateneo, il clima è come lo racconti, allora non tener in nessun conto le mie osservazioni. 
bestseller2020 ha scritto: mar ago 01, 2023 9:59 pmvedi te
Sostituirei con il corretto "vedi tu".
bestseller2020 ha scritto: mar ago 01, 2023 9:59 pmTuo padre è sempre stato un avvocato stimato e tu dovresti avere le idee chiare, dato che lui che ti ha sempre seguito in questi anni di studio, oltre me come insegnante”.
Forse la familiarità è dovuta al fatto che il professore è amico del padre di Martino? 
bestseller2020 ha scritto: mar ago 01, 2023 9:59 pmL’uomo rimase perplesso e lo guardò andarsene: il fare del giovane da qualche mese era cambiato. Non che fosse un grande chiacchierone, ma ultimamente sembrava essersi chiuso al dialogo e ai rapporti con il gruppo. Si domandò cosa mai lo preoccupasse e e pensò di richiamarlo per chiederglielo; ma poi ci rinunciò pensando a un’altra occasione.
Questo interesse per il "contorno" emotivo dell'allievo da parte del corpo docente non mi risulta, in ogni caso, appartenere a una facoltà come Giurisprudenza.
bestseller2020 ha scritto: mar ago 01, 2023 9:59 pmQuando lui le raggiunse le salutò, ma Marcella strattonò l’amica verso un lato come se volesse distanziarsi da un appestato. Martino si accorse dello sguardo severo di lei e abbozzò il tentativo di guardarla negli occhi. Lei raccolse il confronto visivo e tra i due ci fu un silenzioso leggersi in profondità. Lei continuò severa a scrutarlo e alla fine lui cedette al peso di tutte quelle parole non dette. Abbassò la testa e continuò a fare le scale sino all’uscita. Sonia guardò l’amica come se volesse chiederle come mai quell’atteggiamento freddo e distaccato, quasi di odio, che gli aveva rivolto, considerato il tenero che sempre c’era stato tra loro due. Marcella si limitò a dirle due parole: “lascia stare”.
Mi pare eccessivamente ridondante. Cercherei di esprimere il concetto con meno parole.
bestseller2020 ha scritto: mar ago 01, 2023 9:59 pmL’eroina parve attirare l’attenzione del giovane che, quasi provando una strana attrazione, si fermò a pensare.
Molto interessante. Al più presto cercherò di leggere anche gli altri capitoli. Complimenti per l'idea e un caro saluto.
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Re: [Lab 9] La legge di Eleonora cap 1 di 5

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@Ippolita ciao dottoressa Avanzini! :P
Ippolita ha scritto: Forse la familiarità è dovuta al fatto che il professore è amico del padre di Martino? 
Esatto. Come ben saprai, i baroni esistono ancora nelle università! 

Ippolita ha scritto: Altra cosa: cosa intendi accennando ai "valori della professione"?
Accenno al compito delicato che hanno tutti quelli che ruotano attorno alla giustizia. Devo riconoscere che in effetti il rapporto o la descrizione dell'ambiente non è proprio tanto realistico, ma dato che è un racconto di stampo "idealistico" ho voluto iniziare con questa rappresentazione forse fuori dalla realtà. Penso comunque che essere un numero in un corso di giurisprudenza ( da cui si parte per procedere verso altre strade) produce e ha prodotto, l'esercito dei legali senza scrupoli di cui è piena l'Italia ( 5 volte quelli della Germania). Grazie, @Ippolita, mi ha fatto piacere risentirti...
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
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