[Lab9] La legge di Eleonora cap 5 di 5

1
 
Capitolo quinto. Dieci, cento, mille




“ Tuo padre sta tornando a casa ed è furibondo con te”. Queste furono le parole della madre di Martino. Lui pensò come affrontarlo al suo arrivo. Nel mentre Tullio Bellisai si era fermato sul ciglio della strada per conversare col collega Paolo.


“Non essere troppo severo con lui. Cerca di capire per quale motivo lo ha fatto”.


“Ma che motivo vuoi che avesse per farmi una carognata del genere! Proprio lui l’autore di quella lettera anonima!”


Paolo rise divertito.


“Ma sì! Ridi ridi. Ma vedrai la lavata di capo che gli faccio. Ma non mi hai detto come sono arrivati a lui…”


“La qualità della carta usata per la stampa che viene distribuita agli atenei. Poi si è pensato che hai un figlio all’università e che poteva sapere dei fatti nostri. Un controllo sulle stampanti e sui registri è bastato per risalire alla cronologia di stampa e da chi l’aveva eseguita”.


“Però! Mio figlio si è fatto fregare come un principiante!”


“A quanto pare. Ma vedi di risolvere adesso con lui. Io ho già parlato con gli altri e dato che c’è di mezzo tuo figlio, quelli del distretto disciplinare archivieranno tutto. Sempre che tuo figlio non voglia portare avanti questa cosa”.


“Non voglio neanche pensarci! Sarebbe un disastro per tutti!”


“E tu fagli qualche promessa. Magari compra il suo silenzio con una bella auto sportiva, un posto come socio nello studio legale. Mandalo in vacanza in qualche isola del sesso e fagli capire cosa è la bella vita e come la si può ottenere...”


Tullio arrivò a casa e andò verso la stanza del figlio che già lo aspettava con ansia.
Quando l’uomo entrò di getto, Martino non sollevò lo sguardo. Fu lui a gettargli sopra la scrivania la lettera anonima e il foglio delle registrazioni delle stampe all’università. Alla vista di quel documento capì che era stato scoperto: la battaglia iniziava.


“Perché mi hai fatto questo? Ma sei impazzito?”


“Solo perché sei mio padre non dovevo farlo?”
“Ma cosa potrai mai capire di quello che hai scritto? Sono questioni legali che sono state giudicate in regolari procedimenti. Cose passate in giudicato che tu stai riportando a galla affermando essere il frutto di dolo tra le parti. Ma ti rendi conto?”


“Mi pare che sia così! É quello che si deduce dalle carte”
“Cerca di essere chiaro! Dato che già ti credi un avvocato, parla nel concreto”.


“Se lo vuoi. I casi sono solo alcuni di quelli che da anni finiscono in cause perse ai danni dei tuoi clienti meno abbienti. Usi sempre la tecnica della inammissibilità a cui ti esponi e che semini già a partire dal primo grado. Questioni di merito messe in dubbio grazie alla malagestio delle prove documentali. Atti di giudizio fatti lasciando aperte questioni procedurali che poi vengono appellate dalla controparte e che non vengono risolte. Alla fine il ricorso in cassazione è un ridicolo atto pieno di motivi sul merito che vengono dichiarati inammissibili e di motivi di violazione di legge dichiarati non fondati”.


“Fammi un esempio, caro mio! Ancora non mi hai detto niente!”


“E se ti dicessi come hai fatto perdere la causa ai Bonelli in cambio della vittoria sulla causa ImpreFin? I Bonelli avevano prove schiaccianti e hanno perso a causa delle inammissibilità procedurali. La ImpreFin ha vinto la causa senza nulla dimostrare, ma solo grazie alla stessa tecnica messa su dai legali dei malcapitati di turno. Fate vincere i potenti e perdere la povera gente. Già mi immagino cosa dici a loro quando gli inviti in studio per spiegare come si è arrivati a perdere la causa: vi è stata una decisione ingiusta. E questi disgraziati se ne vanno a casa maledicendo il giudici che l’hanno emessa, senza sapere che è frutto di accordi tra di voi”.


Tullio a questo punto capì che fosse inutile proseguire. Martino sarebbe stato in grado di spiegare il sistema collaudato per dare una parvenza di legalità ai procedimenti destinati a essere fuorviati.


“Ma cosa credi! Che sia facile? Ma pensi veramente che oggi si possa lavorare facendo i paladini della giustizia? Hai ragione! Ammetto che non è proprio lecito e deontologicamente corretto quello che faccio. Ma tu vuoi vivere per la gloria facendo l’avvocato morto di fame per i poveri? Se non ci fossi stato io in queste cause, sarebbero finite allo stesso modo. Tanto vale adeguarsi”.


Martino si mise in piedi e guardò severamente il padre, questa volta senza abbassare lo sguardo: parve accendersi di indignazione: “E da te che dovrei prendere esempio quando sarò avvocato?”


Il padre, che non si aspettava tale reazione, non rispose. Martino rincarò la dose e alzò la voce.
“Ma neanche nel medioevo la giustizia era corrotta in questo modo. Ti ricordi il caso Bianchini contro la clinica Santa Chiara… Quei disperati a cui hai fatto perdere tre gradi di giudizio e spolpati economicamente erano i genitori di una carissima amica di Marcella. Questa causa ti era stata affidata da loro perché pensavano fossero in buone mani data l’amicizia tra noi. Invece te ne sei fottuto e li hai fatti sprofondare nella disperazione. É per colpa tua che Marcella mi ha lasciato. Perché mi ritiene il figlio di un corrotto”.


“Fammi capire. Non mi dirai che…”


“Sì! Papà! Ma sappi che ti ho denunciato solo per le tue malefatte professionali. Il fatto che mi hai fatto perdere la cosa più importante non centra; è un’altra cosa. Io comunque l’amavo, era l’unica con cui ero riuscito a stare sereno! Lo capisci adesso il danno che mi hai fatto?”


L’uomo rimase di sasso. Non cercò di trattenere il figlio che lasciò la stanza per uscire di casa, proferendo l’ultima frase “ Sono certo che la farete tutti franca”.


Passarono due giorni di pace relativa. Poi Martino venne chiamato dal suo professore e invitato a presentarsi in ateneo per cose che lo riguardavano. Uscì di casa preoccupato. Arrivato sul posto trovò Marcella che l’aspettava in un angolo appartato.


“Ciao Martino. Stai tranquillo. Qui non sanno cosa è successo. Per caso ho scoperto che avevi usato la fotocopiatrice per fare quel file.. e vista la sostanza, ho pensato di farlo sparire. Non ho potuto però nascondere la cronologia con la quale sono arrivati a te. Mi spiace che me la sono presa per quello che ha fatto tuo padre ai Bianchini. Mi hai dimostrato che sei onesto e coraggioso e volevo chiederti scusa e se poi te la senti di riuscire con me”.
Martino si sentì rinascere e rispose con un sorriso eloquente.


“Il prof vuole notizie sulla tua tesi; a che punto sei?” chiese lei.


“Sono stato due mesi a scrivere su come la legge fu strumento dei potenti nell’epoca medioevale e dove una donna combatté per portare avanti il principio che la legge è uguale per tutti. Volevo mettere in evidenza che oggi, a distanza di secoli, anche se esiste il principio di eguaglianza, la giustizia non è un più diritto, ma un risultato per pochi. Butterò via tutto e preparerò altro. Non mi sembra il caso continuare su questa strada”.


************


A.D. 1403.


Erano passati venti anni da quando il re aveva concesso alla vittoriosa Eleonora di governare l’isola in pace e giustizia secondo gli usi e costumi stabiliti dalla carta de logu. Poi venne la peste di cui si ammalò pure la sovrana. Oramai morente, lasciò in eredità le sue ultime parole al fedele Salvatore Orrù.
“Non mi dispera il fatto che a breve gli aragonesi verranno nuovamente a prendersi l’isola, ora che nessuno potrà fermarli, e ristabiliranno la legge del più forte. Sono certa che un giorno questa nostra fantastica esperienza sarà ripetuta da persone che combatteranno per tali principi. Non importa se passeranno dieci, cento, mille anni”.




Quando la sovrana si spense, il suo corpo fu messo sulla catasta della legna a bruciare assieme a tanti altri. L’ordine di non darle una sepoltura degna arrivò dal re, che pensò di far sparire qualsiasi traccia di lei e di quello che aveva rappresentato.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Lab9] La legge di Eleonora cap 5 di 5

2
Ciao @bestseller2020
Naturalmente ho letto tutti i capitoli e cerco di fare un commento finale alla fine di tutti.
Un progetto impegnativo, ambizioso il tuo. Credo di aver capito, già da un po’, che sei dentro le leggi, “dentro” in senso professionale intendo. Mi pare di dedurlo, ma certo potrei sbagliarmi, a volte prendo cantonate colossali, da alcuni particolari ed espressioni molto tecniche che usi, dalla naturalezza con cui le usi, come alcune espressioni della lettera anonima che poi si scopre essere di Martino, il figlio di Tullio Bellisai, che non possono essere le parole di un cliente incazzato, come fai dire ai tuoi personaggi che ne discutono.
 
Mi ha un po’ spiazzato il fatto che Martino, visto il cognome del padre e visti gli studi giuridici che conduce, non abbia mai sentito parlare dei giudicati sardi. Considerata la sua indole forse ne avrebbe dovuto avere cognizione, anche vaga come posso averla io, pur cosciente di aver letto interpretazioni “illuminate”, cioè alla luce della modernità e del senno di poi, dal valore per me aleatorio, che la Carta de Logu se applicata oggi sarebbe una “mostruosità giuridica”. E dopo averla letta la Carta de Logu credo di aver capito il perché: per gli uomini di malaffare e cattive intenzioni verso il prossimo sarebbe impossibile farla franca, a tutti i livelli sociali, se fosse applicata quella Legge. Le conseguenze di qualunque reato, in attesa della palesazione del colpevole, sarebbero pagate dal punto di vista erariale da tutta la comunità in misura sempre maggiore quanto è maggiore la latitanza e l’assenza delle generalità del colpevole. Alla fine, giocoforza, il colpevole sarebbe scovato per amore o per forza e non sempre dalle forze dell’ordine, per quanto multate anche loro per non aver saputo prevenire il reato.
Oggi verrebbe considerata una “mostruosità giuridica”, in quanto viene capito e compatito l’autore di qualunque nefandezza. Questo per sommi capi.
 
Ho trovato interessanti gli “spaccati” del testo dove racconti tratti della vita di Eleonora, del suo carattere, della sua determinazione, fin sulla nave in tempesta che la riporta in Sardegna dalla nativa Spagna, quella Spagna che nel bene e nel male ha da sempre permeato la storia sarda con i suoi 400 anni di regno, molto superiori al periodo sabaudo e poi unitario.
Impresa ardua analizzare in poche righe quale dei due poteri sia stato meglio anche se io, pur consapevole di quasi tutto, propenderei a prendere il meglio degli spagnoli e degli italiani, isolando le loro rispettive nefandezze a tutti i livelli.
 
Confesso che non conoscevo l’episodio delle pecore usate come esca incendiaria contro l’esercito aragonese, mi ha colpito molto al cap. 4. Se è vero come penso, ma anche se fosse leggenda poi romanzata, dimostra come un popolo, pur sprovvisto di risorse ma guidato da persone determinate, possa battere con poco chi vuole sopraffarlo, per quanto si ritenga superiore.
 
Purtroppo non sono mai riuscito, esulando un po’ dal contesto, a mettere Eleonora d’Arborea e Giovanni Maria Angioy, un avvocato pure lui, sullo stesso piano, perché quest’ultimo voleva liberare la Sardegna dal gravame feudale e posso essere d’accordo, ma voleva sostituirlo, tra l’iniziale plauso del popolo inconsapevole, con la libertà della ghigliottina francese, alla quale era devoto. Non so cosa ci sarebbe stato da guadagnare, immagino quanto da soffrire.
 
La mia devozione va a Eleonora d’Arborea.
 
Alla fine mi ha colpito il discorso di Tullio Bellisai con il suo collega Paolo, quando viene a galla che l’autore della lettera anonima è il figlio di Tullio, Martino. Mi ha dato fastidio come Paolo, che lavora nella giustizia come Tullio, consigli di appianare la questione elargendo squallidi doni a Martino, paradisi sessuali per godersi la vita, paradisi costosi presumo, visti i lauti guadagni quando si prende una certa piega in certe professioni lautamente pagate.
Questo denota nel personaggio Paolo una pochezza morale inqualificabile, ma penso che oggi desti più scalpore, in senso negativo ovviamente, chi si tiene fuori da atteggiamenti del genere.
 
Durante il discorso finale e, diciamo così, chiarificatore fra padre e figlio, Martino rivela al padre i motivi per cui ha scritto la lettera anonima. Di inammissibilità procedurali ne ho già sentito parlare dalla mie parti a casa mia, in quanto per una serie di termini del genere in poco tempo la mia famiglia perdette, tutto a rigore e norma di legge, decine di ettari di terreno e diverse case in campagna e giunti sul fondo, mancando di soldi, inutile fare ricorsi e controricorsi anzi: a chiedere giustizia si dava anche fastidio, non avendo più olio per ingrassare i marchingegni…
Da qui talvolta la mia acrimonia che traspare.
 
Martino quando dice al padre che lo denuncerà per le sue malefatte, tra l’altro anche ammesse come regola usuale da quest’ultimo, mica sta a fare la fame con le cause dei poveracci, gli dice che pagherà soltanto per le sue malefatte professionali, rivelandogli che a causa di queste ha distrutto la famiglia della sua ragazza Marcella, che per questo lo ha lasciato.
Cioè gli fa capire, se ho capito bene, che pagherà per entrambe le cose, ma il secondo fatto, per Martino più importante, non comparirà ufficialmente.
 
E qui entra in scena il principio che la legge è sempre davvero uguale per tutti. Teorema predicato da tutti, in realtà non sempre applicato. Ecco perché, a mio parere, Martino si è immerso nello studio della figura di Eleonora d’Arborea, che nella sua rivisitazione della Carta de Logu scritta da suo padre, il giudice Mariano IV d’Arborea, questo principio di massima lo fece applicare e rimase in vigore con poche varianti solo in Sardegna fino alla sua abolizione nel 1827 da parte dei Savoia.
Ho apprezzato il tuo racconto, periodo molto complesso, terribile e affascinante.
Quanto ci sarebbe ancora da scrivere sui risvolti e conseguenze fino ai giorni nostri.
 
 
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab9] La legge di Eleonora cap 5 di 5

3
@Alberto Tosciri ciao. Ti ringrazio del tuo squisito passaggio.
Alberto Tosciri ha scritto: redo di aver capito, già da un po’, che sei dentro le leggi, “dentro” in senso professionale intendo.
Non posso essere più chiaro a tale riguardo. Diciamo che combatto per una vera giustizia, data la situazione attuale.
Alberto Tosciri ha scritto: Confesso che non conoscevo l’episodio delle pecore usate come esca incendiaria contro l’esercito aragonese, mi ha colpito molto al cap. 4.
Questo fatto è pura mia invenzione. Però, come dici tu, la necessità ha sempre aguzzato l'ingegno.
Alberto Tosciri ha scritto: la Carta de Logu se applicata oggi sarebbe una “mostruosità giuridica”.
Che bella espressione, Alberto! :D Figurati quante persone senza piedi e senza mani ci sarebbero in circolazione....

Alberto Tosciri ha scritto:
Durante il discorso finale e, diciamo così, chiarificatore fra padre e figlio, Martino rivela al padre i motivi per cui ha scritto la lettera anonima. Di inammissibilità procedurali ne ho già sentito parlare dalla mie parti a casa mia, in quanto per una serie di termini del genere in poco tempo la mia famiglia perdette, tutto a rigore e norma di legge, decine di ettari di terreno e diverse case in campagna e giunti sul fondo, mancando di soldi, inutile fare ricorsi e controricorsi anzi: a chiedere giustizia si dava anche fastidio, non avendo più olio per ingrassare i marchingegni…
Da qui talvolta la mia acrimonia che traspare.
Il processo civile è troppo cavilloso. Per questo, il cittadino che perde una causa che sembrava vinta in partenza, arriva a pensare che siano i giudici causa dell'ingiustizia. Bisognerebbe leggere le sentenze per rendersi conto che una persona normale non è in grado di capire per quale ragione non gli si è data ragione. L'inammissibilità è un'arma potente con cui forviare i procedimenti. Mi fermo qui. Ciao e grazie. Aspetto il tuo mega racconto. A si biri.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Lab9] La legge di Eleonora cap 5 di 5

4
  
Ciao @bestseller2020 ho letto con interesse il tuo lungo racconto e dopo averlo concluso, sono tornato indietro a rileggerlo per capire meglio i passaggi. Una storia, quella di Eleonora d'Arborea che non conoscevo e mi ha sorpreso per la forza e determinazione del suo carattere e per i concetti espressi dalla sua carta, molto attuali.
Martino, si capirà, è conoscenza degli affari del padre fin dall'inizio del racconto, per questo vuole sviluppare una tesi sull'uso strumentale della legge. Anche l'emotività dovuta dall'atteggiamento scontroso della sua fidanzata Marcella, inasprirà la rabbia nei confronti del padre, come verrà svelato alla fine.
Non sorprende che oggi si parta da semplici parole chiave cercate su Google per trovare spunti in generale, non escluso la tesi. Un metodo veloce e sicuro che però mette un po' di tristezza: evidenzia che ormai la cultura dei libri, o la cultura attraverso i libri sembri appartenere al passato.



cit. dal capitolo  3

“Questo lo immaginavo. Mi ha detto qualcosa al telefono Della Monaca e della tua idea. Sinceramente parlando, anch’io la trovo una strada tortuosa. Non capisco perché parlare dell’argomento abuso del processo, invece di revisione di qualche articolo di legge e di procedura.
Comunque fai come credi, sai come funziona il sistema , come tu stesso vedi quando stai da me in studio”.

“Tranquillo papà, vedrai che metterò in pratica quello che mi hai insegnato!” rispose con un tono serio e smarcante che colpì il padre, che a sua volta non mancò di esternare quello che sentiva dentro: “Noi dovremmo parlare. Da un po’ di tempo stai in disparte e non mi rivolgi la parola. Cosa è che hai? Se ti preoccupa questa tesi possiamo comprarne una da gente fidata”.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Qui veramente dai un'idea del padre che pessima è dir poco. Forse hai voluto calcare un po' la mano per estremizzare? In fondo anche per delinquere bisogna studiare e avere conoscenza della materia.



cit. dal capitolo 3

"Dovrei spogliare la mia gente con le tasse per far felice la corona Aragonese? E poi usare la dura legge per stroncare le rivolte, perché è più comodo e veloce al posto che governare con giustizia. Il che implica un duro lavoro e il rispetto da parte di chi stesso governa a rispettare per primo la legge? Non credo che io accetterò mai che chi verrà a governare faccia carta straccia del principio di equità”.

“L’equità la stabilisce Dio e il re è il solo esecutore della sua volontà”.

“L’equità caro Torres produce quello che si realizza tra le campagne, tra i rapporti personali, patrimoniali ed economici. Mi spiace per il sovrano, ma anche la pace ha il suo costo, considerato poi cosa si possa pretendere da un territorio del genere. Mandiamo animali e lane in quantità, altro non si può dare”.

“Ci sarebbero le miniere d’argento che non sono sfruttate…”

“A sì? Dovrei trasformare pastori, contadini, artigiani in minatori e farli morire di stenti?”
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Ce ne fossero oggi di leader con questo pensiero!


cit. dal capitolo 4

“Lo so, mia regina, ma dobbiamo sacrificarne cinquemila. Le pecore nere che metteremo in mezzo alle altre saranno cosparse di pece sul manto folto della stagione invernale. Le altre le cospargeremo di olio. Quando le femmine sentiranno il fuoco addosso scapperanno dal terrore correndo verso i maschi per istinto, e in breve raggiungeranno gli aragonesi e tutte le parti del campo. Le pecore si appiccheranno il fuoco tra di loro e quando i nemici si renderanno conto del pericolo, il campo sarà un inferno. Poi il cisto prenderà fuoco e farà imbizzarrire i cavalli, si scatenerà il panico tra i fanti. Il calore li spingerà verso verso i lati dove saranno appostati gli altri, arcieri compresi. Li terremo a bada e li lasceremo sfinire dal calore per tutto il meriggio e, al calar della sesta ora, daremo battaglia”.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Questo passaggio è senz'altro ingegnoso, però è raccapricciante. Cinquemila pecore a fuoco?
Mi sembra che stoni un po' con l'integrità e il senso di giustizia di Eleonora, anche se forse non c'erano ancora i vegani. Non so, lo saprai meglio di me se il sardo può essere legato affettivamente all'ovino. Ma se rimane nella sfera immaginativa di Martino, come pensiero quasi surreale. Allora sì, può essere un'idea ardita ed efficace.


Un racconto che affronta una questione fondamentale nella storia dell'uomo. L'idea mi sembrata azzeccata: rievocare un periodo glorioso paragonandolo ai tempi nostri. La parte storica di Eleonora l'ho trovata più esaustiva, scritta bene, ricca di particolari e stimolante per il lettore.
Forse i passaggi tra padre e figlio sono fin troppo edulcorati. Sarebbe stato più plausibile che Martino abbia preso a cazzotti il padre che non avrebbe neanche potuto denunciarlo!
C'è una marcata vena di pessimismo (come darti torto) sul tema della giustizia. Una scia di amaro che viene confermata dall'abbandono della tesi di Martino, rassegnato. Un po' mi ha sorpreso. Ma come lasci intendere, sarebbe stata una battaglia persa.
Ma nel finale andiamo sul romantico-sentimentale che mi ricorda alcuni film anni 50. Lei che ritorna da lui. Dopo averlo disprezzato ne scopre l'atto eroico. L'amore vince sempre (si dice).
Complimenti per l'idea. Un lavoro da cui se ne può trarre un'opera molto più ampia, secondo me.
A presto.

Re: [Lab9] La legge di Eleonora cap 5 di 5

5
bestseller2020 ha scritto: Nel mentre Tullio Bellisai si era fermato sul ciglio della strada per conversare col collega Paolo.
Virgola dopo "Nel mentre"
bestseller2020 ha scritto: Già mi immagino cosa dici a loro quando gli li inviti in studio per spiegare come
Non gli inviti ma li inviti
bestseller2020 ha scritto: “Ma cosa credi! Che sia facile? Ma pensi veramente che oggi si possa lavorare facendo i paladini della giustizia? Hai ragione! Ammetto che non è proprio lecito e deontologicamente corretto quello che faccio. Ma tu vuoi vivere per la gloria facendo l’avvocato morto di fame per i poveri? Se non ci fossi stato io in queste cause, sarebbero finite allo stesso modo. Tanto vale adeguarsi”.


Martino si mise in piedi e guardò severamente il padre, questa volta senza abbassare lo sguardo: parve accendersi di indignazione: “E (manca l'accento) da te che dovrei prendere esempio quando sarò avvocato?”
Questi due periodi sono forti. Inquadrano molto bene come la tempra di un figlio, benché sotto l'influenza paterna, sappia inquadrare la negatività di certi insegnamenti del genitore e ribellarsi, sentendosi nel giusto.
bestseller2020 ha scritto: proferendo profferendo l’ultima frase “ Sono certo che la farete tutti franca”.
In conclusione, caro @bestseller2020 , ti faccio tanti sinceri complimenti per come hai orchestrato e lavorato a questo Laboratorio. (y)
In primis, per la scelta di costruire una storia che corre sui binari di secoli diversi nei quali, però, le due figure protagoniste, una donna potente e un giovane laureando in legge, hanno una coscienza civica e civile che li accomuna e li avvicina, in barba al tempo e al contesto sociale.
Su un binario,  una donna di potere, Eleonora d'Arborea, eroina sarda, figura legata alla revisione dei codici legali sardi, e sull'altro un giovane laureando in legge dei nostri giorni che si oppone una ingiusta e ignominiosa interpretazione bieca della legge, da qualsiasi fonte provenga, sino alla denuncia del padre, avvocato.
Forte l'accostamento di una figlia che completa l'opera del codice Carta de Logo dell'autonomia sarda, promulgata dal padre, contrapposta a un laureando in legge che segue l'ideale di equità dei giudizi ed è purtroppo figlio di un avvocato corrotto che lui denuncerà. 

Bravo, bravo! Spero che le mie note tecniche, sparpagliate sui cinque capitoli, ti servano.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab9] La legge di Eleonora cap 5 di 5

6
@Kasimiro ciao e grazie del tuo gradito passaggio.
Kasimiro ha scritto: Qui veramente dai un'idea del padre che pessima è dir poco. Forse hai voluto calcare un po' la mano per estremizzare? In fondo anche per delinquere bisogna studiare e avere conoscenza della materia.
Che le tesi si possano acquistare è un dato di fatto e non intende che la persona non sarebbe capace di farla ma solo di evitarsi ore di lavoro...dopo anni di studio ed esami vari.
Kasimiro ha scritto: Questo passaggio è senz'altro ingegnoso, però è raccapricciante. Cinquemila pecore a fuoco?
Mi sembra che stoni un po' con l'integrità e il senso di giustizia di Eleonora, anche se forse non c'erano ancora i vegani. Non so, lo saprai meglio di me se il sardo può essere legato affettivamente all'ovino. Ma se rimane nella sfera immaginativa di Martino, come pensiero quasi surreale. Allora sì, può essere un'idea ardita ed efficace.
Hai ragione! Ma immolare l'esercito di pecore ha fatto risparmiare vite umane! Questo era il sacrificio delle martiri. Ti dirò che a forza di tagliare ho dovuto rinunciare al passo dopo la battaglia, dove i morti vengono raccolti per degna sepoltura, tra i caduti ci sono anche le pecore eroiche..
ciao @Kasimiro e grazie ancora..
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Lab9] La legge di Eleonora cap 5 di 5

7
@Poeta Zaza ciao e grazie per il gradito passaggio.
Le tue note sono sempre utili e mi fanno rendere conto che non sono fatto per correggere i miei errori  :D


Grazie per l'attenta lettura e per gli apprezzamenti.

NB: Qualcuno potrebbe anche trovare questo racconto una sorta di invenzione sui mali della giustizia. Questa invece è la dura realtà. Mi spiace. Lo dico a scanso di equivoci.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Lab9] La legge di Eleonora cap 5 di 5

8
bestseller2020 ha scritto: Ma vedrai la lavata di capo che gli faccio.
La reazione del padre mi appare troppo morbida e irrealistica (purtroppo per la nostra realtà). Il gesto di Martino può avere conseguenze grosse e non è solo una ragazzata, e visto che ci va di mezzo la carriera del padre, mi sarei aspettato una reazione molto più violenta, anche perché non emerge prima l'amore del padre per il figlio. Quindi, consiglierei o di dare qualche indizio di questa cosa, o di aumentare l'intensità della reazione paterna
bestseller2020 ha scritto: quando gli inviti in studio per spiegare come si è arrivati a perdere la causa
li inviti
bestseller2020 ha scritto: Passarono due giorni di pace relativa. Poi Martino venne chiamato dal suo professore e invitato a presentarsi in ateneo per cose che lo riguardavano. Uscì di casa preoccupato. Arrivato sul posto trovò Marcella che l’aspettava in un angolo appartato.


“Ciao Martino. Stai tranquillo. Qui non sanno cosa è successo. Per caso ho scoperto che avevi usato la fotocopiatrice per fare quel file.. e vista la sostanza, ho pensato di farlo sparire. Non ho potuto però nascondere la cronologia con la quale sono arrivati a te. Mi spiace che me la sono presa per quello che ha fatto tuo padre ai Bianchini. Mi hai dimostrato che sei onesto e coraggioso e volevo chiederti scusa e se poi te la senti di riuscire con me”.
Martino si sentì rinascere e rispose con un sorriso eloquente.


“Il prof vuole notizie sulla tua tesi; a che punto sei?” chiese lei.
Qui niente da dire su quello che succede, ma su come viene mostrato sì. Nella realtà, una riconciliazione del genere ha bisogno di molte più parole, più gesti, più tempo. In discorso diretto ci vuole molto più spazio narrativo: sguardi tra i personaggi, mezze frasi, imbarazzo. Tutte cose che, per lo svolgimento e della storia e per il tema trattato, in questo caso non sono d'interesse: perciò, consiglio il discorso indiretto. Puoi far passare gli stessi concetti con un sommario, in modo da far risultare tutto più naturale. Altrimenti è straniante come scena, perché se seguita parola per parola così è irrealistica.

È interessante dove il tutto vada a parare. Il messaggio del racconto emerge forte e nobile, ma mi ha colpito anche lo sguardo amaro sulla realtà, per il finale che hanno i due protagonisti. Quello di Eleonora lo amplierei con un paio di paragrafi in più: non lungo come quello di Martino, ma un po' più bilanciato. Molto bello invece il finale del ragazzo. Alla fine, quello che muove Martino non è un ideale astratto di giustizia, ma una indignazione contingente per il male che ha subito una persona a lui cara. E anche il padre, invece di comprendere perché le sue azioni siano sbagliate, rimane semplicemente colpito dall'aver accidentalmente ferito il figlio. E infine Martino, una volta riottenuto ciò che l'ha mosso in primo luogo (Marcella), rinuncia alla sua grande battaglia etica. Triste, in qualche modo, ma realistico. Non ci leggo una contraddizione col messaggio ultimo del racconto, sia chiaro.
bestseller2020 ha scritto: dom ago 13, 2023 9:27 ama forza di tagliare ho dovuto rinunciare al passo dopo la battaglia, dove i morti vengono raccolti per degna sepoltura, tra i caduti ci sono anche le pecore eroiche
Ti auguro di riuscire a dare il giusto respiro a tutti i passaggi in fase di revisione, senza più il pensiero del limite di caratteri
Ciao @bestseller2020 e grazie della lettura  (y) 

Re: [Lab9] La legge di Eleonora cap 5 di 5

9
Ho letto parte delle molte note, penso che improprietà e refusi siano già in evidenza.
Noto una doppia mancante,  alcuni "tale" in eccesso verso la fine e quanto segno a seguire.
- il padre  entra di getto (?) 
- l'amico ride divertito, ma il lettore ancora non sa che la sfangheranno, per cui rimane perplesso
- la lavata di capo appare troppo  blanda per quel che ha combinato
- la tecnica della inammissibilità a cui ti esponi:  che utilizzi o simili, suppongo, trattandosi "dell'atto che impedisce al giudice di esaminare la richiesta avanzata da una parte del processo non presentando essa i requisiti stabiliti dalla legge."(Treccani) 
- malagestio Credo si scriva staccato, meglio in corsivo o tra ""
- ...tue malefatte professionali. Il fatto che mi hai fatto perdere
- Mi spiace che me la sono presa  Costrutto gergale

La  Carta de Logu rimase in vigore per  più di quattro secoli ed è ritenuta tuttora una tappa fondamentale nel lungo percorso verso lo stato di diritto.
I cui fondamenti sono al presente spesso contraddetti e vanificati dalla condotta di (alcuni) uomini di legge corrotti e immorali. 
La contrapposizione tra la coraggiosa ed egalitaria Eleonora e il padre di Martino è drastica: la famosa giudicessa vince la sua battaglia, mentre l'avvocato furbacchione  viene smascherato dal figlio "giusto".
Lo spunto è interessante, valida anche l'alternanza tra passato e presente. Eleonora scende in campo contro un re in difesa della  legge; Martino combatte alla scrivania contro suo padre, per la certezza del diritto. Il mio giudizio sulla trama del racconto  è dunque positivo.
Lasciano tuttavia alquanto a desiderare sia la narrazione che la scrittura. La prima risente dello squilibrio tra la prolissità dei primi capitoli e lo scarso respiro dei successivi, che avrebbero dovuto ospitare passaggi importanti della vicenda sarda. E questi risultano frettolosi e troppo raccontati. 
Quanto ai personaggi, alcuni riescono convincenti, altri meno:  il padre, per es. appare  troppo convenzionale.
La scrittura, come già detto, si è  "asciugata" dal terzo capitolo in poi, migliorando in efficacia. Con l'esercizio riuscirai certo a rimuovere le pecche residue e a elaborare la tua "cifra" espressiva.
 

  
" ...con mano ferma ma lenta sollevò la celata. L'elmo era vuoto." (Calvino)
Pagina autrice fb: virginialess/21 Blog "Noi nonne": https.//virginialess.wordpress.com

Re: [Lab9] La legge di Eleonora cap 5 di 5

10
@sefora ciao e grazie delle tue impressioni.
sefora ha scritto: La prima risente dello squilibrio tra la prolissità dei primi capitoli e lo scarso respiro dei successivi, che avrebbero dovuto ospitare passaggi importanti della vicenda sarda. E questi risultano frettolosi e troppo raccontati. 
A questo devo rispondere come già fatto in precedenza. Ma aggiungo pure che tale squilibrio è stato creato per raggiungere il semplice risultato di dare una conclusione a ogni capitolo. Se avessi scelto di evitare l'autoconclusivo, tutto il racconto avrebbe avuto un percorso uguale su tutti i capitoli. Al di là del risultato, credo che era giusto concludere ogni capitolo in modo degno, senza ricorrere al semplice "continua". Ogni capitolo una storia a sé,  questo dovrebbe essere l'impostazione in un libro. Certo qui, ne avrei potuto fare a meno, ma l'esercizio mi ha preso, e io, sulle indicazione per un lavoro, sono ferreo. Grazie ancora. :sss:
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Lab9] La legge di Eleonora cap 5 di 5

11
Ciao, @bestseller2020, bentrovato al contest. Ti lascio le mie impressioni. 
Cos'abbiamo?
Martino Bellisai, laureando in Giurisprudenza di belle speranze, lancia la sua sfida al padre, Tullio, avvocato di successo ma dall'etica non proprio cristallina, reo di averlo messo in cattiva luce con Marcella, la (ex) fidanzata.
Il sacro fuoco per la giustizia s'intreccia con la vendetta mentre le vicende che resero Eleonora d'Arborea una figura di prima grandezza della sua epoca diventano esempio ed ispirazione del giovane Bellisai.

Storia e struttura.
La struttura del racconto è abbastanza lineare. Due vicende, quella di Martino e quella di Eleonora d'Arborea, che procedono appaiate, offrendo al lettore un gioco di rimandi. Un escamotage che dovrebbe rendere chiaro il debito d'ispirazione che il giovane laureando ha nei confronti dell'eroina sarda.
Il meccanismo è potenzialmente vincente, oltre che funzionale agli scopi dell'autore: con un simile esempio davanti agli occhi, Martino è pronto a tutto e, in effetti, anche noi che leggiamo ci aspettiamo fuoco e fiamme dal giovanotto. Fuoco e fiamme che puntualmente si materializzano nella lettera anonima con cui vengono denunciati i magheggi di Bellisai padre e dei suoi amici di merende.
Tuttavia, e qui mi rivolgo a te, per avere lumi @bestseller2020,  ho avuto l'impressione che la lettera sia stata inviata da Martino "prima" che lo stesso, in cerca di ispirazione, trovasse i riferimenti alla Carta del Logu e ad Eleonora d'Arborea.
La denuncia, viene citata per la prima volta al capitolo quattro e, in quell'occasione, si parla della "... lettera anonima che è arrivata l'altro giorno all'Ordine...", lasciando intendere che il suo arrivo risale ad almeno un paio di giorni prima. Ora, i capitoli 1-3 sono (perlomeno, mi sembrano) in stretta successione l'uno con l'altro, forse addirittura raccontano eventi della stessa serata (Martino, tornato a casa dall'Università, cerca spunti per la tesi, comincia a leggere le vicende di Eleonora e in quel mentre arriva il padre che esprime i suoi dubbi sull'argomento scelto dal figlio (ne ha parlato con Della Monaca).
Ora, perché sto dando tanta importanza alla "datazione" della lettera? Perché, a ben vedere, il vero momento di sfida, di ribellione al sistema, consiste proprio in quella denuncia anonima; assai più che non con l'eventuale tesi di laurea. La tesi, pur trattando di argomenti elevati (Giustizia, Equità, rapporto tra Autorità e Legge), si limita ad essere un elaborato "teorico"; può essere inteso dal padre come un messaggio sottotraccia del figlio, ma "non fa male" a nessuno e nulla cambia dello status quo.
Ne consegue che per dare più forza alla supposta ispirazione offerta dalle vicende della giudicessa sarda, la lettera "deve" essere posteriore alla riscoperta di quelle stesse vicende. E se già adesso è così, la circostanza deve essere resa maggiormente esplicita nel testo.

Narrazione e scrittura.
La qualità della scrittura oscilla considerevolmente. Mentre alcune scene sono molto belle (Eleonora sulla tolda della nave col mare in burrasca, ad esempio) o valide (il dialogo tra Tullio Bellisai e il collega Paolo, nel quinto capitolo), altre hanno meno mordente (tutta la prima parte del colloquio col professore, sempre per esempio). Certi tratti appaiono un po' pesanti, complici anche dialoghi che potrebbero essere resi in maniera più accattivante.
In generale, comunque, la parte "storica" mi sembra scritta meglio di quella ambientata nell'oggi.

Caratterizzazione dei personaggi.
Sono tre: Martino, Eleonora e Tullio Bellisai. Secondo me sono tutti ben fatti.
Martino cova vendetta ma, sotto sotto, non sa come andrà a finire e magari è anche un po' timoroso. I tormenti dell'amore, inoltre, rendono più credibile la sua iniziativa (anche se, diciamolo, le tolgono un po' di nobiltà facendola apparire alquanto... "interessata").
Eleonora funge da esempio e da bussola morale: pensa, parla e agisce in maniera coerente con la statura del suo personaggio; non ce l'aspetteremmo diversa.
Papà Bellisai a me non è dispiaciuto. È un figlio di buona donna che ha messo su un'associazione a delinquere e che, in famiglia, indulge con quel paternalismo buonista che i "papà affermati" (e non solo quelli, a dire il vero) rivolgono alla loro prole che deve essere sempre giustificata e sempre deve svangarla. 

Concludendo.
Intanto, ti sono debitore per avermi fatto conoscere Eleonora d'Arborea. Per il resto, una prova con luci ed ombre ma complessivamente apprezzabile. Peccato per una scrittura non sempre impeccabile: sono certo che se ti fossi preso più tempo per l'editing, la forma del racconto ne avrebbe giovato.      

Re: [Lab9] La legge di Eleonora cap 5 di 5

12
@Pulsar ciao. Grazie per il tuo gentile passaggio.
Certamente, con più tempo da dedicarci si poteva fare di meglio. Ma non lo avevo. Io mi ritengo soddisfatto di aver messo l'abbozzo di questa storia in questo contest. Quando lo pubblicherò sotto forma di romanzo ho tanti amici su cui contare per un robusto editing. :D Grazie e a presto.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
Rispondi

Torna a “Racconti a capitoli”