Tutte le volte che ti ho raccolto parte 2

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 Gianna lo esorta sempre a cercare di migliorarsi, ma Antonio l’ascolta a metà e quando si sente stretto all’angolo urla: - Papà lui si che mi capiva.  Molto furbo da parte sua tirare in ballo qualche frase detta da Nino, sapendo che suo padre certo non era un santo, ma che un morto resta intoccabile e farlo rivivere mette sempre in difficoltà chi deve affrontare da sola certi spettri.  Gianna vuole stare sola, per gli altri sarebbe solo  un impaccio, non ha voglia di tuffarsi in altre avventure come le sue colleghe o di ridere quando le verrebbe da piangere.  Sua sorella Anna è diversa, conosce un uomo, i primi mesi  afferma convinta  che è il principe e azzurro e poi magicamente quello scompare senza neanche riprendersi il cavallo, lei piange, si dispera per qualche settimana e poi incontra un altro e il gioco del principe  ricomincia.  Gianna invece è diversa , ha amato veramente un solo uomo e per quanto sia scomparso lo ha chiuso stretto nel suo cuore.
 La terribile calma della casa senza nessuna voce che la distrae la inchioda ai ricordi. Quando pensa a  Nino ha un tonfo al cuore :  era bello, alto, con lo sguardo intenso  e fascinoso come un attore del cinema , le donne del quartiere quando scoprirono che si era fidanzato con Gianna si mangiarono le mani, poi si acquietarono e risero sapendo che Nino era un dongiovanni e pensando  che la cosa sarebbe durata poco meno di una stagione. Nino veniva da una famiglia non facile:  suo padre lo conoscevano tutti, era stato un buon pugile, ma come genitore faceva acqua da tutte le parti. Se non era in fabbrica era al bar e quando tornava dagli occhi sua madre fiutava  l’odore di tempesta  anche se fuori c’era sereno. Nino crebbe tra urla, strepiti, lacrime: quando un giorno tornò a casa con un occhio nero il padre gli diede una sberla che lo fece volare a terra, poi severo motivò un figlio di un pugile non torna a casa con un occhio nero.” Nonostante tutto Nino crebbe  forte, furbo, prese perfino il diploma, ma quel pezzo di carta non lo usò mai. Sapeva fare di tutto, era un meccanico bravissimo, ma aveva il vizio delle cattive compagnie.
Quando nacque Antonio era raggiante, Gianna aveva paura che disertasse il ruolo di padre  e invece si attaccò a quel piccolo scoglio come un mollusco. Sapeva volere bene e lo dimostrava senza riserve , non c’era una volta che si dimenticasse una ricorrenza, non alzava mai la voce o le mani, faceva sempre sorprese:  una volta per il  compleanno del figlio ingaggiò un complessino di ragazzi, li nascose nella sua stanza e quando Antonio entrò si misero  a suonare. Antonio aveva sei anni Inizialmente prese paura, ma poi con vicino papà e mamma si sedette a sentire tutte le canzoni dei cartoni animati che lui adorava. Era un vulcano di idee, a Gianna regalò un cavallo o meglio un ronzino probabilmente destinato al macello, ma era così romantico, da sogno, Nino rispetto ai mariti delle sue amiche pareva venire da un altro pianeta.
Ovviamente c’era anche l’altra parte della medaglia: era bravissimo ad eludere le domande di Gianna,  spesso si metteva a fare il pagliaccio per evitare il suo sguardo indagatore  , ma in fondo anche lei si divertiva. Fare il meccanico, cosa in cui eccelleva, gli stava stretto, andava a lavorare giusto per non deludere sua moglie, ma lui voleva navigare nel mare del futuro incerto, trovare quello che gli altri, quelli del presente sicuro, ormai neanche più sognavano. Gianna, che certo non aveva di suo alle spalle una vita facile, si infuriava, sapeva quale era la strada che voleva percorrere, l’aveva già vista con suo fratello morto in carcere e con altri del quartiere.
 - Se volevi fare questa vita non dovevi avere una famiglia ed è inutile che tu pensi di essere il più furbo, prima o poi pagherai e farai pagare a noi tutti.
Nino ascoltava in silenzio, stava calmo persino quando una volta Gianna la calma la perse e gli diede una sberla così forte da fargli sanguinare il labbro inferiore; lui la guardò severo, le afferrò la mano e guardandola negli occhi disse - Non lo fare mai più.
Gianna non indietreggiò di un passo.
 - Se vuoi rovinare la nostra famiglia vattene pure.
 Antonio dalla sua camera  sentiva tutto, si metteva sotto le coperte e diceva tra sé “abracadabra fa che smetta di piovere e torni il sole”. Il sole tornò, ma era un’illusione, un’estate capitata in Dicembre, presto   tornarono i problemi , i guai , le denunce.
Gianna fece trovare al marito la valigia fuori dalla porta. Antonio si mise a piangere come una fontana e lei non sopportava di vederlo soffrire, di sentirlo chiedere sempre perché papà non tornava. Per i suoi otto anni Antonio ricevette una torta enorme,  dei fumetti dalla mamma, una bella maglietta dalla zia Anna che restò con loro a casa a festeggiare: ad un certo punto, quando la festa stava finendo,  si sentì suonare il campanello. Antonio anticipò tutti, aprì di scatto e alla porta c’era un cucciolo di cane e nascosto, ma non troppo,  Nino.
 Antonio lo scorse  e urlò - Papà grazie. Mamma c’è papà, guarda cosa mi ha regalato, lo posso tenere?
Per un attimo ci fu un azzeramento di suoni e di parole, poi Nino mise prima il piede sinistro dentro e visto che non era successo nulla ci mise anche il destro.  
- Nessuno ti ha detto di entrare. 
[font=Calibri, "sans-serif"]Ma Nino era un raggio di sole che entrava anche se non invitato, rideva e intanto chiudeva  la porta.[/font]

Re: Tutte le volte che ti ho raccolto parte 2

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Eccomi al secondo capitolo del tuo racconto, @Sarano  :)

Comincio col dirti che è buona norma "staccare" con un trattino il titolo dall'indicazione del numero del capitolo che segue:

Tutte le volte che ti ho raccolto - Parte 2
Sarano ha scritto: Gianna vuole stare sola, per gli altri suo figlio sarebbe solo  un impaccio,
Meglio precisarlo.
Sarano ha scritto: Sua sorella Anna è diversa, conosce un uomo, i primi mesi  afferma convinta  che è il principe e azzurro e poi magicamente quello scompare senza neanche riprendersi il cavallo, (punto e virgola) lei piange, si dispera per qualche settimana e poi incontra un altro e il gioco del principe  ricomincia.  Gianna invece è diversa , ha amato veramente un solo uomo e per quanto sia scomparso lo ha chiuso stretto nel suo cuore.
Una raffica di virgole che fanno respirare poco il lettore. Meglio un punto e virgola dopo "cavallo".
Sarano ha scritto: Se non era in fabbrica era al bar e quando tornava virgola dagli occhi sua madre fiutava  l’odore di tempesta  anche se fuori c’era sereno. 
Sarano ha scritto: quando un giorno tornò a casa con un occhio nero il padre gli diede una sberla che lo fece volare a terra, poi severo motivò il suo gesto con: " un figlio di un pugile non torna a casa con un occhio nero.”
Hai omesso anche l'apertura delle virgolette.
Sarano ha scritto: Antonio aveva sei anni Inizialmente prese paura, ma poi con vicino papà e mamma si sedette a sentire tutte le canzoni dei cartoni animati che lui adorava.
Prima di "Inizialmente" manca il punto a chiudere la prima frase.
Sarano ha scritto: ma era così romantico, da sogno, Nino rispetto ai mariti delle sue amiche pareva venire da un altro pianeta.
Ti suggerisco di mettere un punto dopo "sogno" al posto della virgola.
Sarano ha scritto: sguardo indagatore  , ma
Un caso di doppio spazio, l'unico che ti segnalo ma ce ne sono davvero tanti nel testo, da "stringere".
Sarano ha scritto: sapeva quale era la strada che il marito voleva percorrere, l’aveva già vista con fare da suo fratello morto in carcere e con da altri del quartiere.
Sarano ha scritto: gio lug 27, 2023 9:05 pm- Se vuoi rovinare la nostra famiglia virgola vattene pure quella è la porta.
Mi sembra più forte senza quel "pure".

Continuo a vedere un buon intreccio delle dinamiche familiari e plausibili le reazioni ed emozioni del bambino,

Sperando ti siano graditi i miei consigli, aspetto la terza parte.  :ciaociao:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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