Juliette Pt.4

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[CDP1] Il mio primo giorno da adulta. - Costruttori di Mondi


Juliette Pt.4



La mattina era insolitamente chiara, il cielo era sgombro, non c'erano vento né pioggia, anche il suo umore volgeva al bel tempo.
La bella giornata aveva spinto sulle strade i riluttanti residenti del paese.
Per la prima volta, da che era sul posto, gli riuscì di vedere riempirsi di vita e colori le vie e gli esercizi commerciali: circolavano biciclette col cestino anteriore colmo di verdura e baguettes, anziani passeggiavano con i cani al guinzaglio, casalinghe trascinavano il carrello della spesa e giovani mamme spingevano il carrozzino.

Quelle presenze vivaci gli diedero una positiva iniezione di ottimismo.
Anche per il suo lavoro avvertiva una schiarita: la vicenda della donna misteriosa gli stava facendo maturare qualche idea utile: sentiva che gli scarni frammenti raccolti, se messi insieme, potevano costituire lo spunto per una possibile storia,
Ci sarebbe stato molto lavoro da fare, erano solo briciole sparse, ma contenevano un potenziale, e lui per queste cose aveva un fiuto formidabile: ne sentiva il profumo anche a distanza, era un dono naturale, come per i cani da tartufo.
Del resto creare trame fantasiose era il suo mestiere, bisognava che tornasse a crederci.
Decise di concedersi un caffè “noisette” al bistrot di papà Laurent.
A quell'ora lo trovò quasi deserto, solo due clienti occupavano dei tavolini.
Vi era un giovane sotto i trent'anni, che consumava una colazione a base di Croque Monsieur abbinato a un Café crème; e un panciuto anziano con l'aria del pensionato, s'intuiva della flemma con cui leggeva una copia de “l'Ouest-France”, davanti a un bicchiere di Pernod, incurante dell'ora mattutina.

Il vecchio Laurent lo accolse con un sorriso cordiale, era ciarliero: - È ancora qui con noi monsieur Dubois, finiremo col consideralo come un nuovo, illustre, membro della nostra piccola comunità.
Lui annuì con un sorriso, non fu particolarmente sorpreso che l'oste conoscesse il suo nome e probabilmente anche la sua professione.
Del resto, madame Auger si era sicuramente premurata di divulgare le sue generalità a tutto il villaggio, inoltre diversi suoi libri col suo ritratto, in quarta di copertina, dovevano essere passati nella vetrina dell'unica carto-libreria presente in paese.

L'oste gli portò il caffè richiesto, ma di sua iniziativa lasciò sul tavolino l'occorrente per una colazione completa: una baguette appena sfornata, un piattino con del burro zuccherato e salato, marmellata di mirtilli e alcuni croissant dall'aria invitante.
Vedendolo ben disposto, lui ne approfittò toccando un discorso con l'argomento che gli premeva: - Sono stato alla spiaggia ieri pomeriggio: purtroppo ho assistito agli atti finali della sciagura avvenuta.
- Sì. – rispose mesto l'oste – Siamo tutti sconvolti per questo lutto. Le disgrazie sembrano non avere più fine.
- Ho saputo che non è il primo incidente del genere, accaduto quest'anno.
- È vero, è un anno maledetto questo. - Il viso del vecchio fu segnato da una ruga di profondo sconforto.
- Capisco, mi è spiaciuto davvero sapere che anche la vostra famiglia è stata funestata tempo fa.
- È così, monsieur: è una ferita ancora sanguinante, quel ragazzo era la luce dei nostri occhi.
- Mi scuso di averle ridestato questo dolore.
- Non si scusi, le sue parole non hanno richiamato nulla che non fosse già presente nei nostri cuori. Ripensiamo con pena a quel ragazzo, ogni giorno che il buon Dio manda in terra.
- Mi hanno parlato di una sorta di maledizione che si ripete uguale a distanza di anni. C'è del vero o si tratta di una storia messa in giro da qualcuno con troppa fantasia?
Il vecchio s'irrigidì come quando gli aveva parlato del suo incontro con la donna alla spiaggia.
- Sono sciocchezze monsieur, mi meraviglia che lei, che è un uomo istruito, si perda in queste sciocchezze. Siamo solo grati che il mare, dopo averli presi, abbia avuto la pietà di renderci almeno i loro corpi. Lasciamo che i morti riposino in pace. Finisca la sua colazione monsieur.
Girò i tacchi e scomparve oltre la tenda della cucina.
Quel tono brusco non era sfuggito agli altri clienti della sala, vide che il giovane lo fissava con un'aria indecifrabile, mentre il pensionato, che aveva alzato gli occhi dal quotidiano, scuoteva il capo con uno sguardo di rimprovero.
Si sentiva a disagio, bevette il suo caffè, lasciò l'importo della consumazione al tavolino e uscì dal locale.
Per strada si accese la pipa, si fermò all'unico chiosco di giornali posto in angolo alla piazza: acquistò una copia di “Liberation”. L
Le notizie erano allegre anche in quella luminosa giornata:
“Esplode la crisi economica in Europa:
La crisi economica giunta in Europa dagli Usa colpisce l’euro e soprattutto la Grecia. Le nazioni dell’Unione europea avviano un’operazione d’emergenza per risanare il debito greco e continentale. Si apre la stagione delle politiche di austerity.”

A scuoterlo dalla lettura del quotidiano fu il giovane cliente che aveva visto fare colazione nel locale.
- Monsieur, scusi se la importuno, ero al bistrot con lei e ho colto i vostri discorsi di poc'anzi: forse potrei esserle d'aiuto.
- Prego. Sì, ricordo il suo viso. In cosa pensa di aiutarmi?
Il giovane si scusò nuovamente: - Mi perdoni, lasci che mi presenti: mi chiamo Adrien Martin. Premetto che non è mia abitudine origliare i discorsi altrui, ma ho colto il vostro dialogo e credo che sarebbe bene parlane.
Capisco, ma di cosa dovremo parlarci?
- Del suo incontro con la donna in nero alla spiaggia, e del suo interesse a capire chi possa essere: è giusto?
- Infatti, è così, ma posso chiederle come ha saputo queste cose?
Il giovane si aprì in un sorriso distensivo.
- Non ci badi, qui è difficile che le notizie non si diffondano più rapide d'uno starnuto.
Era evidente che sia Laurent che Madame Auger o il pescatore della spiaggia avevano la chiacchiera telegrafica.
- D'accordo signor Martin, se sa qualcosa riguardo a quella donna, sono disposto ad ascoltarla.
- Se è la stessa donna che io ritengo sia, forse posso soddisfare la sua curiosità.
Marcel osservò il giovane con attenzione: non aveva l'aspetto di chi cercasse d'entrare in confidenza con uno noto scrittore per farsi autografare la copia di un suo libro, né d'essere un perdigiorno in vena di chiacchiere.
- L'avverto che questa storia potrebbe essere solo fatto insignificante, una mia fissazione. Mi colpito perché sembra che nessuno ne voglia parlare. Ma, in definitiva, potrebbe sciogliersi come una bolla di sapone.
Il giovane annui con un sorriso.
- Venga, - disse - c'è un giardinetto qui dietro: se ci sediamo siamo più comodi nel parlare. Si avviarono.
Il giardino non era grande, c'erano delle panchine e i consueti giochi per i bambini; sedettero in fronte alla vasca della sabbia, l'aspetto d'insieme era disadorno.
Martin dovette leggere nel suo sguardo la nota di biasimo per il posto:
- È in abbandono. – giustificò – Il giardino è tenuto male. Ma qui di bambini ne vengono pochi: il villaggio non brilla per la natalità. Solo d'estate se ne vedono un po', figli di villeggianti.
Lui pensò che il giovane fosse sveglio: sapeva leggere nel pensiero.
Riaccese la pipa: nugoli di piccioni frugavano nella sabbia davanti a loro, nella frenetica ricerca di cibo.
- Allora, perché si interessa alle mie domande sulla donna della spiaggia? Chiese lo scrittore in una nuvola azzurra di fumo, che ne colorò le parole.
È semplice signor Dubois, perché l'ho incontrata anch'io, qualche tempo fa.


(Continua)


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