Teatro rapsodico

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Era già da diversi giorni che non era serena. Da quando era venuta a sapere che il suo dramma non aveva avuto il successo sperato, era sempre più giù di corda. Era diventata così severa con se stessa da perdere di vista l’obiettivo principale della sua scrittura, che era sempre stato quello di stuzzicare i nervi del pubblico, anche se i suoi testi risultavano essere parecchio complessi e criptici. La consapevolezza che si stava prendendo il tempo per scrivere, ritrovando la vena artistica più genuina, la fece star meglio. Aveva uno stile personalissimo, che accoglieva diverse suggestioni dai più grandi scrittori russi. Passava tutto il suo tempo seduta alla scrivania, un lungo tavolo color noce, che aveva deciso di posizionare proprio davanti alla finestra. Poteva così dedicarsi al suo amatissimo teatro, cesellando e rifinendo a dovere i suoi testi, senza vedersi costretta ad accendere la grande lampada da tavolo, che aggiungeva un tocco classicheggiante al suo scrittoio. Amava scrivere : era la sua attività preferita. La sua dedizione alla nobile arte della scrittura era così totale, che spesso e volentieri si dimenticava di uscire a farsi una passeggiata nel centro cittadino.

Quando scriveva, si metteva i suoi orecchini di oro bianco, e li faceva oscillare, come se fosse consapevole che quei monili potessero permetterle di eliminare tutte le energie negative. Aveva deciso di scrivere un lungo testo che le era stato richiesto dalla piccola compagnia teatrale che si esibiva regolarmente nel teatro della sua città, perché era sempre stato l’unico contesto in cui poteva esercitare la sua creatività e forgiare il suo talento straordinario che aveva già avuto modo di mostrare nel suo primo lavoro, anche se era consapevole di dover lavorare duro per farsi conoscere e per emergere.
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