La tomba dei lottatori cap3 di 3
Posted: Fri Jan 08, 2021 5:47 pm
Miss Preston sistemò la coperta su Evelyn Parker «La febbre scende di colpo, lo so bene» gliela rimboccò per bene, che non rimanesse fuori nemmeno un centimetro «Poi, da dentro, arriva il gelo. È terribile. Quasi meglio tenersela, la febbre. Specie d'inverno.» le carezzò la fronte «Povera cara.»
«Povera cara, povera cara!» disse miss Gaynor «E a me chi ci pensa?» Avanzava lasciando una scia vischiosa sul pavimento «Tutti intorno a lei, mentre la mia gamba...»
«Se invece di imbellettarsi, se ne occupasse...» ringhiò Miss Connor.
«La smetta! Con la sua aria da giustiziera, ma dico, si è vista? Mi domando quanti denti le siano rimasti in bocca» si abbandonò su una poltrona, avvicinò uno sgabello e ci poggiò la gamba « Il suo sangue è marcio, cara. Come quello di tutti.»
«Mattina e sera» disse Miss Connor indicando la gamba.
«Lo so!» disse l'altra «Va medicata due volte al giorno, lo so! Ciò non toglie... » strinse le labbra.
«Fa molto male, sì.» disse Russell «Se può consolarla, con l'ultimo stadio il dolore sparisce. Dopo però dovremo...»
«Non ci speri, dottore» disse quella sarcastica «Ho intenzione di tenermi tutto il pacco: braccia, gambe e cancrena.»
In quel momento si udì il suono di uno scatto doppio.
Collins, a gambe larghe, bandoliera sul petto e due Magnum nella fondine, imbracciava un'arma, metà fucile e metà bazooka.
«Mioddio, da dove esce quell'aggeggio?» chiese miss Preston.
«Se dobbiamo uscire a caccia non possiamo certo farlo a mani nude. Russell, di sotto c'è uno di questi anche per lei.»
«Ma a caccia di cosa, cristo santo! Di cosa?»
«Si faccia due conti, dottore. La dispensa è vuota e nel suo orticello sguazzano i topi. Ora, il ragazzo dice che è arrivato con il suo reparto a bordo di un camion, probabilmente saltato per aria nel campo minato. Ci sarà pure rimasto qualcosa, là fuori.»
«Ma certo» fece miss Preston «quando mio fratello... o era mia sorella? Bè non importa. Dicevo, quando pestò una mina il corpo andò in mille pezzi. Ne trovarono nel raggio di cento metri, me lo ricordo benissimo. Pezzi di carne di varie dimensioni, alcuni già staccati dall'osso.»
«Non vorrete uscire, spero» disse Miss Gaynor.
«Preferisce morire di fame?»
«Non è di fame che stiamo morendo» disse Miss Connor a bassa voce.
«Russel, che fa, viene con me?»
«Ma è inaudito!» gridò Miss Gaynor «Ci abbandona! Preferisce andare là fuori, invece che restare qui a difenderci! Lei è... ignobile!»
«Ma è quello che fanno gli eroi, non lo sapeva?» fece miss Miss Connor « Perché dove c'è pericolo c'è gloria che però, guarda caso, è sempre da un'altra parte. Dica la verità, Collins: non aspettava altro.»
«Io almeno i problemi li affronto. E li risolvo.»
« Oh, certo, e noi un problema ce l'abbiamo e anche molto urgente. Se non fosse che...»
«Se non fosse, cosa?»
«Che la dispensa non era affatto vuota due giorni fa.»
«È vero!» disse Miss Preston « Ci siamo andate insieme proprio stamane... o era ieri... Insomma non era vuota per niente!»
«E quindi» continuò miss Connor « evidentemente qualcuno i problemi li crea solo per dire di averli risolti. Se lo lasci dire, Collins, lei non è un eroe, è un genio.»
«Se non fosse una donna,io...» ringhiò quello col pugno alzato.
«Ma mi faccia il piacere!» disse l'altra con una risata di scherno «Dica piuttosto dove ha nascosto le scorte. Cos'è, ce le vuole vendere un tanto al chilo? O se le ingozza di nascosto, quando dice di andare a caccia? Avanti, lo dica. Lo dica che è un maledetto vigliacco! Lo dica, una volta per tutte! Lo dica!»
«E va bene, sì! Ho mentito! Non sono mai uscito da qui. È contenta adesso?» disse sbattendo il fucile sul tavolo.
«Perché?»
« Perché... avevo paura! Come lei, come tutti voi, che lo sapevate, eppure siete stati al gioco. E mi chiede perché? Perché vi servivo così. A tutti servivo così! Perché la notte è buia e fredda e non finisce, no! E allora ci vuole un pupazzo tutto muscoli, che non si tiri indietro, che faccia credere a una salvezza pur che sia. Un vigliacco che faccia finta di credere alle vostre bugie...» si lasciò cadere su una sedia « perché possiate crederci anche voi.»
Evelyn Parker si tirò su e faticosamente si mise seduta.
«Io non ho mai pensato che lei fosse un vigliacco» disse in un soffio.
«Cara! » accorse miss Preston « Non si affatichi, deve riposare.»
«Lei è generoso e leale.» continuò quella con un filo di voce « Perché quando mi ha trovato di sotto, stravolta dalla febbre e dal dolore, che cercavo la fiala col mio nome per farla finita, lei me l'ha tolta di mano. E mi ha fatto una promessa. » guardò gli altri. Che tacevano a testa bassa «E quando verrà il momento, perché verrà, verrà per tutti e non potrete farci niente. Quando verrà il momento, lui quella promessa la manterrà. Perché è coraggioso » chiuse gli occhi a cercare quel fiato che si era spezzato «Come chi ti cede la sua dose di morfina. L'ultima.» ansimava «Perché è questo che fa un amico.»
«Collins, dove sono le sue dosi?» chiese Russell.
«Non ne ha più» disse miss Gaynor «Le ha cedute a noi. Anche se fate finta di non saperlo.»
Nel silenzio, Michael si schiarì la gola «Scusate...» Tutti si girarono verso di lui « io non capisco.»
«Caro, lei è arrivato adesso, come potrebbe?» disse miss Preston improvvisamente garrula.
Michael guardò la botola «Cosa c'è là sotto?»
«L'orto del dottor Russell. O meglio, c'era.»
«Non solo quello, vero?»
«Qualche medicina, vitamine, integratori...»
Michael si guardò in giro, guardò il volto cereo di Evelyn Parker, la gamba di miss Gaynor che colava umore sullo sgabello, il fucile di Collins.
«Oh caro, non si lasci impressionare, è solo un gioco» disse miss Preston « Non avrà creduto...» e scoppiò in una risata argentina.
«Solo un gioco?»
«Ma certo! Vede, ognuno di noi sceglie un personaggio, lo interpreta meglio che può e gli altri vanno dietro. Come a teatro. Lei per esempio, che personaggio sceglierebbe?»
«Non saprei...»
«Ecco, intanto che ci pensa, venga con me.» lo fece alzare e lo prese sotto braccio.
La coperta gli scivolò dalle spalle, miss Gaynor dette un'occhiata ai lombi muscolosi poi con un sospiro la raccolse e gliela risistemò addosso.
«È quasi ora di cena e c'è ancora così tanto da fare» disse miss Preston spingendolo delicatamente « E, visto che è qui, anche lei deve fare la sua parte.»
Michael rabbrividì «Potrei avere qualcosa da mettere addosso?»
«Ha freddo? Ma no.» girò la testa «Russell!» intimò e quello corse ad aprire la porta «Vedrà che bel calduccio in cucina»
Fece un cenno, Collins li seguì e chiuse dietro di sé.
Dall'armadio in fondo alla stanza, un ronzio, poi rumore di ingranaggi. Lo sportello si aprì e la grossa pendola tornò a inclinarsi mentre batteva cinque rintocchi.
«Quell'orologio mente» disse Miss Gaynor «Non può essere così tardi.»
«Colpa di tutto quel dondolio » disse Evelyn Parker sistemandosi la coroncina di gigli « Non dev'essere facile decidere da che parte stare.»
Miss Connor raccolse da terra un giornale e si accomodò in poltrona «In ogni caso sono le dieci.»
«D'accordo» concesse miss Gaynor «Ma almeno le dieci di mattina».
«È buio.»
«Non può saperlo. E comunque è sempre buio quando non c'è il sole. Specie di notte.»
«O quando piove» aggiunse Evelyn Parker.
«Certo, anche quando piove» disse miss Gaynor.
«Perché altrimenti dovremmo arguire che il sole non è sorto. E questo...»
«Questo non è nemmeno da prendere in considerazione» disse miss Gaynor.
Evelyn Parker guardò il suo macete. Con un lembo della gonna prese a lucidarlo.
«Michael era meticcio. Di madre zingara» disse ispezionando la lama «Gente dura, direi coriacea.»
«Non questo Michael» disse miss Gaynor. Raggiunse la toletta accanto all'armadio, si accomodò sullo sgabello e cominciò a spazzolarsi i capelli «È biondo e di pelle chiara. Non può essere coriaceo.»
«Non ne sarei tanto sicura» disse Evelyn Parker.
«Si può sempre rimediare» fece miss Miss Connor senza alzare la testa dal giornale «Con le patate.»
«Abbiamo ancora patate?»
«Ovviamente».
«Povera cara, povera cara!» disse miss Gaynor «E a me chi ci pensa?» Avanzava lasciando una scia vischiosa sul pavimento «Tutti intorno a lei, mentre la mia gamba...»
«Se invece di imbellettarsi, se ne occupasse...» ringhiò Miss Connor.
«La smetta! Con la sua aria da giustiziera, ma dico, si è vista? Mi domando quanti denti le siano rimasti in bocca» si abbandonò su una poltrona, avvicinò uno sgabello e ci poggiò la gamba « Il suo sangue è marcio, cara. Come quello di tutti.»
«Mattina e sera» disse Miss Connor indicando la gamba.
«Lo so!» disse l'altra «Va medicata due volte al giorno, lo so! Ciò non toglie... » strinse le labbra.
«Fa molto male, sì.» disse Russell «Se può consolarla, con l'ultimo stadio il dolore sparisce. Dopo però dovremo...»
«Non ci speri, dottore» disse quella sarcastica «Ho intenzione di tenermi tutto il pacco: braccia, gambe e cancrena.»
In quel momento si udì il suono di uno scatto doppio.
Collins, a gambe larghe, bandoliera sul petto e due Magnum nella fondine, imbracciava un'arma, metà fucile e metà bazooka.
«Mioddio, da dove esce quell'aggeggio?» chiese miss Preston.
«Se dobbiamo uscire a caccia non possiamo certo farlo a mani nude. Russell, di sotto c'è uno di questi anche per lei.»
«Ma a caccia di cosa, cristo santo! Di cosa?»
«Si faccia due conti, dottore. La dispensa è vuota e nel suo orticello sguazzano i topi. Ora, il ragazzo dice che è arrivato con il suo reparto a bordo di un camion, probabilmente saltato per aria nel campo minato. Ci sarà pure rimasto qualcosa, là fuori.»
«Ma certo» fece miss Preston «quando mio fratello... o era mia sorella? Bè non importa. Dicevo, quando pestò una mina il corpo andò in mille pezzi. Ne trovarono nel raggio di cento metri, me lo ricordo benissimo. Pezzi di carne di varie dimensioni, alcuni già staccati dall'osso.»
«Non vorrete uscire, spero» disse Miss Gaynor.
«Preferisce morire di fame?»
«Non è di fame che stiamo morendo» disse Miss Connor a bassa voce.
«Russel, che fa, viene con me?»
«Ma è inaudito!» gridò Miss Gaynor «Ci abbandona! Preferisce andare là fuori, invece che restare qui a difenderci! Lei è... ignobile!»
«Ma è quello che fanno gli eroi, non lo sapeva?» fece miss Miss Connor « Perché dove c'è pericolo c'è gloria che però, guarda caso, è sempre da un'altra parte. Dica la verità, Collins: non aspettava altro.»
«Io almeno i problemi li affronto. E li risolvo.»
« Oh, certo, e noi un problema ce l'abbiamo e anche molto urgente. Se non fosse che...»
«Se non fosse, cosa?»
«Che la dispensa non era affatto vuota due giorni fa.»
«È vero!» disse Miss Preston « Ci siamo andate insieme proprio stamane... o era ieri... Insomma non era vuota per niente!»
«E quindi» continuò miss Connor « evidentemente qualcuno i problemi li crea solo per dire di averli risolti. Se lo lasci dire, Collins, lei non è un eroe, è un genio.»
«Se non fosse una donna,io...» ringhiò quello col pugno alzato.
«Ma mi faccia il piacere!» disse l'altra con una risata di scherno «Dica piuttosto dove ha nascosto le scorte. Cos'è, ce le vuole vendere un tanto al chilo? O se le ingozza di nascosto, quando dice di andare a caccia? Avanti, lo dica. Lo dica che è un maledetto vigliacco! Lo dica, una volta per tutte! Lo dica!»
«E va bene, sì! Ho mentito! Non sono mai uscito da qui. È contenta adesso?» disse sbattendo il fucile sul tavolo.
«Perché?»
« Perché... avevo paura! Come lei, come tutti voi, che lo sapevate, eppure siete stati al gioco. E mi chiede perché? Perché vi servivo così. A tutti servivo così! Perché la notte è buia e fredda e non finisce, no! E allora ci vuole un pupazzo tutto muscoli, che non si tiri indietro, che faccia credere a una salvezza pur che sia. Un vigliacco che faccia finta di credere alle vostre bugie...» si lasciò cadere su una sedia « perché possiate crederci anche voi.»
Evelyn Parker si tirò su e faticosamente si mise seduta.
«Io non ho mai pensato che lei fosse un vigliacco» disse in un soffio.
«Cara! » accorse miss Preston « Non si affatichi, deve riposare.»
«Lei è generoso e leale.» continuò quella con un filo di voce « Perché quando mi ha trovato di sotto, stravolta dalla febbre e dal dolore, che cercavo la fiala col mio nome per farla finita, lei me l'ha tolta di mano. E mi ha fatto una promessa. » guardò gli altri. Che tacevano a testa bassa «E quando verrà il momento, perché verrà, verrà per tutti e non potrete farci niente. Quando verrà il momento, lui quella promessa la manterrà. Perché è coraggioso » chiuse gli occhi a cercare quel fiato che si era spezzato «Come chi ti cede la sua dose di morfina. L'ultima.» ansimava «Perché è questo che fa un amico.»
«Collins, dove sono le sue dosi?» chiese Russell.
«Non ne ha più» disse miss Gaynor «Le ha cedute a noi. Anche se fate finta di non saperlo.»
Nel silenzio, Michael si schiarì la gola «Scusate...» Tutti si girarono verso di lui « io non capisco.»
«Caro, lei è arrivato adesso, come potrebbe?» disse miss Preston improvvisamente garrula.
Michael guardò la botola «Cosa c'è là sotto?»
«L'orto del dottor Russell. O meglio, c'era.»
«Non solo quello, vero?»
«Qualche medicina, vitamine, integratori...»
Michael si guardò in giro, guardò il volto cereo di Evelyn Parker, la gamba di miss Gaynor che colava umore sullo sgabello, il fucile di Collins.
«Oh caro, non si lasci impressionare, è solo un gioco» disse miss Preston « Non avrà creduto...» e scoppiò in una risata argentina.
«Solo un gioco?»
«Ma certo! Vede, ognuno di noi sceglie un personaggio, lo interpreta meglio che può e gli altri vanno dietro. Come a teatro. Lei per esempio, che personaggio sceglierebbe?»
«Non saprei...»
«Ecco, intanto che ci pensa, venga con me.» lo fece alzare e lo prese sotto braccio.
La coperta gli scivolò dalle spalle, miss Gaynor dette un'occhiata ai lombi muscolosi poi con un sospiro la raccolse e gliela risistemò addosso.
«È quasi ora di cena e c'è ancora così tanto da fare» disse miss Preston spingendolo delicatamente « E, visto che è qui, anche lei deve fare la sua parte.»
Michael rabbrividì «Potrei avere qualcosa da mettere addosso?»
«Ha freddo? Ma no.» girò la testa «Russell!» intimò e quello corse ad aprire la porta «Vedrà che bel calduccio in cucina»
Fece un cenno, Collins li seguì e chiuse dietro di sé.
Dall'armadio in fondo alla stanza, un ronzio, poi rumore di ingranaggi. Lo sportello si aprì e la grossa pendola tornò a inclinarsi mentre batteva cinque rintocchi.
«Quell'orologio mente» disse Miss Gaynor «Non può essere così tardi.»
«Colpa di tutto quel dondolio » disse Evelyn Parker sistemandosi la coroncina di gigli « Non dev'essere facile decidere da che parte stare.»
Miss Connor raccolse da terra un giornale e si accomodò in poltrona «In ogni caso sono le dieci.»
«D'accordo» concesse miss Gaynor «Ma almeno le dieci di mattina».
«È buio.»
«Non può saperlo. E comunque è sempre buio quando non c'è il sole. Specie di notte.»
«O quando piove» aggiunse Evelyn Parker.
«Certo, anche quando piove» disse miss Gaynor.
«Perché altrimenti dovremmo arguire che il sole non è sorto. E questo...»
«Questo non è nemmeno da prendere in considerazione» disse miss Gaynor.
Evelyn Parker guardò il suo macete. Con un lembo della gonna prese a lucidarlo.
«Michael era meticcio. Di madre zingara» disse ispezionando la lama «Gente dura, direi coriacea.»
«Non questo Michael» disse miss Gaynor. Raggiunse la toletta accanto all'armadio, si accomodò sullo sgabello e cominciò a spazzolarsi i capelli «È biondo e di pelle chiara. Non può essere coriaceo.»
«Non ne sarei tanto sicura» disse Evelyn Parker.
«Si può sempre rimediare» fece miss Miss Connor senza alzare la testa dal giornale «Con le patate.»
«Abbiamo ancora patate?»
«Ovviamente».