Buon compleanno Pt.7

1
[N2022R] Una risata dal cielo - Costruttori di Mondi




Buon compleanno Pt.7



Il tempo pareva fermo, i minuti erano divenuti ore, l'aria e il cado più soffocanti.
Lo stimolo a mingere si faceva più insistente, non osavo pensare, se la cosa
fosse andata ancora per le lunghe come sarebbe finita, meglio non pensarci.

Signetti si mosse: cambiò di posizione, la sua insofferenza era elettricità pura, che se fosse stata utilizzabile, avrebbe agevolmente fatto ripartire quell'ascensore sospeso nell'oscurità.
- Lei non sente crampi alle gambe Martini?
- È il caldo, provi a mettersi in piedi e batta con forza I talloni al pavimento, dovrebbero passare.
La senti levarsi e fare ciò che avevo suggerito: gemeva a ogni botta del piede.
- Bene! - disse con sollievo – Va molto meglio, grazie.
- Si figuri, è un trucco del nostro allenatore di calcetto, è molto efficace con questo genere di crampo. -
- Gioca a calcetto? Uhm...Non sapevo fosse uno sportivo.
- Niente di che, qualche amichevole con amici, una o due volte al mese, nulla di serio, mi creda.
- Lei è un uomo che rivela aspetti sorprendenti, sempre pieno di risorse.
Lo disse con un tono che suonava insinuante, come se alludesse a qualcosa che le passava in mente: provai fastidio, odiavo le sue ambiguità.
- Non ho nulla di sorprendente, mi creda: sono semplice e trasparente come un bicchiere di acqua minerale non gassata.
Non mi parli di acqua minerale gassata o no, che con la sete che sento, rischio una crisi isterica. - rise sommessamente.
Forse era la prima volta che la sentivo ridere spontaneamente per una banalità.

- È paradossale 'sta cosa: bloccati qui a causa dello zelo per il nostro lavoro. Siamo due dispersi, naufraghi nel mare dell'afa cittadina. – disse con amarezza filosofica.
- Dispersi è il termine esatto. - commentai - Lo ricorda il film della Wertmüller con quei due sperduti nell'azzurro mare d'agosto?
- Ahaha!... Certo che lo ricordo. Anche se, nella sfiga, almeno loro avevano qualche buona idea per trascorrere il tempo. - aggiunse, ridendo del sottinteso audace.
Pareva incredibile che in quella sorta di rettile a sangue freddo, potesse sorgere una debole parvenza di rilassato umorismo.

La tensione si allentò e anch'io mi lasciai contagiare.
Si era distesa al mio fianco, stiracchiandosi e poggiandosi alla parete di specchio alle nostre spalle, ormai mi abituavo a percepirne i movimenti attraverso i fruscii e il labile fluttuare dell'aria smossa, come sanno fare i non vedenti.
Era certamente solo un'impressione, ma ad averla così accanto, pareva che la temperatura dell'ambiente fosse ulteriormente cresciuta.
Rivoli di sudore mi correvano dalla nuca al fondo schiena, la camicia era marcia di liquidi, pronta da strizzare e appendere con due mollette.
- Mi scusi Signetti, - dissi a quel punto - ma io mi levo la camicia. Perdonerà la poca eleganza, ma non riesco più a tenerla addosso bagnata così.
- Faccia pure. Non mi formalizzo certo per così poco. Del resto, per quello che si vede, qui, fossimo anche nudi non se ne accorgerebbe nessuno.
Mi liberai della camicia, ne feci un fagottino e la posai al mio fianco.
- Sa che c'è Martini? Sto morendo di caldo anch'io. - disse con un sospiro - Data la situazione possiamo permetterci qualche libertà. Quindi, se me lo consente, mi alleggerisco anch'io. Emise uno sbuffo esacerbato e iniziò a muoversi.
Gli occhi coglievano solo l'impronta nera della sua sagoma in leggero movimento: compresi che stava sbottonando il vestito: alla fine si assestò, tornando a poggiare le spalle alla parete di specchio.


L'idea che fosse rimasta con solo il reggiseno, mi procurò un flebile turbamento.
È incredibile come il nostro corpo reagisca in maniera del tutto autonoma anche nelle situazioni più estreme: l'idea di ciò che era avvenuto in quel buio, al mio fianco, mi creò un rimescolio interno.
- Cosa c'è Martini, la sento nervoso? - C'era una nota divertita nella sua voce.
- Nulla è il caldo, solo il caldo. - temevo avvertisse le variazioni tachicardiche nel mio petto, o che leggesse i miei pensieri. Quella donna possedeva una sensibilità diabolica.
- Si, fa troppo caldo. Non le nascondo che avrei la tentazione di spogliarmi del tutto. - aggiunse a bassa voce.
Il suo profumo mi stordiva e quelle parole azzerarono la mia salivazione: dovetti deglutire più volte per regolarizzare il respiro, mio malgrado, stavo subendo un'erezione.
Mi sentivo colpevole senza ragione, con un riflesso puerile portai le mani a coprire l'inguine, ero grato che l'oscurità nascondesse il mio imbarazzo e anche il resto.
- Ma non abbia timore, non lo farò. - riprese a dire - Lei è sempre così sulle sue, non vorrei scandalizzarla troppo.
Seguì una sonora risata: mi stava chiaramente provocando.


- Ma chi io? Scandalizzarmi? Tranquilla, faccia come crede. Anzi se non si sente a suo agio lo dica: mi volto dall'altra parte.
- Ahahah!… - altra scrosciante risata. - Con questo buio che si volta a fare? Mica avrà lo sguardo agli infrarossi per caso? Questa sì che sarebbe una bella sorpresa.
- Ma no via, era per dire… - risposi imbarazzato.
Ok! Quindi non si turba? Volevo ben dire. Ma mi dica: è sempre così controllato nelle sue cose?
- Un po' di cavalleria e discrezione mi sembrano doverose non crede?
- Sì. La trovo molto discreto sa? Altri al suo posto, in questa situazione, col buio e una donna seminuda al fianco…beh, forse non manterrebbero lo stesso distacco.
Potevo immaginare l'espressione beffarda che le passava in volto.
- Non è che mi sarà un po' timido con le donne Martini?
Eravamo allo sfotò dichiarato, ma non capivo con quale scopo.
O meglio temevo che la stesse prendendo alla larga, per portare il discorso sulla mia simpatia verso Martina: era possibile che si fosse fatta venire una mezza idea sull'identità del misterioso ammiratore che, ogni mese, le faceva recapitare una rosa sulla scrivania.
- Boh? Signetti, che dire? Non trovo la differenza. In fondo la situazione non dissimile dallo stare in spiaggia. Giusto o no?. - dissi, facendo il pesce in barile.
- In spiaggia al mare?…Ahaha! Bella idea: già mi figuro noi a giocare con secchiello e formine sulla sabbia.
- Suvvia, - dissi - qui o al mare, nella sostanza cosa cambia? È solo una questione di convenzioni sociali.
- Martini, lei è anche filosofo, doveva capitare questo imprevisto perché lo scoprissi.
Trovava la cosa oltremodo spassosa, non smetteva di ridere.
Quindi, mi faccia capire: l'idea di noi due, soli al buio, seminudi... lo lascia indifferente? Sia sincero, è così?
Stava quasi sussurrando. Un tono di voce suadente: di cinque gradi più caldo dell'aria in cui stavamo immersi.
Giocava, era evidente: il gioco del gatto col topo.


- Si! Cioè, no. Nel senso, ecco, volevo dire: lei è una gran bella donna. Davvero, ma io non mi permetterei mai. Cioè, ho il massimo rispetto…appunto intendevo...
Mi sforzavo per riuscire a parlare in maniera sensata, mi pareva di camminare sui carboni ardenti. La vipera, mi stava mandando nel pallone.
- Peccato, - riprese con un tono ammiccante - pensavo che tra noi ci fosse un po' di simpatia. Non dico una confidenza, ma che in qualche modo non le fossi del tutto indifferente. Evidentemente mi sbagliavo, vero Martini?
Ora il tono pareva spiaciuto, perfidamente spiaciuto.
Ero certo che se non fossimo stati in quelle tenebre, mi avrebbe mostrato il broncio.
- Ma no! Che dice Signetti? Lei non mi è indifferente, tutt'altro. Poi ripeto, è sicuramente una donna splendida. Ma io ho sempre guardato a lei come a una collega di lavoro, anzi un mio superiore.
- Via Martini, siamo alla fine del ventesimo secolo, c'è stata la Rivoluzione d'Ottobre lo sa? Abbiamo lo Statuto dei Lavoratori e lei mi pare che ragioni ancora con categorie sociali del secolo scorso. Qui ora non ci sono superiori, lei ne vede qualcuno? Si rilassi, su. Da bravo. Rideva! Mi stavo innervosendo. Cazzo aveva da ridere? Era chiaro che mi pungolava.
Perché lo faceva? Cos'era un gioco per passare il tempo? Per farmi sentire un coglione?



(Continua)

Rispondi

Torna a “Racconti a capitoli”