Venerdì nero Pt.4

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[MI174] Del perdersi - Costruttori di Mondi



Venerdì nero Pt.4



Lasciai trascorre un minuto o due per verificare se la vertigine diminuisse: ma purtroppo pareva aumentare.
Decisi di dirlo a mia moglie: lei confermò di vedermi pallido come un cencio passato in candeggina.
Immediatamente corse a cercare la caposala.
Nel volgere di alcuni minuti giunse accompagnata da un medico: il quale mi auscultò il cuore, con uno strumento mi scrutò il fondo degli occhi,

mi misurò la pressione; poi decretò che mi facessero subito una TAC.
“Una TAC?”..."Cazzo!", pensai.
Roba seria. Iniziò a sorgermi il dubbio che non fosse la solita crisi di panico.

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Sedevo su una sedia a rotelle, mi ci avevano messo sopra quando avevo lasciato sala TAC, con la proibizione d’alzarmi e deambulare in piedi.
Mi avevano portato in una sala visite del pronto soccorso: mia moglie, stava al mio fianco su una sedia di metallo, davanti a noi la scrivania del
vice primario del reparto neurologico dell'ospedale.
Portava un camice bianco, negligentemente aperto su un completo di grisaglia antracite, dal taschino del camice spuntavano penne e pennarelli assortiti, nella perfetta tradizione ospedaliera di medici e infermieri di primo livello.
L’uomo era prossimo ai cinquant'anni, stempiato, con occhiaie in rilievo da basset hound e lenti da miope, aveva un aspetto serafico e autorevole.
Alle sue spalle su un visore retroilluminato, le lastre con immagini, in toni grigio-azzurro, dell'interno del mio cranio.
- Lo vede? - domandò, indicandolo con la punta della biro: - Qui c'è un “sanguinamento” di dici centimetri. - mostrava una striscia chiara sulla lastra.
- E’ sull'emisfero sinistro dell'encefalo, in posizione anomala. Nel caso si dovrà approfondire la causa con Tac angiografica e liquido di contrasto.
Proseguì l'illustrazione del referto: - Lei ha subito un aneurisma intracerebrale: il versamento sanguigno è responsabile di una parziale cecità corticale, con restrizione del campo visivo sull’occhio destro.
Espose tutto con un tono minimale, come si trattasse di un pelo incarnito, o un ascesso su una chiappa.

Certo era solito vedere crani devastati da gravi sinistri, il mio “sanguinamento” gli appariva come una caccola di mosca su uno vetro.
Seguì un momento di silenzio, nel quale mi corse qualcosa di gelido lungo la schiena: avevo preso coscienza, ero atterrito, mi mancava l’aria.
Cazzo! Avevo un’emorragia cerebrale!
La calotta cranica mi si stava inondando di sangue: il solo pensarlo era un film horror.
Nella testa risuonava il termine: “sanguinamento”: un vocabolo neutro che corrispondeva alla denominazione di “aneurisma”, parole
in apparenza meno ferali di “emorragia cerebrale”.
Vocaboli asettici per dirmi che stavo morendo.

Fuori ero una statua di sale: immobile, granitica e muta, ma che al suo interno tremava e urlava di terrore.
I pensieri si affollavano caotici e rumorosi, come chicchi di grandine che tempestavano i vetri d’una finestra: schizzando via fugaci, prima che la coscienza li fermasse
La ragione annaspava, il corpo cercava di assorbire ossigeno, respirare tutta l'aria che i polmoni potevano contenere: finché respiravo ero vivo.
Non poteva finire in una maniera così banale: senza un preavviso, un incidente, una lunga malattia per predispormi a staccare la spina.
No, cazzo! Non ero pronto!
Come poteva uno stupido capillare di dimensione microscopica, esplodere e spedirmi al creatore? Che senso aveva morire per una cazzata così?
Avevo fumato droga, assunto allucinogeni, bevuto superalcolici fino a balbettare, avevo guidato brillo nella notte a duecentoventi all’ora, e tutto questo non mi aveva ucciso.
Adesso per un’incazzatura di lavoro e un litigio con mia moglie rischiavo la pelle?
Stavo assistendo a un film distopico: ma non volevo vedere come finiva, volevo solo si fermasse la proiezione.
Ogni istante di lucidità era diventato prezioso: potevo perdere i sensi da un attimo all'altro e perdermi per sempre nel buio.
La stanchezza mi attanagliava, le palpebre pesavano, ma non volevo chiudere gli occhi, non potevo cedere al sonno.

Non sapevo molto di aneurisma cerebrali, ma due cose le avevo capite: sarei potuto restare disabile, o ridotto a vita vegetale.
Questa roba era perfida: se non ti ammazzava al primo colpo, come nella roulette russa, il tamburo girava e c’erano settantadue ore, in cui poteva riprovare a farlo.
Se l’emorragia fosse continuata: il sangue avrebbe invaso la scatola cranica; sapevo che in quel caso l’unica soluzione sarebbe stata di trapanarla per ridurre la sua pressione sul cervello.
Il rimedio era brutale quanto il danno: chi poteva dire che non rischiassi danni neurologici più o meno gravi.
Stato di coma, infezioni, fistola liquorale, epilessia, tutte possibili, nefaste, conseguenze di una craniotomia.
Dicevano che in punto di morte ti scorresse davanti agli occhi tutta l’esistenza: erano balle!
A me, davanti agli occhi passava, in loop, solo il momento in cui il medico aveva rivelato cosa mi stava accadendo, cancellando passato e futuro.

Il serafico sanitario si assentò per una decina di minuti: al ritorno ci informò che stavano attendendo un’ambulanza per trasferirmi al Centro
Traumatologico Ortopedico cittadino, perché lì vi era un reparto di neurochirurgia di rinomata eccellenza.
Mentre gli addetti mi trasbordavano dalla sedia a rotelle alla lettiga da caricare sull’ambulanza, mi augurò: “buona fortuna”.
Lo ringraziai con un cenno del capo, e sotto la coperta che avevo addosso, mi toccai i coglioni.
Mentre percorrevamo i lunghi corridoi del reparto, mi scese una sorta di calma apatica, un’inaspettata tranquillità: fu come se avessi superato, improvvisamente, la paura della morte imminente.
Era una sensazione che già avevo provato le volte che in passato, che per
un fatto meno grave, un’appendicite o altro, ero dovuto finire sotto i ferri.
L’ansia per l’intervento permaneva fino a un momento prima che mi portassero in sala operatoria, da lì in poi, la paura cessava di colpo e affrontavo la cosa con lucida serena rassegnazione.
In quei momenti mi veniva da pensare all’inutilità della paura: sapevo che con l’anestesia non avrei avvertito dolore, avrei dormito, e se al peggio, tutto andava male, poteva solo accadermi di morire.
E, bene o male, si muore una volta sola.
Morire non era poi così spaventoso, bastava lasciarsi dietro il desiderio della realtà e cessavano tensioni e sofferenze.
Era un sonno senza sogni, un abbandonarsi al fiume cosmico dalle mutazioni, staccarsi dall’apparenza di vita e morte.
Non era forse questa l’illuminazione, il “nirvana” professato dalla filosofia indiana, da me tanto amata in giovinezza?

Mia moglie sedeva in ambulanza al fianco della mia barella, ci tenevamo per mano, aveva il sapore di un ultimo viaggio insieme.
Era affranta: le sorrisi e dissi: - Tranquilla, sono ancora qui. Ti amo sai
Strinse i denti per non piangere, aveva gli occhi gonfi, ma tratteneva le lacrime per non darmi sconforto.
- Anche io - rispose in un soffio.
Ero sincero, l’amavo, era la sola donna che avessi realmente amato.
Certo, l’avevo tradita, ma era solo una divagazione del corpo, a nessuna altra avevo mai detto d’amarla.
Lei era la sola presenza insostituibile della mia vita, la sola con cui avrei desiderato d’invecchiare
Mi sentivo in colpa: egoisticamente ero felice di andarmene per primo.
L’idea che fosse lei a lasciami solo al mondo mi era insostenibile.
Provavo una grande pena per il dolore che le stavo procurando e per i problemi che sarebbero venuti con la mia scomparsa.
Povera amore mio, fino a poche ore prima contavo di volare da un’altra. Una che si sarebbe anche offesa di non sentirmi più.
Ma a lei non avevo detto “ti amo”, e lei non lo aveva detto a me.
Ero stato uno di passaggio, presto un altro mi avrebbe sostituito.

L’ambulanza correva nella notte verso la mia destinazione, io correvo con lei verso il mio futuro.
Il sonno mi bruciava gli occhi.
Sarebbe stata una notte lunga.

(Fine)

Re: Venerdì nero Pt.4

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Nightafter ha scritto: Lasciai trascorre trascorrere un minuto o due per verificare se la vertigine diminuisse: ma purtroppo pareva aumentare.
Nightafter ha scritto: Immediatamente corse a cercare la caposala.
Nel volgere di alcuni minuti giunse accompagnata
Ti suggerisco:
Immediatamente corse a cercare la caposala, che arrivò da me nel volgere di alcuni minuti, accompagnata da ...
Nightafter ha scritto: Sedevo su una sedia a rotelle, mi ci avevano messo sopra quando avevo lasciato sala TAC, con la proibizione d’alzarmi e deambulare in piedi
meglio il punto e virgola dopo "rotelle"
Nightafter ha scritto: mia moglie, stava al mio fianco
non ci va quella virgola, perché in quel posto separa il soggetto dal verbo
Nightafter ha scritto: Portava un camice bianco, negligentemente aperto su un completo di grisaglia antracite, dal taschino del camice spuntavano
dopo "antracite" meglio il punto e virgola
Nightafter ha scritto: L’uomo era prossimo ai cinquant'anni, stempiato, con occhiaie in rilievo da basset hound e lenti da miope, aveva un aspetto serafico e autorevole. che gli davano un aspetto serafico e autorevole insieme.
P.S.: i termini stranieri meglio in corsivo
Nightafter ha scritto: Alle sue spalle virgola su un visore retroilluminato
Nightafter ha scritto: “sanguinamento” di dici dieci centimetri
Nightafter ha scritto: La calotta cranica mi si stava inondando di sangue: il solo pensarlo era un film horror.
(y)
Nightafter ha scritto: Fuori ero una statua di sale: immobile, granitica e muta, ma che al suo interno tremava e urlava di terrore.
I pensieri si affollavano caotici e rumorosi, come chicchi di grandine che tempestavano i vetri d’una finestra: schizzando via fugaci, prima che la coscienza li fermasse punto
La ragione annaspava, il corpo cercava di assorbire ossigeno, respirare tutta l'aria che i polmoni potevano contenere: finché respiravo ero vivo.
Tre proposizioni ben costruite intorno alla paura di morire. Bravo!
Nightafter ha scritto: Se l’emorragia fosse continuata: il sangue avrebbe invaso la scatola cranica;
Quei due punti non li vedo a seguire una frase tronca: meglio una virgola.
Nightafter ha scritto: chi poteva dire che non rischiassi danni neurologici più o meno gravi. (punto interrogativo)
è una domanda
Nightafter ha scritto: loop
termine straniero da evidenziare con diverso carattere
Nightafter ha scritto: reparto di neurochirurgia di rinomata eccellenza.
rinomata eccellenza è una ripetizione di concetto, meglio:

- un rinomato reparto di neurochirurgia.
oppure
- un reparto di neurochirurgia da eccellenza.

Nightafter ha scritto: “buona fortuna”.
Buona fortuna
Nightafter ha scritto: Era una sensazione che già avevo provato le volte che in passato, che per
un fatto meno grave, un’appendicite o altro, ero dovuto finire sotto i ferri.
C'è un "che" di troppo e un inciso di meno. Te lo riscrivo:

Era una sensazione che avevo già provato le volte che, in passato, ma per un fatto meno grave, un'appendicite o altro, ero dovuto finire sotto i ferri.
Nightafter ha scritto: - Tranquilla, sono ancora qui. Ti amo sai
Manca il punto finale.


Caro @Nightafter  :)

Dopo il primo capitolo, ti commento l'ultimo, che ho preferito per la forma e la costruzione di certe frasi "indovinate" e profonde o ironiche il giusto.
Verosimile il pretesto della malattia e del pericolo per riflettere sul nostro vissuto fatuo contro la prospettiva della temuta morte, in uno dei suoi maldestri tentativi di ghermirci.

Allora meditiamo sulla futilità di certe cose cui davamo importanza sino a ieri, e sui valori veri della vita. Le persone che amiamo e che ci riamano sono quelle che contano.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: Venerdì nero Pt.4

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Mia diletta @Poeta Zaza 

grazie come sempre del commento e delle indicazioni, di cui ti sono sommamente debitore.

Sì, le disgrazie che ti capitano tra capo e collo, aiutano a ridimensionarti e ristabilire un corretto ordine di priorità sui reali valori dell'esistenza.
Tutti gli affanni e i problemi che affastellano la nostra quotidianità di colpo perdono urgenza e peso, quando la prospettiva di lasciarci la pelle si fa concreta.

Cosa propedeutica soprattutto quando da esperienze così drammatiche, se ne viene fuori (assai fortunatamente) senza danni collaterali.
Nel mio caso sono solo rimasto leggermente rincoglionito, Mm nessuno se ne accorge realmente.
Infatti mia moglie sostiene che la differenza, tra il prima e il dopo, non si percepisce più che tanto.

<3
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