[H2022R] Fuori contest - Juliette Pt.2

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I semi della Baba Jaga - Costruttori di Mondi



Juliette Pt.2

Tornò in paese con un senso d'inquietudine: quel singolare incontro sulla spiaggia, con la donna in nero, gli aveva lasciato un indecifrabile disagio interiore.
Cercava di convincersi che non ci fosse nulla di strano se, oltre lui, qualcun altro avesse deciso di passeggiare in riva al mare con quel tempo inclemente.
Eppure la fissità della sconosciuta, quell'apparente assenza dalla realtà e le sue lacrime, lo avevano colpito più di quanto volesse ammettere.
Al centro del villaggio trovò poche botteghe aperte: giusto una boulangerie, un fruttivendolo e un macellaio sulla via maestra.
C’era un vecchio bistrot all’angolo della piazza col municipio: entrò, sedette al banco e chiese un “Kirsch” per togliersi l'umido delle ossa.
I 50 gradi di quella grappa, fatta con ciliegie fermentate, erano insostituibili per dimenticare la pioggia e il freddo preso col vento.
L’oste era un settantenne: una folta barba candida gli contornava il viso, su una pelle cotta dal sole e solcata di rughe, fitte come una carta geografica incisa sul cuoio.
L'uomo, gli servì da bere e per tutto il tempo lo scrutò con la diffidenza di chi si chieda cosa ci sia venuto a cercare in quel posto, e in quella stagione, uno con l’accento parigino, che sicuramente non poteva essere un turista in ritardo con le vacanze.
Quando pagò, lasciando il doppio dell'importo della consumazione come mancia, le rughe dell'oste parvero distendersi per magia, e uno stretto sorriso gli illuminò il volto torvo.
Si prodigò sollecito in ringraziamenti: clienti tanto generosi in quella stagione erano da tenere in gran conto, disse che aveva piacere di riceverlo nel locale ogni qual volta lo desiderasse.
Lui mentre si accendeva la pipa, chiese se fosse possibile mangiare lì qualcosa per cena: l'anziano taverniere confermò giovialmente che la cosa fosse fattibile e che sua moglie era famosa in tutta la riviera per la sua “boeuf bourguignon”, quindi si salutarono col proposito di rivedersi in serata.


Quel pomeriggio accese il suo portatile e scrisse un capitolo con la descrizione dell'incontro avuto sulla spiaggia, non sapeva neppure a cosa sarebbe servito per la sua storia, ma era qualcosa che aveva chiaro in mente.
Se poi non avesse potuto usarlo per il libro, prima o dopo era certo che sarebbe tornato utile.
La cena fu degna della promessa del vecchio oste, sua moglie in cucina era un vero portento, consumò due porzioni di bourguignon, accompagnandola con una intera bottiglia di Cabernet Sauvignon, poiché era un vino
corposo che si sposava perfettamente con la carne di manzo immersa in una salsa deliziosa e vellutata, con cipolline e funghi.
La digestione di quella cena pantagruelica gli costò tre lunghe pipate, che consumò affacciato alla finestra della sua camera, osservando il persistere della pioggerella insistente e il cielo nero, drappeggiato di nuvole gravi che occultavano le stelle.


Non fu solo la cena a tenerlo sveglio e pensoso, ma il fatto che al termine del pasto, quando il taverniere venne a offrirgli un digestivo d'erbe locale, una cosa simile nel gusto allo Chartreuse, sicuramente non inferiore a quello nella gradazione, che si aggirava intorno ai 50°: lui gli parlò del suo incontro alla spiaggia di quella mattina.
Chiese se sapesse chi fosse la donna che aveva incontrato e che, per il suo atteggiamento, l'aveva incuriosito.
L'uomo accelerò la mescita del liquore, parve non gradire la domanda e con atteggiamento sbrigativo e il volto adombrato rispose laconicamente:
- C'è tanta gente strana in giro. Non ci faccia caso.
Quindi si scusò perché c'erano ancora persone da servire nel locale e scomparve in cucina per il resto del tempo.
Al momento di pagare il conto, la cordialità della mattina si era eclissate, gli parve che il vecchio avesse fretta di liquidare la formalità e di vederlo lasciare il posto.
Preso della laboriosa digestione e del troppo alcol bevuto, pensò di aver dato troppo peso alla reazione scostante del vecchio, sicuramente avrà avuto i suoi motivi, ma la sensazione che la sua richiesta lo avesse infastidito non riusciva a levarsela di mente.


La mattina dopo non pioveva, il vento della notte aveva ripulito il cielo, un debole sole autunnale aveva stemperato l'aria intiepidendola.
Lui aveva un cerchio alla testa e la bocca impastata, la padrona del B&B, madame Auger, una vivace sessantenne gli servì per due volte un caffè noisette, ma non servì a schiarirgli la mente.
Mentre si apprestava a uscire per una passeggiata, si fermò davanti alla guardiola aperta della donna che sedeva al pc, immersa nelle pratiche amministrative della sua attività.
- Mi perdoni, madame Auger – la interpellò con tono cortese – posso chiederle d'una mia curiosità?
- Dica pure monsieur Dubois. - acconsentì con un ampio sorriso.
Anche a lei pose la stessa domanda fatta all'oste, sulla sconosciuta della spiaggia, descrivendone la figura e lo strano comportamento.
La donna ascoltò con attenzione, alla fine del racconto il sorriso era scomparso.
Non si adombrò come il titolare del bistrot, ma nel rispondere mostrò una qualche incertezza, come d'imbarazzo a parlare della cosa.
- Non saprei che dirle monsieur, mi sembra assai strano che qualcuno si fermi a guardare il mare con questo tempo. Una donna sola poi... - disse con un tono scettico - Da come l'ha descritta, a dire il vero, c'è stato qualcuno che diceva di averla vista. Ma se ne parlava quand'ero ancora ragazza. Cose di oltre quarant'anni fa. Non può certo trattarsi della stessa donna. Di sicuro avrà incontrato una di passaggio, una forestiera: non c'è nessuna giovane coi capelli rossi, tra le quattro anima di questo paese.
Ringraziò e lasciò la residenza, si convinse che tentare sapere chi fosse la donna in nero era un'impresa improba, di certo era stato un incontro casuale.
Una che come lui si era trovata su quella spiaggia per pura combinazione, inoltre, quel suo pianto poteva avere mille ragioni: fatti suoi in sostanza.
Giustamente, era solo un incontro vagamente strano come molti che avvengono lungo la vita.


Decise che aveva cose più rilevanti e urgenti a cui pensare: lavorare a quel dannato romanzo che non gli riusciva di scrivere, ad esempio.
Fece una lunga passeggiata, a fine mattina gli venne appetito e tornò al solito bistrot dove era certo di trovare qualcosa di gustoso con cui pranzare.
Non si sbagliava, la regione a nord-ovest della Francia è il regno delle crêpes, la favorita è quella bretone o “galette complète”: una crêpe salata che viene farcita con prosciutto cotto e formaggio e un bell’uovo al tegamino sopra.
L'anziano oste gliela servì con dell'ottima birra alla spina: una Coreff di Morlaix ambrata e dal forte aroma di luppolo.
Dopo il pasto, accesa la pipa, fece due passi al centro del paese con l'intento di facilitare la digestione.
Adiacente all'ufficio postale vi era un negozietto di fotografo.
Nell'era dell'immagine digitale era cosa rara a trovarsi, se non in piccoli centri come quello.
Il bugigattolo era vetusto, l'insegna datava l'avvio dell'attività agli anni sessanta del secolo scorso: praticamente un reperto d'epoca.
Aveva un piccola vetrina con alcuni espositori di pellicole per fotocamere reflex, che forse nessuno chiedeva più; su due plance erano esposte diverse vecchie foto a colori o in bianco-nero, sicuramente di quando il lavoro di fotografo era ancora fiorente e si facevano ritratti di clienti o servizi di nozze.
Mentre gustava l'aroma caldo della pipa si fermò a osservare le vecchie immagini: ognuna con la sua particolarità, dall'abbigliamento datato, all'espressione sorridente o assorta nell'offrirsi all'obiettivo.
Scorrendo le immagini gli occhi caddero su una foto di donna: era un'immagine assai vecchia, un viraggio seppia ormai stemperato.
La figura era sottile ed elegante come in una posa glamour per la moda: vestiva di scuro, aveva lunghi capelli mossi che, nella monocromia dello scatto erano di tonalità chiara, avrebbero potuto essere un biondo scuro o un rosso.

(Continua)


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