La rivoluzione di un batuffolo di cotone Parte 1
Posted: Tue Nov 01, 2022 12:52 pm
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-Cosa stai cercando ?
Laura risponde distratta: -niente sto solo cercando dove ho messo le sigarette.
Simone la guarda, sa che cerca sempre quello che non ha. Eppure glielo avevano detto che si naufraga ad inseguire l’inconsistenza delle nuvole, ma lui non ha ascoltato i consigli dei sacerdoti della ragione o di quelli che parlano come ragionieri al banco dei pegni del cuore. La vede pettinarsi i lunghi capelli neri, ogni colpo di spazzola sembra rilasciare nuove verità. Seduto la scruta, lei doma quelle onde su quali lui appende i suoi occhi.
-Come sto?
Chiamato a giudice Simone si schiarisce la voce: - Stai come al solito.
Laura lo guarda torva: -Non sai dirmi che questo, complimenti per la fantasia, meno male che come mestiere fai il giornalista.
Simone balbetta, prova a riprendere quota: - Volevo dire che stai bene con tutto.
Laura fa un sorriso stirato, quasi comandasse della plastica e non dei muscoli.
-Allora io vado, ti ho lasciato lo stufato di ieri e delle patate, mangia e fai qualcosa per te.
Quando la vede aprire la porta sente la pelle del cuore staccarsi.
-Laura perché non resti con me ?
Lei, che ha già aperto la porta, la socchiude per un attimo e con tono senza emozioni dice:-Ne abbiamo parlato un milione di volte, tu hai voluto che io rimanessi qui, ma ormai le cose sono cambiate. Tutto mi soffoca, questa casa io non lo mai amata, è fredda, impersonale e poi questo color giallo paglierino mi dà la nausea.
-Posso chiamare un imbianchino, nel giro di due giorni è fatta, che colore ti piacerebbe?
Laura apre la porta e avanza con un piede verso l’esterno.
- E ’questo il problema, tu chiami sempre qualcuno per risolvere i problemi che gli altri risolvono da soli. Simone inghiotte della saliva, quando si agita gli pare di sbavare come i cani dopo una corsa.
-Mi hai conosciuto che lavoravo alla cronaca nera, non ho mai avuto la fortuna di essere uno che con le mani fa miracoli.
Laura accenna una risata.
-Questo è vero.
Poi esce, il suo profumo invade tutta la stanza.
Simone si alza, riapre la porta: -Parliamone, ogni ostacolo si supera se si vuole.
Laura chiama nel frattempo l’ascensore.
-Lo so perché fai questa scena, vuoi che non esca, che resti legata solo all’idea che altro uomo oltre te per me non possa esistere.
Simone si sente affondare come una nave che ha speronato uno scoglio, sta per replicare, ma Laura non gli dà spazio, l’ascensore arriva, lei apre le due porte e con un piccolo balzo è dentro. Simone si frappone e tiene la porta dell’ascensore aperta.
-Laura, io non posso stare senza di te.
-Non sono una droga da cui si è dipendenti, me lo hai sempre detto tu, la dipendenza da qualcosa si chiama schiavitù.
Simone raccoglie tutte le sue forze, deve rinnegare se stesso, farlo ed essere convincente.
-Una mia frase disarmata ora diventa la bandiera per giustificare le tue azioni.
Laura lo fissa seccata: -Lasciami andare, non senti che stanno chiamando l’ascensore?
-Chi se ne frega, chiunque sia può aspettare.
-Sei un egoista, uno che misura tutto solo su se stesso.
Cosi dicendo, Laura lo spinge indietro: Simone, quasi sorpreso dalla spinta, indietreggia, Laura esce dall’ascensore e comincia a scendere correndo per le scale. Simone la insegue, lei è veloce, ma con i tacchi è da equilibristi non cadere. Al secondo piano inciampa, cade, si rialza come se avesse al posto dei glutei delle molle, ma la botta l’ha sentita, si attacca al corrimano perché il colpo è stato forte. Simone la raggiunge, nello scendere veloce ha perso una ciabatta.
-Ti sei fatta male tesoro?
Laura è livida, i capelli così ben pettinati ora hanno assunto una strana forma, un’ unghia finta della mano destra si è spezzata e lei lancia un urlo cosi forte da sembrare un tuono.
-Lasciami stare e non chiamarmi tesoro, sei patetico come quello che scrivi!
Quella frase è per lui una freccia al curaro conficcata nel cuore, stordito prova a replicare, ma Laura prosegue come se avesse un comandamento da dover rispettare. Simone risale le scale aggrappandosi al corrimano, ma gli manca l’ossigeno per arrivare in vetta. Quando arriva davanti al suo piano sente che dietro le porte serrate ci sono respiri e occhi che al riparo lo spiano. La sua porta lasciata spalancata sembra la bocca enorme di una balena pronta ad inghiottire un naufrago e lui si immerge come Giona dentro quelle fauci. In un primo momento non sente niente solo un dolore alla bocca dello stomaco come se si stesse aprendo un buco.
-Cosa stai cercando ?
Laura risponde distratta: -niente sto solo cercando dove ho messo le sigarette.
Simone la guarda, sa che cerca sempre quello che non ha. Eppure glielo avevano detto che si naufraga ad inseguire l’inconsistenza delle nuvole, ma lui non ha ascoltato i consigli dei sacerdoti della ragione o di quelli che parlano come ragionieri al banco dei pegni del cuore. La vede pettinarsi i lunghi capelli neri, ogni colpo di spazzola sembra rilasciare nuove verità. Seduto la scruta, lei doma quelle onde su quali lui appende i suoi occhi.
-Come sto?
Chiamato a giudice Simone si schiarisce la voce: - Stai come al solito.
Laura lo guarda torva: -Non sai dirmi che questo, complimenti per la fantasia, meno male che come mestiere fai il giornalista.
Simone balbetta, prova a riprendere quota: - Volevo dire che stai bene con tutto.
Laura fa un sorriso stirato, quasi comandasse della plastica e non dei muscoli.
-Allora io vado, ti ho lasciato lo stufato di ieri e delle patate, mangia e fai qualcosa per te.
Quando la vede aprire la porta sente la pelle del cuore staccarsi.
-Laura perché non resti con me ?
Lei, che ha già aperto la porta, la socchiude per un attimo e con tono senza emozioni dice:-Ne abbiamo parlato un milione di volte, tu hai voluto che io rimanessi qui, ma ormai le cose sono cambiate. Tutto mi soffoca, questa casa io non lo mai amata, è fredda, impersonale e poi questo color giallo paglierino mi dà la nausea.
-Posso chiamare un imbianchino, nel giro di due giorni è fatta, che colore ti piacerebbe?
Laura apre la porta e avanza con un piede verso l’esterno.
- E ’questo il problema, tu chiami sempre qualcuno per risolvere i problemi che gli altri risolvono da soli. Simone inghiotte della saliva, quando si agita gli pare di sbavare come i cani dopo una corsa.
-Mi hai conosciuto che lavoravo alla cronaca nera, non ho mai avuto la fortuna di essere uno che con le mani fa miracoli.
Laura accenna una risata.
-Questo è vero.
Poi esce, il suo profumo invade tutta la stanza.
Simone si alza, riapre la porta: -Parliamone, ogni ostacolo si supera se si vuole.
Laura chiama nel frattempo l’ascensore.
-Lo so perché fai questa scena, vuoi che non esca, che resti legata solo all’idea che altro uomo oltre te per me non possa esistere.
Simone si sente affondare come una nave che ha speronato uno scoglio, sta per replicare, ma Laura non gli dà spazio, l’ascensore arriva, lei apre le due porte e con un piccolo balzo è dentro. Simone si frappone e tiene la porta dell’ascensore aperta.
-Laura, io non posso stare senza di te.
-Non sono una droga da cui si è dipendenti, me lo hai sempre detto tu, la dipendenza da qualcosa si chiama schiavitù.
Simone raccoglie tutte le sue forze, deve rinnegare se stesso, farlo ed essere convincente.
-Una mia frase disarmata ora diventa la bandiera per giustificare le tue azioni.
Laura lo fissa seccata: -Lasciami andare, non senti che stanno chiamando l’ascensore?
-Chi se ne frega, chiunque sia può aspettare.
-Sei un egoista, uno che misura tutto solo su se stesso.
Cosi dicendo, Laura lo spinge indietro: Simone, quasi sorpreso dalla spinta, indietreggia, Laura esce dall’ascensore e comincia a scendere correndo per le scale. Simone la insegue, lei è veloce, ma con i tacchi è da equilibristi non cadere. Al secondo piano inciampa, cade, si rialza come se avesse al posto dei glutei delle molle, ma la botta l’ha sentita, si attacca al corrimano perché il colpo è stato forte. Simone la raggiunge, nello scendere veloce ha perso una ciabatta.
-Ti sei fatta male tesoro?
Laura è livida, i capelli così ben pettinati ora hanno assunto una strana forma, un’ unghia finta della mano destra si è spezzata e lei lancia un urlo cosi forte da sembrare un tuono.
-Lasciami stare e non chiamarmi tesoro, sei patetico come quello che scrivi!
Quella frase è per lui una freccia al curaro conficcata nel cuore, stordito prova a replicare, ma Laura prosegue come se avesse un comandamento da dover rispettare. Simone risale le scale aggrappandosi al corrimano, ma gli manca l’ossigeno per arrivare in vetta. Quando arriva davanti al suo piano sente che dietro le porte serrate ci sono respiri e occhi che al riparo lo spiano. La sua porta lasciata spalancata sembra la bocca enorme di una balena pronta ad inghiottire un naufrago e lui si immerge come Giona dentro quelle fauci. In un primo momento non sente niente solo un dolore alla bocca dello stomaco come se si stesse aprendo un buco.