[LMI172-Fuori Contest] La scelta Pt.2

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[MI169] Cinque giugno - Costruttori di Mondi


La scelta Pt.2


Approfittando di quella chiamata, per curiosità mi venne di chiederle se fosse lei la padrona di casa: la giovane rispose di no, che era solo un’amica, la padrone di casa era Roberta. .
In quel frangente non avevo in mente altro che di dare un nome alla sconosciuta spogliarellista.
Però, è noto che le strade dell’inferno siano lastricate di buone intenzioni.
Da quella cosa maturò, lentamente, in un’idea più malsana.
Un piccolo demone s’insinuò nella mia mente come uno di quei virus che, inizialmente paiono sopiti nel corpo che li ospita, per poi svegliarsi all’improvviso con conseguenze letali.
Certo ero consapevole che le mie intenzioni non fossero del tutto encomiabili, ma pensai che la vita era una sola, e se non si fanno danni al prossimo, tanto valeva avere il coraggio di viverla interamente.
Due giorni dopo, a una delle ragazze che chiamavano, chiesi gentilmente se poteva passarmi al telefono l’amica Roberta.
La ragazza titubante, rispose che verificava se le andasse di parlarmi.
Ne seguì una pausa consistente, nella quale giungevano voci concitate da una stanza lontana dall’apparecchio.
Non si capiva cosa dicessero, dopo un fitto conciliabolo la giovane tornò alla cornetta: - Roberta chiede chi sei e perché le vuoi parlare?
Non mi aspettavo quella diffidenza, ebbi un attimo d’imbarazzo.
Poi assumendo un tono tranquillizzante risposi:
- Dille che sono il capoufficio dei giovani con cui parlate qui. Che l’ho vista qualche volta al balcone con voi: mi ha colpito e vorrei solo conoscerla, tutto qui.
Ci fu nuovamente silenzio e un parlottio sottovoce.
Poi una voce più giovane e incerta di quanto mi fossi immaginato, si alternò al telefono: - Ciao, piacere, sono Roberta.

Dopo alcuni minuti di convenevoli: mi chiese il nome, le confermai che avrei avuto piacere di conoscerla.
La sentivo esitante, voleva di darsi un tono, ma certe pause della voce rivelavano una tensione.
Cercai di apparire rassicurante, non volevo darle l’idea avere secondi fini, chiesi se potevamo scambiare due parole davanti a una tazza di cioccolata con panna, un fine pomeriggio dopo l’ufficio.
Ero poco esperto di approcci con giovani donne, l'ultima esperienza l’avevo avuta con mia moglie al tempo del liceo, quindici anni prima.
Reputai che per una ragazza di quell’età, l’idea di una cioccolata con panna, apparisse più candida e neutra della proposta d’un aperitivo alcolico.
Ci pensò su un momento, poi disse che andava bene.
Sfogliai rapidamente l’agenda e fissammo per un venerdì della settimana successiva: si era ormai a inizio autunno.
Ero allettato della cosa, anche se non avevo ancora chiaro il perché la stessi facendo.
Da una parte avvertivo un gratificante aumento della mia autostima: nonostante fossi un po’ arrugginito, ero ancora in grado di interessare una giovane donna.
C’era poi l’dea, un filo nebulosa, di movimentare un briciolo la mia esistenza di quel periodo: tutta concentrata sul lavoro e il benessere della famiglia.
Una piccola vacanza mentale, uno sguardo disimpegnato e insolito sulla vita al di fuori dai canali del quotidiano.
Il gusto di conoscere una ragazza di cui custodivo un piccante segreto, di sapere chi fosse in realtà, cosa le passasse per la testa; sapendo di lei più cose di quanto sarebbe stata disposta a rivelarmi.
Insomma l’avventura di ficcanasare in una dimensione immaginata, che per la prima volta possedeva una consistenza reale e fisica.
Criticamente pensai anche che potevo considerarmi una sorta di guardone: né più né meno del tipo che la osservava alla finestra.
Però, in sostanza, che male c’era a farci due chiacchiere, offrendole una innocente bevanda in una rispettabile cremeria?
Non le arrecavo di certo maggior danno dell’indurla a spogliarsi per un mio piacere solitario, come le era accaduto.

Passai a prenderla all’angolo di due traverse oltre la via in cui abitava.
Al primo colpo d’occhio dovetti ridimensionare totalmente l’idea che mi ero fatto di lei.
Appariva più giovane dell’età che le avevo attribuito vedendola da lontano: era abbigliata in maniera un po’ dimessa, con capi non esattamente all’ultima moda; aveva raccolto i capelli in un alto chignon e nell’intento di mostrarsi più adulta, esagerato col trucco.
Lo aveva fatto anche col profumo, nel quale pareva avesse fatto il bagno: l’abitacolo dell’auto ne venne saturato immediatamente.
Ne usava uno di Revlon chiamato “Charly”: che andava per la maggiore fra le consumatrici di cosmetici a poco prezzo.
Aveva un viso quadrato con grandi labbra, un naso leggermente aquilino, occhi grandi con la tonalità dell’ambra.
Non era sicuramente una star da copertina: un volto non spiacevole, ma privo di armonie accattivanti, come migliaia di volti di ragazze della sua età, con l’unico pregio della gioventù che perdona i lineamenti meno perfetti.
Il primo pensiero che mi passò in mente fu che, se l’avessi incrociata per strada, senza averla vista a quella finestra, non avrei davvero avuto la tentazione di conoscerla da vicino.
Naturalmente evitai di lasciarle intuire le impressioni che provavo, mi mostrai cortese e galante come se scortassi una principessa.

Nel percorso verso il locale, una prestigiosa, storica, pasticceria del centro, scambiammo poche frasi: l’imbarazzo era percepibile per entrambi, lei guardava fissa la strada, ogni tanto coglievo con la coda dell’occhio che mi stesse studiando furtivamente.
Dal canto mio, con una certa presunzione ritenevo d’essere discretamente presentabile: fisico longilineo, taglio di capelli impeccabile, abbigliamento, in virtù del lavoro che facevo, di qualità e sapienza degli abbinamenti.
Mi sentivo un esempio di sobria eleganza maschile.
Davanti alla cioccolata con panna si sciolse poco alla volta.
Non ero un grande intrattenitore, ma la mia esperienza di relazioni col pubblico mi tornava utile per mostrarmi spigliato e anche spiritoso:
riuscì a farla ridere e la vidi ammorbidirsi, divenne serenamente ciarliera. Mi raccontò di frequentare il quarto anno dell’Istituto Professionale: intendeva diplomarsi in ragioneria; io le illustrai il lavoro che facevo in quell’azienda nella strada parallela alla sua.
Dopo la cioccolata ordinammo anche due caffè, la nostra comunicazione divenne più confidenziale e rilassata.
Vedendo l’anello al mio dito: chiese se ero sposato?
Le dissi di sì e che avevo una figlia di dieci anni.
Chiese come fossero i rapporti con mia moglie: se andavamo d’accordo.
Confermai che erano buoni.
- La ami? - Aggiunse timidamente.
Risposi affermativamente: - Sì. Certo che l’amo.
Rimase in silenzio con un'aria indecifrabile.
- L’hai mai tradita? - chiese al brucio, arrossendo.
La domanda mi colse di sorpresa: non me l’aspettavo, o quantomeno non in quel momento e in quel contesto.
Dovetti fare un’espressione contrariata, perché immediatamente si scusò per essere stata troppo indiscreta.
Le dissi che non c’era problema e risposi:
- No, mai. In quindici anni che stiamo insieme non l’ho mai tradita.
- Capito. - aggiunse con un bisbiglio.

Faceva caldo nel locale, le guance si erano colorite, il rimmel sbavava leggermente per la traspirazione, dandole una nota tragica allo sguardo.
Per tutto il tempo mi ero domandato cosa avessero in comune la ragazza dai modi semplici e riservati che avevo davanti, con la seduttiva stripteaseuse che avevo visto esibirsi?
Se non fossi stato certo della sua identità avrei detto di uno scambio di persona, ero fortemente perplesso.
Al ritorno volle che fermassi l’auto nello spiazzo di un piccolo parcheggio a qualche traversa da casa, ovviamente entrambi non desideravamo d’essere visti insieme.

(Continua)

Re: [LMI172-Fuori Contest] La scelta Pt.2

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Nightafter ha scritto: Da quella cosa maturò, lentamente, in un’idea più malsana.
La preposizione è da togliere nella frase sopra.
Diverso sarebbe se impostata in quest'altro modo:
Quella cosa maturò, lentamente, in un'idea più malsana.
Nightafter ha scritto: Un piccolo demone s’insinuò nella mia mente come uno di quei virus che, inizialmente virgola paiono sopiti nel corpo che li ospita, per poi svegliarsi all’improvviso con conseguenze letali.
Nightafter ha scritto:  e virgola se non si fanno danni al prossimo, tanto valeva avere il coraggio di viverla interamente.
Nightafter ha scritto: La ragazza virgola titubante, rispose che verificava se le andasse di parlarmi.
Qualche inciso da completare che ti segnalo. Ma ho notato che la maggioranza sono perfetti!
Nightafter ha scritto: l'ultima esperienza l’avevo avuta con mia moglie al tempo del liceo, quindici anni prima.
Ecco che riveli lo stato civile dell'uomo: hai i tempi giusti.
Nightafter ha scritto: C’era poi l’dea, un filo nebulosa, di movimentare un briciolo la mia esistenza di quel periodo: tutta concentrata sul lavoro e il benessere della famiglia.
Nebulosa per l'alone del proibito che aleggia, vero?
Nightafter ha scritto: Insomma virgola l’avventura di ficcanasare in una dimensione immaginata
Nightafter ha scritto: e virgola nell’intento di mostrarsi più adulta, esagerato col trucco.
Nightafter ha scritto: Ne usava uno di Revlon chiamato “Charly”: che andava per la maggiore fra le consumatrici di cosmetici a poco prezzo.
Qui hai messo i due punti dove ci stava bene la virgola. Se li hai messi per precedere la frase esplicativa, avresti dovuto togliere il "che".
Nightafter ha scritto: riuscì a farla ridere e la vidi a
riuscii (l'ho visto anche in altri testi questo errore: ti viene scritta la terza persona singolare plurale invece della prima).
Nightafter ha scritto: Per tutto il tempo mi ero domandato cosa avessero in comune la ragazza dai modi semplici e riservati che avevo davanti, con la seduttiva stripteaseuse che avevo visto esibirsi?
Se scrivi il discorso indiretto, non puoi terminarlo col punto interrogativo.

Caro @Nightafter  :)

:libro:  Trovo la lettura della seconda puntata più intrigante della prima. Sostanzialmente, siamo sulla soglia di una relazione proibita, che il protagonista cerca come un'evasione di quelle che ti fanno poi tornare comunque al focolare, ma più carico. Dico bene?  ;)

Sai come scrivere, e l'alternanza di toni scanzonati o composti rende vivace il testo.

Appena posso, vado a leggere la terza parte. :ciaociao:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [LMI172-Fuori Contest] La scelta Pt.2

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Mia dolce e impagabile @Poeta Zaza  
passino le virgole fuori posto, o le preposizioni figlie di una precedente impostazione del periodo e poi dimenticate lì nella nuova frase.

Ma quel passato remoto errato nella persona mi brucia come un pugno di lava incandescente stretto in mano.
Se mia nipotina con i suoi dieci in italiano di quinta elementare, sapesse come scrivo chiederebbe il mii allontanamento coato dal desco familiare.
Sono assai depresso.
Grazie e un abbraccio <3
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