[LMI172-Fuori Contest] La scelta Pt1

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[MI169] Nonna Erica - Costruttori di Mondi



La scelta


Ci eravamo conosciuti attraverso una modalità che aveva dell’incredibile per quanto fosse insolita.
Quelle cose che succedono solo nei film scollacciati di serie B o nell’immaginario erotico e un po’ puerile dei maschi.
La prima volta che l’avevo vista stava facendo uno spettacolo di spogliarello alla finestra del secondo piano di casa sua.

Lavoravo in una azienda che aveva sede in una vecchia fabbrica modernamente ristrutturata, la cui facciata guardava su una stretta via cieca al fondo, costeggiata in tutta la sua lunghezza da un ramo ferroviario di raccordo tra la stazione di Porta Susa e la vicina stazione di Porta Nuova.
La massicciata ferroviaria, incanalata su un livello inferiore rispetto alla strada, era separata da essa attraverso una bassa siepe che correva sui lati.
Di là dalla ferrovia, una piccola via parallela e speculare ospitava due caseggiati di tre piani ciascuna: condomini di edilizia popolare.

Alle sette e mezza di un mattino, mentre percorrevo la viuzza per raggiungere il mio ufficio, credetti di subire un’allucinazione: dietro il vetro di una finestra, al terzo piano del secondo condominio più interno nella via parallela, c’era una ragazza che si denudava con movenze sensuali.
Inchiodai l’auto una ventina di metri oltre quel punto e orientando lo specchietto retrovisore, mi accertai di non stare sognando.
Infatti ero sveglio e stavo vivendo una di quelle improbabili esperienze che reputavo esistessero solo nelle fantasie degli adolescenti e nei romanzetti erotici dozzinali.
La ragazza, secondo quanto potevo valutare dalla distanza in cui mi trovavo, non doveva avere più di una ventina d’anni.
Per essere visibile alla finestra era sicuramente salita su una piccola scaletta.

Non era molta alta, rotondetta, ma piacevole nell’insieme: possedeva un seno prorompente.
Danzava su quel supporto elevato, muovendosi sinuosamente al ritmo di una musica che solo lei poteva udire.
La cosa durò una decina di minuti, poi scese dal suo piedistallo, serrò le tende della finestra e scomparve.
Ero esterrefatto e anche turbato.
Per tutto il giorno la sua immagine si riproponeva agli occhi della mente, provocandomi turbinose sensazioni e vampate di calore fisico.
Fino a tarda notte, nel letto con mia moglie accanto, silenziosamente continuavo a pormi domande e a fare congetture.
Chi era? Ma, soprattutto, cosa induceva una ragazza così giovane a prodursi in quello spettacolino sexy alla finestra di casa?
Era evidente che a quell’ora fosse sola nell’alloggio, certamente i suoi lavoravano; come era evidente che la via fosse priva di traffico e per la distanza dell’edificio dal corso in cui confluiva, non correva il rischio di essere veduta da qualche passante.
Perché dunque quell'elaborata esibizione solitaria non destinata ad alcun pubblico?
Il fatto che io l’avessi vista all’opera era stato un caso fortuito: infatti gli uffici aziendali si attivavano un’ora dopo e avevo anticipato l’entrata poiché avevo cose urgenti da approntare per la mattina.
Chissà che le passava in quella giovane testa, coronata di fluenti capelli corvini?
Forse aveva un disturbo della personalità, una pulsione esibizionistica che soddisfava nell’attuare quella cosa.
Continuai a pormi domande senza risposte anche  nei giorni seguenti; non che fossi scandalizzato, né che avessi qualche giudizio censorio per quella insolita attività, ma ero colto dalla curiosità di comprendere qualcosa che non riuscivo a spiegare nella sua finalità ultima.
Sarebbe stato logico, anche in quella singolare modalità, se avesse fatto quello striptease per il suo ragazzo, liberissima di compiere il gioco erotico che più le garbava, ma farlo a quella finestra, come esercizio solitario, mi faceva pensare più a un disagio psicologico che a una qualche manifestazione d’erotismo.

Dal mio ufficio, al primo piano dell’azienda in cui lavoravo, avevo in fronte la finestra e il piccolo balcone dell’abitazione della giovane: inutile dire che ero continuamente tentato d’alzare lo sguardo verso quel palazzo.
Presi a giungere in ufficio sempre con un’ora d’anticipo: era primavera e la luce a quell’ora favoriva una visione nitida e chiara di ciò che poteva avvenire nel riquadro della finestra in questione.
Non che fossi assatanato, ormai sulla alla trentina avevo superato le frenetiche tensioni adolescenziali verso le cose del sesso, però c’era come
uno stimolo voyeuristico che mi portava a desiderare di rivederla.
Infatti dopo tre settimane la rividi.
Questa volta volli osservare la scena con calma: lo spettacolo si svolse secondo un copione consolidato.
La ragazza indossava un corto babydoll color fuxia e un succinto perizoma rosso, iniziò la sua danza liberandosi lentamente degli indumenti, le sue movenze ricordavano gli spogliarelli che in quel momento tempestavano, dopo la mezzanotte, tutte le TV private nazionali.
Avrei scommesso, certo di successo, che fosse da quegli spettacoli che la giovane avesse preso ispirazione.
Ma questa volta, osservando meglio, ebbi la sensazione che puntasse lo sguardo verso la strada sottostante, certo che a quella distanza non potevo esserne certo, ma ci avrei giurato.
Forse quello spettacolo non era, come avevo pensato, eseguito per un piacere autoerotico, ma per gratificare qualcuno che come me lo stava osservando.
Fu un attimo: colto da questa intuizione avviai l’auto, guadagnai l’imboccatura della via in cui stavo, svoltai a destra nel controviale ed entrai nella parallela.
Procedendo lentamente vidi subito una vecchia 127 Fiat, di un improbabile color aragosta e dalla carrozzeria fatiscente, parcheggiata sul lato adiacente la ferrovia, proprio in prossimità della finestra con la ragazza.
Il conducente di cui vedevo solo le spalle e la testa, era un individuo di circa cinquant’anni con una incipiente calvizie e una barba incolta.
Giunsi a una decina di metri da lui, che a naso insù e le mani presumibilmente intente ad altro, preso dallo spettacolino non si era neppure accorto della mia presenza.
La cosa precipitò rapidamente: come  spostò lo sguardo e si avvide della mia presenza ormai a pochi metri, avviò il motore, inserì la marcia e sgommando come in un gangster da telefilm americano mi sflò al fianco e scomparve rapido come un missile oltre il fondo della strada.
Alzai gli occhi alla finestra: la ragazza si era eclissata e la tenda era già tornata a coprire la finestra.
Ora tutto era più chiaro: il maturo maiale aveva in qualche modo irretito la giovane, la quale per compiacerlo gli offriva quegli estemporanei e periodici spettacoli.
Oltre ad avergli interrotto la distazione mattutina, al pelato prossimo all’andropausa dovevo aver procurato una corposa dose di fifa: vistosi scoperto, benché ignorasse a che titolo fossi lì, aveva probabilmente pensato fossi un congiunto della ragazza, o uno della buoncostume in borghese.
In ogni caso era sparito, e con lui terminarono anche i frizzanti spettacolini.

La finestra da quella mattina rimase irrimediabilmente vuota.
Dopo qualche mese avevo archiviato l’episodio, era stato un piacevole incidente nel fluire monotono della quotidianità.
Ogni tanto la cosa mi tornava i mente, di certo tette come quelle non si dimenticano con facilità, poi c’era il gusto un po’ perverso della cosa “rubata”, di uno di quei rari eventi dove la fortuna ti premia facendoti trovare nel luogo giusto e al momento giusto.
Alla fine dell’estate, con la ripresa del lavoro, sul balcone della bella ventenne iniziò a esserci una certa animazione.
Nei pomeriggi autunnali fioriva un via vai di giovinette, adolescenti coetanee in un presumibile arco di età tra i diciassette e i vent’anni: amiche o compagne di studi della padrona di casa.
I giovani del mio ufficio, tutti poco più che ventenni, simili ad api attratte dal nettare delle inflorescenze, iniziarono a interessarsi di quel vivace gineceo.
Passarono dal salutarle agitando le mani, all’esultare perché le altre ricambiavano i saluti, al preparare uno striscione di un metro su cui, a caratteri cubitali, avevano scritto il numero telefonico del nostro ufficio, con sotto l’incitazione: “Chiama Ora!”, come avveniva negli slogan delle televendite.L’intraprendenza fu premiata: nel giro di venti minuti dall'esposizione di quel messaggio, il nostro telefono iniziò a squillare.

il contatto era avvenuto con successo.
Così nei giorni seguenti prese vita la consuetudine di un appuntamento telefonico nel tardo pomeriggio, dove per un quarto d’ora il telefono passava di mano in mano tra i ragazzi che facevano con divertimento conoscenza delle belle dirimpettaie.
Ognuno di loro ne aveva adocchiata una e cercava di ottenere un appuntamento di conoscenza.
Uno di qui pomeriggi mi capitò d'intercettare la chiamata in arrivo e parlai con una di loro, la quale, gentilmente, chiese se potesse parlare con uno dei miei giovani dello staff.

( Continua )

Re: [LMI172-Fuori Contest] La scelta Pt1

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Nightafter ha scritto: mi sflò al fianco
sfilò
Nightafter ha scritto: Oltre ad avergli interrotto la distazione mattutina
distrazione
Nightafter ha scritto: era stato un piacevole incidente diversivo nel fluire monotono della quotidianità.
Nightafter ha scritto: Ogni tanto la cosa mi tornava i mente
in

Ciao, @Nightafter  :)

A parte i piccoli refusi incidentali che ho visto, e il mio suggerimento, ho notato una scrittura pulita e una punteggiatura corretta. 
Uno stile, come tuo solito, che trascina
e coinvolge il lettore. L'ambientazione è retró e la compagine tutta maschile dell'ufficio lo rivela chiaramente.
Aspetto il secondo capitolo! 
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [LMI172-Fuori Contest] La scelta Pt1

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Ciao mia dolce @Poeta Zaza,

credo che la punteggiatura sia venuta "casualmente" corretta,  quindi non stupirti se nel proseguo della puntate tornerò ai consueti massacri di punteggiatura ai quali sono abituato.
Invece mi disturbano molto i refusi, perché nonostante le riletture, continuo a non vederli.
Anche le cose che dimentico di cancellare quando riscrivo un periodo, esempio come qui:
  ha scritto:[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]era stato un piacevole [highlight defaultattr=]incidente[/highlight] diversivo nel fluire monotono della quotidianità.[/font]
Grazie dell'incoraggiante passaggio di lettura, un abbraccio  <3
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