Alice Pt. 2

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Alice Pt. 2

Le nostre confidenze scorrono fluide come ci conoscessimo da una vita.
Entrare nelle nostre cose intime diventa inevitabile: giungiamo a passare in rassegna le nostre vecchie storie sentimentali.
Le racconto brevemente di come sia finita male con Nella, la mia ex.
Lei nel sentire gli aspetti lacrimevoli di questa vicenda e della sua sofferta conclusione si commuove.
Empatica, mi sfiora la guancia con tenerezza e sussurra: - Mi spiace davvero sai... Chissà quanto ne avrai sofferto...
Stringo le mascelle a mostrare una ferita ancora non rimarginata, reclino mesto il capo: - Sì...non sto a dirti, mi ha spezzato il cuore.
Cala tra noi un silenzio denso d'intensi significati.

Dopo questo momento di struggente pathos, nel quale i nostri sguardi raggiungono vette di elevatissima comunione interiore, lei ritrova le parole:
- Sai…- dice: - Tu mi piaci molto. Somigli come una goccia d’acqua al mio ex ragazzo, che ora non c'è più. Ti guardo e rivedo lui.
“Azz! - penso - Che brutta storia, è praticamente una vedova. Comunque - mi dico - se gli somiglio, meglio così, può esserle di consolazione. ‘Sa mai che chiodo scacci chiodo.”
Ah! Capisco... - rispondo, dopo una pausa di partecipe cordoglio. - È mancato di recente? È una cosa molto triste. Poi così giovane. Deve essere stato straziante.
Al sentire ciò che ho detto ha un momento di evidente perplessità, poi inizia a ridere di gusto. Le si formano piegoline agli angoli degli occhi che trovo irresistibili.
Penso che lo shit a volte procura questi effetti: ti viene da sganasciarti anche in situazioni dai risvolti drammatici.
- Ma noo! - esplode - Cosa hai capito? Hahah!…Non è mica morto quello stronzo. Mi ha solo mollato per un'altra.
Capisco di aver detto una cazzata storica, mortificato per la topica cerco di rimediare come posso: - Ah? Ma davvero ti ha mollato per un’altra? Mollare te? Dai, da non crederci! Ma che è scemo? Si deve essere fulminato i neuroni con qualche "acido” scadente.
- Eh!...Magari fosse. - dice - Ma non credo, era uno che non si faceva neppure le canne. Gli corre un’ombra di rimpianto nello sguardo.

Intanto il tempo passa, lei si accorge che la mattina è volata, si scusa, ma deve scappare. Però aggiunge che è stata bene e le piacerebbe rivedermi.
- Cazzo! - ribatto - Piacerebbe un casino anche a me. - rispondo prontamente.
- Non credo sia un problema, - dice accattivante - anche se stiamo in sezioni diverse siamo nella stessa scuola. Non sarà difficile rivederci, ci becchiamo di fisso.
Questo lasciare la cosa nel sospeso, affidando l’evenienza al capriccio del destino, non mi suona bene per niente.
Quindi rilancio: - Si certo. Ma se per caso non ci incontriamo qui, mi trovi anche al bar delle "Due Salette”, quello nella traversa qui dietro all'angolo di Via Po, lo conosci? -
- Sì, lo conosco, ci vanno diversi miei compagni. Ma io non lo frequento.
- E alla “Cave? - Quell’american bar tra via Lagrange e via Giolitti, molto frequentato da giovani, lo conosci?
- Sì, ma non vado neppure lì. Diciamo che in genere non frequento molto i locali, solo qualche volta in cremeria per una cioccolata con panna, o al  bar per un caffè o un cappuccino veloci.
“Cazzarola!” mi dico, qui rischio di non beccarla per un mese. Lasciar correre tempo non va bene. Come si dice: “Il ferro va sempre battuto a caldo”. Poi cosa garantiva che fra una settimana o due non ne incontrasse uno più somigliante al suo ex di me?
No, non potevo permettere che arrivasse, trullo-trullo, qualche fascinoso e intraprendente lumacone, a sfilarmi, sotto il naso, il companatico più succulento che mi fosse mai capitato, a tiro di piatto, da che stavo in vita.
Ergo faccio girare vorticosamente il cervello e cerco un’altra opzione da proporle:
- Sentì, visto che la nostra amicizia mi pare partita bene e abbiamo iniziato a fare conoscenza: sarebbe bello continuare a conoscerci più profondamente, senza far passare del tempo inutile. Non trovi?
- Sì, sono d’accordo, ma quando lo possiamo fare? Io oggi ho già un sacco d'impegni.
- Ok. Non oggi. Ma visto che siamo ancora in sciopero, perché non trovarci domattina al Pop Center Club di Via Pomba. Lo conosci? -
- No, non lo conosco, è un posto nuovo?
- Sì, è un locale aperto da poco, è strafigo. Devi assolutamente venirci. Così abbiamo tutta la mattina per stare insieme senza rotture di palle.
- Ok. Ma non so se potrò: perché ai miei ‘sta cosa di venire a scuola, mentre c’è sciopero non piace. Non vorrei mi piantassero un grana. Quindi non ti prometto niente, ma se riesco ci vengo.

Mi bacia veloce sulla guancia, poi la guardo scendere rapida le scale per guadagnare l’uscita.
Resto solo, mi resta un senso di vuoto e la nuvola dell’essenza che usa: delicate, fruttate, note aromatiche al mirtillo e bergamotto.
Sono in palla, ho un tornado nella testa, ma non è il fumo, questo è un tipo di sballo diverso che conosco bene: mi sto imbarcando dome una  bestia di Alice e forse la cosa è reciproca.

Mi volto con la sensazione d’essere osservato, alzo lo sguardo: in cima alle scale, poggiata alla balaustra, Taro Cap mi fissa cupa. Ha uno sguardo di profondo disgusto. Deve aver seguito tutta la scena. A occhio, direi che amerebbe praticarmi la castrazione: ma non quella chimica, quella meccanica, vecchio stile.
Trascorro il resto della giornata e buona parte della notte a pensare a lei.
Ho un’ansia che non mi da pace: un groviglio d’emozione che sale come una marea calda, con ondate continue.
Avverto la sensazione fisica del suo corpo accanto al mio, il suo profumo mi pare essere anche nella zuppa di lenticchie che mia madre mette in tavola a cena.
Continuano a corrermi i flash dei momenti della mattina: i discorsi fatti, le sue parole, i suoi gesti e il suo viso incantevole.
Non vedo l’ora che sia domani per fiondarmi al Pop Center Club, sperando che riesca a venirci.
Tutto questo ha il sapore magico di un dono assolutamente inatteso, lei è bella da pazzi e non solo esteriormente, è bellissima in tutto.
Provo un’emozione da regalo imminente che non avvertivo più fin da quando avevo smesso di credere che Babbo Natale si calasse dal camino, per lasciarmi il regalo sotto l’albero.

Dalle otto di mattina ho atteso l’arrivo di Giulio alla solita fermata del bus, dove avevamo appuntamento: mi ha fatto aspettare con un freddo cane per quasi quaranta minuti. Stavo per mandarlo a fare in culo e prendere il mezzo per raggiungere il centro da solo. Ho pensato che fosse rimasto a dormire dandomi buca. Ma poi, per fortuna, la sua cinquecento blu è apparsa nel traffico.
Il Pop Center Club era strapieno, il vociare quasi copriva il pezzo che il DJ mandava nelle casse, la pista era piena di ragazzi che si dimenavano al ritmo della musica, un vero casino.
Quando lei si è materializzata nella sala, sul piatto girava “Since I've Been Loving You” dei led Zeppelin. Nulla di più adatto a colonna sonora del nostro ritrovarci.
Alice era splendida: un trucco leggero, orecchini alla schiava che le conferivano un tocco più maturo e selvaggio, portava un montone rovesciato nero con ricami indiani, jeans di panno viola e una lunga sciarpa multicolore che le toccava le ginocchia.
Nel lungo abbraccio di saluto, la fragranza del suo profumo mi ha dato una vertigine soave: aveva il potere di “stonarmi” anche senza tirare una nota di spino.
L’ho stretta a me con un braccio intorno alla vita e ci siamo avviati verso un separé della sala.
Nel passare davanti a Giulio gli ho fatto cenno che ci si vedeva più tardi, lui mi ha strizzato l’occhio e fatto “ok” con le dita.
Seduti, abbiamo preso due “Jack & Cola”. Qui se ne fottono dell’età dei clienti: con la scusa dei long drink servono beveroni alcolici ai minorenni già di prima mattina.
Sediamo a fianco, sullo stretto divanetto del separé, sento il tepore del suo corpo, una corrente di desiderio mi tiene in tensione: il cuore stabilisce primati olimpici nella specialità del tuffo ritardato-carpiato-con avvitamento.
Se non faccio un colpo per la tachicardia sinusale che mi mozza il fiato, fisso che riesco a scoparmela.

(Continua)

Re: Alice Pt. 2

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La seconda parte del tuo racconto, che descrive il momento dell'attesa, delle vibrazioni delle parole dette e di quelle non dette, corre come un treno sul suo binario. I due ragazzi si raccontano scoprendosi simili nei loro fallimenti amorosi e la sofferenza che ne è derivata li fa sentire vicini. Capendo che i treni ad alta velocità raramente si fermano alle stazioni secondarie, il giovane protagonista trova il coraggio di strappare un appuntamento, incuriosendo Alice su un nuovo locale, il Pop Center. Lei, come spesso fanno le donne, non assicura, ma fa sperare che verrà. Quando Alice si allontana ricompare la figura di Taro Cap che da lontano ha visto tutto con uno sguardo accigliato come guardasse un nemico. Il che fa presagire una più incisiva presenza di questo personaggio, già a prima vista portatore presumibilmente di tempesta. Questa volta la descrizione del Pop Center, la sua atmosfera, la musica e l'abbigliamento della protagonista collocano gli avvenimenti in un preciso e circoscritto momento storico. L'arrivo di Alice al locale apre innumerevoli scenari e le parole servono come contorno al desiderio fisico del protagonista. 

Re: Alice Pt. 2

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Nightafter ha scritto: Lei nel sentire gli aspetti lacrimevoli di questa vicenda e della sua sofferta conclusione si commuove.
Una virgola dopo "Lei" e la seconda dopo "conclusione" per fare un inciso.
Nightafter ha scritto: ‘Sa mai che chiodo scacci chiodo.”
Si sa mai che chiodo scacci chiodo.

Oppure: Sai mai che chiodo scacci chiodo.
Nightafter ha scritto: shit a volte 
I termini in lingua straniera, se non sono universalmente conosciuti, vanno in corsivo.
Nightafter ha scritto:  Gli corre un’ombra di rimpianto nello sguardo.
Le corre
Nightafter ha scritto: - Sentì, visto che la nostra amicizia mi pare partita bene e abbiamo iniziato a fare conoscenza: sarebbe bello continuare a conoscerci più profondamente, senza far passare del tempo inu
Senti
Nightafter ha scritto: mi sto imbarcando dome come una  bestia di Alice e forse la cosa è reciproca.
Nightafter ha scritto: in cima alle scale, poggiata alla balaustra, Taro Cap mi fissa cupa. Ha uno sguardo di profondo disgusto. Deve aver seguito tutta la scena. A occhio, direi che amerebbe praticarmi la castrazione: m
L'hai presentata nel primo capitolo, d'accordo, ma un accenno a chi è lo farei. Anche solo: la mia sgorbia compagna di scuola 

Nightafter ha scritto: Trascorro il resto della giornata e buona parte della notte a pensare a lei.
Messa così, subito dopo la sua apparizione, sembra riferita a Taro. È inverosimile, lo so, ma meglio citare il nome di Alice. Che, tra l'altro, in questo capitolo non hai ancora nominata.
Nightafter ha scritto: Ho un’ansia che non mi da pace: 
Nightafter ha scritto: Continuano a corrermi i flash dei momenti della mattina: i disc
Continuano a scorrermi davanti i flash ...
Nightafter ha scritto: Provo un’emozione da regalo imminente che non avvertivo più fin da quando avevo smesso di credere che Babbo Natale si calasse dal camino, per lasciarmi il regalo sotto l’albero.
è il contrario di quello che scrivi:

... che non avvertivo più da quando credevo che Babbo Natale eccetera
Nightafter ha scritto: Se non faccio un colpo per la tachicardia sinusale che mi mozza il fiato, fisso che riesco a scoparmela.
Se non mi viene un colpo per eccetera


Eccomi di nuovo per il secondo capitolo, @Nightafter  :)

Vedo che continua l'approfondimento della conoscenza e dell'aggancio alla maliarda. Vedo metodo e mestiere, ok.
Salvo le note che ti ho segnalato, direi che il racconto intriga il giusto. Un buon lavoro.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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