[CPQ 25] Cambiamenti - Costruttori di Mondi
La scelta Pt.5
Facemmo l’amore tra pile di cartelle con documenti autenticati e rogiti notarili, mentre la luce del tardo pomeriggio scemava con toni caldi tra le tende alla veneziana della grande finestra.
Sentivo qualcosa di forzato in lei, nella passione impiegata nel sesso che facevamo.
Pareva tenesse a cancellare il ricordo dei baci maldestri del nostro primo incontro, come a voler dimostrare d’essere divenuta più esperta e più donna, pareva impegnarsi in una sorta d’esame di maturità.
Mi faceva un po’ sorridere che mi sentisse come una specie di “docente”, al quale mostrare d’essersi applicata preparando a fondo la materia.
M’avesse letto dentro, avrebbe compreso che ero io quello a sentirsi sotto esame.
Superato il disagio iniziale per l’austerità del posto, oggettivamente poco adatto a un’alcova per convegni amorosi, bastarono poche effusioni per scampare alla magra figura di una défaillance dovuta alla stramba cornice del luogo e a quel sesso inatteso.
Era una vita che non facevo sesso con una diversa da mia moglie ma, per fortuna, verificavo che non fosse differente dall’andare in bicicletta.
Anche se non usi da anni una bici, la consuetudine all’equilibrio resta scritta nel tuo corpo: fatta la prima pedalata, ti accorgi di viaggiare come hai sempre saputo.
Ripetevo con lei gli stessi gesti del sesso consolidato con mia moglie: ricalcavo il copione del nostro rituale coniugale.
Certo, era impossibile non fare confronti.
Amare un corpo florido rispetto a uno più esile non era la stessa cosa, si trattava di anatomie diverse che richiedevano modalità fisiche diverse.
Era come suonare due strumenti musicali differenti, anche se appartenevano allo stesso genere: un pianoforte e un organo, pur possedendo entrambi una tastiera, richiedevano differenti tecniche d’esecuzione.
Si poteva conoscere a memoria la partitura di un brano per averla studiata e ripetuta per anni, ma il nuovo strumento su cui eseguirla comportava una nuova partenza.
Era l’esplorazione d’un territorio e d’una dimensione fisica e interiore sconosciuta.
Lei pareva incontenibile, piena d’una energia esuberante a cui non ero più abituato, perché negli anni avevo perso la pratica del sesso frenetico, non più necessario per comunicare passione fra coniugi.
Roberta pareva conoscere unicamente quella modalità: mantenere il motore al massimo dei giri, col pedale a tavoletta senza concedergli respiro.
Magari sentiva il bisogno di dare corpo a certe fantasie fatte su di me, cullate e rimaste tali per troppo tempo, pensando: “Me lo sbatto come un tappetino, finalmente”.
Forse perché era ancora giovane e inesperta, o sentiva di dover strafare per ritenersi all’altezza di chissà quale sfida.
Mi tornavano in mente le sue parole al telefono, intorno al concetto che “non m’avrebbe mangiato”.
Sorridevo dentro, pensando a cos’altro avrebbe potuto fare, se avesse avuto quella intenzione.
Lo facemmo per tre volte di seguito, dando fondo a ogni mia energia.
Due più simili alla lotta per la salvezza di due belve digiune da mesi, la terza, vinto il parossismo bramoso della nutrizione, avvenne in modalità più consona.
Tanto che c’ero, cercai anche un approccio di sesso anale.
Ma mi bloccò, non l’aveva mai fatto e preferiva rimandare a un altro momento.
– Se no, poi, che ci resta ancora da scoprire? – disse ridendo.
In una pausa, mentre mi concedevo da solo una sigaretta perché lei non fumava, le espressi una perplessità che m’era sorta:
– Sai – dissi – non so se sia un bene farlo così, senza protezione. Avessi saputo, sarei venuto con dei profilattici.
– Pensavo lo avresti immaginato – disse, con una nota ironica. – Sei tu l’esperto tra noi.
Non risposi, aveva ragione, ero uno sprovveduto.
– Credevo davvero che avremmo preso una cioccolata – mi scusai.
– Dai – rise – non prendermi in giro. Vuoi sul serio che creda ti aspettassi un’altra cioccolata? – Poi aggiunse: – Comunque, tranquillo, prendo la pillola: non ci sono problemi.
– No, vabbè, non era solo per quello.
– Allora di che ti preoccupi? – Mi aveva puntato lo sguardo. Poi, come se leggesse il pensiero, aggiunse: – Che hai paura di prenderti qualche infezione?
– Ma che dici? – tentai di nascondere l’imbarazzo che avevo in volto.
– Ahahah! – rise del mio impaccio.
– Rilassati. Sei il solo con cui scopo senza preservativo, non sono mica nata ieri.
– Tranquilla, non è che pensassi a questo – tentai di uscire dalla figuraccia.
Lei scosse il capo. – Con te l’ho fatto così perché so che sei uno pulito, di te mi fido – concluse.
La baciai per chiudere l’argomento e nascondere la magra appena fatta, tornammo a occuparci dei nostri corpi.
Scesi a baciare la sua intimità: lo feci con la cura e l’intensità d’anni d’esperienza, un atto in cui mi sentivo particolarmente versato.
Non mi sbagliavo, lo confermò con segni evidenti.
Grazie all’insonorizzazione, offerta dalle spesse mura del palazzo, non si faceva scrupolo di manifestare con eccessi sonori il proprio piacere.
A dispetto dell’aria schiva, amava un sesso energico, quasi violento, era di natura passionale, non si risparmiava nel dare e nel richiedere.
Uscimmo da quell’ufficio sudati e prossimi allo spossamento, oltre due ore e mezza dopo.
Avevamo usato i bagni dello studio per darci una rinfrescata e una sistemata sommaria, la riaccompagnai a casa e ci salutammo nel solito parcheggio prossimo alla sua abitazione.
Decidemmo di risentirci entro la metà della settimana seguente.
– Ti chiamo io, così non rischiamo di non vederci per i prossimi due anni, come la volta scorsa – disse, divertita nello sguardo.
– Ma figurati, non è più come la volta scorsa.
– Certo – rispose – ora un buon motivo per vedermi lo hai. – Rise nuovamente.
– Ma no, intendevo che ora sei maggiorenne.
– Sì, ovvio, finiti i rischi legali – rise ancora, con sarcasmo.
Poi mi baciò rapidamente, augurandomi una felice serata, e lasciò l’auto.
Rimasto solo, accesi la luce dell’abitacolo e mi osservai nello specchio di cortesia: avevo una faccia sconvolta, i capelli incasinati, il volto acceso, le labbra rigonfie, gli occhi arrossati.
In più, avvertivo il profumo di lei sulle mani, sulle guance, all’interno dell’auto.
Fortunatamente non avevo segni di succhiotti sul collo, e questo era già un sollievo.
Inoltre, essendoci denudati, le tracce olfattive non sarebbero rimaste sugli abiti che indossavo.
In ogni caso, rientrare a casa in quelle condizioni era un serio problema, mi prese l’ansia.
Si capiva al volo che mi fosse accaduto qualcosa d’insolito: mia moglie era molto attenta, conosceva bene l’aspetto che avevo dopo aver fatto sesso.
Non ci avrebbe messo molto a concludere che me n’ero fatta una in trasferta e di recente.
In auto tenevo sempre una busta con l’occorrente per la toeletta, utile nelle trasferte di lavoro e per necessità impreviste.
Mi lavai mani e viso alla fontanella pubblica all’angolo della piccola piazza, feci diversi impacchi d’acqua fredda agli occhi per attenuare l’effetto “pesce bollito”, riassettai i capelli con la spazzola e rimontai in macchina.
Per evitare pericolosi contatti ravvicinati con mia consorte, decisi che al mio rientro avrei simulato un’urgenza estrema di recarmi in bagno.
Una volta in bagno, avrei fatto una doccia per eliminare ogni traccia sul corpo, avrei lasciato la biancheria usata nella cesta del bucato, mi sarei rivestito con capi puliti per presentarmi a tavola fresco come una rosa.
Se il dio degli adulteri m’avesse sorriso, forse, per ora, l’avrei sfangata.
(Continua)
Re: La scelta Pt.5
2Nightafter wrote: Amare un corpo florido rispetto a uno più esile non era la stessa cosa, si trattava di anatomie diverse che richiedevano modalità fisiche diverse.Non mi piace 'sta cacofonia. Cambierei di posto uno dei doppioni di sotto con uno dei doppioni di sopra.
Era come suonare due strumenti musicali differenti, anche se appartenevano allo stesso genere: un pianoforte e un organo, pur possedendo entrambi una tastiera, richiedevano differenti tecniche d’esecuzione.
Nightafter wrote: Due più simili alla lotta per la salvezza di due belve digiune da mesi, (punto e virgola) la terza, vinto il parossismo bramoso della nutrizione, avvenne in modalità più consona.Il punto e virgola dà una pausa più lunga, un maggiore respiro, che si adegua, oltretutto, al contesto.
Nightafter wrote: Non risposi, aveva ragione, (due punti) ero uno sprovveduto.Non per niente, i due punti aprono a una spiegazione.
Nightafter wrote: – Tranquilla, non è che pensassi a questo – tentai di uscire dalla figuraccia.Noooooo. Qui c'è qualcosa che non quadra. Ho letto ogni puntata; hai descritto sin qui, nel giro di soli due anni, nell'ordine:
Lei scosse il capo. – Con te l’ho fatto così perché so che sei uno pulito, di te mi fido – concluse.
- una verginella che non aveva mai neppure baciato, minorenne;
- una ragazza al primo rapporto;
- una donna innamorata
e adesso fai scoprire al lettore che frequenta (o ha frequentato) sessualmente altri uomini nel frattempo?

Ci vuole coerenza nella narrazione, @Nightafter
Nightafter wrote: La baciai per chiudere l’argomento e nascondere la magra appena fatta, quindi tornammo a occuparci dei nostri corpi.mancava qualcosa
Nightafter wrote: Avevamo usato i bagni dello studio per darci una rinfrescata e una sistemata sommaria, la riaccompagnai a casa e ci salutammo nel solito parcheggio prossimo alla sua abitazione.Dopo "sommaria" metterei un punto.

Re: La scelta Pt.5
3Poeta ZazaMia dolce @Poeta Zaza,
Noooooo. Qui c'è qualcosa che non quadra. Ho letto ogni puntata; hai descritto sin qui, nel giro di soli due anni, nell'ordine:
- una verginella che non aveva mai neppure baciato, minorenne;
- una ragazza al primo rapporto;
- una donna innamorata
e adesso fai scoprire al lettore che frequenta (o ha frequentato) sessualmente altri uomini nel frattempo?
Ci vuole coerenza nella narrazione, @Nightafter
Che una ventenne non sia stata per due anni ad aspettare Babbo Natale, per disfarsi della propria verginità, non mi pare un'eventualità così remota.
A meno che non sia una novella Maria Goretti.
