Capitolo 1 - Un uomo solo
Faceva quel lavoro da anni, forse troppi. Era abituato a osservare le persone partire, abbracciarsi, salutarsi con promesse che a volte sarebbero state mantenute, altre dimenticate. Ma nessuno salutava mai lui. Nessuno lo aspettava a casa la sera. Da tempo aveva smesso di chiedersi se la solitudine fosse una scelta o solo il risultato di una vita che non gli aveva mai concesso una vera alternativa.
Ogni tanto, nei momenti di pausa, si sedeva su una panchina e guardava il via vai incessante della gente. C’era chi correva per non perdere il treno, chi si fermava a prendere un caffè, chi sorrideva al telefono parlando con qualcuno dall’altro capo del mondo. Pietro, invece, restava lì, immobile, inebetito da quell’andirivieni frenetico, come se lui non appartenesse minimamente a quel flusso continuo di vite in movimento.
Non aveva mai avuto grandi ambizioni Pietro, né sogni da inseguire. La sua unica certezza era la routine: il suono del fischio del treno, il peso delle valigie sulle braccia, la voce dell’altoparlante che annunciava le partenze. Era un uomo solo, senza nessuno da chiamare e nessuno che lo chiamasse. A volte si sentiva come quei cani randagi, che vagano tristemente con gli occhi bassi, senza una meta, senza più viaggi da affrontare, né carezze da ricevere, in attesa del nulla.
Ma quella mattina, mentre il primo treno del giorno lasciava la stazione avvolto nella nebbia, Pietro sentì una fitta improvvisa al petto. Fu un dolore sottile, quasi un avvertimento. Scosse la testa, cercando di ignorarlo, e riprese il suo lavoro. Non poteva sapere che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe attraversato la stazione senza chiedersi cosa lo stesse aspettando dietro l’angolo.
Perché da quel momento in poi, la sua vita non sarebbe stata più la stessa.
Pietro si sentiva stanco da giorni. All’inizio aveva dato la colpa al lavoro, ai pesi che sollevava ogni giorno, al freddo della stazione che gli entrava nelle ossa. Ma quel dolore sordo al petto, quella spossatezza che non passava mai, neanche con il riposo, cominciavano a sembrargli strani.
Una sera, mentre tornava a casa, le gambe gli cedettero all’improvviso. Riuscì ad aggrapparsi a un palo per non cadere e rimase fermo a lungo, con il respiro pesante e il sudore che gli imperlava la fronte. Sentì un brivido di paura attraversargli la schiena. Non era mai stato un uomo che si preoccupava facilmente della propria salute, ma stavolta sapeva che qualcosa non andava.
Il giorno dopo decise di recarsi dal medico per una visita.
Aveva combattuto fino all’ultimo con se stesso per non andare, aveva una paura fottuta di quello che gli avrebbero detto. Entrò nell’ambulatorio con passo incerto, quasi sperando che il medico gli dicesse che era solo stanchezza. Ma dopo qualche esame, il volto del dottore si fece serio.
“Dovremmo fare ulteriori accertamenti, signor Pietro.”
Quelle parole segnarono l’inizio di tutto. Seguì una serie di visite interminabili, esami, analisi. Ogni volta che entrava in ospedale, si sentiva più piccolo, indifeso, come se un pezzo di lui restasse intrappolato tra quelle mura fredde, anonime e vuote.
Poi, il giorno della diagnosi, il medico lo fece accomodare nel suo studio.
“Non userò giri di parole, le parlerò con franchezza, mi dispiace, ma lei ha un tumore.”
Per un attimo, il mondo si fermò. Pietro guardò il medico senza parlare, senza nemmeno respirare. Aveva sentito quella parola molte volte, nei racconti di altri, nelle notizie in televisione. Ma ora era diverso. Ora riguardava lui.
“Dottore….c’è qualcosa che posso fare?” Riuscì a chiedere dopo un lungo silenzio, la voce roca, quasi irriconoscibile.
Il medico annuì con cautela.
“Dobbiamo iniziare subito le cure. Le opzioni dipendono dal tipo e dallo stadio della malattia, ma non voglio che perda la speranza. La medicina ha fatto molti passi avanti e il suo caso non è senza possibilità. Sarà un percorso lungo, questo sì. Ci vorrà forza, pazienza… E fiducia nelle cure.”
Pietro uscì dallo studio con le gambe pesanti. Speranza…. Era una parola che non conosceva, che non aveva mai usato. Pietro non si era mai aspettato nulla dalla vita, e la vita non gli aveva mai promesso niente. Ma ora gli serviva. Gli serviva più di ogni altra cosa.
Pochi giorni dopo, era già in ospedale, con un braccialetto al polso e un letto che non era il suo. Si sentiva tremendamente a disagio in quel posto, come se fosse finito in un mondo che non gli apparteneva. Eppure, proprio lì, tra quelle corsie spoglie e desolate la sua vita stava per intrecciarsi con quella di qualcuno che avrebbe cambiato tutto, per sempre.