Venerdì nero Pt1

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(1) [MI164] Ortensie - Costruttori di Mondi


Venerdì nero Pt1

Guardavo ormai da un’ora l’intermittenza bianca di un neon che tirava gli ultimi spasimi, sul soffitto dalla barella nell’astanteria del pronto soccorso del Regio ospedale Mauriziano di Torino.
In alternativa seguivo i disegni dell’intonaco screpolato, su cui l’umidità aveva creato, [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]nel tempo, [/font]la mappa di un paese immaginario.
In un’ora che stavo steso su quella lettiga, ancora nessuno si era occupato di me, cominciavo vivamente a spazientirmi.
Mi annoiavo in maniera feroce, la barella su cui mi avevano parcheggiato era stretta e scomoda: non possedeva la testata reclinabile per poter tenere più su le spalle e il cuscino che mi avevano dato era basso e duro come massello.
All’accettazione, per i sintomi che accusavo, mi avevano classificato come un codice giallo, quindi non ero un caso disperato e dovevo lasciare precedenza a quelli urgenti.
D’altro canto che non fossi in imminente pericolo di morte mi aveva un po’ tranquillizzato.

Non ero abituato a inattività prolungate, tanto meno se forzate.
Avevo voglia di fumare: sarei uscito volentieri a sedermi sui gradini
d’entrata per accendermi la pipa, ma non me lo avrebbero permesso.
Che scassamento di palle!
Erano le otto di sera di un venerdì 12 di novembre, con nulla da invidiare a uno sfigato venerdì 17.
Era stata una giornata di merda, infatti, già di prima mattina per una delle solite banali questioni che animavano le nostre litigate, avevo avuto un vivace scontro con mia moglie, tanto che ero uscito di casa sbattendo la porta.
Detestavo quelle discussioni con lei, in particolare quando avvenivano poco prima d'intraprendre un viaggio che mi avrebbe tenuto due giorni lontano da casa.
Preferivo partire lasciando una situazione di armonia domestica alle mie spalle.
Assentarmi con un litigio in sospeso, mi impediva di godermi il piacere della breve trasferta.
Quando un litigio iniziavano senza concludersi alla soglia di una mia partenza, avevano una coda lunga, che riprendeva vita dal punto in cui si era interrotto al ritorno.
E nulla era più stressante del tornare a casa con la prospettiva di riprendere un bisticcio.
Che l’amore non fosse bello, se non era litigarello, andava bene per le giovani coppie, ma per le coppie con trent’anni di matrimonio alle spalle divenivano una sicura rottura di palle.
Insomma la litigata del giorno e il malessere che mi avevano condotto su quella barella mi rendevano nervoso come un gatto chiuso in un sacco.
Avevo predisposto di partire il lunedì mattina successivo, mi aspettava un volo Air One già prenotato per Roma Fiumicino, in classe turistica.
Check- in alle sette e quindici all’aeroporto di Caselle con atterraggio a destinazione nelle due ore avanti.
Tutto già organizzato: in ufficio avevo detto che mi sarei assentato due giorni per sbrigare cose urgenti di famiglia; invece, per mia moglie, sarei stato via per una importante questione di lavoro.
La ballala che avevo inventato era di dover seguire alcuni avviamenti di stampa, per il catalogo di un nostro cliente di Roma.
Come Art free-lance, nell’agenzia di pubblicità in cui lavoravo da diversi anni, potevo pianificare la mia attività d’ufficio.
Potevo muovermi abbastanza liberamente: se necessitavo di giornate libere per sbrigare qualche mia incombenza, mi bastava solo avvisare quando e per quanto mi sarei assentato, l’unico obbligo era la consegna dei progetti affidati nelle date prefissate.

La mattina in agenzia c’erano stati dei grossi problemi: una fornitura commissionata in esterno non era stata consegnata nel tempo richiesto, pertanto eravamo in forte ritardo col lavoro di un importante cliente.
Quell’imprevisto rischiava di far saltare il mio viaggio del lunedì dopo.
Avevo passato la mattina litigando al telefono col fornitore per trovare un rimedio al casino, ma un ritardo sulla consegna al cliente era inevitabile.
In pausa pranzo avevo sentito mia moglie al cellulare sperando di fare pace, ma il nostro alterco era ripreso con maggiore veemenza, al termine della chiamata avevo le vene sul collo paonazze dalla tensione.
A metà pomeriggio, avevo dovuto comunicare al cliente che per il lavoro che attendeva si era verificato un problema e quindi ne sarebbe slittata la consegna: ovviamente mi ero beccato una cazziata coi fiocchi.
Avevo subito una vagonata d'invettive senza poter aprir bocca: a fine telefonata avevo i nervi a fior di pelle.

A termine del pomeriggio, mi sentivo drogato di adrenalina e frustrazione, la mia pressione sanguigna doveva essere alle stelle, avevo la sensazione che la pelle mi si fosse ristretta di due taglie.
Da qualche mese che avevo scoperto di soffrire di una leggera ipertensione: il medico mi aveva prescritto delle pastigliette da assumere regolarmente, ma il problema non mi dava particolari disturbi, quindi non mi preoccupava più che tanto e le prendevo quando me ne ricordavo.
Avevo bisogno di staccare dal lavoro e lasciarmi alle spalle la tensione della giornata, alla fine decisi di raccattare il materiale già pronto di un altro cliente e lasciare l’ufficio per effettuarne personalmente la consegna.
Questo cliente possedeva uno dei negozi top di abbigliamento maschile in centro, non distante dalla nostra sede: augurai un buon week end a tutti e con la mia sacca in spalla e il materiale del lavoro da consegnare sotto braccio, mi avviai.
Fuori era l’imbrunire: l’aria era frizzante e i lampioni lungo il corso Matteotti già accesi, le foglie secche d'ippocastano ricoprivano il viale stendendo un tappeto ocra sotto i miei passi, già sentivo di respirare meglio.
Il traffico del fine settimana riempiva la strada, avevo la pipa in bocca e tiravo con piacere delle soavi boccate.

Lasciai il controviale alberato per raggiungere l’altro lato del corso, buttai distrattamente uno sguardo alla mia destra affinché non vi fossero auto in arrivo, quindi allungai il passo per attraversare la strada.
Ma come mi staccai del marciapiede fui bloccato dal suono rabbioso di un clacson: ebbi la prontezza di tirarmi indietro, mentre una BMV mi sfrecciò a un paio di centimetri dalla punta dei piedi.
Mi diedi del coglione, evidentemente avevo la testa altrove e non avevo prestato la dovuta attenzione prima di muovermi.
Tornai sul bordo del marciapiede e per precauzione attesi che il semaforo nell’incrocio più avanti, fosse rosso per i mezzi in arrivo, quindi rifeci il mio tentativo.
Ma si verificò nuovamente il problema con un’altra auto che, rischiando di travolgermi, parve apparire dal nulla a pochi centimetri da me.
Fui preso da sconcerto, quel veicolo si era indubbiamente materializzato all’improvviso, senza che ne avessi visto la provenienza.
Pensai essere vittima di una lampante allucinazione. Che cavolo mi stava succedendo?
Forse era qualcosa legata allo stress della giornata turbolenta appena vissuta, o un un effetto ritardato degli "acidi" consumati in gioventù che, come alcuni dicevano, potevano procurare buchi al cervello che si rivelavano talvolta dopo molti anni.
Mi imposi la calma e cercai di ragionare su ciò che mi stava accadendo. Osservai per qualche minuto il traffico che proveniva dalla mia destra, così realizzai che qualcosa non funzionava bene nei mie occhi.
Mi coprì alternativamente ogni occhio con la mano e stabilì che mentre l'occhio sinistro conservava la solita efficienza, quello destro non mi consentiva di non vedere il punto di partenza dei veicoli, infatti li vedevo comparire solo a qualche metro da me.
Mi riusciva di vedere il punto da cui si ponevano in movimento, solo se ruotavo il capo completamente a destra.
In sostanza l'occhio aveva subito una limitazione del campo visivo: mi riusciva d’inquadrare solo la metà delle cose presenti su quel lato.
La cosa mi procurò un brivido d'angoscia lungo la schiena.
Benché non percepissi al momento altri sintomi, non mi sembrava una cosa da prendere molto sotto gamba.

In ogni caso valutai rapidamente che non avvertivo altri disturbi fisici, le gambe erano solide e le forze non mi mancavano: quindi si trattava senza dubbio di un disturbo passeggero.

(Continua)

Re: Venerdì nero Pt1

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Ciao @Nightafter 
Un venerdì particolare per il protagonista. Mi ha colpito che, disteso sulla barella guardi l'intonaco screpolato e ci veda la mappa di un paesaggio immaginario. Io lo faccio da sempre e mi ha salvato dalla noia mortale in diverse occasioni in cui bisognava aspettare per delle ore nei posti più disparati...
Una storia all'apparenza ordinaria, un uomo ordinario, anche se con la tendenza a svicolare dopo trentanni di matrimonio.
Sicuramente il rievocare i fatti precedenti al ricovero sono i prodromi che condurranno all'evolversi della storia, per ora non è dato sapere molto.
Sono rimasto molto incuriosito dai problemi visivi del protagonista, quell'occhio non in grado di vedere i movimenti delle auto, che per poco lo investono sulle striscie pedonali.
E ancora di più mi ha incuriosito il fatto che probabilmente, secondo i pensieri del protagonista, potrebbero essere gli effetti sul cervello di particolari sostanze assunte tanti anni fa...
Esagerando potrei dirti che mi hai fatto venire in mente un probabile epilogo per una storia meravigliosa con queste suggestioni e ricordi indietro negli anni del protagonista, ma non mi permetto di interferire sulla tua storia. Perché un racconto si può certamente anche sviluppare sul filo dei ricordi, come una sorta di ricerca proustiana e il limite a questo punto non esiste al dipanarsi degli avvenimenti.
Insomma, ci puoi raccontare una vita.
Aspetto con curiosità di leggere il seguito.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: Venerdì nero Pt1

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ciao @Alberto Tosciri 

Mi fa davvero piacere che questa parte iniziale della storia sia riuscita a incuriosirti.
Sto provando (su qualche spunto autobiografico) a raccontare un vicenda in cui, qualcosa di imprevedibile può scuotere e porre un uomo "qualunque" nella condizione di fare i conti con la sua quotidiana esistenza, fatta di cose e azioni consuete.
La banalità del fato che viene a minare il castello di certezze, di ombre e luci, su cui si è costruita la propria vita.

Mi auguro che il proseguo del racconto mantenga quanto promettono le premesse.

Grazie della lettura e del gradito commento.

A si biri, amico mio.

Re: Venerdì nero Pt1

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Bell'inizio, coinvolgente al punto giusto e che lascia intrigati dal volerne sapere di più; mi piace molto il protagonista, nella sua semplicità ed immediatezza, sia il suo carattere che il come reagisce alle situazioni è molto realistico e naturale, mi piace molto come si relazione sia con sé stesso che con il lettore, facendo trasparire pensieri e sensazioni senza mai scadere nel bloccare la narrazione per esporre idee o ragionamenti, ma piuttosto amalgamando il tutto

Lo stile è molto scorrevole, ti lascio giusto un paio di considerazioni su qualche frase
Nightafter ha scritto: Guardavo ormai da un’ora l’intermittenza bianca di un neon che tirava gli ultimi spasimi, sul soffitto dalla barella nell’astanteria del pronto soccorso del Regio ospedale Mauriziano di Torino.
Una sola virgola per tutte queste parole mi pare poco, io cambierei in qualcosa come: "guardavo, da un'ora ormai, l'intermittenza bianca di un neon che tirava gli ultimi spasmi sul soffitto, dalla barella nell'astanteria del pronto soccorso del Regio Ospedale Mauriziano di Torino". In realtà suggerirei di modificare la frase, per renderla un poco più scorrevole in generale
Nightafter ha scritto: volentieri a sedermi sui gradini
d’entrata per accendermi la pipa
non so se è colpa del mio computer, ma credo ti sia scappato un "a capo" di troppo tra "gradini" e "d'entrata". Per il resto non ho nulla da dire riguardo allo stile, complimenti, risulta molto chiaro e leggibile

Spero di poter leggere quanto prima il proseguo della storia 

Re: Venerdì nero Pt1

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Nightafter ha scritto: In un’ora che stavo steso su quella lettiga, ancora nessuno si era occupato di me, e quindi cominciavo vivamente a spazientirmi.
In alternativa, mettici due punti.
Nightafter ha scritto: Mi annoiavo in maniera feroce, la barella su cui mi avevano parcheggiato era stretta e scomoda
Dopo "feroce", ti suggerisco i due punti o il punto e virgola.
Nightafter ha scritto: D’altro canto che non fossi in imminente pericolo di morte mi aveva un po’ tranquillizzato.
Dopo "canto", ci sta bene una virgola.
Nightafter ha scritto: Era stata una giornata di merda, infatti, già di prima mattina 
Dopo "merda" ci starebbe meglio il punto.
Nightafter ha scritto: Quando un litigio iniziavano senza concludersi alla soglia di una mia partenza, avevano una coda lunga, che riprendeva vita dal punto in cui si era interrotto al ritorno.
Occhio ai verbi.
Nightafter ha scritto: Che l’amore non fosse bello, se non era litigarello, andava bene per le giovani coppie, ma per le coppie con trent’anni di matrimonio alle spalle divenivano una sicura rottura di palle.
diveniva - il soggetto è al singolare
Nightafter ha scritto: dom apr 03, 2022 7:54 pmInsomma la litigata del giorno e il malessere che mi avevano condotto su quella barella mi rendevano nervoso come un gatto chiuso in un sacco.
"Insomma" virgola
Nightafter ha scritto: dom apr 03, 2022 7:54 pmIn pausa pranzo avevo sentito mia moglie al cellulare sperando di fare pace, ma il nostro alterco era ripreso con maggiore veemenza, al termine della chiamata avevo le vene sul collo paonazze dalla tensione.
Dopo "pranzo" meglio una virgola. Dopo "veemenza" un punto e virgola.
Nightafter ha scritto: dom apr 03, 2022 7:54 pmDa qualche mese che avevo scoperto di soffrire di una leggera ipertensione:
Quel "che" è di troppo.
Nightafter ha scritto: dom apr 03, 2022 7:54 pmAvevo bisogno di staccare dal lavoro e lasciarmi alle spalle la tensione della giornata, alla fine decisi di raccattare il materiale già pronto di un altro cliente e lasciare l’ufficio per effettuarne personalmente la consegna.
Dopo "giornata", ti suggerisco il punto e virgola.
Nightafter ha scritto: dom apr 03, 2022 7:54 pmaugurai un buon week end a tutti e virgola con la mia sacca in spalla e il materiale del lavoro da consegnare sotto braccio, mi avviai.
per aprire l'inciso
Nightafter ha scritto: dom apr 03, 2022 7:54 pmTornai sul bordo del marciapiede e per precauzione attesi che il semaforo nell’incrocio più avanti, fosse rosso per i mezzi in arrivo, quindi rifeci il mio tentativo.
Togli la virgola dopo "avanti" o mettine un'altra dopo "semaforo" per fare l'inciso completo.
Nightafter ha scritto: dom apr 03, 2022 7:54 pmFui preso da sconcerto, quel veicolo si era indubbiamente materializzato all’improvviso, senza che ne avessi visto la provenienza.
Dopo sconcerto, hanno più senso i due punti esplicativi.
Nightafter ha scritto: dom apr 03, 2022 7:54 pmMi coprì coprii alternativamente ogni occhio con la mano e stabilì stabilii che virgola mentre l'occhio  sinistro conservava la solita efficienza, quello destro non mi consentiva di non vedere il punto di partenza dei veicoli,
@Nightafter   :)

Le regole grammaticali e di punteggiatura le sai, e infatti tanti periodi sono regolari e corretti. Quindi, è solo la fretta che ti fa disseminare qualche errore e distrazione nei verbi.
Al netto di queste note, veniali peraltro, devo dire che il lettore come me si sente tradito dalle attese se, nel primo capitolo, non c'è l'accadimento che lo porta all'ospedale (anche se è prevedibile)...
Lo fai apposta, eh? 
Devo anche dire che le tue storie intrigano perché hanno spessore, e il tuo stile "elastico" non viene mai a noia. 

:ciaociao:  da Zaza
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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