Contest di poesia 08 - Topic ufficiale

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CONTEST DI POESIA
"I versi prigioni"
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Il Contest avrà inizio alle 12:00 di sabato 22 ottobre e terminerà alla mezzanotte di sabato 29 ottobre.
In questa edizione avrete cinque giorni di tempo per comporre e pubblicare la vostra poesia, e tre giorni per commentare e votare le poesie degli altri partecipanti.
Le poesie dovranno essere composte utilizzando la tecnica “Blackout poetry”. 
Le tracce di oggi non indicano un tema, ma offrono esclusivamente dei testi dai quali estrapolare le parole che più vi ispirano per creare la vostra poesia.
Il componimento deve emergere per sottrazione delle parti del testo escluse, senza aggiungere nulla o cambiare l'ordine delle parole. Discorso a parte per il titolo, che può essere creato liberamente. Articoli e congiunzioni si possono recuperare dal testo selezionando anche solo parte di una parola, sempre rispettandone l'ordine.
Per coloro che non hanno partecipato alla prima edizione della Blackout Poetry ho inserito un video esplicativo sotto spoiler.
Il primo classificato riceverà come premio il servizio di editing gratuito della poesia vincitrice, e di altre nove poesie a sua scelta, offerto da Gian Luca Guillaume . In caso di pari merito il servizio di editing verrà fornito a entrambi i partecipanti, fino a un massimo di cinque poesie ciascuno.

Prima di passare alle tracce, il consueto ripasso delle regole principali.
  • La gara avrà inizio alle 12:00 di sabato 22 ottobre e terminerà alla mezzanotte di sabato 29 ottobre.
  • Le poesie andranno pubblicate entro le 24:00 di mercoledì 26 ottobre.
  • La votazione avrà inizio alle 12:00 di giovedì 27 ottobre e terminerà alla mezzanotte di sabato 29 ottobre. Il numero dei voti a disposizione, da esprimere nella Stanza delle votazioni, verrà comunicato insieme all'elenco delle poesie ammesse
  • Le poesie dovranno essere postate nella sezione Contest di poesia e dovranno avere nel titolo il tag [CP8].
  • Nel Topic ufficiale andrà postato il link alla discussione della poesia e andrà indicata la traccia scelta.
  • Il commento da allegare alla poesia dovrà essere esaustivo e approfondito.
  • Il link al commento potrà essere pubblicato anche successivamente al testo, ma non oltre la mezzanotte di sabato 29 ottobre; saranno ritenuti validi i commenti pubblicati nel periodo del Contest.
  • La mancata votazione prevede l'esclusione dalla gara
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A l’alta fantasia qui mancò possa;
ma già volge a il mio disio e ‘l belle,
si come rota ch’igualmente è mossa,
l’amor che move il sole e l’altre stelle.
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Traccia 1.
"Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo - Estratto"
(Galileo Galilei)

Molto ragionevolmente dubitate: ed io all'instanza rispondendo, dico che benché l'astronomia nel corso di molti secoli abbia fatto gran progressi, nell'investigar la constituzione e i movimenti dei corpi celesti, non però è ella sin qui arrivata a segno tale, che moltissime cose non restino indecise, e forse ancora molt'altre occulte. È da credere che i primi osservatori del cielo non conoscessero altro che un moto comune a tutte le stelle, quale è questo diurno: crederò bene che in pochi giorni si accorgessero che la Luna era incostante nel tener compagnia all'altre stelle, ma che scorressero ben poi molti anni prima che si distinguessero tutti i pianeti; ed in particolare penso che Saturno, per la sua tardità, e Mercurio, per il vedersi di rado, fussero de gli ultimi ad esser conosciuti per vagabondi ed
erranti. Molti piú anni è da credere che passassero avanti che fussero osservate le stazioni e retrogradazioni de i tre superiori, come anco gli accostamenti e discostamenti dalla Terra, occasioni necessarie dell'introdur gli eccentrici e gli epicicli, cose incognite sino ad Aristotile,
già che ei non ne fa menzione. Mercurio e Venere con le loro ammirande apparizioni quanto hanno tenuto sospesi gli astronomi nel risolversi, non che altro, circa il sito loro? Talché qual sia l'ordine solamente de i corpi mondani e la integrale struttura delle parti dell'universo da
noi conosciute, è stata dubbia sino al tempo del Copernico, il quale ci ha finalmente additata la vera costituzione ed il vero sistema secondo il quale esse parti sono ordinate; sí che noi siamo certi che Mercurio, Venere e gli altri pianeti si volgono intorno al Sole, e che la Luna si
volge intorno alla Terra. Ma come poi ciascun pianeta si governi nel suo rivolgimento particolare e come stia precisamente la struttura dell'orbe suo, che è quella che vulgarmente si chiama la sua teorica, non possiamo noi per ancora indubitatamente risolvere: testimonio ce ne sia Marte, che tanto travaglia i moderni astronomi; ed alla Luna stessa sono state assegnate variate teoriche, dopo l'averla il medesimo Copernico mutata assai da quella di Tolomeo. E per descender piú al nostro particolare, cioè al moto apparente del Sole e della Luna, di quello è stato osservato certa grande inegualità, per la quale in tempi assai differenti e' passa li due mezi cerchi dell'eclittica, divisi da i punti de gli equinozii; nel passar l'uno de i quali egli consuma circa a nove giorni di piú che nel passar l'altro, differenza, come vedete,
molto grande e notabile. Ma se nel passare archi piccoli, quali sarebbono, per esempio, i 12 segni, e' mantenga un moto regolarissimo, o pure proceda con passi or piú veloci alquanto ed or piú lenti, come è necessario che segua quando il movimento annuo sia solo in apparenza del Sole, ma in realtà della Terra accompagnata dalla Luna, ciò non è stato sin qui osservato, né forse ricercato. Della Luna poi, le cui restituzioni sono state investigate principalmente in grazia de gli eclissi, per i quali basta aver esatta cognizione del moto suo intorno alla Terra, non si è parimente con intera curiosità ricercato qual sia il suo progresso per gli archi
particolari del zodiaco. Che dunque la Terra e la Luna nello scorrer per il zodiaco, cioè per la circonferenza dell'orbe magno, si accelerino alquanto ne' novilunii e si ritardino ne' plenilunii, non deve mettersi in dubbio perché tal inegualità non si sia manifestata: il che per due ragioni è accaduto; prima, perché non è stata ricercata; secondariamente poi, perché ella può esserenon molto grande. Né molto grande fa di bisogno che ella sia per produr l'effetto che si vede nell'alterazione delle grandezze de i flussi e reflussi, perché non solamente tali alterazioni, ma gli stessi flussi e reflussi, son piccola cosa rispetto alla grandezza de' suggetti in cui si esercitano, ancor che rispetto a noi ed alla nostra piccolezza sembrino cose grandi.


Traccia 2.
"Antico legame fra stelle e poesia"
Intervista a Margherita Hack

Di tutte le scienze l’astronomia è probabilmente quella che più ha ispirato e ispira tanto i più grandi poeti, del passato e di oggi, che gli innumerevoli poeti dilettanti. Questo perché il cielo è sotto gli occhi di tutti, e un cielo stellato in una notte buia dà veramente la sensazione dell’infinito. Possiamo immaginare la curiosità e forse la venerazione o lo spavento che potevano provocare tutti quei puntini luminosi che comparivano ogni notte a formare le stesse configurazioni, e che anticipavano o ritardavano il loro apparire nel corso dell’anno.
Per molti popoli antichi le stelle erano divinità, o in qualche modo era ad esse che venivano collegate. Oggi proviamo ancora meraviglia nel guardare le stelle, ma è una meraviglia completamente diversa, piena di orgoglio. Da poco più di un secolo abbiamo imparato ad analizzarne la luce e a leggere i messaggi che vi sono contenuti. Abbiamo capito che le stelle sono globi gassosi formatisi sotto l’azione della gravità e che brillano grazie alle reazioni nucleari del loro interno, reazioni che col tempo ne modificano la struttura provocandone l’invecchiamento” e la “morte”.
Sappiamo misurarne la distanza da noi e i moti nello spazio. In conclusione, delle stelle sappiamo tutto o quasi, e la meraviglia è che da quel minuscolo puntino luminoso a centinaia o migliaia di anni luce da noi abbiamo potuto ricavare una così grande messe di informazioni. E’ un cielo che gli scienziati conoscono sempre meglio e che invece la popolazione va dimenticando, perché le nostre città super illuminate cancellano la volta celeste.
Quando il cittadino comune si ritrova in montagna, in una notte senza luna, riscopre lo straordinario scenario offerto dalla Via Lattea e dallo scintillio di migliaia di stelle. Le immagini della Terra ottenute dai satelliti ci mostrano un’Europa cosparsa di luci che ci privano dello spettacolo del cielo notturno, dichiarato “Bene comune dell’Umanità”. Un bene da salvaguardare, lasciando almeno qualche luogo immerso nell’ oscurità, dove le nuove generazioni possano riappropriarsi di un grande spettacolo che appartiene a tutti. Ma quanti poeti ci hanno parlato del cielo, fin dai tempi più remoti? Impossibile ricordarli tutti. Penso alla tristezza di Saffo, che in una fredda notte invernale, quando le Pleiadi sono alte nei nostri cieli mediterranei, esclama «e io giaccio sola».
Penso alla elaborata cosmogonia di Dante, che suggella ogni cantica della Divina Commedia con la parola «stelle»: «E quindi uscimmo a riveder le stelle»; «puro e disposto a salire a le stelle»; «l’amor che muove il sole e le altre stelle». Ma chi forse ne ha più sentito il fascino è Leopardi. Appena quindicenne scrive una Storia dell’Astronomia in cui afferma: «La più sublime, la più nobile fra le Fisiche scienze ella è senza dubbio l’Astronomia. L’ uomo si innalza per mezzo di essa come al disopra di se medesimo…». E ancora, nel Canto notturno di un pastore errante dell’Asia: «Che fai tu, Luna, in ciel? Dimmi, che fai, silenziosa Luna?».



Traccia 3.
"Le mie risposte alle grandi domande" - Estratto
(Stephen Hawking)

Da sempre, le persone cercano delle risposte alle grandi domande. Da dove veniamo? Come è nato l’universo? Qual è il disegno, il significato profondo che sta dietro a ogni cosa? C’è qualcuno lassù? I racconti della creazione tramandati nel passato, che oggi sembrano meno attendibili, sono stati sostituiti da una varietà di credenze – che potremmo solo definire «superstizioni» – che spaziano dalla New Age a Star Trek. La scienza, però, può risultare anche più strana della fantascienza, e molto più soddisfacente.
Io sono uno scienziato con un profondo interesse per la fisica, la cosmologia, l’universo e il futuro dell’umanità. I miei genitori mi hanno insegnato a coltivare un’insaziabile curiosità e a provare a rispondere, come mio padre, alle molte domande che la scienza ci pone. Ho trascorso la vita intera viaggiando nel cosmo, senza mai uscire dalla mia mente. Attraverso la fisica teorica, ho cercato le risposte ad alcune delle grandi domande. A un certo punto, ho pensato che avrei assistito alla fine della fisica come la conosciamo, oggi, invece, ritengo che anche dopo che me ne sarò andato gli uomini continueranno per molto tempo a godere della meraviglia delle scoperte scientifiche. Siamo vicini ad alcune di queste risposte, ma non ci siamo ancora arrivati.
Il problema è che molti credono che la scienza sia troppo complicata, e fuori dalla loro portata. Io non lo penso affatto. Per condurre una ricerca sulle leggi fondamentali che governano l’universo è di certo necessario un dispendio di tempo, che la maggior parte della gente non può permettersi: se tutti ci dedicassimo alla fisica teorica, nel giro di poco il mondo si fermerebbe. Tuttavia, quasi tutti sono in grado di comprendere e apprezzare le nozioni di base se vengono spiegate loro in modo chiaro e senza equazioni, cosa che ritengo possibile e che talvolta mi sono dilettato a fare.

Ho vissuto l’epoca più memorabile per la ricerca nella fisica teorica. Negli ultimi cinquant’anni, il nostro quadro dell’universo è cambiato moltissimo, e sarò felice se avrò dato anch’io un contributo a questa trasformazione. Una delle grandi rivelazioni portate dall’era spaziale è la nuova prospettiva sotto cui l’umanità ha imparato a guardare se stessa: quando osserviamo la Terra dallo spazio, ci vediamo come un tutt’uno. Percepiamo l’unità, non le divisioni. È un’immagine che, nella sua grande semplicità, trasmette un messaggio molto forte: un unico pianeta, una sola razza umana.
Voglio aggiungere la mia voce a quelle di coloro che chiedono un intervento immediato sulle sfide chiave della nostra comunità globale. Spero che in futuro, anche quando non sarò più qui, le persone che governano il mondo siano in grado di mostrare creatività, coraggio e leadership. Mi auguro che si dimostrino all’altezza della sfida posta dagli obiettivi di uno sviluppo sostenibile, e che agiscano non per il loro interesse personale ma per il bene comune. Sono del tutto consapevole della preziosità del tempo. Cogliete l’attimo.

Agite ora.

Ho già avuto modo di raccontare la mia vita nei miei scritti, ma vale comunque la pena ripercorrere alcune delle mie prime esperienze per dimostrare l’interesse che da sempre nutro per le grandi domande.

Sono nato esattamente tre secoli dopo la morte di Galileo, e mi piacerebbe pensare che questa coincidenza abbia impresso una direzione allo sviluppo che la mia vita ha avuto nel campo scientifico. Tuttavia, secondo i miei calcoli, in quello stesso giorno dovrebbero essere nati circa duecentomila altri bambini, e non so quanti di loro abbiano poi mostrato un qualche interesse per l’astronomia.

Sono cresciuto in una casa vittoriana, un edificio alto e stretto nel sobborgo londinese di Highgate che i miei genitori avevano acquistato a prezzo stracciato durante la Seconda guerra mondiale, quando tutti pensavano che Londra sarebbe stata rasa al suolo dai bombardamenti. In effetti, un missile V2 cadde proprio a poche case di distanza dalla nostra; quel giorno, comunque, io ero via con mia madre e mia sorella, e per fortuna mio padre non rimase ferito. Il cratere dell’esplosione sarebbe rimasto lì per diversi anni: io e il mio amico Howard andavamo a giocarci, studiando i risultati dell’esplosione con la stessa curiosità che mi avrebbe poi guidato per tutta la vita.

Nel 1950, mio padre andò a lavorare presso la nuova sede del National Institute for Medical Research di Mill Hill, alla periferia nord di Londra, e la nostra famiglia si trasferì lì vicino, nella città episcopale di St Albans. I miei mi mandarono alla High School for Girls, che a dispetto del nome accettava anche i maschi fino ai dieci anni. In seguito, frequentai la St Albans School. Non fui mai uno degli studenti migliori – era una classe di ragazzi molto intelligenti e io ero più o meno nella media –, ma i compagni mi diedero comunque il soprannome di «Einstein»; può darsi, quindi, che intravedessero in me i segni di una qualche potenzialità. Quando avevo dodici anni, uno dei miei amici scommise con un altro un sacchetto di caramelle che non sarei mai diventato nessuno.

A St Albans avevo sei o sette amici intimi. Ricordo che discutevamo a lungo di ogni genere di argomento, dai modellini radiocomandati alla religione.Una delle grandi questioni di cui parlavamo riguardava l’origine dell’universo e l’eventuale necessità di un Dio che lo avesse creato e messo in movimento. Avevo sentito che la luce proveniente dalle galassie remote era spostata verso il rosso dello spettro, cosa che veniva vista come una prova del fatto che il cosmo si stesse espandendo. Io, però, ero sicuro che ci doveva essere un’altra spiegazione per quel fenomeno: non poteva darsi che la luce, nel suo tragitto fino a noi, si stancasse diventando così più rossa? L’idea di un universo eterno e sostanzialmente immutabile mi sembrava molto più naturale. (Solo diversi anni dopo, in seguito alla scoperta della radiazione cosmica di fondo a microonde – avvenuta quando frequentavo da un paio d’anni il mio corso di dottorato –, avrei compreso l’errore.)

Ero sempre molto interessato a capire come funzionavano le cose e, per farlo, ero solito smontarle. Purtroppo, però, non ero altrettanto bravo a rimetterle insieme: la mia abilità pratica non è mai stata all’altezza delle mie capacità teoretiche. Mio padre aveva sempre incoraggiato la mia passione per la scienza e voleva che andassi a studiare a Oxford o Cambridge. Lui aveva frequentato l’Università di Oxford e pensava che anch’io avrei dovuto iscrivermi lì. A quei tempi, però, non c’erano posti per studenti di matematica, quindi la mia unica opzione fu provare a far domanda per una borsa di studio in scienze naturali e, con mia stessa sorpresa, riuscii a ottenerla.
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Re: Contest di poesia 08 - Topic ufficiale

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bestseller2020 ha scritto: mar ott 25, 2022 8:03 amPotresti mettermi a posto il testo? Il mio pc mi da un errore di script che non riesco a togliere...
Ho fatto io.
È semplice: basta selezionare tutto il testo, diventa operativo il terzo bottone da sinistra della stringa "(rimuovi formattazione"), lo premi e tutto va a posto. 
https://www.facebook.com/nucciarelli.ma ... scrittore/
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Re: Contest di poesia 08 - Topic ufficiale

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Buonasera, carissimi!

Ecco a voi la classifica dell’ottavo Contest di poesia “I versi prigioni”

Al primo posto, con voti, troviamo l’eclettica @Ippolita  :regina: ;
al secondo posto, con 5 voti@@monica e @Adel J. Pellitteri;
al terzo posto, con 3 voti, @bestseller2020, @Joyopi e @Marcello.

A seguire:
@Bob66 con 2 voti
@Poeta Zaza e @Alberto Tosciri 0 voti.

Complimenti alla vincitrice e a tutti gli altri partecipanti. Dal primo approccio con la blackout poetry a oggi avete fatto dei progressi davvero notevoli.   :ola: :ola:

Un abbraccio all’amica @mire che si è unita a noi con il suo testo fuori concorso Io mi meraviglio, tu ti meravigli.

Prima di salutarvi, vi ricordo l’appuntamento di domani con il Contest di Halloween. Non mancate!

Grazie a tutti e  :dormo:
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