Re: Situazione Ucraina-Russia

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bwv582 ha scritto: ma voglio segnalare questo articolo
Vai a capire. A volte l'enfasi dei cronisti di dare la notizia per primi o di scoprire il fatto più d'effetto induce all'errore. Ma credo che nel bombardamento di informazioni che riceviamo sulla guerra ci siano tante cose inevitabilmente (o forse no) imprecise.

@ivalibri bello il frammento di Primo Levi. 
Però su questa cosa dei campi di sterminio e delle varie ideologie politiche va detta qualcosa. 
Gulag o Lager sono comunque luoghi di tortura e di morte e a riguardo c'è poco da cavillare. In Italia ci preoccupiamo dei carceri troppo pieni, inoltre è stato definito un luogo di tortura Guantanamo (giustamente). Figuriamoci se non lo sono i Gulag o i Lager: in entrambi i casi siamo oltre ogni limite di rispetto della dignità umana.
Quando si parla di comunismo e di nazifascismo occorre fare una premessa di metodo. Se parliamo di dottrine politiche entriamo nel campo ideologico.
Sul fronte delle dottrine non si troveranno nei testi di Marx, Engels o Lenin teorie che parlano di sterminio, violenza verso i popoli o cose di questo tipo, tanto meno una teoria dei Gulag. Mentre documenti come il manifesto della razza in Italia o il Mein Kampf teorizzato cose come l'odio razziale e l'antisemitismo.
Altra cosa è l'applicazione presunta o tale di queste dottrine e l'uso ideologico che se ne fa. Dal nostro osservatorio di occidentali nel ventunesimo secolo è difficile salvare qualcuna delle esperienze totalitarie dell'ultimo secolo. Credo che nessuno o quasi preferirebbe vivere in qualcuna di quelle.
Eppure, pur dando per acquisito quanto detto sopra c'è una questione che rende il discorso più complesso.
Le formazioni economico-sociali e la veste politico-ideologica che si danno non coincidono e non sono la stessa cosa. Per essere più chiari: il modo in cui le persone si alzano la mattina e fanno ciò che gli serve per perseguire le loro esigenze non coincide con la forma con cui si raccontano questo processo. Il primo aspetto è strutturale, il secondo sovrastrutturale. Potremmo sbizzarrirci osservando casi bizzarri in cui i due aspetti si combinano. Molte democrazie sono formalmente delle monarchie, la più famosa è il Regno Unito. Abbiamo il caso di un paese dove a capo c'è una famiglia che si passa il comando per via ereditaria chiamando questo "comunismo", ed è la Corea del Nord. Non molto differente è il caso cubano. Inoltre abbiamo l'esempio di due paesi in cui un gruppo di potere detiene il controllo assoluto sullo stato. Questo vale per l'Urss e per la Cina. Secondo i canoni classici questo modello politico si chiamerebbe oligarchia. A volte le parole possono  essere illuminanti: non è un caso che una volta tolto il drappo rosso alla Russia chiamiamo oggi quei signori oligarchi. Sulla natura sociale di questi paesi esistono già dagli anni quaranta testi che ne identificano la forma economica in capitalismo di stato. Potremmo giocare a lungo su questi paradossi ma tornando a citare il laboratorio d'analisi di Limes, essendo il riferimento geopolitico più "mainstream", le forme ideologiche non incidono in nessun modo nelle relazioni tra stati. Aggiungo: perché si rivolgono ai loro popoli. Nel diciannovesimo secolo un capo militare che prendeva il potere si preoccupava di ottenere una legittimazione di tipo nobiliare. L'esempio più eclatante è Napoleone.
Nel ventesimo secolo inizia a essere ridicolo assegnarsi un titolo nobiliare, così sì prende il potere in nome del popolo e spesso ci si definisce socialisti. Addirittura la Libia sotto Gheddafi si definiva "repubblica socialista islamica". Tre parole difficili da tenere assieme.
Sintetizzando, il cappello ideologico che si mettono in testa gli stati non esprime la loro società nella sostanza. L'economia oggi è capitalista perché questo la muove. Abbiamo capitalismi liberali e democratici. Capitalismi di stato più o meno produttivi e più o meno totalitari. Quello cinese tiene testa per ora ai modelli democratici, anche se la forma politica più funzionale alle economie industrializzate oggi rimane quella democratica. 
Ma il mercato è unico e le economie parti di un unico flusso che non cambia se uno stato si dà un nome o un altro. 
Fermo restando che delle ideologie che hanno nel loro impianto teorico concetti di discriminazione raziale e religiosa vanno condannate. 
Tutte le forme totalitarie messe in pratica nel novecento da stati sufficientemente significativi sono l'espressione di economie deboli o frustrate e se non fossero state assunte da quei paesi per veicolare il consenso e la stabilità di governo in momenti di difficoltà neanche ne tratteremmo sui libri di storia.
Questo per dire che le dinamiche storiche le fanno gli stati, le forme politiche ne danno solo una veste. Il nazismo è la forma politica con cui la Germania si è ribellata al giogo di Versailles. Senza questa congettura storica lo ricorderemmo solo come una grottesca corrente politica marginale del primo dopoguerra tedesco. Così il fascismo che sopperisce alla debolezza dello stato liberale italiano incapace di domare le forti pressioni sociali del dopoguerra in Italia.
O lo stalinismo: il prodotto di una classe politica che si trova a gestire lo sviluppo industriale di uno sterminato paese arretrato e senza retaggio politico moderno. Queste ideologie hanno solo dato forma nel modo più drammatico alle ambizioni di potenza dei rispettivi paesi. La violenza è già strutturale nell'economia. E lo vediamo in questi giorni. 

Re: Situazione Ucraina-Russia

677
ivalibri ha scritto: Accanto ad evidenti somiglianze, fra i Lager sovietici e i Lager nazisti mi pare di poter osservare sostanziali differenze. 
La principale differenza consiste nella finalità
Qui bisognerebbe però quantomeno distinguere tra campi di concentramento destinati a prigionieri politici e campi di sterminio. I primi erano in tutto e per tutto identici come scopo (e come percentuale di mortalità) ai gulag sovietici, ed è proprio da essi che hanno preso ispirazione.
Levi evidentemente si riferisce ad Auschwitz, di cui aveva esperienza diretta. Ma i campi di sterminio veri e propri erano una manciata (Auschwitz, in parte, Treblinka, Chelmno, Sobibor, ecc.) Tutto gli altri, a partire da Dachau, il primo a venire aperto nel '33, erano destinati non allo sterminio ma alla repressione dei dissidenti politici. La morte non era comune nei primi anni, e spesso le persone, scontata la pena, uscivano.
Con la guerra la situazione di questi lager è peggiorata, e hanno finito per accogliere anche prigionieri di guerra (come quelli russi, che non avevano lo status di prigionieri perché non avevano firmato la convenzione) e anche gli italiani della resistenza. Io ho studiato il caso di Flossenburg, e fino al '39 i morti annuali si contavano in poche decine (spesso dovuti a incidenti sul lavoro in cava). Dal '41 in poi la situazione è peggiorata drasticamente: i prigionieri erano quattro volte quelli ospitabili, e morivano a centinaia di fame, malattie (il tifo, soprattutto, trasmesso dai pidocchi) e freddo. Ma non c'era una reale volontà di sterminio, sebbene si facesse ben poco per migliorare le condizioni (non parliamo poi del '44-'45, quando il cibo mancava perfino ai soldati al fronte e i prigionieri erano l'ultimo pensiero). Questi lager non differivano in alcun modo dai gulag. La campagna di sterminio degli ebrei è una cosa a parte, che aveva tutto un suo sistema di organizzazione indipendente, tra campi e squadre della morte, per questo andrebbe secondo me esaminata a parte.
Questo solo per dire che i lager non li hanno certo inventati i nazisti, esistevano già, quasi in tutto il mondo, e le condizioni sono tuttora sempre le stesse. Possiamo dire a favore dei comunisti che non hanno fatto grandiosi progetti di sterminio di una specifica razza (sebbene, come ricordava qualcuno, la scelta delle categorie di cui si poteva fare a meno, i nemici del momento, non è stata certo un'eccezione nella storia sovietica). A me però sembra una sottigliezza inutile: entrambi hanno ucciso milioni di persone innocenti per i loro scopi, che differenza fa quali fossero questi scopi? Per me nessuna, e infatti sono d'accordo con la decisione europea che ha equiparato i due regimi. Era anche ora.
La questione socialista e i risultati in campo sociale che ha raggiunto nel tempo (almeno in una piccola parte del mondo) è una questione ben diversa. Si può benissimo difenderla anche senza difendere regimi criminali. In ogni caso le idee estreme (di destra o sinistra non importa: come mostra la cronaca odierna, spesso si confondono) portano sempre morte e distruzione.

Stanislaw Jerzy Lec, scrittore ebreo polacco (anche lui sopravvissuto ai lager) tra i suoi molti aforismi diceva "Gli ideali non sono fatti per gli idealisti". Sembra un semplice paradosso spiritoso, ma a guardar bene è del tutto vero: gli ideali portati all'estremo hanno fatto solo danni, spesso allontanandosi molto dal pensiero originale di chi magari li credeva buoni.
ivalibri ha scritto: La crescita lineare del capitalismo non è compatibile con l'ambiente. Anzi possiamo dire che è proprio il modello economico a causare le problematiche del clima.
Non ne sarei così convinta. Il problema mi pare molto più ampio: tutti i paesi mettono la crescita economica sopra i problemi ambientali, e questo vale per tutte le forme di governo, capitaliste o meno. La crescita demografica (e di conseguenza industriale) è semplicemente insostenibile per il pianeta. Ma siccome non possiamo suicidarci in massa o smettere di mangiare o usare i mezzi per andare al lavoro, bisognerebbe almeno adottare le misure minime di difesa dell'ambiente (evitando di inquinare i mari e i terreni, trovando modi di smaltire i rifiuti, rimodernando le vecchie industrie, incentivando le energie pulite, ecc.) Ma sono cose talmente secondarie nelle agende dei vari governi, che la sensazione mia è che non si troverà mai un'adesione reale e massiccia a questi problemi (sono troppo poco visibili e quindi trascurabili), si andrà avanti fin che si può, poi i posteri dovranno arrangiarsi... Mi auguro di sbagliarmi.
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
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Re: Situazione Ucraina-Russia

678
Silverwillow ha scritto: Possiamo dire a favore dei comunisti che non hanno fatto grandiosi progetti di sterminio di una specifica razza
Hanno fatto grandiosi progetti di sterminio di un sacco di categorie, per esempio i kulaki (che non sono una razza ma un "codice ateco"), i tatari di Crimea, i tedeschi del Volga e svariate altre etnie in Russia; gli intellettuali in Cambogia; gli uiguri o i praticanti di Falun Gong in Cina. Limitandosi ai più famosi:  in decenni di regime Cina e Russia si sono sbizzarriti nel creare categorie da annichilire.

Il totalitarismo ha sempre bisogno di un nemico interno da annientare e quando ha finito con un gruppo passa al successivo, tendendo idealmente all'annientamento di tutta la popolazione.
Martin Niemöller (1892-1984) ha scritto: «Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare»
C'è da dire che spesso non sono arrivati fino allo sterminio totale e certe persecuzioni hanno avuto un termine. Però da una parte c'è un fattore tempo: il regime nazista è durato poco più di dieci anni, mentre quello sovietico settanta e ha avuto modo di evolvere in qualcosa di più complesso. Dall'altra c'è un fattore geografico: forse anche i nazisti si sarebbero accontentati di mandar via gli ebrei se avessero avuto una Siberia a disposizione. Non dimentichiamoci che questi cittadini di serie B sono manodopera a costo quasi zero e senza nessuna forza contrattuale.
«La purezza è per l'acqua potabile, non per le persone.» (Bobby Henderson - Secondo condimento)
«Perché l'affare funzioni serve che tu voglia qualcosa in cambio di niente.» (Hustle - I signori della truffa)
«Questa idea di purezza ideologica, il fatto che non si debbano mai fare compromessi, tutte queste cose, beh, dovreste superarle rapidamente. Il mondo è un casino.» (Barack Obama)

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Re: Situazione Ucraina-Russia

679
Anglares ha scritto: Le formazioni economico-sociali e la veste politico-ideologica che si danno non coincidono e non sono la stessa cosa. Per essere più chiari: il modo in cui le persone si alzano la mattina e fanno ciò che gli serve per perseguire le loro esigenze non coincide con la forma con cui si raccontano questo processo. Il primo aspetto è strutturale, il secondo sovrastrutturale.
Questo però è un concetto marxista!  :lol:
Grazie per la tua articolata risposta. Mi spiace avere poco tempo per risponderti in maniera altrettanto approfondita. Diciamo che la mia battuta iniziale è scherzosa ma mi pare di rilevare nel tuo modo di analizzare le dinamiche complesse che ci muovono uno sguardo che pone al centro l'economia, come farebbe il materialismo storico. 
Nel nostro mondo attuale è certamente il principale fattore che comanda, ma questo non significa che debba essere per forza così. La storia ci insegna che nessun sistema è eterno.
Silverwillow ha scritto: Levi evidentemente si riferisce ad Auschwitz, di cui aveva esperienza diretta.
Sì, certo. Infatti è un testo in appendice a Se questo è un uomo. Ho dovuto tagliarlo per questioni di tempo. Sarebbe interessante leggerlo tutto. 
Silverwillow ha scritto: Il problema mi pare molto più ampio: tutti i paesi mettono la crescita economica sopra i problemi ambientali, e questo vale per tutte le forme di governo, capitaliste o meno. La crescita demografica (e di conseguenza industriale) è semplicemente insostenibile per il pianeta.
Ci sono teorie diverse a proposito. Sicuramente il fattore demografico è fondamentale. 
Silverwillow ha scritto: bisognerebbe almeno adottare le misure minime di difesa dell'ambiente (evitando di inquinare i mari e i terreni, trovando modi di smaltire i rifiuti, rimodernando le vecchie industrie, incentivando le energie pulite, ecc.
Questo però non sarebbe sufficiente.

Re: Situazione Ucraina-Russia

680
ivalibri ha scritto: Questo però è un concetto marxista!  :lol:
Grazie per la tua articolata risposta. Mi spiace avere poco tempo per risponderti in maniera altrettanto approfondita. Diciamo che la mia battuta iniziale è scherzosa ma mi pare di rilevare nel tuo modo di analizzare le dinamiche complesse che ci muovono uno sguardo che pone al centro l'economia, come farebbe il materialismo storico. 
Certo che lo è. Ma dovrebbe essere una regola di tutta l'economia politica.
Se ci pensi per quale motivo tutti noi andiamo a lavorare se non per un guadagno? L'economia è alla base di tutto. L'organizzazione di una società deve risolvere i bisogni di una collettività e questi sono sostanzialmente economici. Si badi bene, nell'accezione economica stanno anche le esigente culturali, spirituali e religiose. Tutto ciò che entra in un rapporto tangibile con la vita delle persone.
Riflettere su un modello sostenibile, giusto e dignitoso è una questione di economia politica. Purtroppo nella nostra società associamo il termine economico a quello del profitto. Separare questi due elementi dovrebbe essere la premessa per un vivere più armonico. E come dici tu, nessuna società dura per sempre. 

Re: Situazione Ucraina-Russia

681
Anglares ha scritto: Se ci pensi per quale motivo tutti noi andiamo a lavorare se non per un guadagno? L'economia è alla base di tutto. L'organizzazione di una società deve risolvere i bisogni di una collettività e questi sono sostanzialmente economici. Si badi bene, nell'accezione economica stanno anche le esigente culturali, spirituali e religiose. Tutto ciò che entra in un rapporto tangibile con la vita delle persone.
Riflettere su un modello sostenibile, giusto e dignitoso è una questione di economia politica. Purtroppo nella nostra società associamo il termine economico a quello del profitto. Separare questi due elementi dovrebbe essere la premessa per un vivere più armonico.
Sono d'accordo. Per un vivere armonico servirebbe equilibrio, ovvero, avere di che vivere dignitosamente. Purtroppo è insorta la compulsione di accumulare, di avere sempre di più, e questo ha portato tanti problemi.
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
https://www.lestradedeimondi.com/

Re: Situazione Ucraina-Russia

682
swetty ha scritto: Hanno fatto grandiosi progetti di sterminio di un sacco di categorie, per esempio i kulaki (che non sono una razza ma un "codice ateco"), i tatari di Crimea, i tedeschi del Volga e svariate altre etnie in Russia; gli intellettuali in Cambogia; gli uiguri o i praticanti di Falun Gong in Cina. Limitandosi ai più famosi:  in decenni di regime Cina e Russia si sono sbizzarriti nel creare categorie da annichilire.

Il totalitarismo ha sempre bisogno di un nemico interno da annientare e quando ha finito con un gruppo passa al successivo, tendendo idealmente all'annientamento di tutta la popolazione.
Sì, infatti mi riferivo proprio al tuo intervento precedente. Sono cose di cui so meno, a parte le questioni che riguardano l'Ucraina, di cui ho sentito parlare in questi giorni, come la carestia indotta e la persecuzione dei contadini, per il solo crimine di essere contrari alle riforme agrarie, senza che avessero nessun intento politico. 
Concordo con te: i totalitarismi hanno sempre bisogno di un nemico da additare come colpevole di tutti i problemi interni, per mantenere il consenso erigendosi a difensori della patria e del popolo (mai aggressori).
swetty ha scritto: Dall'altra c'è un fattore geografico: forse anche i nazisti si sarebbero accontentati di mandar via gli ebrei se avessero avuto una Siberia a disposizione.
Non è solo probabile, è certo. Prima dello sterminio si sono considerate molte altre ipotesi: si è cercato di spingere gli ebrei ad andarsene spontaneamente (peccato che ben pochi Paesi li accettassero, a meno che non fossero benestanti, come banchieri, medici, imprenditori, scienziati, ecc.), si è parlato di portarli tutti in Madagascar, poi si è cercato di accordarsi con i sionisti (ebrei estremisti che approvavano addirittura le leggi razziali, perché loro per primi non volevano mescolarsi ad altri popoli) per mandarli in Palestina. Lì però c'erano gli inglesi, e lasciavano entrare pochissime persone, quindi non se ne fece niente.
L'idea successiva era rinchiuderli nei ghetti e, una volta conquistata tutta l'Unione Sovietica, portarli in Siberia. Ma come sappiamo la conquista si è ben presto arenata, e intanto i ghetti erano divenuti ingestibili (troppe persone, fame, malattie, tentativi di rivolta, ecc.). A quel punto, non sapendo che altro fare, hanno pensato bene di liberarsi di quel problema irrisolvibile e scomodo in modo drastico. È stata davvero una questione di tempi, geografia e circostanze sfortunati (oltre a una buona dose di follia ai vertici). Se la campagna di guerra fosse andata come previsto, gli ebrei sarebbero stati esiliati da qualche parte in Siberia e magari sfruttati come manodopera a basso costo, non sterminati.
Secondo me la difficoltà di paragone tra il regime nazista e il comunismo staliniano sta anche nella grande differenza di durata delle loro vicende e soprattutto dall'esito bellico. Ma anche così io riesco a cogliere l'identica sostanza totalitaria che stava dietro a entrambi.
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)

Re: Situazione Ucraina-Russia

683
Anglares ha scritto: Certo che lo è. Ma dovrebbe essere una regola di tutta l'economia politica.
Se ci pensi per quale motivo tutti noi andiamo a lavorare se non per un guadagno? L'economia è alla base di tutto. L'organizzazione di una società deve risolvere i bisogni di una collettività e questi sono sostanzialmente economici. Si badi bene, nell'accezione economica stanno anche le esigente culturali, spirituali e religiose. Tutto ciò che entra in un rapporto tangibile con la vita delle persone.
Riflettere su un modello sostenibile, giusto e dignitoso è una questione di economia politica. Purtroppo nella nostra società associamo il termine economico a quello del profitto. Separare questi due elementi dovrebbe essere la premessa per un vivere più armonico. E come dici tu, nessuna società dura per sempre. 
Sei decisamente più marxista di me...
Io credo che questa sia una visione del mondo che ha rivoluzionato il pensiero e lo ha plasmato in maniera molto radicale. Ma è un modo di vedere le cose, non l'unico. Tant'è vero che l'economia politica è una disciplina moderna. L'etimologia di economia rimanda a "amministrazione della casa" ed è un prestito del francese non a caso.
Reale e Antiseri formulano in questo modo la risposta a questo problema aperto del materialismo storico:
"Dopo Marx, è impossibile un ritorno alla scienza sociale premarxista. Marx ha dato all'umanità occhi nuovi per leggere diversamente il mondo e la storia degli uomini. L'influenza del fattore economico sui fatti umani non è un'invenzione di un sognatore.
Tuttavia, la teoria del materialismo storico, così come è stata formulata da Marx, non è accettabile. E non è accettabile perché assolutizza e metafisicizza un fatto empiristico. In altri termini, sostenere che l'ordine dei fatti economici è l'ordine dei fatti storici è una teoria metafisica e non una teoria scientifica. Mentre è scientificamente corretto affrontare la spiegazione degli eventi storici con un occhio sempre rivolto all'aspetto o fattore economico  di essi per vedere se, come, quando e in quale misura tale fattore economico incide eventualmente sul loro verificarsi. Né è escluso che un elemento di quelli che Marx chiama sovrastrutturale (per esempio una grande religione) possa influire, in maniera determinante, come ha dimostrato Max Weber, sull'economia."
Insomma il marxismo ha cambiato il nostro modo di vedere le cose e non ce ne siamo liberati. Stiamo però dimenticando un aspetto di questa ideologia che andrebbe salvaguardato, ossia il fattore sociale, l'idea che è nella comunità delle persone, nel nostro essere sociali, che possiamo costruire qualcosa. Invece l'economia postmarxista sposta l'attenzione sull'individualismo. Tuttavia il nostro sentirsi parte di una comunità è un'istanza che non si è perduta, ha solo preso altre forme. Il rifiorire dei nazionalismi ne è un'espressione.
Poi sono d'accordo con te che separare l'economia dal profitto, che non sono affatto la stessa cosa, sarebbe già un'ottima cosa e un passo importante per costruire un mondo migliore. 

Re: Situazione Ucraina-Russia

684
Per tornare in topic volevo invece proporvi un altro brano di Primo Levi per riprendere un discorso che è venuto fuori più sopra. Ossia la necessità della guerra, l'idea che il male sia insito nell'uomo o che il benessere economico e la libertà abbiano bisogno di un prezzo da pagare. Il brano è tratto dalla conclusione de I sommersi e i salvati, del 1986. Scritto un anno prima della morte dell'autore si può considerare una summa delle riflessioni nate dall'esperienza del Lager.

"È  stato oscenamente detto che di un conflitto c'è bisogno: che il genere umano non ne può fare a meno. È anche stato detto che i conflitti locali, le violenze in strada, in fabbrica, negli stadi, sono un equivalente della guerra generalizzata, e che ce ne preservano, come il "piccolo male", l'equivalente epilettico, preserva il grande male. È stato osservato che mai in Europa erano trascorsi quarant'anni senza guerre: una pace così lunga sarebbe un'anomalia storica.
Sono argomenti capziosi e sospetti. Satana non è necessario: di guerre e violenze non c'è bisogno, in nessun caso. Non esistono problemi che non possano essere risolti intorno a un tavolo, purché ci sia buona volontà e fiducia reciproca: o anche paura reciproca, come sembra dimostrare l'attuale interminabile situazione di stallo, in cui le massime potenze si fronteggiano  con viso cordiale o truce, ma non hanno ritegno a scatenare (o a lasciare che si scatenino) guerre sanguinose tra i loro "protetti", inviando armi sofisticate, spie, mercenari e consiglieri militari invece che arbitri di pace.
Neppure è accettabile la teoria della violenza preventiva: dalla violenza non nasce che violenza, in una pendolarità che si esalta nel tempo invece che smorzarsi. In effetti, molti segni fanno pensare ad una genealogia della violenza odierna che si dirama proprio da quella dominante nella Germania di Hitler."

Re: Situazione Ucraina-Russia

685
Mi inserisco un po' in ritardo nella sotto-discussione sui campi di sterminio solo per dire una cosa piccola ma non irrilevante: c'è sicuramente una notevole differenza tra campi di concentramento per prigionieri politici e campi di sterminio progettati per eliminare intere categorie di persone (non solo a livello etnico, perchè nei lager ci andavano anche gli omosessuali, i Testimoni di Geova- non ho mai trovato l'esatto motivo per cui fosseor anche loro vittime, ma suppongo perchè la loro fede li portava al pacifismo e all'obiezione di coscienza -  e persone che non erano di etnia Rom/Sinti ma appartenevano a culture tradizionalmente nomadi - ci sono anche minoranze molto esigue originarie di alcune zone dell'Europa nord-orientale che hanno queste tradizioni da sempre - poichè il nomadismo era considerato in toto iuna caratteristica anti-sociale...), questo però non riguarda una presunta differenza tra gulag e lager, perchè di fatto nei gulag non finivano solo prigionieri politici icomunemente intesi, ma per esempio intere famiglie di qualsiasi credenza religiosa che si rifiutavano di abiurare la propria fede e per questo venivano considerati traditori della Patria (quindi prigionieri politici per il regime, ma, per come si intende la locuzione oggi, di fatto non lo erano, erano proprio vitime di una persecuzione al pari dei popoli vittime di pulizie etniche...), i gulag ospitavano unicamente prigionieri politici strictu sensu ai tempi degli zar (perchè già allora esistevano, come relitto dell'epoca zarista sono stati qualcosa che il comunismo non ha certo schifato nè mai pensato di cancellare...), non di certo sotto il regime comunista...

Re: Situazione Ucraina-Russia

686
@ivalibri

C'è un brano del libro di Levi la tregua molto interessante.
 Levi  chiede ad un altro ebreo : che cosa farai dopo la guerra?

E l'altro gli risponde : guerra è sempre.
 Queste parole richiamano alla mente le parole di Jung: la pace è una guerra civile mitigata  che a loro volta richiamano la risposta di Freud ad Einstenin sulla guerra: perchè non considerare la guerra un evento naturale?

tTutto questo discorso sembra adombrare l'ipotesi che la rovina e la distruzione abbiano dei diritti su di noi.
Se consideriamo di sfuggita il mito vediamo che la caduta di Adamo accade dopo che questi ha mangiato dell'albero del Bene e del Male.
Come si distende il tempo nei confronti di questa caduta?
Il tempo  non  è il luogo in cui la caduta accade ma l'oggetto che ne viene generato. L'autocoscienza di Adamo   crea il tempo e il tempo è prigioniero di una metafora e questa metafora indica nel bene e nel Male la sua prima patria immaginale.
 Cio significa che il tempo può accadere solo rispettando i diritti del Bene e del Male.
Abitando nel tempo siamo soggetti inevitabilmente a questo esercizio del Male che chiede siano rispettati i suoi diritti.
Questo è reso esplicito anche da un altro indizio mitico. La prima icona della violenza è l'assassinio di Abele. Nel continuo confrontarsi col mito il mondo ebraico ha postulato ripetutamente come questo omicidio non potesse essere evitato e che dunque un destino lo avvolgeva come una madre che guida i passi incerti del suo bambino.

Se osserviamo la Storia questi diritti della rovina e della distruzione su di  noi appaiono implacabili e la ragione posta di fronte alla loro profondità impallidisce e appare incapace di qualsiasi vera risposta.
Naturalmente se tutto questo fosse vero che cosa ne consegue?  La nostra ricerca delle ragioni di ogni guerra sarebbero solo una manifestazione folcloristica .

Re: Situazione Ucraina-Russia

687
milarepa ha scritto: Naturalmente se tutto questo fosse vero che cosa ne consegue?  La nostra ricerca delle ragioni di ogni guerra sarebbero solo una manifestazione folcloristica .
Mi ricollego a questa affermazione ipotetica prendendo in considerazione l'ipotesi opposta: e se questa lettura fosse il prodotto di un approccio mistico e irrazionalista?
Decostruire il senso delle cose le svuota di significato lasciandoci solo la possibilità di gestire la nostra emotività verso il reale. Si tratta di un approccio intimistico e autoconsolatorio, che resta comunque un possibile approccio alla vita, per chi lo ritiene adatto.
Ciò nonostante trovo certe osservazioni sparse nei tuoi interventi pertinenti, anche se presentate dentro una "nebulosa argomentativa". Sebbene non si possa negare l'atto criminale dell'amministrazione Putin, il resto degli attori non sono privi di colpe, e sono consapevole che ci propinano una narrazione emozionale della guerra più interessata a mobilitare l'opinione pubblica rispetto allo spiegare.
Al netto del coraggio personale che gli riconosco e di una certa simpatia, se devo giudicarlo come uomo di stato ritengo Zelensky Il protagonista meno capace dentro questa vicenda. Fa interventi sempre sopra le righe ed è fuori registro nelle dichiarazioni verso gli altri paesi.
Detto questo continuo a sospettare che il tuo mood comunicativo ti renda più difficile farti capire.

@ivalibri però mi metti Marx in mano a degli accademici!
È difficile trovare filosofi che trattino Marx seriamente. Perché la tendenza, naturale per la materia, alla speculazione ne deforma il senso. È più facile trovare attenti lettori di Marx tra gli economisti. 
Di solito si tende a leggerlo sulla falsariga di Hegel, però tutta la sua produzione precedente il '48 è sostanzialmente una critica alla "conformità al concetto" della dialettica hegeliana. È comodo e tipicamente accademico limitarsi a sostituire il concetto dello spirito assoluto con l'economia lasciando l'impianto dialettico di Hegel.
Ma se spostiamo lo sguardo dal materialismo storico al materialismo dialettico e con esso alla concezione materialistica della storia vediamo che Engels parla di parallelogramma di forze e di legge dialettica di trasformazione tra quantità e qualità. Ovvero il rapporto organico e l'interazione tra struttura e sovrastruttura. Ne Weber ne la sociologia ha un impianto teorico così aperto e inclusivo delle dinamiche generali di cui l'economia è solo la risultante del parallelogramma di forze.
A riguardo una piccola considerazione di metodo su uno dei più noti analisti geopolitici : Dario Fabbri si vanta spesso di avere un approccio umanistico alla materia preferendo il dato qualitativo a quello quantitativo. Non avere un approccio organico tra questi due registri rende il suo metodo intuitivo e soggettivistico. Sebbene guidato e orientato da una grande conoscenza della materia, oltre che a un non minore talento come divulgatore. 

Re: Situazione Ucraina-Russia

688
Anglares ha scritto: È difficile trovare filosofi che trattino Marx seriamente. Perché la tendenza, naturale per la materia, alla speculazione ne deforma il senso. È più facile trovare attenti lettori di Marx tra gli economisti. 
Certo. La storia del pensiero filosofico non può fermarsi a Marx, altrimenti buttiamo via un secolo di filosofia. Questo non significa non riconoscere l'importanza di Marx e in un certo senso anche la genialità. Ha provocato una vera e propria rivoluzione nel modo di pensare che ci influenza in maniera decisiva ancora oggi. Bisogna ammettere che Reali e Antiseri non sono certo filomarxisti e dunque ne sottolineano volentieri le incongruenze speculative. E criticano anche la visione più elastica di Engels, ma ti risparmio la citazione perché sicuramente la conosci già. 
Che sia preso più sul serio dagli economisti mi pare logico e più che giusto.
Per quanto mi riguarda trovo più affine al mio modo di vedere le cose l'approccio di Weber, ma è il mio punto di vista. Ciò che critico di molti approcci contemporanei è l'aver dato il primato al discorso scientifico, quantitativo e cosiddetto oggettivo, a scapito di una visione più ampia, umanistica. Questo approccio impedisce di smarcarsi da categorie di pensiero che, più che permetterci di leggere il mondo, ci imprigionano tra le loro maglie.
Anglares ha scritto: e se questa lettura fosse il prodotto di un approccio mistico e irrazionalista?
Decostruire il senso delle cose le svuota di significato lasciandoci solo la possibilità di gestire la nostra emotività verso il reale. Si tratta di un approccio intimistico e autoconsolatorio, che resta comunque un possibile approccio alla vita, per chi lo ritiene adatto.
Ciò nonostante trovo certe osservazioni sparse nei tuoi interventi pertinenti, anche se presentate dentro una "nebulosa argomentativa". Sebbene non si possa negare l'atto criminale dell'amministrazione Putin, il resto degli attori non sono privi di colpe, e sono consapevole che ci propinano una narrazione emozionale della guerra più interessata a mobilitare l'opinione pubblica rispetto allo spiegare.
Mi collego a quanto dici qui per rispondere invece a @milarepa. Devo dire che mi ritrovo molto bene nelle parole di @Anglares e che, sebbene legga con interesse I tuoi interventi, li trovo anch'io nebulosi e spinti da un impulso mistico e irrazionalista che fatico a comprendere. Ma magari è dovuto ad ignoranza mia.
La tregua è uno dei miei libri preferiti, potrei rileggerlo all'infinito... come del resto tutto Levi.
Concordo con Anglares anche sulla narrazione emozionale della guerra per condizionare l'opinione pubblica. Quanto a Zelensky, non saprei. Mi sfugge un po' la sua natura profonda. 
Anglares ha scritto: netto del coraggio personale che gli riconosco e di una certa simpatia, se devo giudicarlo come uomo di stato ritengo Zelensky Il protagonista meno capace dentro questa vicenda. Fa interventi sempre sopra le righe ed è fuori registro nelle dichiarazioni verso gli altri paesi.
Sicuramente sarà il meno capace della vicenda, forse il più ingenuo. Ma non capisco come sia possibile che non abbia dietro nessuno in grado di consigliarlo. O forse questa sua strategia comunicativa ha successo e dunque sono convinti di "vincere la guerra"? Sono riusciti ad ottenere molte armi, questo sì, hanno addirittura svuotato i depositi tedeschi ma mi chiedo quali siano i prossimi passi. Mi ha colpito la notizia di ieri che hanno impedito di entrare a Kiev al presidente tedesco Steinmeier in quanto persona non gradita, colpevole di aver aperto in passato al commercio di gas con la Russia. Tra l'altro Scholz non l'ha presa proprio benissimo.
Stanno inoltre inasprendo sempre più i rapporti non con il governo russo, che sarebbe assolutamente giustificabile seppure non opportuno in vista di una risoluzione, ma verso tutto ciò che è russo. Addirittura agli artisti ucraini è proibito mettere in scena opere di artisti russi, mettendo al bando e censurando un'intera cultura. E i paesi europei li assecondano, come è successo al Teatro di Ferrara. Queste sono reazioni istintive, a mio avviso, poco filtrate dalla ragione.
Insomma hanno preso una direzione ben precisa, molto intransigente, che mi chiedo dove voglia portare e fino a che punto noi vogliamo seguire.

Re: Situazione Ucraina-Russia

689
Io credo di capire Zelensky.
All'inizio il mio giudizio era sospeso tra dubbi e timida ammirazione. Adesso è chiaro e semplice. Sta portando il suo paese alla catastrofe. E' entrato nel personaggio dell'eroe ed è prigioniero dell'incantesimo del ruolo. Gli americani lo trattengono nella rete dell'incantesimo e gli cuciono addosso i vestiti di scena e lui che crede di essere un protagonista è in realtà una semplice comparsa sulla scena mosso dagli americani che lo usano contro Mosca.
Ma la cosa più interessante è che tutto questo conflitto è solo un prologo in cui gli americani avvisano la Cina che verrà il suo turno. 
Rimango dell'idea che gli americani stiano iniziando a gustare il sapore del tramonto  e cerchino di abbreviare i tempi della contesa con Pechino perché sanno che quando la Cina si sentirà più forte prenderà Taiwan e quello sarà il segno del trapasso dell'impero.
Un generale americano diceva che verso il 2035 i cinesi avrebbero superato gli americani come armamenti e questo anno è considerato da molti come l'inizio del secolo cinese.
 Se tutto questo ha un senso che significato ha il sangue versato dagli ucraini? il sapore di un prologo di periferia che attende il cuore della vera contesa.
Per gli americani il sangue ucraino è un sangue periferico che odora di prologo. Naturalmente Zelensky crede di essere un soggetto in realtà è solo un oggetto farneticante che parla di Norimberga di genocidio facendo da megafono alle parole suggerite da Biden .
 Una domanda : Un presidente americano che chiama Putin un macellaio e che lo accusa di genocidio cerca una soluzione e la pace o invece ne crea l'impossibilità? e In questa impossibilità chi abita il dolore e la sofferenza?
Siamo sicuri che tutti gli ucraini come un solo uomo stiano dietro il presidente?
Stare dalla parte degli americani o dalla parte dei russi è un puro nulla . Qui c'è il dolore di molti e questo dolore è il soggetto trascurato da Zelensky che cinta la spada e inserito l'elmo sulla testa abita il romanzo del suo incantesimo come se fosse qualcosa di grande perché dietro c'è il fiato dell'Occidente. ma l'Occidente gli fa dono di armi e di parole parla di libertà e democrazia mentre il deserto avanza e un paese sprofonda.
Tutto dolore inutile, sangue versato senza senso. Se guardate bene la scena è come se ci trovassimo davanti ad una lite di bambini. 
 Adesso è difficile trovare la soluzione perchè i bambini giocano alla guerra trascinando i popoli in un mare di odio reciproco che non avrà mai fine.

Secondo me dovremmo tutti sentire la stanchezza di stare da una parte o dall'altra perché questo ci rende ciechi e ci trascina in una insana  passione per le parole.  E' come se ci fossero due linguaggi. il linguaggio che insegue la passione e il linguaggio che cerca il tu, che cerca l'altro perché la parola esiste  perché esiste l'altro. Se entriamo nel linguaggio che insegue l'altro il soggetto diventa il dolore e il dolore non ha una nazionalità da difendere.
Nel dolore l'uomo sta muto e inerme davanti ad un universo indifferente.

Re: Situazione Ucraina-Russia

690
@milarepa Onestamente devo dire che il tuo ultimo post mi piace, diversamente da tanti altri. Perché è finalmente comprensibile e in parte condivisibile. Certamente questa è una guerra per procura, ma a mio avviso l'unico sprovveduto non è Zelensky, anche Putin non scherza. Si è imbarcato in quella che i suoi generali gli avevano fatto ritenere una passeggiata e ora si trova all'angolo, costretto a vincere almeno nel Donbass, altrimenti... altrimenti cosa? E' questo altrimenti che dovrebbe spaventare tutto il mondo. E comunque, così come stanno le cose, preferisco essere dalla parte degli USA (che non mi sono mai stati simpatici), che di un dittatore criminale e corrotto, assassino del suo stesso popolo (vedere bombe del '99).
Mario Izzi
2025 - Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni
Dea
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: Situazione Ucraina-Russia

691
ivalibri ha scritto: La storia del pensiero filosofico non può fermarsi a Marx, altrimenti buttiamo via un secolo di filosofia.
Assolutamente no. Ci sono tantissimi pensatori stimolanti e la vita umana è così piena di sfumature e di unicità che sarebbe sciocco pensarlo.

@milarepa @Cheguevara
Sulla situazione in corso. Io penso che Zelensky sia l'ennesimo prodotto dell'antipolitica. Di certo non ha un personale diplomatico all'altezza, perché prende troppe stecche nei contesti ufficiali. Anche se sa come bucare lo schermo quando si rivolge alla gente. Poi vai a capire cosa gli è stato promesso o lui ha voluto immaginare. Di certo l'Ucraina dipende ora dall'occidente e dai suoi aiuti, militari e non. Senza questi aiuti i Russi sarebbero già a Kiev. Quindi l'occidente ha sia influenza che responsabilità. Giuste o sbagliate che vogliamo considerarle. 
Dal mio punto di vista la vittoria di una delle parti non risolve la questione, ma la rimanda accumulandola a altre situazioni che vanno maturando.
Se non ci si rende conto che a questo livello di sviluppo dell'umanità, così integrato e interdipendente, dovrebbe esistere solo un interesse generale dell'uomo andiamo solo a tamponare un problema alimentandone altri.
Lo abbiamo visto durante la pandemia, lo vediamo quando si affrontano le questioni ambientali. Nei flussi migratori mondiali sempre più ingenti e anche durante questa guerra con gli effetti globali delle sanzioni economiche.
Viviamo tutti nello stesso mondo.

Re: Situazione Ucraina-Russia

692
Liesel Storyteller ha scritto: gulag ospitavano unicamente prigionieri politici strictu sensu ai tempi degli zar (perchè già allora esistevano, come relitto dell'epoca zarista sono stati qualcosa che il comunismo non ha certo schifato nè mai pensato di cancellare...), non di certo sotto il regime comunista...
Non dimentichiamoci del fatto che i prigionieri dei gulag servivano come manodopera per la transiberiana e il canale del mar Baltico. Gli arresti colpirono qualsiasi strato sociale che è lunghissimo: operai, dirigenti, colletti bianchi, controrivoluzionari, ect... Infatti gli arresti erano indispensabili  e connaturali alle esigenze proprio per coprire le richieste di manodopera. Questa è una differenza tra gulag e lager. 
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: Situazione Ucraina-Russia

693
bestseller2020 ha scritto: i prigionieri dei gulag servivano come manodopera per la transiberiana e il canale del mar Baltico. Gli arresti colpirono qualsiasi strato sociale che è lunghissimo: operai, dirigenti, colletti bianchi, controrivoluzionari, ect... Infatti gli arresti erano indispensabili  e connaturali alle esigenze proprio per coprire le richieste di manodopera. Questa è una differenza tra gulag e lager. 
Ciao Best,
Anche i prigionieri dei Lager tedeschi venivano sfruttati come manodopera. Lo stesso Primo Levi, che si salvò perché era giovane e in grado di lavorare (e in un secondo momento perché c'era bisogno di un chimico), racconta della Buna, cioè un settore del campo di Auschwitz (che era enorme, tanto che si definisce universo concentrazionario) in cui si produceva gomma.
Ma, tornando alla citazione che ho messo più sopra, la questione che Levi pone è diversa e pone l'accento su quella che è la caratteristica principale dei campi di sterminio nazisti. Ossia che erano delle vere e proprie fabbriche di morte, studiate apposta per far morire il maggior numero di persone attraverso un sistema industriale. Poi, certo, le persone prima di morire venivano sfruttate per lavorare e produrre. Così come dopo morte: dopo essere passate nelle camere a gas, gli venivano tolti i denti d'oro e poi venivano cremate. Si usavano anche le ceneri per fare il sapone o ad esempio il vialetto della graziosa casetta del comandante di Auschwitz, Höss,  che era fatto dei resti di queste persone. Tutte queste operazioni, far entrare i prigionieri nelle docce, poi estrarli e metterli nei forni veniva fatto da squadre di ebrei stessi (le tristemente famose Sonderkommando) che a loro volta venivano periodicamente sterminate. Tutto ciò funzionava alla perfezione perché erano gli stessi prigionieri a fare il lavoro sporco, cosa che si era capita dopo i primi tempi in cui erano invece le SS a procedere alle fucilazioni.  Eh già, uccidere e soprattutto uccidere in massa non è una cosa naturale e finiva poi che iniziavano a bere e a ubriacarsi. Metodi questi ampiamente sperimentati nei territori dell'attuale Ucraina (Babij Jar si trovava a Kiev). Ricordiamoci anche le selezioni, il fatto che bambini e anziani andavano direttamente al gas, i viaggi e le finali marce della morte, gli esperimenti dei "medici" come Mengele, e anche altro perché l'elenco è lungo.
Non credo che sia esistito nella storia umana niente di peggio. In questo risiede l'unicità del nazismo. Ed è una violenza voluta, programmata ed intrinseca all'ideologia che l'ha creata. È vero che la Germania non aveva una Siberia dove spedire gli ebrei e che c'è stato il progetto Madagascar, ma Auschwitz è esistita e questo è un dato di fatto e bisogna farci i conti. Questo è quello che Primo Levi vuole affermare. 
Dire che tutti i totalitarismi sono uguali non significa solo condannare giustamente i misfatti dello stalinismo o di altri regimi del Novecento significa anche qualcosa di più subdolo. Ossia non riconoscere l'unicità del nazismo e fare il primo passo per sdoganarlo. 

Re: Situazione Ucraina-Russia

694
Cheguevara ha scritto: E comunque, così come stanno le cose, preferisco essere dalla parte degli USA (che non mi sono mai stati simpatici), che di un dittatore criminale e corrotto, assassino del suo stesso popolo (vedere bombe del '99).
Anch'io. I dittatori mi sono sempre stati enormemente antipatici. Oggi la parte del dittatore è certamente di Putin, anche se ho trovato su FB uno che diceva "Draghi è un dittatore". Quella stessa persona una volta tentò di convincermi che Mussolini era un uomo geniale. Tanto per capire con chi abbiamo a che fare quando parliamo di filoputin. Ho notato una cosa: che quelli negano sempre di esserlo trincerandosi dietro una finta neutralità. Dicono che loro sono possessori della Verità e gli altri devono svegliarsi. Mi ricordano quelli che dicono "Io non sono razzista, però…" e aggiungono la cosa più razzistica del mondo. Loro fanno "Io mica sto con Putin, però… ". Forse se ne vergognano? Però poi parlano di battaglioni nazisti e di "denazificazione". Ci sarebbe da ridere se non fosse una guerra con veri morti, veri feriti, vere sofferenze, veri profughi, ecc…
Il Sommo Misantropo

Re: Situazione Ucraina-Russia

695
  
La guerra russo ucraina sta creando contrapposizioni feroci. Forti rigidità si contrappongono in una danza di molteplici ragioni con le quale si cerca di imporre all’altro l’oggettività della nostra visione.
Ma queste rigidità da quale patria vengono generate? Perché le ragioni alle quali deleghiamo la nostra visione  della situazione sono così feroci?
È stato intaccato intimamente il miraggio della pace europea e la distruzione è venuta a visitare una vicinanza.
Ma questa vicinanza geografica ha un’altra vicinanza più profonda che ci parla con grande intimità.
Ogni guerra si presenta davanti ai nostri occhi ostentando i diritti che la Morte ha sulle nostre esistenze.
Questi sono diritti eterni e larghi, vasti come il cielo e terribili come la notte. La guerra da voce alla loquacità di questi diritti e li rende manifesti con una vastità alla quale nessun occhio può sottrarsi.
 Che cosa succede allora nell’intimo di ognuno di noi? Ogni essere è un essere per la Morte perché il tempo non gli concede alcuna sicurezza che sappia nasconderlo ai larghi diritti di Ade.
La guerra e soprattutto una guerra come questa che ha una vicinanza geografica ed emotiva, amplificando la realtà di questi diritti mortali ci richiama al ricordo di questa inermità . Possiamo vivere solo a condizione di essere esposti alle mille cause di morte che possono trascinare nel silenzio le nostre esistenze.
Se possiamo vivere solo nascondendoci a questo patto segreto che la Morte ha stipulato con la vita è chiaro che davanti ad una guerra così vicina e che sembra indossare con larghezza le ragioni orgogliose del signore di Ade la ferocia del nostro immedesimarci con le ragioni di una parte acquista un nuovo volto.
Quando il terribile avanza costruiamo la nostra fuga dalle ragioni dell’inermità,
per costruire questa fuga cerchiamo una patria nel linguaggio e questo bisogno di patria ci fa sposare le ragioni di una o dell’altra parte delle nazioni in conflitto.
Poiché queste ragioni rappresentano un tesoro del nascondimento le difendiamo con tenacia senza comprendere un paradosso abbastanza chiaro e visibile.
Nascondendoci alla morte entriamo nel linguaggio che ci pone l’uno di fronte all’altro come dei nemici. Abbiamo così un davanti che indossa un paradosso. Nascondendoci alla Morte creiamo la violenza e la violenza ha un cammino che conduce alla lotta e la lotta diventa un discepolo fedele della morte.
 Al contrario agisce invece il percorso inverso. Se camminiamo verso il dovere dell’inermità che il cielo ci ha imposto di sopportare usciamo dalle patrie del linguaggio che ci dividono e costruiamo un ponte che ci unisce.
 

Re: Situazione Ucraina-Russia

696
Caro @dyskolos,
Essere antiputin non significa automaticamente essere filoamericani. Io detesto entrambi perché ripudio la guerra (come dice la nostra bellissima Costituzione).
Come dice @milarepa, se ho capito bene questa volta il suo stile a me un po' ostico, non è necessario schierarsi in questa contrapposizione che alimenta la violenza. Poi con la morte non possiamo nasconderci, è il nostro destino condiviso, il nostro essere umani e parte di questo mondo. Ma armarci, anche solo a parole è un'altra cosa.

Re: Situazione Ucraina-Russia

697
ivalibri ha scritto: Essere antiputin non significa automaticamente essere filoamericani. Io detesto entrambi perché ripudio la guerra (come dice la nostra bellissima Costituzione).
Anche io ripudio la guerra e detesto chiunque la faccia. Sono antiputin perché sono antidittatori, e Vlad è senza dubbio un dittatore criminale. Contemporaneamente non posso dirmi filoamericano perché non riesco a essere a favore di un paese che ammette al suo interno la pena di morte. Non faccio ragionamenti complessi come quelli che leggo sui giornali e anche qui sopra: sono un uomo della strada io e non sopporto chi tira le bombe sulle case altrui. Per me le cose sono più semplici: mi basta il principio che chi rompe paga. Poi non vedo altro. Certo, possiamo parlare eruditamente di politica internazionale, NATO, Europa, interessi, ecc… ma per me è tutto semplice: c'è uno che si arroga il diritto di imporre sofferenze su altri; e questo "uno" non mette mai i piedini nel fango, ma se ne sta al calduccio, in palazzi faraonici, con chi gli stira le camicine e le cravattine. Poi lo so che, come diceva in latino maccheronico un mio compagno di liceo, "nemo nihil pro nihil facit", nel senso che uno fa qualcosa se ha interesse a farla, altrimenti se ne sta a casetta :-) Un suggerimento a Russi e Americani: lo stretto di Bering. Perché non ve ne andate lì e smettete di romperci le scatoline a noi? No, dico… ;-)

Lo rimetto…



ivalibri ha scritto: il suo stile a me un po' ostico
Anche a me lo è :-)
Il Sommo Misantropo

Re: Situazione Ucraina-Russia

699
Silverwillow ha scritto: Il destino di Memorial è indifferente alla maggioranza dei cittadini russi, molti dei quali manifestano addirittura ostilità e insofferenza in linea con la politica del governo, condividendo l’accusa che gli studi sullo stalinismo danneggino la reputazione della Russia.
Questo è il motivo principale per cui Putin dorme sonni tranquilli, altro che oligarchi. Pare che il piccoletto che cammina come una marionetta goda del consenso di otto cittadini russi su dieci. Anche per questo, spero tanto che agli americani, sempre lenti a imparare le lezioni della storia, non si mettano in testa di "rovesciarlo". L'idea di una potenza nucleare ridotta a una Libia o Siria qualunque mi mette i brividi.

In Russia, la Seconda Guerra Mondiale non si chiama così: si chiama Grande Guerra Patriottica. Inter nos, è quella guerra in cui i commissari del Partito dovevano organizzare squadroni della morte che sparassero sui soldati sovietici che cercavano di disertare di fronte all'avanzata tedesca, apparentemente inarrestabile. Questi poveretti, spesso provenienti da lande desolate situate a migliaia di chilometri dal fronte, si trovavano tra due fuochi: i nazisti gli sparavano da davanti, i comunisti da dietro.

In pratica, tutti i russi crescono nella convinzione di aver sconfitto i nazi-fascisti da soli, a partire dai testi scolastici che studiano a scuola. Se ne sbattono di quello che è successo negli altri teatri di guerra, tra giapponesi e americani, tra cinesi e giapponesi, ecc. Se ne sbattono della guerra di Hitler contro gli anglo-francesi, di cui Stalin approfittò per spartirsi la Polonia con il caro Führer e per invadere la Finlandia, che non c'entrava niente. Se ne sbattono dei partigiani italiani, jugoslavi e francesi. Se ne sbattono degli ebrei nei forni crematori. Tutto quello che sanno, è che loro hanno sconfitto i nazisti (per quanto riguarda il teatro europeo, non hanno tutti i torti; ma non è questo il punto). La ricorrenza di tale giorno storico ricorrerà il 9 maggio e verrà festeggiata con un'immensa parata militare. Sempre che non gli siano finiti i carri armati nel frattempo.

A proposito: dopo il disfacimento dell'Unione Sovietica, nel breve periodo di illusione democratica di questo Paese che mai ha conosciuto benessere e democrazia, per qualche anno gli storici occidentali hanno avuto accesso agli archivi storici dell'Armata Rossa, preziosissimi per le loro ricerche in particolare sulla Seconda Guerra Mondiale (un esempio: lo stupendo e straziante Stalingrad, ad opera di Sir Antony Beevor). Indovinate un po' chi ha deciso che troppa verità storica è dannosa? Un tale che fa Vladimir di nome e Putin di cognome, il quale ha richiuso gli archivi ad occhi indiscreti poco dopo essere salito al potere. Magari anche perché nessun russo deve sapere che non meno di un milione di cittadini sovietici si schierarono, all'epoca, con le truppe della Wehrmacht e contro la supposta Madre Patria. 
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Re: Situazione Ucraina-Russia

700
ivalibri ha scritto: Tuttavia, la teoria del materialismo storico, così come è stata formulata da Marx, non è accettabile. E non è accettabile perché assolutizza e metafisicizza un fatto empiristico. In altri termini, sostenere che l'ordine dei fatti economici è l'ordine dei fatti storici è una teoria metafisica e non una teoria scientifica. Mentre è scientificamente corretto affrontare la spiegazione degli eventi storici con un occhio sempre rivolto all'aspetto o fattore economico  di essi per vedere se, come, quando e in quale misura tale fattore economico incide eventualmente sul loro verificarsi. Né è escluso che un elemento di quelli che Marx chiama sovrastrutturale (per esempio una grande religione) possa influire, in maniera determinante, come ha dimostrato Max Weber, sull'economia.
Perfetto, direi.

Ti ringrazio per la tua risposta (molto più su) al mio post. Mi ero assentato per qualche giorno dal forum, per cui non sono intervenuto prima. Vedo che mi è andata bene: @Anglares , @swetty  e @Silverwillow hanno fornito contributi eccellenti alla discussione, risparmiandomi un sacco di fatica.  :)

Io non so se sia possibile immaginare un "marxismo dal volto umano", per così dire. So, però, che non è mai esistito nella pratica. Filosofi ed economisti possono passare intere giornate ad analizzare e discutere il contenuto dei testi di Marx ed Engels, ma quando qualcuno ha provato a metterne in pratica le tesi, ne sono sempre risultati povertà, sofferenza e morte, in un ordine di grandezza peraltro di molto superiore a quelle causate dall'altra grande ideologia totalitaria del '900 (va ammesso che i comunisti hanno avuto molto più tempo per ammazzare gente). Questo è quello che intendo dire quando rifiuto di assegnare al comunismo storicamente realizzato una pagella meno severa di quella che chiunque oggi, salvo qualche frangia di dementi, assegna al nazi-fascismo.

Aggiungo solo due annotazioni:

1. Dubito che le teorie economiche marxiste si possano tradurre in politiche concrete adatte all'economia globalizzata e interconnessa del XXI secolo, dove già la rigida separazione in classi sociali necessariamente in lotta tra di loro che sta alla base dell'intero edificio marxista appare completamente priva di senso. Non sono un economista, per cui mi fermo qui.

2. Da cultore della materia filosofica, però, mi sento di dire che qualunque teoria che anteponga "la società" all'individuo è destinata a generare mostri. Vale per i bambini cambogiani convinti a denunciare i loro stessi genitori alle autorità per il crimine di aver letto un libro (te le immagini le conseguenze indelebili sulla psiche di quei figli?) quanto per i milioni di contadini ucraini fatti morire di fame da Stalin perché non volevano piegarsi alle regole imposte dai piani quinquennali elaborati a Mosca (Holodomor). L'elenco delle mostruosità commesse in nome del comunismo di stampo marxista-leninista è troppo lungo per qualsiasi forum.
La società è un'astrazione; l'individuo è la sola cosa reale, fatta di carne e sangue. Il sistema che più si avvicina agli ideali cui mi sembra tu ti ispiri è quello della socialdemocrazia "di stampo renano", cioè il sistema di governo vigente in Germania e nei Paesi scandinavi. È un modello di forte compartecipazione di quelli che Marx chiamerebbe i proletari, cioè tutti coloro che non posseggono i mezzi di produzione (una terminologia che oggi sarebbe impensabile, anche se di proletari è pieno il mondo), tanto che in Germania i dipendenti della grandi aziende sono rappresentati nei consigli di amministrazione con un forte potere di veto sulle decisioni più importanti, e con un solido e costoso welfare a proteggere i cittadini dai rovesci della vita. Il tutto senza intaccare l'esercizio delle libertà individuali e la libertà di impresa. Nei circoli conservatori statunitensi va di moda chiamare questo modello socialismo. Se per socialismo intendi questo, a me sta bene. Sicuramente mi sembra mille volte più umano del capitalismo selvaggio imperante presso i nostri amici d'oltreoceano, dove vige la legge del più forte come nel peggiore Far West.  
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