Secondo me il limite è alquanto sottile e ha diverse implicazioni, comprese quelle sociali, è fuori dubbio. Però, al di là dei videogiochi d'azzardo, anche gli altri possono portare a dipendenza, se la persona che li fa non è in grado di separare del tutto la realtà o si lascia "catturare". È chiaro, poi, che dietro a quel "catturare" ci sono diverse motivazioni che spaziano dal sociale al patologico, ma è anche vero che alcuni videogiochi possono condurre a una sorta di ossessione.
Ho giocato in passato (e neanche fino a troppo tempo addietro) a diversi videogiochi, soprattutto horror e d'investigazione (guarda caso

) e devo dire che quelli in cui ci sono enigmi e livelli ti provocano un certo rimuginio, specie quando resti bloccato, e ansia o entusiasmo di andare avanti. Non ho mai giocato per 28 ore di fila, ma 3 o 4 sì, e neanche mi accorgevo che il tempo era passato. Le grafiche sempre più accattivanti e realistiche, i colori, le ambientazioni, le musiche, eccetera, creano una certa fascinazione. E quanto maggiore è la definizione e risoluzione, fluido il movimento, tanto più ci si avvicina alla realtà creando una dimensione artificiale (non molto diversa daill'artificialità che inducono le droghe) dove si finisce per rifugiarsi nel peggiore dei casi, o semplicemente aver voglia di ritornare per svuotare la mente.
La sostanza è che l'iper tecnologizzazione (e in questo anche i social) finisce per abbassare i nostri livelli di coscienza e spingerci verso la virtualità, dove siamo più facilmente manovrabili e controllabili, dove la "personalizzazione", la "customizzazione", in realtà sono modi per influenzarci e indirizzarci, a livello economico e, come ben sappiamo, anche socio-politico. Non voglio scadere nel complottismo, ma molto di questo è all'ordine del giorno e neanche tanto velato.
Chiediamoci perché ci spingono a passare una buona parte della nostra vita con il naso attaccato a un display.
Ora, sebbene noi più adulti siamo maggiormanete abituati a diverse forme di pensiero e a staccarci quando qualcosa diviene più ossessivo, i minori e le generazioni nate già tecnologizzate non sempre ci riescono e sono sempre più facilmente portate a sovrapporre reale e virtuale, fino a confonderli.
Non dico che i videogiochi (come i social, i dispositivi elettronici stessi, ecc...) vadano demonizzati (un tempo lo si faceva anche con i fumetti, poi con la tv in genere, poi gli anime, ecc...), ma informare e allertare non credo sia così sbagliato. Così come non sarebbe affatto sbagliato approfondire maggiormante i disagi che ci sono dietro a determinati comportamenti e dipendenze.
Nella realtà, chiunque di noi ha un motivo, un vissuto, un disagio, a causa del quale sarebbe facilmente manipolabile (e leggasi in questo pure truffabile, plagiabile, ecc...). Anche chi crede di non esserlo assolutamente, anzi, talvolta il ritenersi al di sopra fa abbassare la guardia. Informare credo sia un primo doveroso passo, poi ognuno compie le sue scelete e tara o meno su di sé l'informazione, discernendo quella reale dalla caccia alle streghe.