M.T. wrote: La prima è quella sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia, fatta divenire un arsenale bellico dai russi così che le loro armi non possano essere attaccate dagli ucraini, perché se succede qualcosa, la colpa è dei difensori. Ma a giocare col fuoco, prima o poi ci si brucia.
Ieri l'hanno spenta (e sono entrati in funzione i sistemi di sicurezza, per fortuna), oggi ci hanno ripensato e l'hanno riaccesa... Io sinceramente non ho nessuna fiducia in una centrale nucleare sotto controllo dei militari russi. Basta vedere i casini che hanno combinato a Cernobyl, scavando trincee nella foresta contaminata. E, sempre riguardo a Cernobyl, era gestita dai servizi segreti russi al momento dell'incidente, e hanno combinato disastri anche lì, facendo esperimenti bellici in una centrale energetica.
C'è poco da stare tranquilli, finché una commissione esterna non potrà visitarla.
M.T. wrote: La seconda è la morte della figlia di Dugin. Di solito, in questi casi ci vuole un po' a scoprire chi ha commesso l'attentato, ma qui, appena successo il fatto, l'intelligence russa sapeva già chi era stato.
È quasi certo che la storia che hanno montato sia falsa. Al di là di tutti i dettagli stonati, gli stessi documenti della presunta colpevole risultano contraffatti (hanno il cognome da sposata, che lei non usava più da anni, fin dal divorzio). Dal momento che ho letto qui e là articoli che parlano di una dissidenza interna (per ovvi motivi non pubblicizzata) che avrebbe appiccato incendi nei centri di reclutamento e nei laboratori militari, la mia ipotesi è che siano stati proprio loro (e c'è un esule russo che conferma questa teoria). Dal momento che però, ufficialmente, in Russia non ci sono dissidenti, i servizi si sono trovati con un bel problema: ammettere la verità o dare la colpa agli ucraini fabbricando prove false (facendo comunque una magra figura, ma col vantaggio di alimentare l'odio verso il "nemico"). E non un ucraino qualsiasi, ma una donna che secondo loro è nel battaglione Azov (che è a rischio di processi sommari nell'immediato), sebbene quest'ultimo smentisca. Questa donna sarebbe andata lì a fare un attentato, pur essendo schedata, con la figlia dodicenne e il cane... Per poi fuggire in Estonia, paese con cui la Russia ha non poche diatribe. Tutto ciò risulta quantomeno sospetto. Che interesse potevano avere gli ucraini per rischiare un'azione così azzardata? Cosa ci hanno guadagnato? Niente. Dalla mia lettura dei gialli, ho imparato almeno che in un omicidio non si deve guardare le simpatie, ma chiedersi "cui prodest?"
M.T. wrote: E a questo punto l'Ucraina perde l'occasione per evitare un errore, sentendosi indignata per le parole del Papa.
Su questo non sono d'accordo. Le parole del Papa lasciavano intendere che l'attentato fosse legato alla guerra, e che lui fosse certo della colpevolezza ucraina. Cosa, come ho detto, tutt'altro che probabile, su cui qualcuno di più diplomatico avrebbe taciuto del tutto. Muoiono persone ogni giorno in modo violento, e il Papa non le nomina certo tutte nei suoi discorsi. Per me l'errore è suo, è una grossa gaffe.