Re: Diversità visibili

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@Silverwillow 

Dicevo di   rispondere. Forse, per me, è  troppo presto e manco di obiettività nei confronti della situazione. Fatto sta che coloro coi quali avevo rapporti si sono preoccupati della condizione. Sono trascorsi ormai cinque anni dall'emorragia, che ha colpito i centri del movimento lasciandomi la lucidità intellettuale, durante i quali ho girato ben cinque centri, sono tornata a casa per la pandemia. Sessanta quattro anni, e dopo il tour, per un anno e mezzo, di ospedali e centri di riabilitazione, mi hanno dimessa per il COVID. Ho preparato parte di un libro, che, dicono, verrà pubblicato ed un reading  che andrà in scena a settembr con alcune soluzioni, solo per essere d'aiuto a chi si trova imprigionato in un involucro - il corpo - che trattiene o contiene il cervello, questo sconosciuto. Ora, non ce l'ho con nessuno ma è possibile che ci sia, in generale, una tale disinformazione nei riguardi di queste realtà? Fino a che non ci capita non ci informiamo. Abbiamo poco tempo per l'umanità? Oppure ci fa paura questo mondo? Pregiudizi ne abbiamo? Un sacco: nei confronti della sofferenza, nei confronti di chi è in carrozzina, nei confronti di chi sbava o comunque nei confronti della persona che non presenta le caratteristiche della socialità. Lo spiegone mi è servito per mostrare la realtà nella quale vivo. Oggi fatico a parlare - risulto spesso incomprensibile - non cammino, se  non su una carrozzina, mangio tutto frullato avendo difficoltà a deglutire, la parte sinistra è - più o meno - addormentata e devo, mi dicono, attendere che il tempo - non si sa quanto - passi.

Re: Diversità visibili

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confusa ha scritto: Risponderò qui  al tuo post. Non mi piace mettermi in competizione e non ho desiderio di farlo proprio con @Lizz per aver affrontato la discussione e manifestato la volontà di scrivere sulle disabilità invisibili.
L'argomento è parallelo, ma diverso (scusa il gioco di parole, involontario) quindi hai fatto bene ad aprire una nuova discussione.
Per uno scrittore le diversità, visibili o invisibili, sono un'opportunità di creare personaggi più profondi e realistici. Le protagoniste belle, buone e di successo in tutto ciò che fanno (chiamate Mary Sue, nel linguaggio scrittorio americano) hanno rotto da un bel po'. E lo stesso vale al maschile. Ho letto centinaia di romanzi, ma in nessuno di essi il protagonista era in carrozzina o aveva altri problemi seri. In uno dei miei preferiti il protagonista aveva un disturbo bipolare (ed era magistrale a livello di approfondimento psicologico) ma non ne ricordo nessuno con problemi fisici.
confusa ha scritto: Ho preparato parte di un libro, che, dicono, verrà pubblicato ed un reading  che andrà in scena a settembr con alcune soluzioni, solo per essere d'aiuto a chi si trova imprigionato in un involucro - il corpo - che trattiene o contiene il cervello, questo sconosciuto.
Lo so che probabilmente è di poco conforto, ma saper scrivere è una sorta di superpotere: puoi sensibilizzare le persone su ciò che ti interessa, puoi lanciare messaggi che ascolteranno in tanti, hai la possibilità di fare una differenza. La mia paura peggiore in assoluto non è di una malattia fisica, ma di perdere la lucidità mentale.
confusa ha scritto: Abbiamo poco tempo per l'umanità? Oppure ci fa paura questo mondo? Pregiudizi ne abbiamo? Un sacco: nei confronti della sofferenza,
Alcuni hanno pregiudizi verso tutto ciò che  "non si accorda" , perfino le minuzie.
Mia madre giorni fa mi ha sgridata perché arrivavo da lei spettinata, e senza berretto nonostante il vento forte. Farle notare che ero spettinata proprio per via del vento sarebbe stato inutile. È un esempio molto stupido, ma forse rende la visione quadrata della realtà che moltissimi hanno: tutto ciò che ne esce non solo dà fastidio, ma spaventa (perché le certezze nella vita sono sempre troppo poche, e alcuni proprio non lo accettano).
La sofferenza spaventa ancora di più, perché sappiamo che potrebbe colpire noi, o i nostri cari, in qualsiasi momento, quindi cerchiamo di starne alla larga e fare finta di niente. Non per indifferenza (non sempre) ma per paura di guardare in uno specchio che ci restituisce un'immagine della nostra stessa fragilità, che non ci piacerà.
Ma i pregiudizi vanno spesso più in là, perché giudicare gli altri (a ragione o a torto) fa sentire migliori noi, e l'ego è la cosa che più conta per la maggioranza, per sentirsi a proprio agio nel mondo, anche quando fa schifo. Non per me, e non perché un ego non ce l'abbia, ma perché è molto fluido e adattabile, e finisce spesso per confondere i suoi confini con quello degli altri: se le persone intorno a me stanno tutte bene e sono felici, allora sono felice anch'io. E chiudo qui questo pippone filosofico  :lol:
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
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Re: Diversità visibili

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Silverwillow ha scritto: Ho letto centinaia di romanzi, ma in nessuno di essi il protagonista era in carrozzina o aveva altri problemi seri
Il protagonista di molti thriller di Jeffery Deaver è Lincoln Rhyme, un investigatore tetraplegico, assistito da un giovane badante gay. Almeno un autore, purtroppo non nel nostro Paese, si è sforzato di guardare il mondo dall'ottica di un disabile, e ti assicuro che ci è riuscito benissimo.
Mario Izzi
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(in)giustizia & dintorni (trilogia)
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[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: Diversità visibili

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Parlare di empatia o lucidità forse è eccessivo. Ho tentato, in molti modi, di far comprendere la mia situazione, invano. Forse sono io a non esserne capace? Non cerco conforto e neppure compassione ma comprensione che non ho trovato nemmeno negli affetti più cari  - le mie due figlie, che hanno ormai trentotto e trentaquattro anni, il mio ex marito e il mio nuovo compagno, morto per un infarto da un anno. Sono troppo concentrata sulla situazione? Non lo so e capisco tutti loro ma......non saprei e tirare le somme non è facile. Tutte queste sono solo riflessioni e il mondo non è fatto solo di queste. Un caro saluto a tutti.

Re: Diversità visibili

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@confusa Mi viene da esprimere una riflessione che, partendo dal tuo caso personale, si presta a una generalizzazione che, come ogni generalizzazione, va presa con le molle: per una categoria di persone, che poi comprende la maggior parte della gente, un/una disabile, al pari di altri che, pur non essendo affetto/a da disabilità, non può più fornire aiuto o sostegno alla parentela, smette semplicemente di esistere. Specialmente se si tratta di un anziano/a la cui modesta pensione non è neanche sufficiente a se stesso per sopravvivere, anche se, nei tempi di una passata prosperità, ha elargito a piene mani consistenti aiuti in denaro, e non solo, a parenti e amici. Credo che la forza necessaria ad affrontare le difficoltà di ogni genere che la vita ci propina possiamo, e dobbiamo, trovarla solo dentro di noi. Un abbraccio. 
Mario Izzi
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Re: Diversità visibili

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confusa ha scritto: vorrei far sapere a tutti che sono diretta,. Non mi offendo e la mia condizione non vuole sollecitare un sentimento. Informare è la priorità. :facepalm: Sto invecchiando...Pontifico!
Tutti pontifichiamo, invecchiando. E io di sicuro non faccio eccezione. Un abbraccio.
Mario Izzi
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Re: Diversità visibili

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confusa ha scritto:  @Cheguevara  a questo discorso, il tuo discorso, mi riferivo parlando di pregiudizi. Invito tutti a riflettere. Altro non c'è. Salve!
Credo che tutti coloro che si trovano, per qualsivoglia motivo, in una condizione di inferiorità, abbiano a che fare con pregiudizi nei propri confronti. Per quanto mi riguarda, mi rispecchio nella bella canzone di Renato Zero "Spalle al Muro". Ci ho anche costruito un racconto che, spero, verrà pubblicato. Un caro saluto.
Mario Izzi
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